|
|
|
VENERDI
|
 |
 |
Notiziario Marketpress di
Venerdì 09 Settembre 2011 |
 |
|
 |
PIERRE CASÈ A VENEZIA
|
|
|
 |
|
|
L’artista svizzero Pierre Casè torna ad esporre a Venezia, alla Scuola Grande della Misericordia, dal 3 settembre al 30 ottobre 2011. La mostra “Misteri del sotoportego” raccoglie 20 grandi lavori (cm 200x310 ciascuno), dedicati ai sotoporteghi veneziani, cui l’artista si è dedicato completamente negli ultimi 3 anni. Ad essi si accompagna una teoria di 100 variazioni del Sotoportego del Cristo in formato ridotto (cm 30x30), singole opere che riassumono in piccolo la complessità dei temi racchiusa nelle opere maggiori. Il tutto è accompagnato da un intervento letterario dello scrittore veneziano Alberto Toso Fei. Catalogo Skira editore. Sotoportego del Cristo Tecnica mista su tela e metallo cm 200 x 310. Sotoportego del Pistor Tecnica mista su tela e metallo cm 200 x 310. Sotoportego del Tagiapiera Tecnica mista su tela e metallo cm 200 x 310 |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
MILANO: I 20 FINALISTI DEL 12° PREMIO CAIRO - PREMIAZIONE: 27 OTTOBRE 2011 ORE 18.30 - MOSTRA DELLE OPERE: 28 OTTOBRE / 1° NOVEMBRE 2011
|
|
|
 |
|
|
Sono già al lavoro per creare il progetto con cui concorreranno all´assegnazione del Premio Cairo 2011, i 20 artisti italiani under 40 proposti da dieci protagonisti del sistema artistico nazionale incaricati della selezione. La formula della dodicesima edizione del Premio Cairo, indetto da Urbano Cairo nel 2000 per valorizzare la giovane arte italiana, prevede infatti la selezione, o meglio la proposta, di due artisti, rigorosamente under 40, da parte di dieci personalità dell´arte contemporanea. I 20 artisti selezionati creeranno un progetto che sarà esposto dal 28 ottobre al primo novembre in una mostra allestita al Palazzo della Permanente. Tra questi lavori, una Giuria, i cui membri non coincidono con il gruppo dei proponenti, sceglierà il vincitore del Premio Cairo 2011. Questa dodicesima edizione del Premio, così come lo è stata la precedente, è curata da Luca Beatrice. La premiazione del dodicesimo Premio Cairo si svolgerà giovedì 27 ottobre alle ore 18.30, a Milano. Questi i dieci selezionatori e i due artisti da ciascuno proposti: Beatrice Buscaroli, Direttore artistico Fondazione Carisbo e docente dell´Accademia di Bologna: Francesco De Molfetta, Iva Kontic Laura Cherubini, Docente dell´Accademia di Brera e curatore: Dario Guccio, Michele Guido Eduardo Cicelyn, Direttore del museo Madre di Napoli: Roberto Amoroso, Eugenio Tibaldi Cristiana Collu, Direttore del museo Man di Nuoro: Emanuele Becheri, Giovanni Ozzola Martina Corgnati, Curatore e docente dell´Accademia Albertina di Torino: Fatma Bucak, Coniglioviola Angelo Crespi, Giornalista e presidente del museo Maga di Gallarate: Svitlana Grebenyuk, Cristianotassinari Paolo Manazza, Critico d´arte ed economista: Laura Giardino, Giuliano Sale Lea Mattarella, Curatore e giornalista: Guglielmo Castelli, Gaia Scaramella Anna Mattirolo, Direttore del Maxxi di Roma: Riccardo Benassi, Luana Perilli Alberto Zanchetta, Critico d´arte e curatore: Umberto Chiodi, Matteo Fato Ciascun artista invitato sta realizzando un progetto inedito da installare in uno spazio uguale per tutti. Condizione imprescindibile alla partecipazione è l´unicità ed eccezionalità del progetto che è stato ideato apposta per il Premio, pena l´esclusione dal concorso. La Giuria che selezionerà i venti artisti presentati è così composta: Flavio Arensi, Critico d´arte e direttore scientifico del progetto Sale (Spazio Arte Legnano); Michele Bonuomo, Direttore del mensile Arte; Guido Curto, Direttore dell´Accademia Albertina di Torino; Gianfranco Maraniello, Direttore di Mambo Museo d´arte moderna di Bologna; Marco Pierini; Direttore della Galleria Civica di Modena; Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Presidente Fondazione Sandretto di Torino; Stefano Zecchi, Scrittore e consigliere d´amministrazione del Maxxi di Roma. Contemporaneamente alla mostra del Premio Cairo, al piano superiore del Palazzo della Permanente sarà allestita la mostra con le opere degli artisti finalisti del Premio Arte. Informazioni: Palazzo della Permanente, via Turati 34, Milano Serata ad invito per inaugurazione e premiazione: 27 ottobre 2011 ore 18.30 Mostra aperta al pubblico con ingresso gratuito: dal 28 ottobre al 1° novembre 2011 Segreteria del Premio Cairo: Studio Luca Beatrice, tel. 011 5693636 corinna.Premiocairo@cairoeditore.it - roberta.Premiocairo@cairoeditore.it Redazione del mensile Arte: tel. 02 43313362 - francescamonesi@cairoeditore.It |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
VENEZIA: EMBLEMI DA UNA COLLEZIONE INEDITA - DA SETTEMBRE |
|
|
 |
|
|
A Palazzo Loredan, sede dell´Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, viene presentata una esposizione che documenta una tra le più interessanti raccolte d´arte moderna italiana: la collezione Giuseppe Merlini, che qui si svela per la prima volta al pubblico. Si tratta di una raccolta di circa 300 opere, unica per genesi. Nasce infatti dalla passione intellettuale del suo artefice, una curiosità che lo ha condotto all´esame di quanto la critica stava approfondendo, per calibrare su questo la scelta delle opere da inserire nella sua collezione. La selezione di capolavori proposta da Stefano Cecchetto a Palazzo Loredan propone opere attentamente "meditate", frutto di uno studio attento e di un´analisi bibliografica, oltre che dell´ istantanea emozione estetica. Tutti gli artisti che compongono la geografia di questo percorso - alcuni di chiara fama altri nell´alveo di una situazione storica particolare - sono infatti accomunati da un´autorevole apparato scientifico. Con molti di loro il collezionista ha avuto anche rapporti di frequentazione e legami di amicizia personale. Le scelte delle opere in mostra - condotta dal curatore della rassegna, Stefano Cecchetto - tracciano le linee guida di un percorso: dalla ´figura´ alla ´figurazione´, come emblemi di una metamorfosi e svelano la rappresentazione iconografica del cambiamento nelle arti del Novecento. Dal concetto di spazio al concetto spaziale, il tema della figurazione nelle arti visive del Novecento, si evolve dentro a un percorso mirato a rappresentare i mutamenti e le variazioni di un secolo sicuramente determinante per lo sviluppo delle arti figurative. Nella selezione attuata dal curatore avanzano così in sequenza le opere di Amedeo Modigliani, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio Giorgio Morandi, Filippo De Pisis, Mario Sironi, Massimo Campigli, Mario Tozzi, Gino Severini, Renato Paresce, Enrico Baj, Renato Guttuso, Ennio Morlotti, Lucio Fontana, Valerio Adami, Roberto Crippa, Piero Guccione, Omar Galliani, Claudio Parmiggiani e Giuseppe Maraniello. Avviata all´inizio degli anni settanta, la collezione conta oggi più di trecento opere - tutte di altissima qualità e coerenza pittorica - che raccontano un tracciato della storia dell´arte italiana del secondo dopoguerra. Un altro aspetto importante, relativo alla collezione è dato dall´attenzione verso le problematiche conservative, legate alla analisi ed alla conservazione delle opere in collezione Questo particolare aspetto della conservazione e restauro sarà anche uno dei temi specifici della mostra veneziana che ospiterà al suo interno una sala attrezzata a laboratorio - istituito e coordinato dalla restauratrice della collezione - disposizione delle scuole e della didattica, per la dimostrazione sul campo delle diverse operatività di intervento. Dalla figura alla Figurazione nel ´900 italiano Emblemi da una collezione Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, Palazzo Loredan, 9 settembre - 6 novembre 2011. Orario: tutti i giorni dalle 10 alle 18; chiusura lunedì. Mostra e catalogo a cura di Stefano Cecchetto Coordinamento generale di Mariella Gnani conservatrice/curatrice della Collezione Allestimento Panstudio Architetti associati. Paolo Capponcelli, Mauro Dalloca, Cesare Mari. Catalogo: Silvana Editoriale |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
ALBA (PALAZZO MOSTRE E CONGRESSI “G. MORRA”): VISITA IN NOTTURNA ALLA MOSTRA “LE LANGHE DI CAVOUR. DAI FEUDI ALL’ITALIA UNITA” - 23/24 SETTEMBRE 2011, ORE 21.00 |
|
|
 |
|
|
“Visita in notturna alla mostra: Le langhe di Cavour. Dai feudi all’Italia unita” è un percorso guidato e animato presso la mostra “Le Langhe di Cavour. Dai feudi all’Italia unita”, che si terrà durante le serate di venerdì 23 e sabato 24 settembre 2011 alle ore 21 per il primo turno di visita e alle ore 21,30 per il secondo turno presso il Palazzo Mostre e Congressi di Alba. Una visita accattivante e inconsueta per scoprire la storia dell’unità d’Italia nell’anno del 150°, resa ancora più misteriosa dalla presenza di figure che ritornano a sorpresa dal passato! Il programma completo e tutte le informazioni in www.Turismoinlanga.it . Prenotazioni (obbligatorie): 0173-364030 - L’associazione Turismo in Langa propone in due serate di settembre, venerdì 23 e sabato 24, l’iniziativa “Visita in notturna alla mostra: Le Langhe di Cavour. Dai feudi all’Italia unita”, evento che ricalca un format già sperimentato dall’Associazione con grande successo presso i più bei castelli di Langa e Roero. Quest’anno si celebra il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, occasione unica per riproporre presso un “contenitore” che celebri questa ricorrenza una visita guidata e animata in notturna: la scelta è ricaduta sulla mostra curata dal Professor Silvano Montaldo, e allestita fino al 13 novembre all’interno del Palazzo Mostre e Congressi “Giacomo Morra” di Alba, realizzata dal Comune di Alba in collaborazione con la Fondazione Crc e con la Fondazione Ferrero. La mostra, attraverso le immagini delle Langhe di ieri (mappe, dipinti…) e di oggi e grazie ai ritratti di grandi personaggi, in particolare Camillo Benso Conte di Cavour, illustra circa un secolo di avvenimenti storici che hanno dato un’identità forte al territorio. Vi sono esposte oltre duecento tra opere d’arte e documenti storici, provenienti dai piccoli musei locali e da grandi collezioni italiane ed estere e da collezioni private, alcuni mostrati per la prima volta al pubblico; circa cento tra dipinti, sculture e cimeli storici; un’ottantina di documenti e mappe e numerose vedute ottocentesche di Alba e delle Langhe, messe a raffronto con le fotografie che ritraggono gli stessi luoghi nel loro aspetto attuale. Ma di sera, a luci spente, solo con l’ausilio delle torce a batteria, proprio come nel film “Notte al museo”, grazie al fascino misterioso che deriva dalle opere che si svelano nel chiaro-scuro, la storia riprenderà vita e la visita diventerà una vera e propria avventura divertente e suggestiva, adatta a tutte le età. I partecipanti dovranno riunirsi presso il piazzale del Palazzo Mostre e Congressi alle ore 21 per il primo turno di visita (termine visita ore 22,30 circa) e alle ore 21,30 per il secondo turno (termine visita ore 23,00 circa). Da qui avrà inizio l’avventura, la visita guidata: il pubblico, munito di torcia, dovrà percorrere le varie sale al buio accompagnato dalla guida, che partendo dalle opere più significative esposte, racconterà i fatti principali della storia di Camillo Cavour e del territorio delle Langhe nell’epoca sette–ottocentesca. La visita verrà però interrotta dalla “magica” apparizione di alcuni animatori, personaggi bizzarri, che si sveleranno al pubblico quasi a prendere vita da un dipinto o da un ritratto: il fantasma di un soldato dell’esercito di Napoleone, valoroso nella sua divisa da combattente, oppure ancora una pettegola cameriera di Cavour, che racconterà ogni curiosità sulla vita personale del Conte. Le visite in notturna sono soggette a prenotazione e richiedono un contributo a persona di € 8,00. Per ulteriori dettagli e per le prenotazioni: Associazione Turismo in Langa, Tel: 0173364030, staff@turismoinlanga.It - www.Turismoinlanga.it |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
ARTE POVERA 2011 A CURA DI GERMANO CELANT |
|
|
 |
|
|
Da settembre 2011 apre al pubblico la mostra – evento Arte povera 2011 a cura di Germano Celant, che si svolgerà contemporaneamente, fino a marzo 2012, in diverse e importanti istituzioni museali e culturali italiane, nelle città di Bologna, Milano, Napoli, Roma e Torino. L’iniziativa, che ha come fulcro il movimento nato nel 1967 con gli artisti Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio, presenta su scala nazionale e internazionale gli sviluppi storici e contemporanei di questa ricerca distribuendo le varie fasi e i singoli momenti linguistici in differenti spazi, dal Maxxi – Museo nazionale delle arti del Xxi secolo di Roma al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea di Rivoli (Torino), dal Madre – Museo d´Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli al Mambo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e dalla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma alla Triennale di Milano. Insieme ai singoli responsabili museali Beatrice Merz per il Castello di Rivoli, Maria Vittoria Marini Clarelli per la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, Eduardo Cicelyn per il Madre, Gianfranco Maraniello per il Mambo, Anna Mattirolo per il Maxxi Arte e Davide Rampello per la Triennale, il curatore Germano Celant ha concepito un progetto di mostra che, mettendo insieme un alto numero di opere storiche e recenti, si proponga come un viaggio nel tempo dal 1967 a oggi e, negli spazi, attraverso diverse situazioni architettoniche e ambientali, tra gli avvenimenti che hanno avuto come protagonisti gli artisti dell’Arte povera. Arte povera 2011, che si avvale dei prestiti dei maggiori musei e delle più importanti fondazioni, anche dedicate ai singoli artisti, in Italia e all’estero, ha altresì il fine di coagulare l’attenzione su una ricerca visuale che è stata riconosciuta, insieme al Futurismo, quale importante contributo all’arte nel mondo. L’intento è di esporre l’intero percorso del movimento tramite un circuito di musei d’arte moderna e contemporanea italiana, scelti seguendo una sequenza che include Torino, Milano, Bologna, Napoli e Roma, che a sua volta si pone simbolicamente come insieme rappresentativo del 150mo anniversario dell’Unità d’Italia. Un’importante catena museale coordinata e articolata per un’unica mostra-evento sull’Arte povera; una sinergia, all’interno della quale i singoli musei o istituzioni presentano un progetto diverso e specifico che ne riflette l’identità, quanto le collezioni. Come promotori dell’evento il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e la Triennale di Milano si sono assunti l’impegno di produrre le mostre di carattere generale, riguardanti sia le relazioni internazionali che l’intero arco storico dell’Arte povera. Pertanto presso il Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea si tiene la mostra “Arte povera international”. Qui le singole sale dei protagonisti dell’Arte povera trovano in parallelo altre sale dove le loro