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GIOVEDI

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Notiziario Marketpress di Giovedì 02 Giugno 2011
SOLIGHETTO DI PIEVE DI SOLIGO: ESTATE FOTOGRAFIA 2011 - STRAND, ROSENBLUM, I PITTORIALISTI E MITTICA  
 
4 Per iniziativa della Fondazione Francesco Fabbri, Villa Brandolini a Solighetto di Pieve di Soligo, nel cuore delle colline trevigiane del prosecco, diventa polo nazionale estivo della fotografia. Dal 12 giugno al 28 agosto, la grande dimora settecentesca, l´ampia serra e altri storici ambienti ospitano tre importanti rassegne fotografiche, accompagnate da un notevole programma di iniziative collaterali: incontri, proiezioni, spettacoli, concerti. Il progetto è curato da Carlo Sala e si avvale della collaborazione del Comune di Pieve di Soligo. Il progetto è patrocinato da Provincia di Treviso e Regione del Veneto che lo hanno inserito nel circuito di manifestazioni regionali Reteventi Cultura Veneto. Fulcro di "Estate Fotografia 2011" è la mostra "Corrispondenze elettive" di Paul Strand e Walter Rosenblum, cui si accompagna una monografica sul "Pittorialismo italiano. Le collezioni del Fast" e "Chernobyl. L´eredità nascosta", personale di Pierpaolo Mittica, che di Rosenblum è stato allievo. Paul Strand e Walter Rosenblum sono qui messi a confronto nelle loro "Corrispondenze elettive". Complessivamente sono 74 le immagini proposte (alcune esposte per la prima volta), realizzate in un arco di tempo che scorre tra le due guerre ed oltre (1915 - 1959). La mostra è curata da Enrica Viganò e Carlo Sala. Gli scatti di Strand irruppero in un ambiente, quello americano d´inizio Novecento, ancora dominato da autori che cercavano di imitare il dato pittorico tramite scatti sfuocati, mistificati e lavorati secondo le idee del Pittorialismo. Strand è fautore della "fotografia diretta", documento della realtà, secondo canoni modernisti, con tagli prospettici e inquadrature originalissime. Nella mostra di Pieve di Soligo, immagini come la "Staccionata bianca" o "Dal viadotto" sorprendono per rigore e per l´uso della luce a modellare le forme. Immagini che pur tendenti ad una oggettività di base, la superano e assumono una dimensione nuova, modulazioni tonali, costruzioni visive che vogliono "essenzializzare" oggetti ed edifici, senza però negare il rapporto diretto con essi. Un interesse per i luoghi che compongono questo "nuovo mondo" che sono gli Stati Uniti, carichi di stimoli e visioni. In mostra, oltre alle foto americane, risultano particolarmente intense quelle realizzate in Italia. Paul Strand le scatta nell´immediato dopoguerra a Luzzara, vicino Reggio Emilia, in occasione della realizzazione del libro "Un paese", ideato con Cesare Zavattini. Di queste immagini colpiscono particolarmente i ritratti delle famiglie locali con i volti segnati; umili lineamenti di un´Italia degli anni Cinquanta che non esiste più. Molto suggestivi sono poi i ritratti creati in Francia o le foto ambientate nei bianchi villaggi del Messico. Accanto a Paul Strand, Walter Rosenblum, il maestro e l´allievo, due degli sguardi fotografici più importanti nella storia della fotografia del Novecento. Walter Rosenblum aveva solo 17 anni quando incontrò Paul Strand nella famosa Associazione americana Photo League e i due, dagli anni ´50 in poi, decisero di seguire insieme un tratto del proprio cammino, che si intensificò quando Strand si trasferì in Francia nel 1950 e tra loro iniziò la lunga e famosa corrispondenza protratta per i successivi 25 anni. Il loro era un rapporto che passava attraverso consigli sulla tecnica fotografica ed i materiali, sulla ricerca, ma soprattutto sulla vita stessa, terreno d´esperienza e d´ispirazione profonda. Nella mostra, insieme alle opere fotografiche più famose, si ammirano per la prima volta immagini vintage, alcune delle quali sino ad ora inedite, compresa l´ultima fotografia scattata da Paul Strand e realizzata con l´aiuto di Walter Rosenblum. Negli ultimi anni della sua vita, infatti, Strand divenne praticamente cieco e così, dirigendo la mano e l´occhio di Walter Rosenblum, costruì la sua fotografia e la scattò. Rosenblum ci mostra l´immagine di un´America di strada, fatta di frammenti quotidiani. Particolarmente suggestive le immagini di New York con i bambini che si divertono spensierati nel Bronx, come la bellissima "Il gioco del mondo". Ma anche frammenti della grande storia, come lo sbarco in Normandia nella seconda guerra mondiale, le immagini dei rifugiati o dei barellieri al fronte. La doppia mostra è accompagnata da un catalogo edito da Admira Edizioni, a cura di Enrica Viganò, con testi di Naomi Rosenblum e Carlo Sala. In contemporanea alla mostra di Strand e Rosenblum saranno presenti in villa altri due eventi che completeranno l´offerta espositiva. La mostra "Il Pittorialismo italiano. Le collezioni del Fast", dedicata al movimento che precedette le idee sulla modernità fotografica, a fungere da prologo ideale alla mostra americana. Opere di sicuro fascino, come le "scene settecentesche" in cui Guido Rey crea delle immagini vestendo i suoi modelli secondo le mode di altri periodi storici, per citare le grandi opere della storia della pittura occidentale. Oppure le immagini di Vittorio Sella, con le sue celebri visioni della montagna, paesaggi rarefatti che portano ad un senso del sublime. Nelle serre della Villa sarà ospitata invece una mostra personale del contemporaneo Pierpaolo Mittica, allievo di Walter Rosenblum. In esposizione una serie di trenta scatti controversi e di sicura attualità, intitolati "Chernobyl. L´eredità nascosta". Una testimonianza toccante di uno dei grandi disastri della nostra epoca, raccontato senza la volontà di spettacolarizzare la tragedia. Lavori densi di poesia, che mostrano un territorio profondamente mutato e violentato, fatto di silenzio e solitudine, di oggetti che sono i simulacri di una vita passata. Entrambe le mostre sono curate da Carlo Sala. Villa Brandolini Estate Fotografia 2011 "Paul Strand - Walter Rosenblum. Corrispondeze elettive"; "Il pittorialismo italiano. Le collezioni del Fast"; Pierpaolo Mittica "Chernobyl L´eredità nascosta" Villa Brandolini, Solighetto di Pieve di Soligo (Treviso), 12 giugno - 28 agosto 2011. Evento promosso dalla Fondazione Francesco Fabbri con la collaborazione del Comune di Pieve di Soligo. In collaborazione con: Admira, Milano; Rosenblum Family, New York; Fast; Fondazione Giuseppe Mazzotti. Rassegna inserita in Reteventi Cultura Veneto con il patrocinio di Provincia di Treviso e Regione del Veneto. Riconoscimento Fiaf. Orari di apertura: giovedì, venerdì e sabato 16 - 20, domenica e festivi 10 -12 e 16 - 20. Ingresso: Intero euro 5,00. Ridotto euro 3,00 dai 18 ai 25 anni; over 65; studenti universitari; aderenti Fiaf; gruppi di almeno 15 persone. Gratuito minori di 18; portatori di handicap con accompagnatore; giornalisti con tesserino. Info mostra: tel. +39 334 9677948 - eventi@fondazionefrancescofabbri.It  - www.Fondazionefrancescofabbri.it  Pacchetti turistici e convenzioni con strutture alberghiere realizzati in collaborazione con Golf & Leisure by Discovering Veneto - tel. +39 (0)423 538275 - fax +39 0423 939567 info@discoveringveneto.Com  - www.Discoveringveneto.com    
   