opere, provenienti dalla collezione del Castello o da altre collezioni nel mondo, sono messe in dialogo con lavori di artisti che hanno condiviso lo stesso momento storico e linguistico. Per cui i due piani del Museo ospiteranno un discorso autonomo dei singoli artisti e uno in parallelo con personalità come Vito Acconci, Carl Andre, John Baldessari, Dara Birnbaum, Daniel Buren, Lucio Fontana, Sol Lewitt, Walter De Maria, Rebecca Horn, On Kawara, Fausto Melotti, Berry Le Va, Keith Sonnier, Robert Barry e Andy Warhol. In questa prospettiva internazionale sarà anche selezionata e presentata un’antologia di video d’artista. Siccome Milano non ha mai ospitato una grande antologica sull’Arte povera, la sede della Triennale è stata scelta per testimoniare il percorso degli artisti a partire dal 1967, in una mostra dal titolo: “Arte povera 1967-2010”. Sviluppandosi sui due piani dell’edificio progettato da Muzio, nel 1931, l’esposizione si compone di una prima parte, allestita nelle stanze disegnate da Gae Aulenti, e dedicata alle opere storiche dal 1967 al 1975, che segnano quindi l’esordio linguistico, basato sull’impiego di materiali inediti e di articolazioni energetiche sorprendenti, mentre la seconda, ospitata nei grandi spazi aperti del secondo piano, aspira a documentare lo spirito fluido e spettacolare delle imponenti opere realizzate dai singoli artisti dal 1975 al 2010, così che si intreccino a formare un arcipelago di momenti intensi e contrastanti in dialogo tra loro. L’esposizione del Mambo dal titolo "Arte povera 1968" prende spunto dalla mostra storica tenutasi alla Galleria De’ Foscherari di Bologna nel 1968 e dal relativo catalogo con il dibattito critico che ne seguì. Oltre ad alcune delle opere esposte in quell’occasione e ad altre che testimoniano del tipo di attività svolta dai diversi protagonisti intorno al periodo preso in considerazione, viene presentata una selezione di materiali - cataloghi, libri d´artista, manifesti, inviti e documenti realizzati a partire dalla fine degli anni sessanta - concernente il movimento e i suoi contributi linguistici. La Chiesa di Donnaregina Vecchia una tra le maggiori testimonianze di epoca medievale a Napoli, e ora parte del Madre è teatro della mostra “Arte povera + Azioni povere 1968” che fa riferimento alla rassegna internazionale dallo stesso titolo, tenutasi presso gli Arsenali di Amalfi nell’ottobre del 1968. Per tale ragione l’esposizione prevede un rimando tramite documenti, lavori ed interventi d’artista, sullo stesso contenitore storico, che testimoniano la situazione creativa venutasi a creare nell’evento amalfitano. A Roma l’evento Arte povera 2011 si articola evidenziando le singole presenze in collezione all’interno del programma espositivo del Maxxi – Museo nazionale delle arti del Xxi secolo e della Galleria nazionale d’arte moderna così da formare un insieme che vive sull’interazione espositiva delle singole sedi museali. Al Maxxi viene presentata una grande installazione di Gilberto Zorio che sospesa davanti alla grande vetrata del piano superiore del museo coinvolgerà visivamente la Piazza esterna stabilendo una relazione tra gli spazi. L’opera sarà un catalizzatore di energia che renderà visibile il legame che unisce il Maxxi alla gente. La Galleria nazionale d’arte moderna invece, a seguito di un radicale riordinamento delle collezioni del museo in occasione del suo centenario, riapre al pubblico dal 7 dicembre proponendo un nucleo di approfondimento su Pino Pascali, con una selezione di 20 opere dalla collezione, e completa il suo tributo all’Arte Povera valorizzando in allestimento le opere di Boetti, Fabro, Paolini, Penone, Pistoletto, Kounellis e Zorio. Al fine di allargare la “mappatura” operativa attuale che riguarda l’Arte Povera, sono in corso di studio e di progettazione - in corso di definizione e di annuncio - una serie di interventi, installazioni, azioni, incontri che, a partire da novembre e fino alla primavera del 2012, andranno ad ampliare e ad arricchire il percorso della mostra Arte povera 2011. Coinvolgendo altre città italiane, il proposito è di creare ulteriori occasioni in cui i contributi linguistici dei singoli artisti siano sottoposti a un’ulteriore ambientazione e a un arricchimento interpretativo. E al tempo stesso si possa realizzare, quando fattibile, progetti speciali che forniscano, tramite un taglio puntato sull’attualità e il contemporaneo, una lettura più recente dell’attività degli artisti. Infine a raccogliere la complessità delle proposta espositiva è realizzato per conto di Electa e sotto la stessa direzione scientifica, un unico catalogo. Nella pubblicazione verranno riuniti i contributi dei direttori dei musei e delle istituzioni coinvolte, i testi critici sugli artisti e quelli sulle differenti poetiche dell’Arte povera, la documentazione fotografica relativa alle opere esposte e quella relativa al contesto storico e agli sviluppi recenti dei singoli contributi linguistici. Tra gli altri, hanno prestato il loro apporto critico: Luca Massimo Barbero, Marcella Beccaria, Eduardo Cicelyn, Mirta d’Argenzio, Ester Coen, Lara Conte, Anna Costantini, Nicholas Cullinan, Richard Flood, Claire Gilman, Massimiliano Gioni, Gabriele Guercio, Robert Lumley, Gianfranco Maraniello, Maria Vittoria Marini Clarelli, Anna Mattirolo, Thomas Mcevilley, Beatrice Merz, Gloria Moure, Hans Ulrich Obrist, Giulio Paolini, Francesca Pola, Maria Teresa Roberto, Didier Semin, Antonella Soldaini, Daniel Soutif, Angelo Trimarco, Giorgio Verzotti, Angela Vettese e Denys Zacharopoulos. Scheda informativa Arte povera Nel 1967 in relazione ad un gruppo di artisti composto da Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio, lo storico dell’arte contemporanea Germano Celant conia il termine “Arte povera” che si ricollega alle grandi utopie delle avanguardie storiche per il suo esprimersi non rigido né impositivo, basato sulla relazione con le situazioni sociali e culturali, nonché ambientali e contestuali. Collegandosi idealmente alle sperimentazioni di Lucio Fontana e Alberto Burri, questa ricerca adotta una strategia linguistica in cui viene abolita ogni gerarchia espressiva e materica. Da qui l’uso di processualità e di tecniche diverse, così da spaziare in tutti i territori della comunicazione visiva, senza distinguere tra i valori energetici e fisici, concettuali e concreti di un fare che può oscillare dalla scultura alla performance, dalla fotografia alla televisione. Un muoversi aperto e non lineare, ma sferico che porta l’attenzione all’aspetto contingente quanto al lato frammentario, contraddittorio, pluralistico, vagabondo e discontinuo del reale. Aperto ad un pensiero che tende a consolidarsi in processi mobili e variabili, il linguaggio dell’Arte povera si è caratterizzato per l’interesse ad un uso filosofico, quanto concreto di materiali eterogenei che vanno dalla storia dell’arte alla rappresentazione simbolica, dall’estetica del terrestre alla dinamica del celeste, da un’estetica del grezzo a una preoccupazione del naturale. Impegnata in un agire che oscilla tra discorso metafisico e totalità sensoriale, arriva ad utilizzare acqua e pietra, fuoco ed elettricità, parole e idee fino a coinvolgere animali e vegetali, che assumono un’importanza particolare per il loro appartenere al mondo del primario e dell’essenziale. Momento di rottura e di frattura con il passato, tale ricerca ha reso possibile il transito tra l’alto e il basso, tra il pieno ed il vuoto, il conscio e l’inconscio, il grezzo e il morbido, il mentale e il sensuale che tutto avvolgono. Rispetto a un’arte che, dalla pop alla minimal art, ha proposto un linguaggio quale strumento di natura immutabile e perfetta, figurale e industriale, l’Arte povera si è impegnata in un atteggiamento iconoclasta e de-costruttivo che tiene conto dei problemi dell’esistenza e si muove in relazione alla molteplicità delle situazioni temporali e spaziali. Un pluralismo linguistico ne ha caratterizzato la poetica e ha costituito il magma culturale entro cui hanno operato artisti profondamente diversi tra loro. Ricusando ogni definizione, con la conseguente impossibilità a inserirlo – ancora oggi - in una rigida codificazione, il movimento dell’Arte povera ha nondimeno acquisito negli anni, per il suo innovativo e originale contributo, dovuto alle singole individualità, una definitiva importanza, paragonabile al Futurismo italiano, nell’ambito della scena dell’arte contemporanea internazionale |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
PIACENZA: DUE GRANDI MOSTRE DI STEFANO BRUZZI - "LA POETICA DELLA NEVE", GALLERIA D´ARTE MODERNA RICCI ODDI, DAL 22 OTTOBRE 2011 AL 19 FEBBRAIO 2012 - "UN MACCHIAIOLO TRA PIACENZA E FIRENZE", FONDAZIONE DI PIACENZA E VIGEVANO, DAL 29 OTTOBRE 2011 AL 19 FEBBRAIO 2012
|
|
|
 |
|
|
Due mostre parallele per riconfermare a Stefano Bruzzi il ruolo di reale protagonista che, ad un secolo dalla scomparsa, gli spetta nella storia della grande arte italiana dell´Ottocento. Le promuovono, nelle loro sedi, la Galleria d´Arte Moderna Ricci Oddi (22 ottobre 2011 - 19 febbraio 2012) e la Fondazione di Piacenza e Vigevano (29 ottobre 2011 - 19 febbraio 2012), a Piacenza. La prima esposizione è curata da Andrea Baboni, la seconda da Andrea Baboni e Leonardo Bragalini; entrambe sono corredate da un catalogo. Di Bruzzi, l´esposizione allestita nella storica sede piacentina della Fondazione di Piacenza e Vigevano propone una cinquantina di opere, a documentare come egli sia stato - e non a caso lo ricorda il sottotitolo della mostra - "Un macchiaiolo tra Piacenza e Firenze". L´affascinante esposizione proposta dalla Ricci Oddi si sofferma su un genere che l´artista coltivò con passione e che segnò uno dei vertici della sua pittura, "La poetica della neve", i paesaggi innevati dalla luce tersa e cristallina. Stefano Bruzzi (Piacenza, 1835- 1911) visse e operò lungamente a Firenze a stretto contatto con la cerchia dei macchiaioli, condividendo con essi l´anelito verso una nuova pittura di rappresentazione della realtà. Fu artista di fondamentale importanza, particolarmente tra gli anni cinquanta e Sessanta del diciannovesimo secolo, per l´incisivo contributo alla nascita della nuova pittura del vero. Ignorato anche dalla critica più attenta, forse perché visse sempre un poco appartato, Bruzzi sviluppò una poetica della natura tra le più alte del secondo Ottocento italiano, indissolubilmente connessa al paesaggio dell´Appennino piacentino. In questi luoghi l´artista compose un vero e proprio poema pastorale di commovente complessità, nel quale il trascorrere delle stagioni nel silenzio degli spazi larghi e profondi è reso con un sentimento sacrale della natura. In questo scenario uomini e bestie compiono le quotidiane fatiche secondo uno schema antico e apparentemente immutabile. Egli fu in Italia una delle prime personalità che, con grande talento, subito dopo la metà del secolo, diede un contributo sostanziale al nuovo e autonomo modo di porsi dell´artista riguardo al dato reale. Tra le 50 opere esposte in Fondazione, assumono particolare rilievo i dipinti eseguiti tra 1855 e 1880, periodo nel quale Bruzzi può considerarsi tra i principali interpreti della pittura italiana di paesaggio; opere che svelano significative affinità con quanto andavano eseguendo i contemporanei macchiaioli. Sono presentati alcuni capolavori straordinari, come la Mietitura a Le Perteghette, il monumentale Cadon le foglie e il Che c´è?, dipinto notissimo per esser stato divulgato da una incisione che conobbe notevole diffusione; non mancano preziosi inediti come la Veduta del litorale di Nettuno, Pescatorelli, Pascolo a Caselle. Nel paesaggio innevato, soggetto monografico dell´esposizione alla Ricci Oddi, che l´artista esprime una particolare complessità e ricchezza di raggiungimenti stilistici. Dal 1865 ai primi anni Ottanta - arco temporale in cui è compresa la maggior parte delle opere esposte - pastorelli e pecore, contadini e spaccalegna nella fatica del lavoro quotidiano, interpretati nella luce cristallina del paesaggio innevato, assumono valori pittorici e stilistici di profonda suggestione. Il biancore luminoso della neve avvolge ogni cosa intorno e l´abituale scenario appare all´artista come trasfigurato. Gli azzurri, violetti e rosati del manto nevoso si accendono e si spengono con il variare della luce e le sagome di uomini ed animali, protagonisti della scena, assumono un nuovo risalto nelle colorazioni, proiettati contro quei cieli limpidi e profondi dove la luce si riverbera. L´esposizione comprende alcuni capolavori ritrovati: Prime giornate di bel tempo , esposto a Milano, presso la Società per le Belle Arti di Brera nel 1872; il mirabile Spaccalegna, datato 1873; Mulattieri dell´Appennino, in due suggestive versioni databili intorno al 1875; In cammino; Ritorno all´ovile e La mandria sperduta, presentato all´Esposizione Nazionale di Milano nel 1881, giudicato dal "macchiaiolo" Nino Costa come "uno dei migliori quadri dell´esposizione.Per carattere, sentimento intimo, e sincero della natura". In entrambi i casi alle opere più importanti sono affiancati i deliziosi e freschi bozzetti di studio, dipinti dal vero, utilizzati dall´artista per le più vaste composizioni elaborate in studio. Alcuni disegni di pregevole fattura mostreranno la prima ideazione di figure poi riprese nei dipinti. Due mostre, un unico percorso ideale, per ridare a Stefano Bruzzi quella dimensione assolutamente nazionale che gli compete. Informazioni: info@lafondazione.Com tel. 0523.311116 (dr. Tiziana Libè) www.Lafondazione.com info@riccioddi.It tel. 0523.320742 www.Riccioddi.it |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
MILANO (PALAZZO REALE): ARTEMISIA GENTILESCHI. STORIA DI UNA PASSIONE - ARTEMISIA RITORNA CON TUTTA LA SUA FORZA E PASSIONE SUL PALCOSCENICO DELLA GRANDE ARTE EUROPEA
|
|
|
 |
|
|
“Oltraggiata appena giovinetta, nell’onore e nell’amore. Vittima svillaneggiata di un pubblico processo di stupro. Che tenne scuola di pittura a Napoli. Che s’azzardò, verso il 1638, nella eretica Inghilterra. Una delle prime donne che sostennero colle parole e colle opere il diritto al lavoro congeniale e a una parità di spirito tra i due sessi” - Anna Banti in Artemisia (Milano, 1947). Palazzo Reale e 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore presentano, dal 22 settembre 2011 al 29 gennaio 2012, una grande mostra monografica, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, dove si intrecciano la storia di una donna e la passione di un’artista, Artemisia Gentileschi. Storia di una passione a cura di Roberto Contini e Francesco Solinas e arricchita da interventi scenografici e teatrali di Emma Dante. La mostra, forte di oltre 40 opere e documenti inediti, si prefigge di equilibrare i favori a ragione tributati all’eccellente genitore Orazio Gentileschi, e presenta al pubblico ogni nodo essenziale e specifico della pittura di Artemisia. Per la prima volta l’ampia monografia milanese dà spazio all’intera produzione di questa eccelsa protagonista del Seicento europeo, seguendola nelle sue non comuni esperienze di vita e riscoprendo un’artefice completa, di indubbio talento, che si è espressa in una variegata gamma di temi e generi pittorici. Artemisia nacque nel 1593 a Roma, figlia di quell`Orazio Gentileschi, celebrato in tutta Europa, capace di uguagliarlo in fama e nella pur diversamente orientata passione per la pittura. Roberto Longhi scrisse di lei nel 1916: «l´unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità...»; tuttavia l’artista ha dovuto aspettare oltre tre secoli per vedere riconosciuto dai posteri il suo status di grande pittore. Fino al secondo dopoguerra, infatti, la Gentileschi viene ricordata più per il processo per deflorazione intentato al collega del padre Agostino Tassi - che segnerà dolorosamente la sua vita e carriera - che per i suoi evidenti meriti pittorici. Dai primi anni Sessanta, la vicende della sua vita avventurosa e libera, come la forza espressiva e il linguaggio ricco e fantasioso della sua arte, sono stati oggetto di studi ed interpretazioni da parte della critica femminista: Artemisia diveniva un simbolo di coraggio ed emancipazione, ma la sua eccelsa pittura, ammirata sin dal Seicento e ricercata dai potenti di tutta Europa, era messa in secondo piano. Riscoprire il posto di Artemisia Gentileschi nella grande pittura del suo tempo e approfondire le vicende della sua vita, alla luce di documentazione edita ed inedita, sono tra gli obbiettivi della rassegna milanese ideata e curata da Roberto Contini, conservatore alla Gemäldegalerie di Berlino, con la collaborazione di Francesco Solinas, Maître de Conférences al Collège de France. La mostra si avvale di un prestigioso comitato scientifico composto da Alessandro Cecchi, direttore a Firenze della Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Appartamenti Reali e Giardino di Boboli; Roberto Paolo Ciardi dell’Accademia dei Lincei; Mina Gregori, presidente della Fondazione Longhi; Judy Mann, conservatore del Saint Louis Art Museum; Lorenza Mochi Onori, Soprintendente speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico per il Polo Museale della città di Napoli; Wolfgang Prohaska, Conservatore onorario del Kunshistorisches Museum di Vienna; Nicola Spinosa, Soprintendente onorario del Polo Museale napoletano; Renato Ruotolo dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e Andrés Úbeda de los Cobos, conservatore del Museo del Prado. La mostra è accompagnata da un ampio catalogo - pubblicato da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore - con saggi di Roberto Paolo Ciardi, Roberto Contini, Mina Gregori, Rodolfo Maffeis, Judy Mann, Renato Ruotolo e Francesco Solinas. Apparati biografici e critici di Michele Nicolaci e Yuri Primarosa |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
VENEZIA (PALAZZO LOREDAN): EMBLEMI DA UNA COLLEZIONE |
|
|
 |
|
|
A Palazzo Loredan, sede dell´Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, viene presentata una esposizione che documenta una tra le più interessanti raccolte d´arte moderna italiana: la collezione Giuseppe Merlini, che qui si svela per la prima volta al pubblico. Si tratta di una raccolta di circa 300 opere, unica per genesi. Nasce infatti dalla passione intellettuale del suo artefice, una curiosità che lo ha condotto all´esame di quanto la critica stava approfondendo, per calibrare su questo la scelta delle opere da inserire nella sua collezione. La selezione di capolavori proposta da Stefano Cecchetto a Palazzo Loredan propone opere attentamente "meditate", frutto di uno studio attento e di un´analisi bibliografica, oltre che dell´ istantanea emozione estetica. Tutti gli artisti che compongono la geografia di questo percorso - alcuni di chiara fama altri nell´alveo di una situazione storica particolare - sono infatti accomunati da un´autorevole apparato scientifico. Con molti di loro il collezionista ha avuto anche rapporti di frequentazione e legami di amicizia personale. Le scelte delle opere in mostra - condotta dal curatore della rassegna, Stefano Cecchetto - tracciano le linee guida di un percorso: dalla ´figura´ alla ´figurazione´, come emblemi di una metamorfosi e svelano la rappresentazione iconografica del cambiamento nelle arti del Novecento. Dal concetto di spazio al concetto spaziale, il tema della figurazione nelle arti visive del Novecento, si evolve dentro a un percorso mirato a rappresentare i mutamenti e le variazioni di un secolo sicuramente determinante per lo sviluppo delle arti figurative. Nella selezione attuata dal curatore avanzano così in sequenza le opere di Amedeo Modigliani, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio Giorgio Morandi, Filippo De Pisis, Mario Sironi, Massimo Campigli, Mario Tozzi, Gino Severini, Renato Paresce, Enrico Baj, Renato Guttuso, Ennio Morlotti, Lucio Fontana, Valerio Adami, Roberto Crippa, Piero Guccione, Omar Galliani, Claudio Parmiggiani e Giuseppe Maraniello. Avviata all´inizio degli anni settanta, la collezione conta oggi più di trecento opere - tutte di altissima qualità e coerenza pittorica - che raccontano un tracciato della storia dell´arte italiana del secondo dopoguerra. Un altro aspetto importante, relativo alla collezione è dato dall´attenzione verso le problematiche conservative, legate alla analisi ed alla conservazione delle opere in collezione Questo particolare aspetto della conservazione e restauro sarà anche uno dei temi specifici della mostra veneziana che ospiterà al suo interno una sala attrezzata a laboratorio - istituito e coordinato da Mariella Gnani conservatrice/curatrice della collezione - a disposizione delle scuole e della didattica, per la dimostrazione sul campo delle diverse operatività di intervento. Info: Dalla figura alla Figurazione nel ´900 italiano. Emblemi da una collezione - Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, Palazzo Loredan (Campo Santo Stefano) – 10 settembre / 6 novembre 2011 - Orario: tutti i giorni dalle 10 alle 18; chiusura lunedì - Ingresso 3 euro - Mostra e catalogo a cura di Stefano Cecchetto - Coordinamento generale di Mariella Gnani conservatrice/curatrice della Collezione - Allestimento Panstudio Architetti associati. Paolo Capponcelli, Mauro Dalloca, Cesare Mari - Catalogo: Silvana Editoriale |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
MATERIMA: PREMIO INTERNAZIONALE GIOVANE SCULTURA FONDAZIONE FRANCESCO MESSINA
|
|
|
 |
|
|
E´ stata affidata a Lorena De Corral e a Claudia Gioia la selezione degli artisti under 40 che saranno invitati a partecipare alla seconda edizione del Premio Internazionale Giovane Scultura Fondazione Francesco Messina. Il Premio voluto e sostenuto dallo Studio Copernico di Milano e dalla Fondazione Francesco Messina, concretizza il desiderio del Maestro siciliano di sostenere i giovani artisti e la nuova ricerca plastica. Il Premio, a cadenza biennale, prevede per ogni edizione il gemellaggio tra l´Italia e un paese straniero; la prima edizione ha avuto come paese ospite la Francia mentre per la seconda il Paese ospite sarà la Spagna. I curatori stanno già procedendo ad invitare artisti di loro scelta purché non abbiano superato il quarantesimo anno di età e presentino opere realizzate in materiali tradizionali (bronzo o altri metalli, marmo, ferro, resina, plastica ecc.) in cui sia evidente una certa manualità esecutiva. Sede del Premio è Materima, centro per la promozione, diffusione ed esposizione di arte plastica, che si trova a Casalbeltrame in provincia di Novara. Qui, dal 9 ottobre al 20 novembre, ognuno degli artisti invitati avrà l´opportunità di realizzare una personale, avendo a disposizione uno spazio di circa cento mq interni e di duecento all´esterno dove sarà possibile collocare una o più opere rappresentative del suo lavoro. Il Premio verrà assegnato, tra gli artistici invitati, in base al giudizio insindacabile di una commissione formata da esperti, appassionati d´arte, imprenditori e collezionisti e un rappresentante di un´istituzione museale. A ciascuno dei due vincitori, uno italiano e uno straniero, verrà assegnato un premio di 10.000,00 (diecimila/00) euro lordi. Un catalogo documenterà le opere installate, accompagnate dai testi dei curatori scientifici. Lo Studio Copernico di Milano, fondato nel 1986 da Nicola Loi e da sempre attivo promotore nel campo della scultura contemporanea in Italia e all´estero, non è la tradizionale galleria d´arte ma uno studio che privilegia il rapporto con gli artisti, organizzando eventi, curando l´immagine e le pubblicazioni e soprattutto sostenendo la realizzazione e la commercializzazione delle opere. La Fondazione Francesco Messina, istituita nel 2003, ha lo scopo di promuovere e salvaguardare il lavoro e l´immagine dell´artista, promuovendo e valorizzando i giovani scultori sia italiani sia stranieri attraverso mostre e pubblicazioni, e, appunto, attraverso il Premio Francesco Messina dedicato ai giovani scultori italiani ed europei. Claudia Gioia. Laureata in Filosofia e specializzata in management curatoriale, dal 2003 al 2008 è stata responsabile di Macro Future Museo d´Arte Contemporanea di Roma. Dal 2009 è direttore della Fondazione Volume di Roma. Ha curato mostre di artisti internazionali come Christian Boltanski, Michael Rovner, Erwin Wurm, Gregor Schneider; ha collaborato con istituzioni museali estere come il Kw di Berlino e il Ps1 di New York per la realizzazioni di rassegne internazionali di arte contemporanea. Lorena De Corral. Storica dell´arte e curatrice, è nata a Madrid. Laureata in Storia dell´Arte all´Università di Madrid ha conseguito poi il Master in Storia dell´Arte all´Institute if Fine Arts alla New York University. Direttrice della Collezione d´Arte Contemporanea della Fondazione Coca-cola Spagna e Direttrice di Expo Actual, è stata Co-direttrice del progetto "Sculpture in Public Spaces" della Ciudad Financiera Banco Santander a Boadilla del Monte, Madrid (2002-2007). E´ stata anche coordinatrice della 51^ Biennale di Venezia: The Experience of Art (2005), e coordinatrice delle esposizioni della Fundación Caja Madrid (1996-2000). Info: Studio Copernico, tel. 02.67075049 www.Studiocopernico.com - www.Materima.it |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
MILANO (TRIENNALE): CERAMICHE DEDICATE ALLE REGIONI ITALIANE - 13 SETTEMBRE / 9 OTTOBRE 2011
|
|
|
 |
|
|
Triennale Design Museum presenta una collezione composta da 21 portavasi antropomorfi realizzati su progetto di Ugo La Pietra dagli artigiani ceramisti calatini Bottega Branciforti, Alessandro Iudici, Nicolò Morales, Francesco Navanzino, Riccardo Varsallona, in occasione delle celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, nell’ambito della mostra a cura di Enzo Biffi Gentili Il futuro nelle mani. Artieri Domani, promossa dal Comune di Caltagirone e dall’Istituto d’Arte di Caltagirone. La ricerca della differenza nell’unità nazionale ha portato Ugo La Pietra verso la rappresentazione dei caratteri espressivi italiani ricorrendo all’impiego della ceramica di Caltagirone e a uno dei suoi archetipi più noti: la testa portavaso. Sono state così realizzate venti teste portavaso raffiguranti ciascuna una delle venti regioni italiane, a cui si aggiunge un ventunesimo vaso in rappresentanza dell’Italia come sintesi delle diversità territoriali riunite in un unico paese. Tutte le teste sono caratterizzate da una sorprendente capacità di individuazione e rivisitazione ironica degli stereotipi legati a ognuna delle regioni rappresentate. L’abilità degli artisti ceramisti ha dato forma ai progetti di La Pietra dimostrando la capacità di mantenere un forte rapporto con la propria tradizione ma con la disponibilità a ripensarla e rinnovarla. Artista, architetto e designer, Ugo La Pietra da oltre cinquant’anni si confronta con varie discipline artistiche. La sua opera si caratterizza per l’incontro tra la cultura del progetto e la produzione artigianale. Il designer lavora infatti da sempre in stretta collaborazione con le comunità artigiane e, nel confrontarsi con queste realtà, sa coniugare una progettualità attenta alle tecniche, ai materiali, alla produzione con la libera creatività |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
SÀRMEDE (PALAZZO MUNICIPALE): 29° MOSTRA INTERNAZIONALE D´ILLUSTRAZIONE PER L´INFANZIA - FIABE DALL´INDIA - 23 OTTOBRE / 18 DICEMBRE 2011 E 6 GENNAIO / 15 GENNAIO 2012
|
|
|
 |
|
|
Quando la fiaba raggiunge le vette: esposizione del progetto riconosciuto dal Ministero dell´Istruzione In concomitanza con la 29° Mostra Internazionale d´Illustrazione per l´Infanzia, dal 23 ottobre al 18 dicembre 2011 e dal 6 al 15 gennaio 2012, il Museo Zavrel ospita Quando la fiaba raggiunge le vette - Le fiabe di Rodari e delle Dolomiti, mostra della Scuola Internazionale d´Illustrazione di Sarmede. Le opere sono state realizzate durante i corsi estivi del 2011 condotti da Linda Wolfsgruber, ospite d´onore della 29a edizione de Le immagini della fantasia. L´esposizione rientra tra gli eventi del progetto Le Dolomiti, patrimonio mondiale dell´Unesco, in chiave illustrata per i bambini, realizzato grazie alla collaborazione con il Ministero dell´Istruzione dell´Università e della Ricerca. Il progetto scientifico-formativo, riconosciuto dal Ministero alla Mostra Internazionale di Sarmede nell´anno 2011, promuove tra i bambini la conoscenza del prezioso patrimonio naturalistico e culturale delle Dolomiti. La maggior parte delle opere inoltre saranno pubblicate in un libro, distribuito in autunno dal quotidiano Il Gazzettino. Gli eventi collegati Domenica 23 ottobre, ore 17.00, Museo Zavrel Quando la fiaba raggiunge le vette Apertura mostra con lettura animata Bianche Dolomiti per la principessa della luna. E altre storie, a cura di Giacomo Bizzai. Martedì 1 novembre, ore 15.00 e ore 16.30, Sala Consiliare Crea strappando Laboratori creativi per bambini. L´illustratrice Eleonora Cumer insegna ai bambini come creare un piccolo libro ispirandosi a una storia delle Dolomiti, favorendo la manualità e la creazione di immagini con l´uso di carta strappata e colla. Domenica 6 novembre, ore 10.00 e ore 11.30, Museo Zavrel La pittrice del Faloria. E altre storie Letture animate. Sabato 12 novembre, ore 15.00 e ore 16.30, Sala Consiliare Il bosco incantato Laboratori creativi per bambini, condotti dall´Ass. Maga Camaja. Caprioli, gufi, marmotte, farfalle. I bambini realizzeranno meravigliosi bassorilievi utilizzando legno, pietre e gli intensi colori della terra per rappresentare i boschi delle Dolomiti. Sabato 3 dicembre, ore 14.30 e ore 16.00, Museo Zavrel La notte che nacque Spina de Mül Letture animate. Ore 15.00 e ore 16.30, Sala Consiliare Il bosco incantato Laboratori creativi per bambini, condotti dall´Ass. Maga Camaja. I laboratori autunnali alla Scuola Internazionale d´Illustrazione per l´Infanzia Durante il periodo di apertura della Mostra a Sàrmede la Scuola Internazionale d´Illustrazione per l´Infanzia propone laboratori rivolti ad insegnanti, illustratori, operatori culturali e genitori. Per maggiori informazioni: www.Sarmedemostra.it 