   
TRIESTE (SALA COMUNALE D’ARTE): MOSTRA PERSONALE DEL PITTORE, SCULTORE E GRAFICO CLAUDIO SIVINI – 7/26 GIUGNO  
 
Martedì 7 giugno 2011 alle ore 18.30 alla Sala Comunale d’Arte di Trieste (piazza Unità d’Italia 4) avrà luogo la mostra personale del pittore, scultore e grafico Claudio Sivini, che sarà presentata dall’architetto Marianna Accerboni. La rassegna propone una trentina di opere degli ultimi 15 anni di attività, tra sculture, serigrafie su pvc e acridite e quadri realizzati su specchio. Fino al 26 giugno (orario: tutti i giorni 10.00 - 13.00 / 17.00 - 20.00). Un universo riflesso nello specchio - scrive Accerboni - in cui vibra un mondo sintetico e brillante, razionale e simbolico, sotteso e sostenuto da una logica geometrica e da un vivace contrappunto cromatico, che spesso si fa tonale: su tali tracce si è evoluta, nel corso di quarant’anni, la ricerca tenace e luminosa di Claudio Sivini, pittore, scultore rigoroso e grafico dalla tecnica raffinata e innovativa. La rassegna propone e riassume la creatività svolta dall’artista negli ultimi 15 anni, che lo hanno visto sperimentatore tenace e aggiornato, capace di soluzioni molto personali: in mostra, una serie di fascinose, calibrate e – a loro modo – fantastiche sculture, che si pongono quali opere tridimensionali in movimento, alcune serigrafie eseguite su Pvc e su acridite e dei quadri realizzati su specchio. Ciò che caratterizza in particolare l’arte di Sivini è la capacità, tutta contemporanea, dell’autore di creare una sorta di muto e seducente colloquio con lo spettatore, coinvolgendolo e rendendolo in un certo senso attore nel contesto della fruizione dell’opera d’arte: un esito raggiunto da Sivini grazie all’impiego di materiali specchianti come il vetro, il cristallo, lo specchio stesso e il metallo, che consentono ai suoi essenziali lavori di essere recepiti secondo prospettive variabili, con un effetto cinetico in progress, in cui fondamentale è la funzione della luce, quale elemento scatenante di emozioni contenute e raffinate, che spaziano in un universo di eleganza, definito con rigore e senza troppo rumore. Al coinvolgimento del fruitore legato ai parametri dell’arte cinetica - conclude Accerboni - si intrecciano strettamente le prospettive variabili dell’optical art, movimento artistico internazionale sorto alla fine degli anni cinquanta, le cui premesse si trovano nella ricerca del Bauhaus, dei Futuristi e del Dada, filoni d’interesse cui si riferiscono per altro l’amore e la pratica di Sivini per il design, per la decorazione, l’arredamento, la progettazione di oggettistica e di gioielli e la grafica pubblicitaria: discipline artistiche, che trovarono nell’Istituto d’Arte Nordio di Trieste, in cui l’artista si formò nel secondo dopoguerra, ampio e qualificato spazio, nel contesto di una città dalla cultura europea. Claudio Sivini è nato a Trieste il 5 giugno 1943. Nel 1961 ha portato a termine, presso l’Istituto d’Arte di Trieste, gli studi per Maestro d’Arte. Nel 1963 ha conseguito il Diploma di Magistero. Ottenuta l’abilitazione, dal 1967 al 1996, si è dedicato all’insegnamento del disegno, storia dell’arte ed educazione artistica. A tutt’oggi opera pure nel campo della grafica pubblici-taria, nella fotografia e nell’allestimento di mostre d’arte. E’ stato tra i fondatori ed ani-matori del “Gruppo 12” e del “Gruppo 5” di Trieste. Dal 1983 si occupa dell’attività espo-sitiva dello storico “Caffè Stella Polare”. Nel 1992, vinto un concorso nazionale, ha realizzato un grande pannello decorativo nello stadio “Nereo Rocco” di Trieste. Dal 2000 fa parte del gruppo “Arte Struktura” di Milano. Nel 2003 ha ricevuto il premio “Trieste Arte&cultura”. Ha allestito nume-rose personali ed ha partecipato a più di 300 collettive in Italia e all’estero conseguendo premi e riconoscimenti. Info: Sala Comunale d’Arte – Piazza dell’Unità d’Italia, 4 - Trieste - 7/26 giugno 2011 -  tutti i giorni 10.00/13.00 e 17.00/20.00 a cura di Marianna Accerboni - 3356750946  
   
   
VENEZIA (MUSEO CORRER): JULIAN SCHNABEL - PERMANENTLY BECOMING AND THE ARCHITECTURE OF SEEING A CURA DI NORMAN ROSENTHAL - 4 GIUGNO/27 NOVEMBRE 2011  
 
Dal 4 giugno al 27 novembre 2011 il Museo Correr di Venezia dedica un’importante rassegna a Julian Schnabel, celebre artista newyorkese dal poliedrico spirito creativo. La mostra “Julian Schnabel. Permanently Becoming and the Architecture of seeing” è prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia e realizzata grazie al fondamentale contributo di Maybach, main sponsor dell’evento, e di Bnl Gruppo Bnl Paribas. Il percorso espositivo, a cura di Norman Rosenthal, presenta oltre quaranta opere che ripercorrono la carriera artistica di Julian Schnabel dagli Anni ‘70 ad oggi offrendo l’opportunità di ammirare dipinti e sculture di un grande creativo considerato un fenomeno americano a tutto tondo. La retrospettiva illustra la sua poetica fortemente ispirata a Jackson Pollock e Cy Twombly, ma basata anche sulla tradizione europea e mediterranea che ricorda lo stile dei vecchi maestri spagnoli e italiani - come El Greco e Tintoretto - e che interpreta rimandi letterari e culturali, antichi e moderni da Omero a Eschilo, all’arte dei grandi maestri, da Giotto a Goya, da Antoni Gaudí a Pablo Picasso. Pittore, scultore e regista di fama internazionale, Julian Schnabel si contraddistingue per la sua stupefacente capacità metamorfica e la travolgente forza espressiva che comunica attraverso le sue opere. Un talento nato dalla pittura che lo porta a sondare più campi artistici e a cimentarsi nel mondo del cinema dove riesce come ottimo regista con i film Basquiat del 1996, Prima che sia notte del 2000 (vincitore del premio Grand Jury al Festival del Cinema di Venezia), Lo Scafandro e la Farfalla del 2007 (vincitore del premio per il miglior regista al Festival di Cannes). La produzione cinematografica di Schnabel è strettamente correlata alla sua produzione artistica al punto che i suoi film possono essere considerati un naturale proseguimento della sua vena pittorica. Solitamente noto come il pittore dei plate paintings, Schnabel in realtà ha utilizzato una serie infinita di supporti e materiali variegati per la realizzazione delle sue opere passando dal velluto alla tela cerata, da pezzi di legno provenienti da tutto il mondo a vele, fotografie, tappeti, teloni e in generale a qualunque superficie piatta che ispiri i suoi processi creativi. Verso la fine degli Anni ‘80 Schnabel cominicia a prediligere formati di grandi dimensioni per le sue opere. Tale maestosità, benché a volte letta dalla critica come un mero tentativo di impressionare lo spettatore, nasce in realtà dalla volontà dell’artista di creare un collegamento con gli imponenti dipinti del passato commissionati dallo Stato o dalla Chiesa e con i “big paintings” dell’America del Dopo Guerra. La mostra si apre con lo straordinario “Painting for Malik Joyeux and Bernardo” (2006), alto più di sei metri, posizionato nello spendido scalone neoclassico del Museo Correr. In questa opera, realizzata su poliestere in gesso e inchiostro, l’artista unisce la sua passione per l’arte e per la regia a un’altra grande passione della sua vita, quella per il surf. L’acqua e il surf sono usati come metafore della libertà. Il dipinto è dedicato a due personalità piuttosto divergenti: Malik Joyeux, surfista professionista e Bernardo Bertolucci, famoso regista italiano. Il tema del mare è ricorrente nei dipinti e nei film di Schnabel; la vastità del soggetto porta l’artista a dipingere su supporti molto grandi in grado di inglobare lo spettatore all’interno dell’esperienza visiva come accade al cinema. Nel suo grande capolavoro “The Sea”, realizzato in Amagansett nel 1981 utilizzando frammenti di cocci di vasi messicani, questa volta il mare non viene rappresentato come elemento della natura che sta per essere eroicamente conquistato da un surfista ma diventa evocativo della morte, un cammino verso la fine, da cui si percepisce un immagine di sconfitta, di affogamento, andando a creare un’immagine di dissesto culturale. In mostra non mancano altri plate paintings, i celeberrimi dipinti realizzati sulle superfici di frammenti di ceramica, che hanno rappresentato un considerevole momento di svolta nel percorso pittorico del maestro e un’importante innovazione nel panorama artistico degli Anni ‘80. Uno dei suoi primi capolavori è stato “St. Francis in Ecstasy” del 1980 in cui la figura di San Francesco appare, sullo sfondo di un paesaggio montuoso, avvolta da un drappeggio affiancata da un teschio e da una entità rossa che si innalza nel cielo. Altro aspetto molto importante della sua opera è senza dubbio quello autobiografico che ritroviamo in mostra nei numerosi ritratti di amici o familiari tra i quali “Portrait of Olatz” del 1993 dove è ritratta l’ex moglie dell’artista; “Portrait of Father Pete Jacobs” del 1997 amico di Schnabel, fino al ritratto della sua attuale compagna “Portrait of Rula” del 2010 esposto nella splendida Sala da Pranzo neoclassica del Museo Correr. La grandiosità di questi dipinti sta nella capacità di evocare perfettamente le personalità dei soggetti e le loro peculiarità. Svariate le fonti ispiratrici di Schnabel nelle cui opere ritroviamo moltissime allusioni letterarie, rimandi storici e riferimenti musicali. Come la scritta “Bez”, che compare in “Arrowhead (Bez)” (2010) dipinta sopra un’immagine di Shiva in un paesaggio esotico, che non ha alcuna allusione a rimandi religiosi e si riferisce a un noto personaggio rock di Manchester, il “ballerino” Mark Berry degli Happy Mondays. Altra particolare tecnica utilizzata da Schnabel consiste nell’ingrandire fotografie poetiche ed evocative sulle quali interviene con tocchi di colore e macchie generate dalle condizioni atmosferiche. Come nelle straordinarie opere “Salivars” del 2009 le quali hanno come sfondo scatti di paesaggi dei dintorni della sua casa al mare e del suo studio a Montauk, nella punta più a nord di Long Island, risalenti agli Anni ‘50. In mostra anche i cinque dipinti intitolati “The Atlas Mountains” che rappresentano le montagne del Nord Africa tra il Mediterraneo e il Sahara. Su una tela catramata alta tredici metri divisa da fasce bianche l’artista ha fissato briglie rosse e pennacchi nordafricani per evocare paesaggi di un tempo passato su arazzi macchiati e invecchiati dalle intemperie. Queste opere testimoniano il forte interesse per le carte geografiche che diventano un altro supporto sui cui Schnabel esprime la sua arte. Nascono così le “Navigation Drawings”, una serie di opere dipinte su mappe nautiche vintage, esempio di un’arte inclusiva delle cose che sono comuni e inconsuete allo stesso tempo. Nei primi quadri di Schnabel come “Jack the Bellboy” del 1975, “Procession (for Jean Vigo)” del 1979 o “Saint Sebastian – Born in 1951” sempre del 1979 esposti in questa mostra, il figurativo prevale sull’astratto, in maniera netta come se l’artista avesse abbandonato la poetica stravagante e provocatoria. L’esposizione del grande artista americano continua anche al di fuori della sede del Museo Correr con una straordinaria installazione che potrà essere ammirata in vari luoghi della città lagunare. La grandiosa scultura in bronzo “Queequeg”, alta oltre quattro metri, sarà infatti posizionata su un pontone che attraverserà i canali di Venezia dal 31 maggio al 5 giugno 2011. Quest’opera è l’ultima di una serie di sculture cominciata nel 1981 e il cui viaggio iniziò nel 1982 fra le montagne di Chantarella, St. Moritz. “Queequeg” è il primo frutto dell’accordo biennale che Julian Schnabel ha concluso con la casa automobilistica di lusso Maybach. “Queequeg – The Maybach Sculpture” è stata presentata in anteprima mondiale all’Art Basel Miami Beach 2010. Questa collaborazione è un’ulteriore conferma dell’impegno profuso da Maybach nel mondo dell’arte contemporanea a sostegno di artisti noti e del loro impegno nell’accompagnare i protégés più giovani e talentuosi, oltre che di instituzioni dell’arte quali il Louvre. Catalogo Skira Info: www.Arthemisia.it - www.Museiciviciveneziani.it - T 84808200 - T 0039 04142730892 (solo per chi chiama dall’Estero) - www.Vivaticket.it  
   