1. Illustrare sorridendo condotto da Annalaura Cantone, illustratrice Laboratorio inerente la progettazione di un libro non convenzionale (character study, storyboard, layout, full colour), creando situazioni e personaggi da nuovi punti di vista, con l´utilizzo di colori acrilici e vari materiali (carta, tessuti, ecc.). Corso per tutti Orari: sabato 22 ottobre ore 14.00 - 18.00; domenica 23 ottobre ore 9.30 - 13.00 e 14.30 - 18.00 Dove: Centro Sociale di Rugolo (fraz. Di Sàrmede) 2. Un anno da illustrare: il calendario 2012 condotto da Svjetlan Junakovic, illustratore Durante il laboratorio si realizzeranno le illustrazioni per un personale e divertente calendario. Una storia spiritosa raccontata per immagini ed ambientata nelle quattro stagioni dell´anno. Si sperimenteranno i bianchi dell´inverno, i verdi della primavera, i gialli e i blu dell´estate e i colori caldi dell´autunno. Corso per tutti Orari: sabato 29 ottobre ore 14.30 - 19.00; domenica 30 ottobre ore 9.30 - 13.00 e 14.30 - 19.00; lunedì 31 ottobre 9.30 - 13.00 e 14.30 - 19.00; martedì 1 novembre ore 9.30 - 17.00 Dove: Centro Sociale di Rugolo 3. Si può imparare a scrivere? Gli strumenti dello scrittore per ragazzi, corso di scrittura condotto da Luigi Dal Cin, autore Come costruire un testo narrativo che sia affascinante? Come si esercita l´invenzione? Quali tecniche stanno dietro l´efficacia di una descrizione e di un dialogo? In questo corso saranno analizzati i processi e gli elementi fondamentali che sorreggono la scrittura di tutti i testi narrativi e, in particolare, di quelli rivolti a giovani lettori: per condurre i partecipanti a una maggiore consapevolezza sulle modalità, le tecniche e le scelte che, di volta in volta, si possono adottare. Corso per tutti Orari: sabato 29 ottobre ore 15.00 - 19.00; domenica 30 ottobre ore 9.30 - 12.30 e 14.00 - 18.00; lunedì 31 ottobre ore 9.30 - 12.30 e 14.00 - 18.00; martedì 1 novembre ore 9.30 - 12.30 e 14.00 - 16.00 Dove: Biblioteca di Montaner 4. Laboratorio sul tema del Natale condotto da Svjetlan Junakovic, illustratore Laboratorio sul tema del Natale con tecniche miste e pastello. Con le illustrazioni sarà possibile realizzare cartoline e biglietti natalizi. Corso per tutti Orari: sabato 5 novembre ore 14.30 - 19.00; domenica 6 novembre ore 9.30 - 13.00 e 14.00 - 17.30 Dove: Centro Sociale di Rugolo 5. Laboratorio di gommapiuma condotto da Veronica Gonzales, burattinaia e animatrice L´uso della gommapiuma a fogli permette di realizzare diversi modelli di pupazzi partendo dal bidimensionale bianco - il foglio - al tridimensionale colorato - il soggetto finito. Corso per tutti Orari: sabato 12 novembre ore 15.00 - 19.00; domenica 13 novembre ore 9.30 - 13.00 Dove: Centro Sociale di Rugolo 6. Disegni... In prospettiva condotto da Eva Montanari, illustratrice Disegnare paesaggi ed interni, angolature insolite, visioni prospettiche, cercare inquadrature, tagli, luci, ombre e la loro potenzialità espressiva, in cui inserire i personaggi, ambientare storie ed espandere all´infinito la fantasia. Corso per tutti Orari: sabato 19 novembre ore 14.30 - 18.30; domenica 20 novembre ore 9.30 - 13.00 e 14.00 - 18.30 Dove: Centro Sociale di Rugolo 7. Si può migliorare un racconto? L´editing del testo narrativo corso di scrittura condotto da Luigi Dal Cin, autore Il corso, indicato a chi ha già acquisito e sperimentato gli elementi fondamentali che sorreggono la scrittura di testi narrativi rivolti a giovani lettori, fornirà le competenze critiche necessarie ad un´analisi consapevole del testo narrativo, per poterne identificare le carenze e proporne le migliorie necessarie. Corso avanzato per chi ha già seguito il corso base Orari: sabato 26 novembre ore 15.00 - 19.00; domenica 27 novembre ore 9.30 - 12.30 e 14.00 - 17.00 Dove: Biblioteca di Montaner 8. Illustrare dall´intuizione condotto da Javier Zabala, illustratore Essere attenti a ciò che succede quando lavoriamo, tenere la mente e il cuore aperti all´inaspettato, alle casualità costruttive, agli errori e alle molte cose interessanti che possono essere rappresentate nel foglio. Si partirà dall´idea, alla realizzazione grafica, analizzando le nostre possibilità per ottenere il massimo dall´illustrazione di un testo. Corso per tutti Orari: giovedì 8 dicembre 14.30 - 19.00; venerdì 9 dicembre 9.30 - 19.00; sabato 10 dicembre 9.30 - 19.00; domenica 11 dicembre 9.30 - 13.00 Dove: Centro Sociale di Rugolo 9. Il narratore affamato Come raccontare le fiabe ai bambini, condotto da Giacomo Bizzai, attore Corso di recita e di lettura animata di fiabe e racconti per bambini, insegnanti, operatori e genitori. Il corso di lettura animata offre ai partecipanti la possibilità di arricchire le proprie capacita di recita e lettura delle fiabe e dei racconti per bambini. Il corso prevede una serie di esercizi preparatori per affinare l´uso della voce e del corpo in funzione della lettura, a cui seguiranno delle prove di lettura su testi scelti dal conduttore del corso o proposti dagli stessi partecipanti. Si consiglia di indossare abiti comodi, preferibilmente tuta e scarpe da ginnastica. Corso per tutti (indicato per insegnanti, operatori e genitori) Orari: giovedì 8 dicembre 15.00 - 18.00; venerdì 9 dicembre 10.00 - 13.00; sabato 10 dicembre 10.00 - 13.00; domenica 11 dicembre 10.00 - 13.00 Dove: Scuola elementare di Sàrmede Info: Le immagini della fantasia - 29° Mostra Internazionale d´Illustrazione per l´Infanzia - Sàrmede, Palazzo Municipale - 23 ottobre - 18 dicembre 2011 e 6 gennaio - 15 gennaio 2012 Orario: feriali 9.00-13.00/14.00-16.00/20.00-21.30; festivi e prefestivi 10.00-12.30/14.30-21.30. Museo Zavrel - sopra Unicredit Banca: sabato, domenica e festivi 10.00-12.30 e 14.30-19.00. Incontri con illustratori, editori ed esperti, visite guidate e laboratori didattici per le scuole, corsi d´illustrazione, letture animate, workshop creativi per bambini, concerti e percorsi tra gli affreschi. Per informazioni: tel. +39 0438/959582 - info@sarmedemostra.It - www.Sarmedemostra.it |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
MILANO (PALAZZO REALE): ARTEMISIA GENTILESCHI. STORIA DI UNA PASSIONE |
|
|
 |
|
|
Oltraggiata appena giovinetta, nell’onore e nell’amore. Vittima svillaneggiata di un pubblico processo di stupro. Che tenne scuola di pittura a Napoli. Che s’azzardò, verso il 1638, nella eretica Inghilterra. Una delle prime donne che sostennero colle parole e colle opere il diritto al lavoro congeniale e a una parità di spirito tra i due sessi” - Anna Banti in Artemisia (Milano, 1947). Palazzo Reale e 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore presentano, dal 22 settembre 2011 al 29 gennaio 2012, una grande mostra monografica, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, dove si intrecciano la storia di una donna e la passione di un’artista, Artemisia Gentileschi. Storia di una passione a cura di Roberto Contini e Francesco Solinas e arricchita da interventi scenografici e teatrali di Emma Dante. La mostra, forte di oltre 40 opere e documenti inediti, si prefigge di equilibrare i favori a ragione tributati all’eccellente genitore Orazio Gentileschi, e presenta al pubblico ogni nodo essenziale e specifico della pittura di Artemisia. Per la prima volta l’ampia monografia milanese dà spazio all’intera produzione di questa eccelsa protagonista del Seicento europeo, seguendola nelle sue non comuni esperienze di vita e riscoprendo un’artefice completa, di indubbio talento, che si è espressa in una variegata gamma di temi e generi pittorici. Artemisia nacque nel 1593 a Roma, figlia di quell`Orazio Gentileschi, celebrato in tutta Europa, capace di uguagliarlo in fama e nella pur diversamente orientata passione per la pittura. Roberto Longhi scrisse di lei nel 1916: «l´unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità...»; tuttavia l’artista ha dovuto aspettare oltre tre secoli per vedere riconosciuto dai posteri il suo status di grande pittore. Fino al secondo dopoguerra, infatti, la Gentileschi viene ricordata più per il processo per deflorazione intentato al collega del padre Agostino Tassi - che segnerà dolorosamente la sua vita e carriera - che per i suoi evidenti meriti pittorici. Dai primi anni Sessanta, la vicende della sua vita avventurosa e libera, come la forza espressiva e il linguaggio ricco e fantasioso della sua arte, sono stati oggetto di studi ed interpretazioni da parte della critica femminista: Artemisia diveniva un simbolo di coraggio ed emancipazione, ma la sua eccelsa pittura, ammirata sin dal Seicento e ricercata dai potenti di tutta Europa, era messa in secondo piano. Riscoprire il posto di Artemisia Gentileschi nella grande pittura del suo tempo e approfondire le vicende della sua vita, alla luce di documentazione edita ed inedita, sono tra gli obbiettivi della rassegna milanese ideata e curata da Roberto Contini, conservatore alla Gemäldegalerie di Berlino, con la collaborazione di Francesco Solinas, Maître de Conférences al Collège de France. La mostra si avvale di un prestigioso comitato scientifico composto da Alessandro Cecchi, direttore a Firenze della Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Appartamenti Reali e Giardino di Boboli; Roberto Paolo Ciardi dell’Accademia dei Lincei; Mina Gregori, presidente della Fondazione Longhi; Judy Mann, conservatore del Saint Louis Art Museum; Lorenza Mochi Onori, Soprintendente speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico per il Polo Museale della città di Napoli; Wolfgang Prohaska, Conservatore onorario del Kunshistorisches Museum di Vienna; Nicola Spinosa, Soprintendente onorario del Polo Museale napoletano; Renato Ruotolo dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e Andrés Úbeda de los Cobos, conservatore del Museo del Prado. La mostra è accompagnata da un ampio catalogo - pubblicato da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore - con saggi di Roberto Paolo Ciardi, Roberto Contini, Mina Gregori, Rodolfo Maffeis, Judy Mann, Renato Ruotolo e Francesco Solinas. Apparati biografici e critici di Michele Nicolaci e Yuri Primarosa |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
TRENTO: ALLA SCOPERTA DI TRIDENTUM. LA CITTA’ SOTTERRANEA - ITINERARIO ARCHEOLOGICO DAL S.A.S.S. ALLA BASILICA PALEOCRISTIANA - SABATO 10 SETTEMBRE |
|
|
 |
|
|
Sabato 10 settembre torna un’iniziativa di particolare interesse per approfondire la conoscenza dell’antica Tridentum romana, lo splendidum municipium, come fu definito dall’imperatore Claudio nel 46 d.C. Si tratta di “Alla scoperta di Tridentum. La città sotterranea”, l’itinerario archeologico nel centro di Trento, dal S.a.s.s. A Porta Veronensis e alla Basilica Paleocristiana. L’iniziativa, che verrà ripetuta sabato 24 settembre, 8 e 22 ottobre, è a cura dei Servizi Educativi della Soprintendenza per i Beni librari, archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento e del Museo Diocesano Tridentino. Il ritrovo è alle ore 16 presso il S.a.s.s., lo Spazio Sotterraneo Archeologico del Sas, in piazza Cesare Battisti. La quota di partecipazione è di 4 euro incluso l’ingresso ai siti archeologici, previa prenotazione entro le ore 12 del giorno dell’iniziativa al numero 0461 230171. Il S.a.s.s., luogo simbolo di Tridentum, offre al visitatore oltre 1.700 mq. Di città romana esito degli scavi archeologici effettuati in occasione del restauro e dell’ampliamento del Teatro Sociale. L’ampia area è costituita da spazi ed edifici pubblici e privati: un lungo tratto del muro di cinta orientale, un esteso segmento di strada pavimentata, settori di case con resti di mosaici, cortili e botteghe artigiane. Dopo la visita al S.a.s.s., si prosegue per Porta Veronensis, alla quale si accede dall’atrio del Museo Diocesano Tridentino. Monumentale ingresso alla città per chi proveniva da sud, la porta, così come è giunta fino a noi, è opera della metà circa del primo secolo dopo Cristo. Gemina, ossia a due fornici, per il passaggio di pedoni e carri, fiancheggiata da torri poligonali in laterizi, era costruita in calcare bianco, alta due, forse tre, piani. Da essa si dipartiva il cardine massimo, la principale strada interna a Tridentum diretta a nord. L’itinerario si conclude con la visita alla Basilica Paleocristiana di S. Vigilio. Eretta all’esterno della cinta urbica, la Basilica deve la sua prima origine alla sepoltura, voluta dal vescovo Vigilio, dei tre missionari Sisinio, Martirio e Alessandro uccisi in Val di Non il 29 maggio del 397. Alla sua morte lo stesso Vigilio – patrono della diocesi di Trento – fu deposto a fianco dei tre santi. Da principio l’edificio rivestì il ruolo di basilica cimiteriale, ovvero di santuario con funzione eminentemente commemorativa. Tra il IX e il X secolo assunse il ruolo di chiesa cattedrale, in concomitanza con lo spostamento nelle immediate adiacenze del Palatium Episcopatus, residenza dei vescovi che, dal 1027, ottennero anche il potere temporale. Info: Provincia autonoma di Trento Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici - Via Aosta 1, Trento - Tel. 0461 492161 - Fax 0461 492160 mailto:-sopr.Librariarchivisticiarcheologici@provincia.tn.it - www.Trentinocultura.net/archeologia.asp; Museo Diocesano Tridentino Palazzo Pretorio - Piazza Duomo 18, Trento - Tel. 0461-234419 - Fax 0461-260133 - museodiocesano@iol.It - www.Museodiocesanotridentino.it |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
16^ FESTA DELLA MELA
|
|
|
 |
|
|
Ricca offerta gastronomica lungo il percorso del centro storico di Tolmezzo – per l’occasione off limits per le auto– con piatti a base di mela e stand di aziende dell´agroalimentare carnico. Festa per famiglie con iniziative collaterali come attività sportive, laboratori per bambini, parchi giochi e fattorie didattiche. L’intera città sarà in fermento anche grazie allo “shopping day” che prevede l’apertura straordinaria dei negozi Sabato 24 e domenica 25 settembre www.Nuovaprolocotolmezzo.it |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
VENEZIA (CA´ PESARO – GALLERIA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA): BACK IN BLACK DI ANDREA MORUCCHIO - SALA 10 - 2 SETTEMBRE / 23 OTTOBRE 2011
|
|
|
 |
|
|