   
VENEZIA (MAGAZZINO DEL SALE E STUDIO VEDOVA): MOSTRE DI A. KIEFER E E. VEDOVA - 1° GIUGNO / 30 NOVEMBRE 2011  
 
La Fondazione Emilio e Annabianca Vedova dal 1° giugno al 30 novembre presenta, in contemporanea, due straordinarie e singolari mostre curate da Germano Celant. Salt of the Earth di Anselm Kiefer, uno dei più importanti artisti contemporanei, che ha realizzato un’installazione espressamente per il Magazzino del Sale, lo spazio restaurato da Renzo Piano per la Fondazione. Nell’ex Studio di Emilio Vedova sarà invece presentato … in continuum, l’imponente ciclo costituito da 116 tele, la maggior parte in bianco e nero, realizzate nel 1987/1988. Con queste due nuove esposizioni la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova prosegue il suo percorso di dialogo in parallelo, iniziato lo scorso anno con “Louise Bourgeois: the Fabric Works” ed “Emilio Vedova Scultore”, tra l’opera dell’artista veneziano e quella dei maggiori protagonisti dell’arte contemporanea. Da cosa nasce la scelta di mettere in contatto due mondi apparentemente lontani, seppur in qualche modo tra loro comunicanti? Qual’è stata la logica di intrecciare, seppur metaforicamente, le loro rispettive scritture? Innanzitutto entrambi gli artisti hanno spinto l’arte verso un territorio di purificazione: Vedova cercando di rigenerare un segno o un gesto che rimaneva però sempre uno “spurgo” di vita e Kiefer aspirando a trovare un punto zero, seppur tragico e orrendo, da cui partire per “purgare” la sua palette. Seppur collocate in due ambienti diversi e indipendenti, Kiefer nel Magazzino del Sale e Vedova nel suo studio alle Zattere, le loro ricerche indicano comunque l’intenzione di mettere in crisi le forme codificate: un’iconoclastia tesa alla speranza di trovare una condizione primaria della pittura: un doppio pellegrinaggio, fisico e mentale, che tende al recupero di una forza e di un’energia nuove. Il titolo dell´esposizione “Salt of the Earth” di Anselm Kiefer fa riferimento all´interesse dell´artista per il processo alchemico, in cui il sale è una componente. Secondo Kiefer, per risvegliarsi dal suo passato e per trovare una nuova dimensione spirituale, l´essere umano deve attraversare diversi stadi di mutazione e l´arte è lo strumento per facilitare questo trapasso e questa rinascita verso una nuova conoscenza del mondo. Per tale ragione l´artista fa ricorso, nei suoi dipinti e nelle sculture, a materiali e procedimenti simbolici come il piombo e l´elettrolisi, l´oro e lo stesso sale. Al tempo stesso la vetrina che all’entrata accoglie il pubblico contiene una stufa o un forno, mezzo di trasmutazione e sublimazione della materia, ma anche immagine di una tragica dissoluzione, quella dei forni crematori, da Auschwitz a Dachau. La polarità tra sublimazione e dissoluzione trova un suo punto di equilibrio in un altro elemento dell’intervento di Kiefer al Magazzino del Sale, un insieme spaziale e architettonico, “Das Salz der Erde” (2011), che consiste in una struttura al cui interno pendono fotografie di paesaggi su lastre di piombo sottoposte ad un processo di elettrolisi, che le ha coperte di una patina verde: un colore che sottende la speranza e annuncia l’unione degli opposti. Lo spazio del Magazzino sarà simbolicamente chiuso dall’immagine del triangolo iniziatico che sovrasta il grande quadro “Salz, Merkur, Sulfur” (2011). L´installazione oltre a trovare eco in questo storico contenitore architettonico, è un riflettere sui luoghi attraversati, pieni delle stesse memorie ed esperienze saline e mutanti, quanto costituisce un’ulteriore metafora dell’arte come continua forza attiva, un passo verso le possibili costellazioni del conoscere se stessi. 116 grandi tele di Emilio Vedova formano "... In continuum" (1987/1988), un´opera corale, imponente e drammatica, concepita per esprimere in un’estrema tensione espressiva una visione poetica frammentata, sincopata e transitoria. Attaverso una sovrapposizione anche casuale dei dipinti, che ne costituiscono il pensiero portante, “... In continuum” è una sorta di accumulo "senza inizio e senza fine": l`occasionalità dei contatti e le infinite possibili combinazioni costringono lo sguardo a un incessante movimento per cogliere quell´inesauribile energia. Una stratificazione spettacolare e straordinaria che l´artista ha prodotto nell´arco di un anno. Bianco su nero e nero su bianco “...In continuum” è un muro di partiture che si fondono e si confondono a formare un concerto dove, invece dei suoni “visivi”, le immagini si intrecciano le une con le altre a strutturano insiemi sempre diversi. Nello Studio dell´artista, dove i piani pittorici delle grandi tele ricomposte entrano l´uno nell´altro, occultandosi ed esaltandosi, si crea una profondità infinita ed aleatoria, una materializzazione della forza pittorica del proprio mondo interiore. Nell´antico squero che l’artista aveva scelto per il proprio lavoro, il bianco e il nero ininterrottamente mutevoli di "... In continuum" richiamano da un lato la mobilità dell´acqua su cui Venezia stessa vive e si rispecchia, dall´altro restituiscono in una drammatica tensione residui arcaici, immagini infrante, sedimenti profondi. "... Acqua/plasma - mobilità ambigua - Flusso... Continuo..." - "Specchi... Echi infiniti, rimandi visivi, memorie, vertigini precipiziali", come Vedova stesso scrive. Il catalogo di entrambe le mostre è edito da Skira Info: Anselm Kiefer - Salt of the Earth - Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, Magazzino del Sale, Zattere 266, Venezia; Emilio Vedova ....In continuum - Fondazione Emilio e Annabianca Vedova Venezia Studio Vedova, Zattere 50 - 1° giugno/30 novembre - 10.30/18.00 - www.Fondazionevedova.org    
   
   
VENEZIA (54 BIENNALE INTERNAZIONALE D´ARTE): CA´ LODOLA DI MARCO LODOLA - 4 GIUGNO/27 NOVEMBRE 2011  
 
Marco Lodola sarà anche per questa edizione uno dei protagonisti della Biennale Internazionale d’arte di Venezia con il progetto site specific dal titolo Ca’ Lodola, una mostra a cura di Vittorio Sgarbi ( 4 giugno – 27 novembre 2011). Per la 54° edizione l’artista ha progettato di “rivestire” la Cà d’Oro di luce, riallacciandosi al progetto originario che la voleva interamente rivestita di una rifinitura in oro, parte di una complessa policromia oggi scomparsa. Dalle grandi finestre del palazzo, proprietà del barone Giorgio Franchetti, si potranno vedere un gruppo di sculture luminose dell’artista: coppie danzanti, abbracciate, felici, spensierate, belle, giovani. Silhouette ritagliate da un immaginario pop e fumettistico, creature di un mondo festoso fatto di luci e colori care al repertorio dell’artista “ elettricista”, come Lodola ama definirsi. Come scrive Luca Beatrice che firma il testo in catalogo: “Lo spirito di Lodola è paragonabile a quello del Maestro Longhi, un acuto osservatore della realtà, che parafrasa con dolcezza dimostrandosi perfettamente a suo agio nei saloni affrescati della Venezia che conta […] Alla Biennale si viene solo per due ragioni: criticare e festeggiare. Proprio come a settembre per la Mostra del Cinema: si vedono i film più con lo spirito del recensore addetto alla stroncatura che non con lo sguardo appassionato del cinephile senza vendette. Per l’arte è lo stesso: troppa roba/poca roba, brutto allestimento, progetto incomprensibile, ansia da prestazione […] Dopo due anni Lodola e io torniamo in Laguna con un solo scopo: la festa”. Con il progetto veneziano Marco Lodola aggiunge un ulteriore tassello al suo vasto excursus creativo cominciato negli anni ’80 con la partecipazione al movimento del Nuovo Futurismo, di cui è tra i fondatori. Di ispirazione futurista la giocosa spettacolarità che da sempre contraddistingue le sue opere d’arte. Lodola si rivolge allo stesso pubblico del cinema, della televisione, della pubblicità e della musica, ricercando la contaminazione con le diverse discipline artistiche. Ne trae ogni volta nuovi impulsi e stimoli creativi, cercando di adeguare tempi e modi dell’arte a quelli della vita contemporanea. Info: Marco Lodola - Ca’ Lodola, mostra a cura di Vittorio Sgarbi  - Testi di Luca Beatrice e Vittorio Sgarbi  - Ca’ d’Oro, Cannaregio 3932, Venezia  - tel. 041 5222349 - Fax 39 (0)41 5238790 - info@cadoro.Org  www.Lodoland.com  Catalogo edito da Torcular  
   
   
TRIESTE: DUPLICE EVENTO ESPOSITIVO PER IL PITTORE ROBERTO DEL FRATE - DOPO IL GRANDE SUCCESSO DI UDINE IL 4 GIUGNO S’INAUGURA A TRIESTE L’ATELIER DELL´ARTISTA VENEZIANO  
 