La mostra presenta una selezione di sei opere plastiche, una stampa e un video, il cui legame formale più evidente è il colore nero. Si tratta di lavori particolarmente rappresentativi del percorso artistico di Andrea Morucchio (1967), sviluppatosi in un ampio orizzonte di ricerca: fotografia, scultura, installazione, video e performance, sono i mezzi utilizzati da più di un decennio in una continua sperimentazione di dimensioni espressive, esperienziali e creazioni di senso. Continua con questa mostra la “vocazione” della Sala 10 – l’ultima del percorso museale – che ancora una volta si propone come uno spazio dedicato a rotazione alla presentazione di inediti dalle collezioni, riscoperte e saggi significativi di video-arte e videografia e, come in questo caso, a importanti sperimentazioni di giovani artisti. Alla mostra è abbinato un catalogo, con testi introduttivi di Silvio Fuso e Stefania Portinari e, per le singole opere, testi di Giovanni Bianchi, Daniele Capra, Chiara Casarin, Gaia Conti, Domitilla Musella, Andrea Pagnes, Silvio Saura, Alberto Zanchetta. A cura di Silvio Fuso. Progetto grafico di Matteo Rosso. Back in Black presenta una serie di opere in cui l’interesse sensoriale per la forma non è mai disgiunto dal livello simbolico o metaforico. Forme e significati si richiamano, dialogano e si sviluppano tra scultura, video performance e fotografia, in un allestimento suggestivo che allude allo Zeitgeist, lo spirito del tempo che stiamo vivendo. Uno spirito buio, tra guerra, crisi economica, disastri ecologici, il populismo e le “videocrazie”. Un “ritorno al nero” come metafora cromatica della nostra contemporaneità, che stimola riflessioni necessarie per scoprire e forse perfino modificare le caratteristiche del mondo in cui viviamo. Note biografiche e selezione mostre personali e collettive dell’artista da pagina 3. Da pagina 6 un estratto dal catalogo della mostra L’opera al nero, di Stefania Portinari. Le opere in mostra: Rivoluzioni video dvd, 6 min. Loop Enlightenments ferro forgiato, vetro stampato, molato, satinato cm 65x40x13 Blade vetro molato, ferro forgiato cm 80x25x25 B[æ]d Time scultura in vetro nero stampato, molato, satinato, 1 cuscino in velluto trattato cm 122x 44x5 Accumulo vetro molato, gomma cm 110x35x35 Celata due sculture vetro nero soffiato, stampato, satinato cm 44x35x30 Cross Shoots, scultura a muro vetro stampato, molato, satinato cm 180x100x7 Damòsseno dittico stampa b/n cm 82x58 cad 2 – Galleria Internazionale d’Arte Moderna Sala 10 2 settembre - 23 ottobre 2011 Info e prenotazioni: Back In Black di Andrea Morucchio - Ca´ Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Santa Croce, 2076, Venezia – fino al 23 ottobre 2011 - www.Visitmuve.it - info@fmcvenezia.It - call center 848082000 (dall’Italia) - +3904142730892 (dall’estero) |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
FONDAZIONE MUSEI CIVICI DI VENEZIA - E’ GABRIELLA BELLI IL NUOVO DIRETTORE
|
|
|
 |
|
|
La Fondazione Musei Civici di Venezia è lieta di annunciare la scelta del suo nuovo Direttore, avvenuta a conclusione di una ricerca e di una selezione svoltasi nel corso degli ultimi mesi. Si tratta di Gabriella Belli, che subentra così a Giandomenico Romanelli il cui mandato scadrà il prossimo 31 agosto 2011. Trentina, laureata e specializzata in storia dell´arte moderna e contemporanea, dal 1989 al 2011 ha ricoperto il ruolo di Direttore del Mart (Museo d´Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto), dove, accanto all’attività istituzionale, ha curato personalmente - oltre che per altre importanti istituzioni museali italiane e straniere - una sessantina di mostre d´arte moderna e contemporanea, d´architettura e design. Membro della Commissione Nazionale per la Promozione della Cultura Italiana all’Estero del Ministero Affari Esteri, fa parte del comitato tecnico-scientifico ministeriale per la qualità architettonica e urbana e per l’arte contemporanea del Consiglio Superiore dei Beni Culturali; dal 2002 è inoltre presidente dell´Associazione Nazionale dei Musei d´Arte Contemporanea Italiani (Amaci) e ha da poco ricevuto la prestigiosa onorificenza di “Cavaliere delle arti e delle lettere di Francia” dal Presidente del Musée d’Orsay Guy Cogeval, su incarico del Ministro per la cultura francese Frederic Mitterand. Nel suo nuovo incarico Gabriella Belli avrà il compito di individuare e proporre i programmi e i piani delle attività della Fondazione, curandone la loro esecuzione negli aspetti culturali, scientifici e artistici. Il nuovo Direttore prenderà servizio in autunno. Nel periodo di vacatio la guida scientifico artistica della Fondazione sarà garantita dalla dirigenza. Info: www.Visitmuve.it |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
MILANO (POLDI PEZZOLI): BELLINI, BOTTICELLI, POLLAIOLO. CAPOLAVORI SVELATI DA OMAR GALLIANI
|
|
|
 |
|
|
Il Museo Poldi Pezzoli prosegue la stagione espositiva 2011 con un suggestivo confronto tra alcuni suoi capolavori e l´interpretazione di Omar Galliani, uno dei protagonisti dell´arte italiana contemporanea. La mostra Bellini, Botticelli, Pollaiolo. Capolavori svelati da Omar Galliani in programma al Museo Poldi Pezzoli dal 16 settembre al 23 ottobre 2011, propone alcuni disegni dell´artista reggiano che reinterpretano tre delle opere più famose della collezione del Museo: l´Imago Pietatis di Giovanni Bellini, il Compianto sul Cristo morto di Sandro Botticelli e il Ritratto di dama di Piero del Pollaiolo, simbolo della casa-museo. "Con questa mostra di Omar Galliani - dichiara Annalisa Zanni, direttore del Museo Poldi Pezzoli - vogliamo proseguire nel percorso di dialogo tra le arti dal passato al contemporaneo, caro a Gian Giacomo Poldi Pezzoli, fondatore del Museo. Di questo dialogo Galliani è interprete estremamente raffinato, nella sua volontà di recuperare la tecnica antica del disegno dei maestri fiorentini del Rinascimento" |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
FERRARA (PALAZZO DEI DIAMANTI): GLI "ANNI FOLLI" DI PARIGI
|
|
|
 |
|
|
Gli anni folli narra la Parigi di Modigliani, Picasso e Dalí, quando la città era capitale mondiale dell´arte, dalla fine della Grande Guerra ai primi anni Trenta. Monet, Matisse, Mondrian, Picasso, Braque, Modigliani, Chagall, Duchamp, De Chirico, Miró, Magritte e Dalí furono i principali protagonisti di un periodo di eccezionale vitalità artistica. Anni che furono definiti "folli", in una capitale in pieno fermento, dal clima cosmopolita, dove teatri, i caffè, il jazz, le gallerie attraevano da ogni parte del mondo musicisti, scrittori, coreografi, cineasti e artisti in cerca di fortuna e celebrità. Nella ville lumière, novella mecca dell´arte, si respirava l´aria di una nuova era, contrassegnata da un senso di libertà e da un clima di rinascita che fa di Parigi il laboratorio internazionale della creatività, prima che l´ascesa del Terzo Reich in Germania cambiasse in maniera irreversibile il clima europeo. Sollecitati dal fermento di quel crocevia internazionale, i più grandi artisti del tempo rimettono in gioco le loro ricerche, con una straordinaria energia creativa. Ne deriva un caleidoscopio di stili nel quale, in sintonia con i sentimenti del dopoguerra oscillanti tra incertezza ed euforia, convivevano la necessità di conquistare una nuova armonia per allontanare il ricordo del conflitto e la volontà di rompere con il passato per ripartire da zero e dar vita a un´arte completamente inedita. Tutto questo è raccontato in Gli anni folli, a Palazzo dei Diamanti, dall´11 settembre 2011 all´8 gennaio 2012, nella mostra organizzata da Ferrara Arte e curata da Simonetta Fraquelli, Susan Davidson e Maria Luisa Pacelli che qui hanno riunito dipinti, ma anche sculture, costumi teatrali, fotografie, ready made, disegni, dai più importanti musei e collezioni private del mondo. La mostra prende le mosse dalle opere di due maestri impressionisti ancora attivi ed influenti nel primo dopoguerra. Se la monumentale Fonte di Renoir rivelò a Picasso e ai suoi colleghi la forza di una rilettura moderna dell´arte classica e rinascimentale, opere rivoluzionarie di Monet come Il ponte giapponese scardinarono qualsiasi idea di rappresentazione naturalistica e prospettica, giungendo alle soglie dell´astrazione. Ad incarnare il carattere cosmopolita e bohémien della vita artistica parigina sono i ritratti e i nudi della cosiddetta "Scuola di Parigi", una variegata costellazione di giovani artisti stranieri - come Modigliani, Chagall, Kisling, Foujita o Soutine - accomunati da uno stile figurativo fortemente personale, coerente con il sogno di libertà che li aveva attratti nella capitale francese. Le forme piene e armoniose del Nudo di Modigliani sono anche rivelatrici di quell´aspirazione all´equilibrio cui daranno voce, in modi diversi, molte delle tendenze attive a Parigi negli anni Venti. Capolavori come Chitarra, bicchiere e fruttiera di Picasso e Il tavolino rotondo di Braque testimoniano lo stile elegante e misurato sperimentato in questa fase dai padri del cubismo. In quegli anni il genio multiforme di Picasso si manifesta anche in altre direzioni. Egli fu tra i pionieri, assieme a Derain, a De Chirico e a Severini, di quel moderno classicismo che si impose negli anni Venti attualizzando temi tradizionali o tratti dalla commedia dell´arte: ne sono espressione un´icona come la Maternità di Picasso, così come i maestosi Nudo con gatto di Derain e Due figure mitologiche di De Chirico, o ancora il raffinato Pulcinella malinconico di Severini. A loro volta Matisse e Bonnard recuperano una vena naturalistica nelle sensuali figure create al sud e in Normandia ma esposte a Parigi, come i bellissimi Nudo disteso e Nudo su sfondo giallo. Dal 1919, l´olandese Piet Mondrian diede alla luce le sue rivoluzionarie tele neoplastiche ispirate a un principio di ordine universale, che rappresentavano un´ulteriore risposta alle ansie e ai timori del periodo postbellico. A rappresentare questa fase cruciale della sua ricerca saranno due composizioni a griglie di colori puri, una del primo periodo parigino e una dei pieni anni Venti. Il teatro rappresentò un´importante frontiera per gli artisti, che idearono costumi e scenografie per compagnie sperimentali come i Balletti Russi e i Balletti Svedesi portando sulla scena la genialità delle loro ricerche creative. Uno spettacolare allestimento di costumi, bozzetti e riproduzioni di apparati scenici di Matisse, Larionov, Léger e De Chirico restituisce la suggestione di quelle "opere d´arte totale" nate dall´incontro tra musica, coreografia e arti visive. Con il dadaismo e il surrealismo irrompe sulla scena artistica parigina l´esuberanza creativa e lo spirito radicale dei movimenti d´avanguardia. Ironiche, provocatorie e iconoclaste, le opere dei dadaisti prendono di mira le convenzioni morali e culturali della società borghese. Ne sono esempi emblematici i ready made di Duchamp, Air de Paris o Fresh Widow, e di Man Ray, Cadeau, così come le macchine di Picabia quale L´oil-caméra. In seguito, la nascita del surrealismo riaccende un progetto utopistico di portata universale: restituire al mondo un significato nuovo, che possa aprire la strada alla liberazione spirituale e materiale dell´umanità. La mostra si chiude con le tele e le sculture di Ernst, Miró, Masson, Magritte, Tanguy, Giacometti e Dalí, dense di immagini oniriche e perturbanti, come finestre aperte sul meraviglioso che invitano ad abbattere ogni inibizione e a risvegliare il desiderio e l´immaginazione. Info: Gli anni folli. La Parigi di Modigliani, Picasso e Dalí. 1918-1933 - Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 11 settembre 2011 - 8 gennaio 2012 - Mostra a cura di Simonetta Fraquelli, Susan Davidson e Maria Luisa Pacelli, è organizzata da Ferrara Arte. Catalogo edito da Ferrara Arte - Aperto tutti i giorni, feriali e festivi, lunedì incluso, dalle 9.00 alle 19.00 - Aperto anche 1 novembre, 8, 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio - Call Center Ferrara Mostre e Musei - tel. 0532 244949 - diamanti@comune.Fe.it - www.Palazzodiamanti.it |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
SIENA: DAL 1 OTTOBRE ESPOSIZIONE A CURA DEL COMUNE DI SIENA E VERNICE PROGETTI CULTURALI “LE STANZE DEL DESIDERIO” DI MILO MANARATA AL MAESTRO DELL’EROS
|
|
|
 |
|
|
Un cammino sensoriale nei quarant’anni di carriera con quasi 300 opere tra tavole, pannelli, illustrazioni, video, installazioni e contributi di diverso tipo. In programma particolarità e inediti che riguarderanno collaborazioni illustri con maestri, registi e attori del cinema di ieri e di oggi Siena apre “Le stanze del desiderio” di Milo Manara. Al celebre fumettista italiano, la città dedica la prima vera antologica della carriera. Dal 1 ottobre, e fino all’8 gennaio 2012, sarà quindi possibile fare un viaggio in quarant’anni di lavoro e passione per l’illustrazione e il fumetto, con circa 300 disegni selezionati tra tavole, pannelli, illustrazioni originali arricchiti da video, installazioni e contributi di diverso genere. Un omaggio al Maestro dell’erotismo e ad uno degli illustratori più celebri al mondo. “Milo Manara - Le stanze del desiderio” è promossa dal Comune di Siena e dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena e realizzata da Vernice Progetti Culturali. Curata da Claudio Curcio, direttore di Napoli Comicom, struttura che segue le mostre del maestro veronese nel mondo da cinque anni, questo appuntamento segue idealmente la mostra-evento del 2005 dedicata a Hugo Pratt ed è ospitata nella stessa sede, le sale del Complesso Museale Santa Maria della Scala. La mostra - “Milo Manara - Le stanze del desiderio” è un cammino multi-sensoriale ed onirico, per immergere il visitatore nell´universo sensuale della carriera di Milo Manara, senza soffermarsi in un percorso cronologico o didascalico, ma cercando di offrire una più estesa chiave di lettura alla sconfinata produzione di quello che è universalmente riconosciuto con uno dei grandi Maestri dell´Erotismo e dell´illustrazione tout court. Lo spettatore sarà accolto in un susseguirsi di vere e proprie “Stanze”, in cui, attraverso estratti audio e video, immagini digitali e ovviamente i suoi disegni e le sue tavole originali, potrà entrare in contatto con le tematiche più care all´autore veronese. Le Stanze - Quasi senza soluzione di continuità, presenteranno i temi portanti della carriera di Manara, dall´esplorazione dell´avventura pura, attraverso il suo alter ego Giuseppe Bergman, passando per le due importanti figure di riferimento nel percorso professionale e personale dell´artista: Hugo Pratt e Federico Fellini. Sarà poi la volta delle uniche due eroine di Manara che sono diventate “personaggio”: Claudia, suo malgrado, protagonista del successo mondiale “Il Gioco”, e Miele, ben più consapevole star del “Profumo dell´Invisibile” e delle “Candid Camera”. Stanze anche per l´affresco storico dedicato ai Borgia, che permetteranno di scoprire l´enormità di dettagli presenti nelle tavole della storia sceneggiata da Alejandro Jodorowsky. Non mancherà ovviamente una Stanza “vietata”, che sotto il nome di “Eros e Thanatos” raccoglierà le immagini più esplicite di Manara, insieme alle grandi tele della serie dedicata alla “Modella”. Altre opere - Le immagini per la stampa e la pubblicità, le affiches di festival ed eventi, le tante copertine e, ancora, le celebri “storie brevi” e le pagine a fumetti più recenti, completeranno l´esposizione che conterà in totale quasi 300 originali, comprese le bellissime illustrazioni realizzate ad hoc per la città di Siena e per la sua mostra. Info utili: Milo Manara - Le Stanze del desiderio Siena, Complesso Museale Santa Maria della Scala 1 ottobre 2011 - 8 gennaio 2012 Catalogo Mostra: 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
ARTE POVERA 2011 A CURA DI GERMANO CELANT |
|
|
 |
|
|