Dopo il grande successo della mostra personale alla Galleria La Loggia di Udine, sabato 4 giugno dalle ore 20.30 in poi avrà luogo in via Punta del Forno 3 a Trieste l’inaugurazione dell’Atelier del pittore Roberto del Frate. E’ questa la seconda tappa del duplice evento espositivo, ideato e curato dall’architetto Marianna Accerboni, che vede l’impressionismo contemporaneo di Del Frate protagonista nella regione Friuli Venezia Giulia con una ricca sequenza di dipinti inediti realizzati nell’ultimo anno a olio e tecnica mista su tavola e dedicati ai siti urbani più significativi di Trieste e di Udine, accanto a vedute di campagna e ad alcune delicate ma intense marine. La vernice sarà sottolineata da una sorpresa di luce e musica. Veneziano di nascita, del Frate ha scelto Trieste quale città d’elezione e vi ha aperto da poco nel cuore del centro storico un affascinante atelier, dove dipinge ed espone i suoi lavori. Fino al 4 luglio (orario: feriali 10 - 13 e 17 - 20 / festivi 10 - 13). La doppia personale a Udine e a Trieste - scrive Accerboni - vuole presentare in particolare un nuovo filone d’interesse dell’artista, che nell’ultimo anno si è dedicato con grande entusiasmo alle vedute urbane, riuscendo a reinterpretare la città attraverso un cromatismo e una struttura compositiva a volte inattesi, che trae spunto dalla realtà per ammantarsi lievemente di sogno e di un’ispirazione neoromantica, mentre il segno felice del pittore esce dai contorni del dettaglio come un libero appunto. La serie degli scorci urbani rappresenta un’ulteriore tappa nell’evoluzione del linguaggio dell’artista, che in tali lavori affronta il soggetto con maggiore libertà e levità, alleggerendo un tema, quale quello urbano, di per sé più complesso del paesaggio naturale. Pittore dal tratto veloce e dal temperamento sensibilissimo ed entusiasta, del Frate nasce a Venezia il 31 gennaio 1960 da madre veneziana di nobile origine polacca. Il padre, Enrico del Frate, nativo di Palmanova (1929 - Venezia 2006), è un pittore affermato a livello locale e nazionale, da cui il figlio apprende fin da piccolissimo il mestiere dell’arte. Carattere eclettico e curioso, Roberto è anche raffinato scrittore (ha pubblicato 3 romanzi) e compositore. E le sue musiche riflettono la stessa luce e la medesima brillante dolcezza, che incontriamo nei suoi fascinosi e suggestivi dipinti, nei quali il piacere della pittura en plein air, tipica dell’impressionismo, è trasposta, con suadente talento, nella realtà contemporanea: un contesto, in cui l’artista sa interpretare e rendere umane e quasi romantiche anche le vie del centro congestionate dal traffico, mentre una leggera nebbia di silenzio, luce e sogno lieve, ammanta l’atmosfera e attutisce il rumore dei clackson. Dopo aver frequentato assiduamente e vivamente l’atelier veneziano del padre, sito nel palazzo delle Meravegie, a due passi dall’Accademia di Belle Arti di Venezia, del Frate ha girato spesso l’Europa, partecipando con le sue opere a mostre di prestigio in Italia e all’estero e riscuotendo ampio consenso per il suo raffinato cromatismo, dalla preziosa sensibilità tonale. Nell’agosto 2009 giunge a Trieste e, pur provenendo da Venezia, rimane folgorato dal fascino mitteleuropeo della città e dalla bora, decidendo di vivere e di operare nel capoluogo giuliano, prima in un camper, poi nel suo atelier. Nei suoi dipinti - conclude Accerboni - del Frate è capace di cogliere con maestria l’attimo fuggente, la realtà in movimento di un cagnolino in corsa (ama molto gli animali e di cani ne possiede nove) e la trasparenza delle acque, resa pittoricamente attraverso sapienti velature realizzate a olio, ad acrilico e attraverso altri materiali; sa raccontare lo sciabordio della risacca e lo stormire del vento tra i cespugli di fiori di un giardino, traducendo la magia e la contemplazione vivace dell’impressionismo in una sorta di epidermica atarassia, che lo rende capace d’interpretare, con immediata aderenza e ritmo felice il genius loci, la bellezza e l’atmosfera più intima dei luoghi. Dove: Atelier del Frate - via Punta del Forno, 3 - Trieste Quando: 4 giugno - 4 luglio 2011 Orario: feriali 10 - 13 e 17 - 20 / festivi 10 - 13 A Cura Di: Marianna Accerboni Info: 3356750946 - www.Atelierdelfrate.com    
   
   
CASTELLO DI UDINE, SALONE DEL PARLAMENTO: IL GIOVANE TIEPOLO. LA SCOPERTA DELLA LUCE - 4 GIUGNO / 4 DICEMBRE 2011  
 
Dal 4 giugno al 4 dicembre 2011 il Castello di Udine ospiterà la mostra Il giovane Tiepolo. La scoperta della luce. Organizzata dai Civici Musei di Udine, l’esposizione, curata da Giuseppe Pavanello e Vania Gransinigh, si avvale di un prestigioso comitato scientifico internazionale costituito, oltre che dai curatori, da Svetlana Alpers, William L. Barcham, Linda Borean, Caterina Furlan, Peter O. Krückmann, e Catherine Whistler. I visitatori potranno ammirare 33 grandi tele e disegni provenienti da alcune delle più prestigiose collezioni pubbliche e private internazionali, tra cui la Pinacoteca di Brera a Milano, la Galleria Sabauda di Torino, le Gallerie dell’Accademia di Venezia e il Museo del Louvre. L’esposizione sarà volta a ricostruire, attraverso le opere maggiormente significative, il periodo giovanile dell’attività di Giambattista Tiepolo, antecedente al suo soggiorno udinese del 1726. Nel corso del suo apprendistato presso la bottega del pittore accademico Gregorio Lazzarini, l’artista ebbe modo di confrontarsi con i modelli offerti dalla tradizione figurativa veneta del Cinquecento ma si dimostrò particolarmente attento anche a quanto i suoi contemporanei andavano sperimentando. Le opere di Federico Bencovich e Giambattista Piazzetta rappresentarono per il giovane Tiepolo un punto di riferimento ugualmente importante che egli seppe assimilare in maniera originale, in sintonia con il suo essere “tutto spirito e foco”, attraverso un linguaggio pittorico costruito sull’interpretazione luminosa dell’immagine. Ed è proprio su questa peculiare visione tiepolesca della luce che l’esposizione udinese si focalizzerà ripercorrendo il tracciato di un’attività che dalle tele dipinte per la chiesa veneziana dell’Ospedaletto si dipana, per il tramite delle opere eseguite per Ca’ Zenobio, fino al ciclo di affreschi realizzati a Udine nel Palazzo patriarcale. I dipinti in esposizione permetteranno così di documentare il passaggio da una pittura costruita nella luce secondo precise fonti di illuminazione interne all’immagine ad una pittura costruita con la luce nella quale forme e volumi appaiono generati, come vetro soffiato, dall’interna energia luminosa della materia. Nell’epoca in cui la scienza ottica conobbe un rapidissimo e significativo sviluppo grazie anche alle sperimentazioni sulla rifrazione luminosa portate a compimento da Newton, Tiepolo seppe offrire il suo contributo nella forma di un linguaggio espressivo capace di esaltare al massimo grado la forza percettiva dello sguardo per il tramite del colore, sostanza rivelata della luce stessa. Se nei soprarchi della chiesa di Santa Maria dei Derelitti forme e volumi si presentano ancora sbozzati da precise fonti di illuminazione che esaltano il contrasto chiaroscurale alla maniera piazzettesca, nei dipinti a soggetto mitologico oggi conservati presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia e, più ancora, nelle tele ideate per Ca’ Zenobio la tavolozza si schiarisce preannunciando l’approdo a una pittura da cui l’ombra progressivamente si ritrae di fronte al dominio della luce. A testimoniare questo mutamento, saranno presentate alla mostra anche alcune opere facenti parte del ciclo di Ca’ Zenobio all’interno del quale è possibile individuare due diversi interventi dell’artista che, a distanza di tempo, fu chiamato a realizzare tele nelle quali traspare con evidenza l’evolversi della sua personale visione luministica dell’immagine. Ai dipinti, si affiancheranno anche numerosi disegni. Si tratterà di prove accademiche, ma anche di studi preparatori per opere realizzate successivamente, nonché di fogli ideati quali composizioni autonome. Nel loro complesso essi permetteranno di rileggere, anche attraverso la produzione grafica, lo sviluppo dell’arte di Tiepolo negli anni della giovinezza. L’esposizione si inscrive nel progetto Udine città del Tiepolo, giunto alla sua terza edizione, che prevede da giugno ad agosto un ricco programma di attività collaterali: concerti di musica barocca, lezioni e seminari, spettacoli teatrali, con il coinvolgimento della intera città attraverso iniziative specifiche di commercianti e ristoratori. Alla realizzazione dell’intero progetto concorrono l’Associazione Iduna, la Camera di Commercio, la Confartigianato, la Confcommercio, la Confindustria e il Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine, il Consorzio “Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori”, il Consorzio Universitario del Friuli, la Fondazione Crup, la Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine, la banca Friuladria Crédit Agricole, il Museo del Duomo, il Museo Diocesano, la Provincia di Udine, l’Università degli Studi di Udine. La mostra si avvale in particolare del contributo di Abs – Acciaierie Bertoli Safau, Camera di Commercio, Friuladria Crédit Agricole, Provincia di Udine e del sostegno della Fondazione Crup. Inaugurazione: venerdì 3 giugno 2011, ore 18.00 Curatori della mostra e del catalogo edito dai Civici Musei di Udine: Giuseppe Pavanello Vania Gransinigh Sede: Salone del Parlamento, Castello di Udine 4 giugno – 4 dicembre 2011. Orari: dal martedì a domenica 10.30 – 19.00 (dal 4 giugno al 30 settembre) 10.30 - 17.00 (dal 1 al 4 dicembre) lunedì chiuso Biglietti: Interi € 8 (con visita alla Galleria d’Arte Antica) Ridotti: € 5 Scolaresche: € 2 Biglietto cumulativo visita alla mostra in Castello + Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo: € 10 Gratuità: Card Turismo Fvg; Card residenti Attività didattica e visite guidate a pagamento: per informazioni Sistema Museo call center 199.151.123 (costo della chiamata variabile a seconda dell’operatore) da lunedì a venerdì ore 9.00 > 17.00, sito: www.Sistemamuseo.it ; e-mail: infoline@sistemamuseo.It . Per informazioni: Puntoinforma, via Savorgana 12 – 33100 Udine Tel. 0432.414717 E-mail: puntoinforma@comune.Udine.it  Sito: www.Udinecultura.it  
   
   
CORTINA D’AMPEZZO: ANCORA SALOTTO D’ECCEZIONE. AD ARRICCHIRE L’ESTATE CULTURALE ALL’OMBRA DELLE TOFANE, DAL 20 AGOSTO AL 4 SETTEMBRE, TORNA UN’ECLETTICA E RAFFINATA INIZIATIVA DEL NOTO ANTIQUARIO CLAUDIO ZANETTIN  
 
In esposizione negli spazi della galleria La Ruota una personale dell’artista bresciano Renato Missaglia “Nudi con l´anima”. Una mostra, nata dall´amicizia tra l’artista e il gallerista che, non c’è dubbio, farà parlare di sé. Un incontro destinato a lasciare traccia, quello tra l’antiquario Claudio Zanettin e l’artista Renato Missaglia, fatto di una profonda stima reciproca e di un’amicizia collaudata nel tempo. Una particolare affinità, non solo elettiva, che ha portato alla realizzazione della mostra Nudi con l´anima, ospitata dal 20 agosto al 4 settembre 2011 negli spazi della galleria ampezzana La Ruota, attigua a Corso Italia, la celebre via dello “struscio”, da sempre vetrina di glamour e proposte anche culturali dal grande appeal. L’esposizione sembra avere tutte le carte in regola per far parlare di sé: protagonisti dei particolari “dipinti” saranno, infatti, i corpi nudi di quattro donne e quello di Claudio Zanettin. Un’ispirazione maturata dall´esigenza di «svelare l´identità segreta della pelle», come racconta lo stesso Missaglia alla scrittrice e giornalista Milena Milani, firma del catalogo introduttivo della mostra e curatrice della prefazione del volume Artisticamente, pubblicato nel 2010. Info: Nudi con l’anima di Renato Missaglia - dal 20 agosto al 4 settembre 2011 - Galleria La Ruota - Corso Italia 100/B Cortina d’Ampezzo - press2.Cortina@dolomiti.org    
   
   
GENOVA (PALAZZO DUCALE): PINO NINFA - “SULLE STRADE DELL’AVVENTURA” - OMAGGIO A HUGO PRATT - 16 GIUGNO  
 
La Mostra fotografica “Sulle strade dell’Avventura – Omaggio a Hugo Pratt” ideata e realizzata dal fotografo milanese Pino Ninfa, dopo aver riscosso un enorme successo nell’ambito del Venezia Jazz Festival, approda il 16 giugno al Palazzo Ducale di Genova. “Sulle strade dell’Avventura – Omaggio a Hugo Pratt” è il viaggio in 9 tappe compiuto da Pino Ninfa alla ricerca dell’avventura tanto cara al fumettista italiano e che trova in lui uno stimolo. 9 tappe che hanno portato il fotografo a Cuba sulle tracce della Porsche di Hemingway, a Buenos Aires sulle note del tango, nelle stanze remote di Villa Arconati alla scoperta di inedite lettere di Rimbaud, alla ricerca della giusta prospettiva per rendere la grandezza di Miche Petrucciani, in Dancalia sulle rotte del sale, in Etiopia alla ricerca delle chiese rupestri, attraverso l’America sulle tracce del blues. Ma “Sulle strade dell’Avventura” è anche un libro che racconta questo viaggio attraverso straordinarie immagini (pubblicato lo scorso autunno da Casadei editore), è una mostra fotografica (partita da Venezia un anno fa e che approderà il 16 giugno a Palazzo Ducale a Genova), è anche un progetto multimediale che vede il connubio di immagini e musica ( lo si vedrà il 19 giugno sempre nella fantastica cornice del cortile di Palazzo Ducale a Genova. Insieme alle fotografie dell’autore ci saranno Luciano Biondini alla fisarmonica e Gavino Murgia alla voce e ai sassofoni.) Pino Ninfa, fotografo che da anni sviluppa progetti su territorio nazionale e internazionale, legati allo spettacolo e al reportage, con particolare interesse per la musica e il sociale, ha voluto incentrare questa mostra sul tema dell’avventura. “Sulle strade dell’Avventura” è un racconto di viaggi fatti dal fotografo nell’arco di questi anni e che hanno un rapporto di stimolo e di meta comune con quanto realizzato da Pratt nei suoi racconti.Oltre ai viaggi, troviamo una serie di ritratti fatti a Pratt nella sua casa studio in Svizzera. Le immagini realizzate da Pino Ninfa in luoghi come l’Argentina, l’Etiopia, Cuba, gli Stati Uniti e naturalmente Venezia, richiamano alla mente alcune delle avventure prattiane di “Corto Maltese” e degli “Scorpioni del deserto”. «Nel vocabolario privato di Pratt la parola avventura è sicuramente quella che amava di più, quella che riempiva con più significati, quella che lo ha accompagnato anche quando stava immobile e non c’era una nuova partenza a sollecitare la sua fantasia – scrive Vincenzo Mollica nel catalogo della mostra – con questo sentimento prattiano, Pino Ninfa ha concepito questa mostra e il suo lavoro artistico, che esprime attraverso al fotografia, che esprime attraverso la fotografia, alimentandola di sostanza pittorica e simbolica. Guardando le fotografie di Ninfa è palese quanto ami le opere e il vivere di Pratt, che vengono evocati con un sentimento poetico, seguendo le tracce lasciate dal Maestro»  
   