Da settembre 2011 apre al pubblico la mostra – evento Arte povera 2011 a cura di Germano Celant, che si svolgerà contemporaneamente, fino a marzo 2012, in diverse e importanti istituzioni museali e culturali italiane, nelle città di Bologna, Milano, Napoli, Roma e Torino. L’iniziativa, che ha come fulcro il movimento nato nel 1967 con gli artisti Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio, presenta su scala nazionale e internazionale gli sviluppi storici e contemporanei di questa ricerca distribuendo le varie fasi e i singoli momenti linguistici in differenti spazi, dal Maxxi – Museo nazionale delle arti del Xxi secolo di Roma al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea di Rivoli (Torino), dal Madre – Museo d´Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli al Mambo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e dalla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma alla Triennale di Milano. Insieme ai singoli responsabili museali Beatrice Merz per il Castello di Rivoli, Maria Vittoria Marini Clarelli per la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, Eduardo Cicelyn per il Madre, Gianfranco Maraniello per il Mambo, Anna Mattirolo per il Maxxi Arte e Davide Rampello per la Triennale, il curatore Germano Celant ha concepito un progetto di mostra che, mettendo insieme un alto numero di opere storiche e recenti, si proponga come un viaggio nel tempo dal 1967 a oggi e, negli spazi, attraverso diverse situazioni architettoniche e ambientali, tra gli avvenimenti che hanno avuto come protagonisti gli artisti dell’Arte povera. Arte povera 2011, che si avvale dei prestiti dei maggiori musei e delle più importanti fondazioni, anche dedicate ai singoli artisti, in Italia e all’estero, ha altresì il fine di coagulare l’attenzione su una ricerca visuale che è stata riconosciuta, insieme al Futurismo, quale importante contributo all’arte nel mondo. L’intento è di esporre l’intero percorso del movimento tramite un circuito di musei d’arte moderna e contemporanea italiana, scelti seguendo una sequenza che include Torino, Milano, Bologna, Napoli e Roma, che a sua volta si pone simbolicamente come insieme rappresentativo del 150mo anniversario dell’Unità d’Italia. Un’importante catena museale coordinata e articolata per un’unica mostra-evento sull’Arte povera; una sinergia, all’interno della quale i singoli musei o istituzioni presentano un progetto diverso e specifico che ne riflette l’identità, quanto le collezioni. Come promotori dell’evento il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e la Triennale di Milano si sono assunti l’impegno di produrre le mostre di carattere generale, riguardanti sia le relazioni internazionali che l’intero arco storico dell’Arte povera. Pertanto presso il Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea si tiene la mostra “Arte povera international”. Qui le singole sale dei protagonisti dell’Arte povera trovano in parallelo altre sale dove le loro opere, provenienti dalla collezione del Castello o da altre collezioni nel mondo, sono messe in dialogo con lavori di artisti che hanno condiviso lo stesso momento storico e linguistico. Per cui i due piani del Museo ospiteranno un discorso autonomo dei singoli artisti e uno in parallelo con personalità come Vito Acconci, Carl Andre, John Baldessari, Dara Birnbaum, Daniel Buren, Lucio Fontana, Sol Lewitt, Walter De Maria, Rebecca Horn, On Kawara, Fausto Melotti, Berry Le Va, Keith Sonnier, Robert Barry e Andy Warhol. In questa prospettiva internazionale sarà anche selezionata e presentata un’antologia di video d’artista. Siccome Milano non ha mai ospitato una grande antologica sull’Arte povera, la sede della Triennale è stata scelta per testimoniare il percorso degli artisti a partire dal 1967, in una mostra dal titolo: “Arte povera 1967-2010”. Sviluppandosi sui due piani dell’edificio progettato da Muzio, nel 1931, l’esposizione si compone di una prima parte, allestita nelle stanze disegnate da Gae Aulenti, e dedicata alle opere storiche dal 1967 al 1975, che segnano quindi l’esordio linguistico, basato sull’impiego di materiali inediti e di articolazioni energetiche sorprendenti, mentre la seconda, ospitata nei grandi spazi aperti del secondo piano, aspira a documentare lo spirito fluido e spettacolare delle imponenti opere realizzate dai singoli artisti dal 1975 al 2010, così che si intreccino a formare un arcipelago di momenti intensi e contrastanti in dialogo tra loro. L’esposizione del Mambo dal titolo "Arte povera 1968" prende spunto dalla mostra storica tenutasi alla Galleria De’ Foscherari di Bologna nel 1968 e dal relativo catalogo con il dibattito critico che ne seguì. Oltre ad alcune delle opere esposte in quell’occasione e ad altre che testimoniano del tipo di attività svolta dai diversi protagonisti intorno al periodo preso in considerazione, viene presentata una selezione di materiali - cataloghi, libri d´artista, manifesti, inviti e documenti realizzati a partire dalla fine degli anni sessanta - concernente il movimento e i suoi contributi linguistici. La Chiesa di Donnaregina Vecchia una tra le maggiori testimonianze di epoca medievale a Napoli, e ora parte del Madre è teatro della mostra “Arte povera + Azioni povere 1968” che fa riferimento alla rassegna internazionale dallo stesso titolo, tenutasi presso gli Arsenali di Amalfi nell’ottobre del 1968. Per tale ragione l’esposizione prevede un rimando tramite documenti, lavori ed interventi d’artista, sullo stesso contenitore storico, che testimoniano la situazione creativa venutasi a creare nell’evento amalfitano. A Roma l’evento Arte povera 2011 si articola evidenziando le singole presenze in collezione all’interno del programma espositivo del Maxxi – Museo nazionale delle arti del Xxi secolo e della Galleria nazionale d’arte moderna così da formare un insieme che vive sull’interazione espositiva delle singole sedi museali. Al Maxxi viene presentata una grande installazione di Gilberto Zorio che sospesa davanti alla grande vetrata del piano superiore del museo coinvolgerà visivamente la Piazza esterna stabilendo una relazione tra gli spazi. L’opera sarà un catalizzatore di energia che renderà visibile il legame che unisce il Maxxi alla gente. La Galleria nazionale d’arte moderna invece, a seguito di un radicale riordinamento delle collezioni del museo in occasione del suo centenario, riapre al pubblico dal 7 dicembre proponendo un nucleo di approfondimento su Pino Pascali, con una selezione di 20 opere dalla collezione, e completa il suo tributo all’Arte Povera valorizzando in allestimento le opere di Boetti, Fabro, Paolini, Penone, Pistoletto, Kounellis e Zorio. Al fine di allargare la “mappatura” operativa attuale che riguarda l’Arte Povera, sono in corso di studio e di progettazione - in corso di definizione e di annuncio - una serie di interventi, installazioni, azioni, incontri che, a partire da novembre e fino alla primavera del 2012, andranno ad ampliare e ad arricchire il percorso della mostra Arte povera 2011. Coinvolgendo altre città italiane, il proposito è di creare ulteriori occasioni in cui i contributi linguistici dei singoli artisti siano sottoposti a un’ulteriore ambientazione e a un arricchimento interpretativo. E al tempo stesso si possa realizzare, quando fattibile, progetti speciali che forniscano, tramite un taglio puntato sull’attualità e il contemporaneo, una lettura più recente dell’attività degli artisti. Infine a raccogliere la complessità delle proposta espositiva è realizzato per conto di Electa e sotto la stessa direzione scientifica, un unico catalogo. Nella pubblicazione verranno riuniti i contributi dei direttori dei musei e delle istituzioni coinvolte, i testi critici sugli artisti e quelli sulle differenti poetiche dell’Arte povera, la documentazione fotografica relativa alle opere esposte e quella relativa al contesto storico e agli sviluppi recenti dei singoli contributi linguistici. Tra gli altri, hanno prestato il loro apporto critico: Luca Massimo Barbero, Marcella Beccaria, Eduardo Cicelyn, Mirta d’Argenzio, Ester Coen, Lara Conte, Anna Costantini, Nicholas Cullinan, Richard Flood, Claire Gilman, Massimiliano Gioni, Gabriele Guercio, Robert Lumley, Gianfranco Maraniello, Maria Vittoria Marini Clarelli, Anna Mattirolo, Thomas Mcevilley, Beatrice Merz, Gloria Moure, Hans Ulrich Obrist, Giulio Paolini, Francesca Pola, Maria Teresa Roberto, Didier Semin, Antonella Soldaini, Daniel Soutif, Angelo Trimarco, Giorgio Verzotti, Angela Vettese e Denys Zacharopoulos. Scheda informativa Arte povera Nel 1967 in relazione ad un gruppo di artisti composto da Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio, lo storico dell’arte contemporanea Germano Celant conia il termine “Arte povera” che si ricollega alle grandi utopie delle avanguardie storiche per il suo esprimersi non rigido né impositivo, basato sulla relazione con le situazioni sociali e culturali, nonché ambientali e contestuali. Collegandosi idealmente alle sperimentazioni di Lucio Fontana e Alberto Burri, questa ricerca adotta una strategia linguistica in cui viene abolita ogni gerarchia espressiva e materica. Da qui l’uso di processualità e di tecniche diverse, così da spaziare in tutti i territori della comunicazione visiva, senza distinguere tra i valori energetici e fisici, concettuali e concreti di un fare che può oscillare dalla scultura alla performance, dalla fotografia alla televisione. Un muoversi aperto e non lineare, ma sferico che porta l’attenzione all’aspetto contingente quanto al lato frammentario, contraddittorio, pluralistico, vagabondo e discontinuo del reale. Aperto ad un pensiero che tende a consolidarsi in processi mobili e variabili, il linguaggio dell’Arte povera si è caratterizzato per l’interesse ad un uso filosofico, quanto concreto di materiali eterogenei che vanno dalla storia dell’arte alla rappresentazione simbolica, dall’estetica del terrestre alla dinamica del celeste, da un’estetica del grezzo a una preoccupazione del naturale. Impegnata in un agire che oscilla tra discorso metafisico e totalità sensoriale, arriva ad utilizzare acqua e pietra, fuoco ed elettricità, parole e idee fino a coinvolgere animali e vegetali, che assumono un’importanza particolare per il loro appartenere al mondo del primario e dell’essenziale. Momento di rottura e di frattura con il passato, tale ricerca ha reso possibile il transito tra l’alto e il basso, tra il pieno ed il vuoto, il conscio e l’inconscio, il grezzo e il morbido, il mentale e il sensuale che tutto avvolgono. Rispetto a un’arte che, dalla pop alla minimal art, ha proposto un linguaggio quale strumento di natura immutabile e perfetta, figurale e industriale, l’Arte povera si è impegnata in un atteggiamento iconoclasta e de-costruttivo che tiene conto dei problemi dell’esistenza e si muove in relazione alla molteplicità delle situazioni temporali e spaziali. Un pluralismo linguistico ne ha caratterizzato la poetica e ha costituito il magma culturale entro cui hanno operato artisti profondamente diversi tra loro. Ricusando ogni definizione, con la conseguente impossibilità a inserirlo – ancora oggi - in una rigida codificazione, il movimento dell’Arte povera ha nondimeno acquisito negli anni, per il suo innovativo e originale contributo, dovuto alle singole individualità, una definitiva importanza, paragonabile al Futurismo italiano, nell’ambito della scena dell’arte contemporanea internazionale |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
ROMA (FONDAZIONE PASTIFICIO CERERE): POSTCARD FROM … MASSIMO GRIMALDI TEXTS - MANIFESTO E MOSTRA PERSONALE A CURA DI MARCELLO SMARRELLI - DAL 14 SETTEMBRE AL 28 OTTOBRE 2011 - INAUGURAZIONE: MARTEDÌ 13 SETTEMBRE ORE 18
|
|
|
 |
|
|
È l’artista Massimo Grimaldi (Taranto, 1974) il protagonista del terzo appuntamento di Postcard from…, che inaugura martedì 13 settembre a Roma: il progetto, rivolto alla diffusione dell’arte contemporanea nel contesto urbano, è promosso dalla Fondazione Pastificio Cerere e ideato dal suo direttore artistico Marcello Smarrelli. L’evento, dal titolo Texts, prevede anche una mostra, concepita per gli spazi della Fondazione, composta da tre testi esposti per la prima volta in Italia, di cui uno appositamente realizzato per questa occasione. Postcard from…, realizzato con la collaborazione di A.p.a. - Agenzia Pubblicità Affissioni, prevede che nell’arco di tutto il 2011 quattro artisti realizzino ciascuno un manifesto di dimensioni 400x300 cm, come quelli usati nella cartellonistica pubblicitaria, da esporre su un impianto collocato nel cortile del Pastificio Cerere e in altri dieci distribuiti in luoghi diversi di Roma gestiti da A.p.a., il cui elenco viene aggiornato in tempo reale sul sito della Fondazione www.Pastificiocerere.it. L’iniziativa rappresenta un modo insolito ma efficace di destinare spazi inediti all’arte: l’immagine proposta dall’artista viene affissa, a rotazione, in diversi luoghi pubblici per intervenire in più zone urbane e stimolare il maggior numero di spettatori a interrogarsi su ciò che stanno guardando. Iniziato lo scorso gennaio con il progetto di Raphäel Zarka, seguito ad aprile con l’intervento di Reto Pulfer, Postcard from… è in linea con le attività promosse dalla Fondazione Pastificio Cerere, volte a incentivare l’uso dell’arte come strumento di formazione nell’ambito culturale e sociale. La ricerca di Massimo Grimaldi può essere riassunta nella dicotomia tra “molto astratto/molto reale” che, racconta l’artista: “corrisponde al disagio con cui ho sempre vissuto la mia indole iperformalista, temendola sterile, e al mio bisogno di volerla trasformare in qualcosa che potessi considerare finalmente utile”. Nei suoi progetti per Emergency, l’artista cerca di pensare l’etica come una nuova frontiera dell’estetica, mentre nei lavori testuali si sottrae al dominio delle immagini per avvalersi del testo come mezzo artistico espressivo. "Credo di lavorare per capire la mia relazione con gli altri", afferma Grimaldi, che attraverso il linguaggio suggestivo delle sue installazioni testuali propone una riflessione sul ruolo dell’artista e sulla sua utilità sociale in rapporto alla contemporaneità, ma affronta anche tematiche comuni a tutti, come la solitudine, la tristezza per un amore perduto, la relazione tra due persone. Il manifesto ideato per Postcard from… deriva da un´opera realizzata dall´artista nel 2008, Finally, un testo sulla nostra capacità di vivere e amare. Negli spazi della Fondazione vengono inoltre presentati tre testi, come ad approfondire con nuove considerazioni l’opera collocata nel contesto urbano. Queste scritte, realizzate con un materiale traslucido, aderiscono ai muri dello spazio espositivo come graffiti e vengono posizionate nella parte bassa della parete. Vincent Van Gogh Text (2004) è un’acuta riflessione sulla condizione dell’essere artista e sull’arbitrarietà del sistema dell’arte: l’illusione che il successo possa elevare dalla stessa mediocrità che lo ha decretato, la presunzione di creare qualcosa di speciale, il modo in cui il pubblico percepisce l’arte sono alcuni dei temi con i quali siamo invitati a confrontarci. Columbo Text (2009) vuole essere un omaggio all’attore Peter Falk, recentemente scomparso, protagonista della fortunata serie televisiva in cui interpretava il tenente Colombo (Columbo negli Usa): il testo è pensato come la confessione struggente e sentimentale di uno degli assassini che compaiono nei telefilm. Futurize (2011) è il titolo dell’opera inedita, che l’artista sta realizzando per la mostra. La mostra sarà visitabile fino al 28 ottobre 2011. Fino alla stessa data il manifesto sarà sempre visibile presso il cortile della Fondazione Pastificio Cerere e, rispettando la turnazione tipica dell’affissione pubblicitaria, in diversi punti della città di Roma. Il prossimo appuntamento di Postcard from… si terrà in autunno e vedrà protagonista Lara Almarcegui, artista invitata a realizzare una mostra alla Fondazione Pastifico Cerere da Vincenzo De Bellis, curator in residence della Fondazione per il 2011. Come per gli appuntamenti precedenti, viene realizzato un poster di Finally in scala ridotta (95x70 cm), disponibile per il pubblico presso il bookshop della Fondazione Pastificio Cerere. Scheda tecnica della mostra Titolo: Postcard from... Massimo Grimaldi. Texts Curatore: Marcello Smarrelli Inaugurazione: martedì 13 settembre ore 18 Periodo: 14 settembre - 28 ottobre 2011 Orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19 Ingresso: libero Presso: Fondazione Pastificio Cerere, Via degli Ausoni 7, Roma; dieci luoghi della città di Roma Come arrivare: Mm Termini (linea A), Mm Tiburtina (linea B), autobus linea 71 Caratteristiche tecniche: manifesti - 400x300 cm.; luce interno cornice 380X280 cm.; stampati in digitale su carta Blue Back 120gr/mq; poster - 95x70 cm.; stampati in Off-set alta risoluzione su carta di grammatura superiore (200/300gr./mq) opaca; opera in edizione limitata di 500 esemplari Informazioni Fondazione Pastificio Cerere, tel. 06 45422960, info@pastificiocerere.It - www.Pastificiocerere.it A.p.a. - Agenzia Pubblicità Affissioni, tel. 06 4885551, info@affissioniapa.It - www.Affissioniapa.it |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