   
VIAREGGIO (CENTRO MATTEUCCI): BORGIOTTI, IL GENIO DEI MACCHIAIOLI AL CENTRO MATTEUCCI - 1 LUGLIO / 13 NOVEMBRE 2011  
 
Nel 2010 con la ricomposizione della collezione di Ugo Ojetti, il Centro Matteucci per l´Arte Moderna di Viareggio aveva avviato il suo progetto culturale: indagare, documentare e presentare l´arte moderna, in particolare il periodo che va dall´Unità d´Italia agli inizi del nuovo secolo, valorizzando il collezionismo d´epoca. Sulla linea di questa mission, l´obiettivo che Giuliano Matteucci, fondatore del Centro, si è dato quest´anno, appare, se possibile, ancora più complesso: ritessere le fila del gusto collezionistico di uno dei più grandi "marchand - amateur" italiani, Mario Borgiotti. Mario Borgiotti, nato a Livorno nel 1906, ma fiorentino d´adozione, è stato, per oltre quarant´anni, il vero punto di riferimento per la conoscenza e la valorizzazione della pittura toscana di area macchiaiola. La sua azione si è sviluppata soprattutto nell´ambito delle personalità che hanno aggiornato il linguaggio di questa scuola. L´opera di Lega, Fattori, Signorini, Abbati, Borrani, Cabianca, D´ancona e di altri protagonisti del gruppo appare oggi più definita nella sua totalità grazie al recupero di dipinti inediti o erroneamente attribuiti. Autodidatta, Borgiotti fu personalità complessa e attraente anche per le qualità segretamente coltivate, come il dipingere e la generosità nei confronti di ogni iniziativa culturale. Era dotato, in modo eccezionale, della capacità di percepire i valori pittorici nella loro essenza, distinguendo con uno sguardo il capolavoro dall´opera comune. Anche per questo Borgiotti è stato uno degli ultimi, grandi esempi di una "razza di connaisseur" in via d´estinzione. Del suo finissimo gusto e del suo temutissimo "occhio", sono testimonianza le opere raccolte in questa magnifica esposizione: circa una sessantina di dipinti, selezionatissimi, tutti "imprescindibili" per capire il gusto di un uomo senza il quale oggi, probabilmente, i Macchiaoli non godrebbero del prestigio e della fama di cui invece, meritatamente, godono. Sono capolavori della pittura macchiaiola, reperiti da Borgiotti nell´arco di una vita e oggi confluiti nelle più famose raccolte italiane. Il progetto espositivo privilegia la qualità e il significato di quadri esemplari, poco noti o non più visti da tempo, e mira a ricostruire le fasi salienti di un´avventura critica scandita da pubblicazioni esemplari: I Macchiaioli, 1946, Capolavori macchiaioli, 1949, Poesia dei Macchiaioli, 1958, I Grandi pittori dell´Ottocento italiano, 1961, The "Macchiaioli", 1963, Genio dei Macchiaioli, 1964, La lezione pittorica di Fattori, 1968. Un vasto compendio bibliografico, insomma, arricchito da un prezioso apparato iconografico costituito da dipinti dei quali si era persa ogni traccia. Ed è proprio di questo compendio di indubbio valore storico-documentario, destinato, nel tempo, ad assumere sempre maggior rilievo per gli studi sulla pittura italiana del secondo Ottocento, che intende dar conto la mostra promossa dal Centro Matteucci. Nel percorso idealmente scandito dalle pubblicazioni di Borgiotti spicca l´accurata selezione di dipinti. Il visitatore ha così la sensazione di entrare nel libro, ammirando opere come La scolarina, Maremma, Episodio della campagna contro il brigantaggio e La libecciata a Castiglioncello di Fattori; L´uscita dalla messa di Puccinelli; Tra i fiori del giardino, Le rose della primavera e L´adolescente di Lega; Il Ponte Vecchio a Firenze, Uliveta a Settignano e Bimbi a Settignano di Signorini; Lido con buoi al pascolo, Mura di San Gimignano di Abbati; Case al sole, Pagliai a Castiglioncello e Scogli a Castiglioncello di Sernesi; Paesaggio pistoiese, La pittrice, Mattino sul Mugnone di Borrani; In ritorno dalla messa di Banti; Nel chiostro, Acquaiola nel castello di San Giorgio a La Spezia, di Cabianca; Riva della Senna, Portico di villa toscana e Grano maturo di De Tivoli, Il solletico di Cecioni e Via del Maglio di D´ancona. Il personaggio Borgiotti, indagato nei diversi aspetti della sua non comune vicenda umana, è affrontato dalla curatrice del progetto Elisabetta Palminteri Matteucci e da altri noti specialisti e studiosi quali Luciano Berrnardini, Silvestra Bietoletti, Nicoletta Colombo, Laura Dinelli, Francesca Dini, Simonella Condemi Vincenzo Farinella, Nadia Marchioni, Paul Nicholls, Francesca Panconi. "Genio dei Macchiaioli. Mario Borgiotti: occhio conoscitore, anima di collezionista" Viareggio, Centro Matteucci per l´Arte Moderna, via D´annunzio 28. 1 luglio - 13 novembre 2011 Orari: luglio-agosto: da lunedì a venerdì 17.00-23.00, sabato e domenica 10.00-13.00\ 17.00-23.00. Settembre: tutti i giorni dalle 10.00-13.00/ 15.30-19.30; ottobre-novembre: tutti i giorni 10.00-13.00\ 15.00-19.00. Mostra promossa dal Centro Matteucci per l´Arte Moderna in collaborazione con la Galleria d´arte moderna di Palazzo Pitti, con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, della Regione Toscana, della Provincia di Lucca e del Comune di Viareggio. Ideazione e progetto della mostra a cura di Elisabetta Palminteri Matteucci, catalogo delle opere a cura di Silvestra Bietoletti; contributi di Luciano Berrnardini, Nicoletta Colombo, Simonella Condemi, Laura Dinelli, Francesca Dini, Vincenzo Farinella, Nadia Marchioni, Paul Nicholls e Francesca Panconi. Catalogo edito dal Centro Matteucci per l´Arte Moderna. Info: tel. 0584 430614; fax 0584 54977 info@centromatteucciartemoderna.It  
   
   
DANIMARCA INFORMA: L´ARTE SBARCA SULLE COSTE DANESI  
 
Quest´estate l´arte fiorisce sulle coste danesi, dove il museo d´arte Aros a Århus ha in programma due importanti inaugurazioni. L´ Aros negli ultimi anni ha senza dubbio aiutato ad affermare e promuovere la città di Århus come città d´arte. Da ogni dove gli appassionati d´arte si recano all’edificio cubico dell’Aros, realizzato dagli architetti danesi Schmidt Hammer Lassen, che a giugno sarà completato dall´opera Your Rainbow Panorama, dell´affermato artista danese-islandese Olafur Eliasson. Richiamando un’aureola multicolore, l´opera si presenta come faro e belvedere della città di Århus e si pone come un punto di riferimento artistico e architettonico, sottolineando l’importanza culturale di Århus e dell’Aros. All’interno di questo passaggio panoramico lungo 150 metri, i visitatori potranno percorrere l’intero spettro dei colori, ammirando spettacolari viste della città e della scenica natura circostante. Ed è proprio nella natura che a giugno la spettacolare mostra Sculpture by the Sea esporrà 60 nuove sculture entusiasmanti provenienti da tutto il mondo. Sculpture by the Sea è un incontro interculturale tra gli artisti, le loro opere e il pubblico. Uno dei suoi principali pregi è quello di offrire un approccio completamente nuovo nel presentare l’arte. L’esposizione delle opere oltre i confini di una galleria o di un museo, e il loro accostamento all’ambiente naturale in un’area ideale per escursioni, permette al pubblico di avere un approccio ravvicinato. Sculpture by the Sea è entusiasticamente descritto come un evento catalizzatore che consente di vivere natura e arte in un modo del tutto originale. La meravigliosa natura che circonda Århus può essere ammirata liberamente, e Sculpture by the Sea estende questo concetto anche all’arte. L’edizione inaugurale di Sculptures by the Sea, riscosse un grande successo nel 2009 quando i tre chilometri di costa da Tangkrogen a Ballehage vennero trasformati in una spettacolare galleria all’aria aperta, attirando oltre 600.000 visitatori nel giro di tre settimane. Raggiungere Århus è facilissimo… prenotate un volo diretto Ryanair da Bergamo Orio al Serio, Roma e Pisa e in estate anche da Alghero, Brindisi e Trapani e raggiungete l’aeroporto internazionale di Billund. Per arrivare in città potrete scegliere di prenotare una macchina Hertz direttamente online o in aeroporto, usufruendo dell´offerta che prevede il 10% di sconto per i ritiri effettuati entro il 31/12/2011. Trovate ispirazione per un viaggio in Danimarca su www.Visitdenmark.com/scopridanimarca  o sul nuovissimo magazine interattivo e personalizzabile www.Denmarkmagazine.visitdenmark.com. Info: Visitdenmark - Via Cappuccio 11 I, 20123 Milano - Phone +3902874803 - Fax +3902860712 - www.Visitdenmark.com  
   