MAMIANO DI TRAVERSETOLO (PARMA): HENRI DE TOULOUSE-LAUTREC IN UNA MOSTRA IRRIPETIBILE ALLA MAGNANI ROCCA - DAL 10 SETTEMBRE ALL´11 DICEMBRE 2011
|
|
|
 |
|
|
Una mostra su Henri de Toulouse-lautrec in Italia mancava da parecchi anni. Il vuoto viene colmato dalla Fondazione Magnani Rocca che, dal 10 settembre all´11 dicembre 2011 nella sua sede di Mamiano di Traversetolo, presso Parma, propone una originale riflessione sul celebre artista francese. La mostra, che inaugura la presidenza di Giancarlo Forestieri, è curata da Stefano Roffi - con saggi in catalogo di Arturo Carlo Quintavalle, Ada Masoero, Mauro Carrera e del curatore - ed è frutto della collaborazione della Magnani Rocca col Museum of Fine Arts di Boston, col Musée d´Ixelles-bruxelles, con la Fondazione E. G. Bührle di Zurigo, col Mibac - Soprintendenza Bsae per le province di Venezia Belluno, Padova e Treviso, con la Galleria d´Arte Moderna di Milano e con altri musei e collezioni italiani ed esteri. Fondazione Cariparma e Cariparma Crédit Agricole sono i mecenati dell´iniziativa. È noto come una parte della produzione dell´aristocratico Toulouse-lautrec (Albi 1864 - Malromé 1901), si sviluppi sulla scia del "japonisme", ovvero l´ispirazione all´arte giapponese; egli traspone tecniche e inquadrature di quel mondo affascinante e misterioso al contesto occidentale dei locali notturni e delle maisons closes, ovvero le case chiuse che frequenta non solo come artista. È nell´ambito delle sue celeberrime affiches, presenti in mostra nell´intero corpus, che la rielaborazione dei temi e del linearismo grafico giapponese si esprime più evidentemente: dai profili degli uomini in cilindro, alle ombre nere alle spalle del soggetto, alla silhouette "senza testa" della cantante Yvette Guilbert nel notissimo Divan Japonais. I suoi manifesti sono capolavori d´arte e documenti di un´epoca: conquistarono il pubblico d´allora che li amò e li collezionò, in un periodo in cui altri grandi maestri si cimentavano in questo genere in forte ascesa. Ma sono tutti i suoi personaggi, colti nei caffè-concerto di Montmartre, nelle sale da ballo, nei postriboli, nel celebre Moulin Rouge, nei circhi, nei teatri, raccontati con caustica e rutilante malinconia, che rivivono nella mostra "Toulouse-lautrec e la Parigi della Belle Époque". Da notare come nei musei italiani siano rarissime le opere di Lautrec; si tratta quindi di un´occasione imperdibile per vedere suoi lavori senza dover raggiungere grandi musei internazionali. L´artista mostra un occhio spietato e caricaturale per le caratteristiche e la gestualità dei soggetti che rappresenta (che includono le vedettes sue amiche, le cantanti e ballerine May Milton, Jane Avril e La Goulue - come Andy Warhol farà coi personaggi della sua Factory newyorkese) unito all´uso innovativo di ampie stesure di colori piatti, marcate silhouettes e punti di vista inconsueti, in un´elaborazione di inesauste folgorazioni emotive. Accanto al corpus delle affiches, la mostra propone una serie di confronti di particolare suggestione: sono accostati i dipinti di figura di Lautrec a quelli di paesaggio degli impressionisti Monet e Renoir, oltre a Cézanne; viene evidenziato il debito nella grafica all´arte giapponese offrendo un confronto speculare fra i manifesti del francese e stampe giapponesi fra Settecento e Ottocento di Utamaro, Hiroshige e Hokusai; viene ricreato il clima di frizzante competizione che Lautrec ingaggia coi vari Chéret, Mucha, Steinlen, Bonnard nell´accaparrarsi le commesse pubblicitarie nella Parigi della Belle Époque; infine viene mostrata l´influenza che Picasso riceve da lui in occasione dei primi soggiorni parigini. "In tutto il mondo si conoscono le fotografie di quest´ometto deforme. Soltanto la testa e il tronco erano di proporzioni normali. La testa sembrava avvitata sopra le spalle molto cascanti. La barba lunga e nera faceva l´effetto d´uno strano ornamento. Gambe e braccia erano quelle di un bambino di sei anni. Ma in questo corpo deforme c´era una forza vitale enorme, quasi superata dallo spirito di Lautrec. Le sue risposte pronte - simili a quelle di un clown maligno - erano sconcertanti. La bocca di una animalesca sensualità, il modo di esprimersi ora incontrollato, ora estremamente arguto, ora del tutto anticonvenzionale...". (Henry van de Velde). L´arte di Lautrec nella Parigi di fine Ottocento non si allinea con quella degli impressionisti che di pochi anni lo avevano preceduto e ancora stavano lavorando in Francia; la sua pittura infatti non rivela interesse per il paesaggio e per la luce, mentre esprime un fascino fortissimo per la figura umana. Lautrec ha chiaro fin da bambino che avrebbe fatto il pittore; la sua statura molto ridotta - dovuta a una duplice frattura alle gambe contratta tra il ´78 ed il ´79 - non gli consente, d´altra parte, di pensare a un lavoro fisicamente impegnativo. Lasciata la monotonia della vita in famiglia nel sud della Francia, si trasferisce a Parigi, metropoli che, nell´ultimo ventennio del Xix secolo, vive l´atmosfera gioiosa, entusiasmante ed eccessiva della Belle Époque. Montmartre, quartiere degli artisti per eccellenza, vede la nascita e la diffusione di trasgressivi locali notturni, cafès, cabarets, rivelando il lato nascosto e torbido della rigida morale borghese dominante. Circondato di amici - pittori, poeti e artisti della notte - Lautrec si dà alla bella vita e frequenta i celebri Moulin Rouge, Divan Japonais, Folies Bergère. All´inizio è quasi intimorito dalla cattiva reputazione di quell´ambiente, ma poi, grazie all´amicizia con lo showman Aristide Bruant, fondatore del Mirliton, proprio a Montmartre trova ispirazione preziosa per le sue ricerche d´artista. Evidenzia così nuove connessioni fra l´arte e la vita quotidiana affermandosi come una figura centrale nella società decadente che raffigura. La sua attenzione è rivolta ai personaggi: mette a fuoco e analizza da vicino i "tipi" umani che incontra (per usare un´espressione flaubertiana), presentandoli sotto una luce distorta, ironica, tramite nuove inquadrature, nuovi tagli delle scene, nuovi colori e giustapposizioni di colore. La tipologia dei soggetti rappresentati è la più varia: ballerine, habituès dei cafès, borghesi goderecci, il popolo notturno, ma anche prostitute e le masse di derelitti che vivono ai margini della società, un´umanità che anche Picasso, nel suo soggiorno parigino, rappresenterà proprio nel momento del commiato di Lautrec - morto trentasettenne come Raffaello, Parmigianino, Watteau, Van Gogh - da quel mondo e dalla vita. Info: Toulouse-lautrec e la Parigi della Belle Époque - Mostra e Catalogo a cura di Stefano Roffi - Catalogo Edizioni Gabriele Mazzotta con saggi di Arturo Carlo Quintavalle, Ada Masoero, Mauro Carrera, Stefano Roffi - Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma) - Dal 10 settembre all´ 11 dicembre 2011 - Aperto anche tutti i festivi - tel. 0521 848327 / 848148 Fax 0521 848337 - info@magnanirocca.It - www.Magnanirocca.it - Ristorante nella corte del museo tel. 0521 848135 |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
GUASTALLA: DA PARMIGIANINO A PIAZZETTA: DISEGNI BIZZARRI DALLA COLLEZIONE DEI DUCHI D´ESTE
|
|
|
 |
|
|
Una collezione principesca nella dimora di un Duca: la Reggia di Ferrante Gonzaga a Guastalla, nel Reggiano, finalmente tornata al suo antico splendore, ospita una mostra che racconta una segreta passione di una altra dinastia, quella degli Este, per il collezionismo di disegni. Due Case ducali, imparentate da secoli, che ebbero con Margherita, figlia di Alfonso Iii, il "Duca Cappuccino", andata in sposa al duca Ferrante Iii di Guastalla, l´ultimo matrimonio Este - Gonzaga, nel 1648. Ma non disegni "qualunque" bensì opere curiose, particolari, inconsuete, testimonianze d´eccezione di un gusto che esplose nelle Corti europee a partire dal Cinquecento e che ebbe nei Duchi d´Este collezionisti particolarmente attenti e qualificati. Tutti i disegni sono provenienti dalle Raccolte Estesi di Modena, città dove gli Este insediarono la loro corte dopo la Devoluzione della loro capitale, Ferrara, al Papato. Nella quasi totalità si tratta di opere mai sino ad oggi esposte al pubblico. Il collezionismo ducale privilegia, e non per questioni economiche ma per passione, quelli che un tempo potevano essere considerati semplici studi o prove d´artista, le opere più private, quindi. Gli Este mostrano di amare i generi, i personaggi più desueti ed esotici, ma anche i ritratti non aulici, lo schizzo di un volto reso nella sua naturalezza espressiva, la posa di un animale. Soggetti tutti profani, aspetto che rende ancora più rara la mostra. Gli agenti estensi reperivano queste opere nel mercato antiquario e negli stessi studi degli artisti, contribuendo ad arricchire una Collezione tra le più originali e ricche del Continente. Già il titolo della mostra, "Da Parmigianino a Piazzetta" offre una precisa indicazione dell´ampiezza e dell´importanza della Collezione Estense. A Guastalla, dal 24 settembre al 4 dicembre, ne viene presentato il meglio (una settantina di opere) in una mostra curata da e Giovanna Paolozzi Strozzi e promossa dal Comune di Guastalla e dalla Soprintendenza di Modena e Reggio. Diversi i disegni che compongono vere sezioni nelle sezioni. Così il nucleo di opere di Giuseppe Maria Mitelli, estroso cronista della vita di ogni giorno. O le caricature di Giovan Maria Tamburini, frizzanti e ironiche. Poi i Busti di Imperatori, di Bartolomeo Passerotti, artista poliedrico, disegnatore finissimo e cultore e collezionista di antichità. Un posto particolare spetta ai Carracci e ai lori "ritratti al naturale" dalla tecnica esecutiva smaliziata, libera da ogni vincolo. Altrettanto straordinarie le "Teste di carattere" di Piazzetta, genere cui l´artista veneziano si applicò con molta fortuna. Ma nella collezione avevano posto di rilievo un anche le curiosità esotiche. Raccontano di viaggi in territori lontani, ma anche di nuovi studi scientifici, di quel mondo di ricercatori che a Bologna trovò riferimento in Ulisse Adrovandi. Infine gli animali, genere cui gli Estesi si dedicarono con particolare interesse collezionistico. Riunendo capolavori assoluti, primo fra tutti il celeberrimo Gambero disegnato dal Pamigianino. A far da contorno a queste testimonianze "private" dei Duchi d´Este, il Palazzo Ducale voluto dai successori di Ferrante Gonzaga sul preesistente "Palazzo Nuovo" dei conti Torello. L´edificio, riaperto a conclusione di un complesso intervento di restauro, documenta una storia che trova avvio nel 1539, quando i Gonzaga assunsero la signoria di Guastalla con Ferrante, figlio terzogenito di Francesco Ii e di Isabella d´Este, famoso maresciallo di campo di Carlo V, duca di Ariano e principe di Molfetta. Il primo momento di splendore della residenza è ascrivibile alla signoria di Ferrante Ii che, in prossimità delle proprie nozze con Vittoria Doria, volle "abbellire Guastalla, e specialmente il Palazzo", curandone la sua decorazione in modo che risultasse splendido. Il Palazzo era organizzato intorno al grande cortile centrale quadrato, tutto porticato, che, verso est immetteva nel "gran giardino", mentre gli uffici erano prospicienti la strada Gonzaga, il teatro e le "sale per la conversazione" nell´ala nord, e i fronti sud e est del cortile ospitavano gli appartamenti e gli ambienti di servizio. Palazzo sovrano ancora nel Settecento, accresciuto nel tempo, gareggiava per dimensioni e struttura della Corte con Torino, Firenze, Modena, Parma, sedi delle ultime dinastie italiane. Dopo la morte dell´ultimo duca, Giuseppe Maria Gonzaga, cugino del duca di Modena Francesco Iii d´Este, alla metà del Xviii secolo, il Ducato passa ai Borbone, costituendo lo Stato di Parma, Piacenza e Guastalla. Nel 1896, il Palazzo Ducale venne acquistato dall´industriale Flavio Mossina che apportò all´immobile quelle modifiche che lo caratterizzano ancor oggi, frazionando gli spazi, e facendo decorare le antiche sale secondo lo stile Liberty allora in voga. Nel sovrapporsi di stili, gli ambienti ducali non persero la loro suggestione, tanto che Bernardo Bertolucci volle girare in questi ambienti indimenticabili scene di "Novecento - Atto I". Fra il 1997 ed il 1998, il Comune di Guastalla decise di acquisire la proprietà dell´immobile, facendone la sede del Museo della Città e, come intende testimoniare questa mostra, ora anche sede di importanti eventi espositivi. Da Parmigianino a Piazzetta. Teste, animali e pensieri bizzarri nei disegni della collezione dei Duchi d´Este. Guastalla , Palazzo Ducale, 24 settembre - 4 dicembre. Mostra promossa dal Comune di Guastalla e dalla Soprintendenza di Modena e Reggio. A cura di Giovanna Paolozzi Strozzi. Segreteria scientifica e cura del catalogo: Alessandra Bigi Iotti e Giulio Zavatta. Catalogo edito dal Comune di Guastalla con interventi di: Giovanna Paolozzi Strozzi, Nicoletta Giordani, Alessandra Bigi Iotti, Giulio Zavatta. Orario Mercoledì 9.30 - 12-30 e 15.30 - 19.00 Sabato e Domenica 9.30 - 19.00 continuato Lunedì - Giorno di chiusura Martedì - Giovedì - Venerdì - Apertura a chiamata Ingresso intero 7.00 euro Ingresso ridotto 4.00 euro Info: Uit 0522/219812 - Ufficio Cultura - 0522/839757/60 - eventieculture@comune.Guastalla.re.it |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