   
LITUANIA: IL MUSEO DEI LIQUORI DAL SAPORE PAGANO - STUMBRAS - DISTILLERIA DAL 1906 - IL MUSEO STUMBRAS È L’UNICO NEL SUO GENERE IN LITUANIA  
 
Alla fine dell‘Ottocento, sotto la dominazione sovietica, furono aperte trecentocinquanta fabbriche di vodka sparse in tutto il territorio dominato. In Lituania, la città di Kaunas rappresentava un fiorente centro industriale e fu dunque deciso di stabilire qui la distilleria oggi nota col nome di Stumbras. La filosofia del gruppo Stumbras si fonda sul rispetto e la gratitudine verso ogni persona che ha contribuito a creare la storia dell’azienda confidando nella saggezza acquisita col tempo e rimanere fedeli alle antiche ricette e ai prodotti naturali che hanno reso famosi i propri prodotti nel mondo: vodka, brandy, amari, liquori e cocktails. Tra questi, il celebre amaro “999” il cui nome trae origine dalla visione pagana del mondo e la suddivisione di questo nelle tre sfere mitologiche degli inferi, della terra e del cielo. La composizione dell’amaro è, infatti, una miscela di questi tre elementi e per ognuno di essi sono stati selezionati 9 radici (inferi), 9 scorze e erbe (terra), 9 foglie, germogli e frutti (cielo). Ventisette elementi naturali che rendono unico il gusto di questo amaro. In onore di tutto ciò, l’azienda ha voluto creare il Museo Stumbras allo scopo di fornire una panoramica sull’utilizzo e sulla cultura dell’alcol in Lituania costatandone lo sviluppo nel tempo. Non in ultimo, mostra il ruolo attivo dell’azienda durante il processo d’industrializzazione del Paese. I visitatori avranno modo di apprendere la storia della distilleria visitando i locali più antichi oppure leggendo dei documenti tratti dagli archivi o ancora, osservando le fotografie del tempo. Il museo espone un’ampia collezione di oggetti che hanno fatto la storia dell’azienda, ma non soltanto, conoscerete anche parte dei segreti utilizzati durante il processo di produzione, imbottigliamento ed etichettatura alla “vecchia maniera”. Oggi le metodologie si sono evolute, tuttavia sarà possibile vedere come i prodotti Stumbras sono elaborati e imbottigliati. In un secondo momento, chi desidera potrà prendere parte alla degustazione in cui gli esperti Stumbras, tra i migliori in Lituania, illustreranno le proprietà degli alcolici. All’interno del museo sarà possibile inoltre acquistare edizioni speciali di liquori e souvenir di vario genere. Alcune informazioni per accedere alle visite nel museo: • I gruppi non possono essere composti da meno di cinque persone • I visitatori devono aver compiuto la maggiore età • Gli orari sono da concordare preventivamente Costi e tipologie di visita: • Visita senza degustazione Ltl 18 (Eur 5, 20) a persona • Visita con degustazione di 4 liquori Ltl 25 (Eur 7, 26) a persona • Visita con degustazione di 8 liquori Ltl 40 (Eur 11,61) a persona • Visita con degustazione di 10 liquori Ltl 60 (Eur 17,41) a persona  
   
   
PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA  
 
La Terra Santa è spesso chiamata “santuario a cielo aperto”. Scegliendo la proposta di Rusconi Viaggi sarà quindi possibile percorrere le strade tracciate dai nostri Padri, attraversare i deserti dei Profeti, meditare là dove Gesù parlò alle folle, pregare dove si raccoglieva la prima Chiesa, vivere le emozioni della fede così come le vissero i primi discepoli di Gesù è un’esperienza fondamentale nel cammino di fede di ogni cristiano. L’itinerario di viaggio studiato dall’operatore prevede il ritrovo dei partecipanti in aeroporto, partenza per Tel Aviv con volo di linea. All’arrivo, si incontra la guida e si pranza in ristorante. Al termine, partenza per la Galilea. Sosta al Monte Carmelo e visita del Santuario di Stella Maris. Arrivo in serata a Nazareth o Tiberiade e sistemazione in hotel. La mattinata seguente è dedicata alla visita di Nazareth con la Basilica dell’Annunciazione, la Chiesa di S. Giuseppe, la Sinagoga e la Fontana della Madonna. Nel pomeriggio è in programma l’escursione al Monte Tabor (Basilica della Trasfigurazione) e sosta a Cana, località che ricorda il primo miracolo di Gesù. La terza giornata è d’escursione attorno al Lago di Tiberiade. Si visiteranno i luoghi cruciali della predicazione di Gesù: il Monte delle Beatitudini; Tabga, con le chiese del Primato e della Moltiplicazione dei pani e dei pesci; Cafarnao, con il memoriale di San Pietro, la Sinagoga e gli Scavi archeologici. A seguire, traversata del lago in battello e rinnovo delle promesse Battesimali presso il fiume Giordano. La mattina seguente si parte per la Giudea. È prevista una sosta a Ein Karem per la visita della chiesa di S. Giovanni e della chiesa della Visitazione. Proseguimento per Betlemme: sosta al campo dei pastori e visita alla Basilica della Natività. In serata sistemazione in albergo a Gerusalemme. Il giorno successivo si visita il Monte degli Ulivi: edicola dell’Ascensione, Chiesa del Pater, Dominus Flevit, Orto degli Ulivi e Basilica dell’Agonia. Nel pomeriggio si vedranno invece il Monte Sion con il Cenacolo, la Basilica della Dormizione e San Pietro in Gallicantu. La sesta giornata è interamente dedicata alla visita della Gerusalemme antica: la Chiesa di Sant’anna con la Piscina Probatica, il percorso della Via Dolorosa (Flagellazione, Lithostrotos) fino alla Basilica del Santo Sepolcro. Nel pomeriggio visita dei quartieri della città vecchia e tempo libero a disposizione. Il giorno seguente si parte per il deserto di Giuda. Sono previste soste a Gerico, con il Sicomoro e il Monte delle Tentazioni, e a Betania, presso la chiesa che ricorda la resurrezione di Lazzaro. Si prosegue poi per Qumran, visita degli scavi e sosta lungo le rive del Mar Morto. La mattinata dell’ottavo giorno è riservata alla visita della Gerusalemme moderna con il Memoriale dell’Olocausto (Yad Vashem). Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio sosta ad Emmaus e visita al Santuario. Trasferimento all’aeroporto di Tel Aviv e partenza per il rientro in Italia. Le quote base per il 2011 partono da 1.250 euro a persona (più 30 euro di quota iscrizione). Per questo viaggio sono previste partenze fino ad ottobre sia da Milano Malpensa sia da Verona Villafranca con voli Meridiana fly. Le quote comprendono: viaggio aereo in classe turistica con voli di linea, tasse aeroportuali e di sicurezza, trasferimenti, visite ed escursioni da programma con pullman dotati di aria condizionata, guida locale parlante italiano (autorizzata dalla Commissione Pellegrinaggi in Terra Santa), ingressi ai siti indicati nel programma, alloggio in hotel 4 stelle a Nazareth, Tiberiade e Gerusalemme, trattamento di pensione completa dal pranzo del primo giorno al pranzo dell’ultimo giorno, assistenza tecnica e spirituale, assicurazione medico/bagaglio e annullamento viaggio. Per ulteriori informazioni: Tel. 0341 363077 E-mail: to@rusconiviaggi.Com  Sito Internet: www.Rusconiviaggi.com