IL GRANDE TOULOUSE-LAUTREC ALLA FONDAZIONE MAGNANI ROCCA
|
|
|
 |
|
|
Una mostra su Henri de Toulouse-lautrec in Italia mancava da parecchi anni. Il vuoto viene colmato dalla Fondazione Magnani Rocca che, dal 10 settembre all´11 dicembre 2011 nella sua sede di Mamiano di Traversetolo, presso Parma, propone una originale riflessione sul celebre artista francese. La mostra, che inaugura la presidenza di Giancarlo Forestieri, è curata da Stefano Roffi - con saggi in catalogo di Arturo Carlo Quintavalle, Ada Masoero, Mauro Carrera e del curatore - ed è frutto della collaborazione della Magnani Rocca col Museum of Fine Arts di Boston, col Musée d´Ixelles-bruxelles, con la Fondazione E. G. Bührle di Zurigo, col Mibac - Soprintendenza Bsae per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, con la Galleria d´Arte Moderna di Milano e con altri musei e collezioni italiani ed esteri. Fondazione Cariparma e Cariparma Crédit Agricole sono i mecenati dell´iniziativa. È noto come una parte della produzione dell´aristocratico Toulouse-lautrec (Albi 1864 - Malromé 1901), si sviluppi sulla scia del "japonisme", ovvero l´ispirazione all´arte giapponese; egli traspone tecniche e inquadrature di quel mondo affascinante e misterioso al contesto occidentale dei locali notturni e delle maisons closes, ovvero le case chiuse che frequenta non solo come artista. È nell´ambito delle sue celeberrime affiches, presenti in mostra nell´intero corpus, che la rielaborazione dei temi e del linearismo grafico giapponese si esprime più evidentemente: dai profili degli uomini in cilindro, alle ombre nere alle spalle del soggetto, alla silhouette "senza testa" della cantante Yvette Guilbert nel notissimo Divan Japonais. I suoi manifesti sono capolavori d´arte e documenti di un´epoca: conquistarono il pubblico d´allora che li amò e li collezionò, in un periodo in cui altri grandi maestri si cimentavano in questo genere in forte ascesa. Ma sono tutti i suoi personaggi, colti nei caffè-concerto di Montmartre, nelle sale da ballo, nei postriboli, nel celebre Moulin Rouge, nei circhi, nei teatri, raccontati con caustica e rutilante malinconia, che rivivono nella mostra "Toulouse-lautrec e la Parigi della Belle Epoque". Da notare come nei musei italiani siano rarissime le opere di Lautrec; si tratta quindi di un´occasione imperdibile per vedere suoi lavori senza dover raggiungere grandi musei internazionali. L´artista mostra un occhio spietato e caricaturale per le caratteristiche e la gestualità dei soggetti che rappresenta (che includono le vedettes sue amiche, le cantanti e ballerine May Milton, Jane Avril e La Goulue - come Andy Warhol farà coi personaggi della sua Factory newyorkese) unito all´uso innovativo di ampie stesure di colori piatti, marcate silhouettes e punti di vista inconsueti, in un´elaborazione di inesauste folgorazioni emotive. Accanto al corpus delle affiches, la mostra propone una serie di confronti di particolare suggestione: sono accostati i dipinti di figura di Lautrec a quelli di paesaggio degli impressionisti Monet e Renoir, oltre a Cézanne; viene evidenziato il debito nella grafica all´arte giapponese offrendo un confronto speculare fra i manifesti del francese e stampe fra Settecento e Ottocento di Utamaro, Hiroshige e Hokusai; viene ricreato il clima di frizzante competizione che Lautrec ingaggia coi vari Chéret, Mucha, Steinlen, Bonnard nell´accaparrarsi le commesse pubblicitarie nella Parigi della Belle Epoque; infine viene mostrata l´influenza che Picasso riceve da lui in occasione dei primi soggiorni parigini. "In tutto il mondo si conoscono le fotografie di quest´ometto deforme. Soltanto la testa e il tronco erano di proporzioni normali. La testa sembrava avvitata sopra le spalle molto cascanti. La barba lunga e nera faceva l´effetto d´uno strano ornamento. Gambe e braccia erano quelle di un bambino di sei anni. Ma in questo corpo deforme c´era una forza vitale enorme, quasi superata dallo spirito di Lautrec. Le sue risposte pronte - simili a quelle di un clown maligno - erano sconcertanti. La bocca di una animalesca sensualità, il modo di esprimersi ora incontrollato, ora estremamente arguto, ora del tutto anticonvenzionale...". (Henry van de Velde). L´arte di Lautrec nella Parigi di fine Ottocento non si allinea con quella degli impressionisti che di pochi anni lo avevano preceduto e ancora stavano lavorando in Francia; la sua pittura infatti non rivela interesse per il paesaggio e per la luce, mentre esprime un fascino fortissimo per la figura umana. Lautrec ha chiaro fin da bambino che avrebbe fatto il pittore; la sua statura molto ridotta - dovuta a una duplice frattura alle gambe contratta tra il ´78 ed il ´79 - non gli consente, d´altra parte, di pensare a un lavoro fisicamente impegnativo. Lasciata la monotonia della vita in famiglia nel sud della Francia, si trasferisce a Parigi, metropoli che, nell´ultimo ventennio del Xix secolo, vive l´atmosfera gioiosa, entusiasmante ed eccessiva della Belle Epoque. Montmartre, quartiere degli artisti per eccellenza, vede la nascita e la diffusione di trasgressivi locali notturni, cafés, cabarets, rivelando il lato nascosto e torbido della rigida morale borghese dominante. Circondato di amici - pittori, poeti e artisti della notte - Lautrec si dà alla bella vita e frequenta i celebri Moulin Rouge, Divan Japonais, Folies Bergère. All´inizio è quasi intimorito dalla cattiva reputazione di quell´ambiente, ma poi, grazie all´amicizia con lo showman Aristide Bruant, fondatore del Mirliton, proprio a Montmartre trova ispirazione preziosa per le sue ricerche d´artista. Evidenzia così nuove connessioni fra l´arte e la vita quotidiana affermandosi come una figura centrale nella società decadente che raffigura. La sua attenzione è rivolta ai personaggi: mette a fuoco e analizza da vicino i "tipi" umani che incontra (per usare un´espressione flaubertiana), presentandoli sotto una luce distorta, ironica, tramite nuove inquadrature, nuovi tagli delle scene, nuovi colori e giustapposizioni di colore. La tipologia dei soggetti rappresentati è la più varia: ballerine, habitués dei cafés, borghesi goderecci, il popolo notturno, ma anche prostitute e le masse di derelitti che vivono ai margini della società, un´umanità che anche Picasso, nel suo soggiorno parigino, rappresenterà proprio nel momento del commiato di Lautrec - morto trentasettenne come Raffaello, Parmigianino, Watteau, Van Gogh - da quel mondo e dalla vita. Info: Toulouse-lautrec e la Parigi della Belle Epoque Mostra e Catalogo a cura di Stefano Roffi. Catalogo Edizioni Gabriele Mazzotta con saggi di Arturo Carlo Quintavalle, Ada Masoero, Mauro Carrera, Stefano Roffi. Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma). Dal 10 settembre all´ 11 dicembre 2011. Aperto anche tutti i festivi. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) - sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Lunedì chiuso. Ingresso: euro 9,00 valido anche per le raccolte permanenti - euro 5,00 per le scuole. Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148 Fax 0521 848337 info@magnanirocca.It www.Magnanirocca.it Ristorante nella corte del museo tel. 0521 848135 Il martedì ore 15.30 viene organizzata una visita alla mostra con guida specializzata; non occorre prenotare, basta presentarsi alla biglietteria. Costo ? 12,00 (ingresso e guida) |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
IN CALABRIA UN GRANDE PROGETTO DI ARTE E CULTURA TRA CATANZARO E IL PARCO DI SCOLACIUM |
|
|
 |
|
|
Tre mostre, due Parchi, due collezioni permanenti e un museo. Percorrendo meno di venti chilometri, Catanzaro e la sua provincia propongono un itinerario di arte e cultura tra i più emozionati e articolati dell´estate che spazia dalla visita alla città di Cassiodoro con le sue vestigia greche, romane e bizantine, all´incontro con la scultura monumentale di Mauro Staccioli, uno dei maggiori protagonisti dell´arte ambientale, dal viaggio nella Berlino degli anni Ottanta, sino alla passeggiata tra le opere dei maggiori protagonisti dell´arte plastica contemporanea come Tony Cragg, Antony Gormley, Dennis Oppenheim e Michelangelo Pistoletto. Tutto questo senza dimenticare una collezione permanente che spazia dal Quattrocento all´Ottocento con maestri come Antonello de Saliba, Battistello Caracciolo, Mattia Preti, Andrea Cefaly e Francesco Jerace. "In una fase di grande difficoltà economica e di tagli alla cultura, la Provincia di Catanzaro è in controtendenza e moltiplica gli sforzi per proporre un´estate mai così ricca di appuntamenti culturali e artistici con lo scopo di coinvolgere un pubblico differenziato e attento alle differenti esperienze. Dove le vicende contemporanee si relazionano e si integrano con la storia e la memoria del territorio", afferma Wanda Ferro, Presidente della Provincia di Catanzaro con delega alla Cultura. E Alberto Fiz, curatore dei progetti d´arte contemporanea e direttore artistico del Marca ribadisce: "Il Marca, il Parco Internazionale della Scultura e Intersezioni, sono l´espressione di un polo culturale e artistico di livello internazionale che nasce su un luogo dalla forte carica identitaria. Il progetto che si è creato negli ultimi anni ha inciso in maniera determinante sul contesto sociale permettendo una rinnovata relazione tra le arti." Il percorso prende le mosse dal Parco Archeologico di Scolacium che si trova a Roccelletta di Borgia, uno dei siti meglio conservati dell´Italia meridionale. Minervia Scolacium è la colonia romana che s´installò nel 123-122 a.C. Sulla città greca di Skilletion. Secondo la mitologia sarebbe stata fondata da Ulisse naufragato in quella terra o dall´ateniese Menesteo durante il ritorno da Troia. Un riferimento storico più certo, è, invece, il fatto che Scolacium diede i natali a Cassiodoro, tra i grandi letterati e storici romani. Il Parco di Scolacium si caratterizza per una serie di testimonianze fondamentali come la Basilica di Santa Maria della Roccella di origini normanne, il Foro e il Teatro romano. A questi monumenti si aggiunge l´importante scoperta dell´Anfiteatro risalente alla prima metà del Ii secolo d.C., attualmente visitabile sia pure solo in parte. Si tratta della più imponente costruzione di questo tipo presente in Calabria in grado di ospitare oltre 25 mila persone che accorrevano a Scolacium per gli spettacoli dei gladiatori. Dal 2012 l´Anfiteatro sarà coinvolto da Intersezioni, il grande progetto che ha consentito una rinnovata relazione tra arte contemporanea e archeologia. Giunta alla sesta edizione, Intersezioni, promossa dalla Provincia di Catanzaro e curata da Alberto Fiz, ha quest´anno come protagonista d´eccezione Mauro Staccioli che presenta, sino al 9 ottobre, Cerchio imperfetto, (catalogo Electa) una grande mostra monumentale dove i lavori del maestro toscano interagiscono direttamente con la storia e la natura del Parco. Sono opere sorprendenti e emozionanti come Catanzaro ´11, una scultura in acciaio corten di otto metri dal peso di 12 tonnellate che l´artista ha voluto dedicare a questo evento. Il grande anello in equilibrio sospeso mette in relazione l´uliveto con la Basilica di Santa Maria della Roccella imponendo uno sguardo strabico che evoca l´unitarietà del luogo. Proprio la Basilica normanna diventa l´occasione per un´altra installazione particolarmente impegnativa realizzata per l´occasione. Si tratta di Diagonale rossa, un plinto di oltre 25 metri di lunghezza in legno multistrato che attraversa lo spazio della navata sino a sfondare metaforicamente l´ogiva collocata sulla facciata anteriore. Un´opera emblematica è proprio Cerchio Imperfetto che dà il titolo alla mostra. In questo caso il visitatore si trova di fronte a un immenso quadrato rosso dai lati curvi alto dieci metri che ridisegna i confini del Foro in base ad un´azione che ha lo scopo di sottoporre il luogo ad una verifica di carattere critico. All´interno del Foro, invece, sono collocati tre tondi di quattro metri in cemento che sviluppano un campo d´azione di carattere sinergico determinando imprevedibili varianti all´interno di uno spazio che recupera il suo dinamismo. Anche il Teatro romano attua il proprio processo di trasformazione attraverso l´inserimento di un grande arco di 15 metri che evoca il motivo semisferico dell´antica costruzione. Da sinistra a destra, questo è il titolo dell´opera, è una scultura che s´impone come segno di interscambio, perentorio superamento di un confine in una costante relazione con il mondo. L´arco dialoga con i Prismoidi, 11 sculture, che, come scrive Staccioli, "appaiono come dadi lanciati sul tavolo in maniera casuale a definire una pluralità di orientamenti e di punti di vista in uno sconcertante assetto precario". Lasciate le suggestioni del Parco di Scolacium con le forme imprevedibili di Staccioli che rigenerano il contesto archeologico, l´itinerario prosegue a Catanzaro negli spazi del museo Marca disposto su tre livelli dove anche in questo caso la programmazione è sostenuta dalla Provincia di Catanzaro. Chi vuole approfondire le vicende storiche, la formazione e gli esordi di Mauro Staccioli può ammirare la mostra inedita dedicata a una serie di rare sculture in cemento, modelli e disegni che focalizzano l´attenzione sugli anni Settanta, il periodo nel quale l´artista si è imposto con esperienze plastiche fortemente provocatorie e spesso aggressive destinate a fare dell´arte un elemento di contestazione nei confronti del sistema sociale. Sono gli anni che precedono l´installazione del celebre Muro alla Biennale di Venezia del 1978 dove Staccioli affronta il tema dell´incomunicabilità creando una barriera d´accesso al luogo dell´arte. Al Marca sono esposte le sue sculture-armate che negli anni Settanta hanno rappresentato una svolta estetica determinante trovando una collocazione autonoma accanto alle opere dell´arte povera e del minimalissmo americano. Dagli anni Settanta agli anni Ottanta con Berlinottanta. Pittura irruente (catalogo Electa), l´esaustiva rassegna, a cura di Alberto Fiz, che occupa il primo piano del museo aperta sino al 9 ottobre. La mostra restituisce l´atmosfera, la forza e l´originalità creativa di una grande metropoli ferita, Berlino, dall´inizio degli anni ottanta sino a quel 9 novembre del 1989, quando la caduta del Muro ha decretato la fine di un´epoca e la nascita della nuova Germania. Sono stati selezionati 40 grandi dipinti (provengono da istituzioni pubbliche e private italiane e straniere) rigorosamente degli ottanta. Tutti di artisti che in quegli anni e in quel singolarissimo contesto culturale ed esistenziale hanno scelto di riconoscersi nella pittura riproponendola come linguaggio d´elezione per raccontare e raccontarsi. Sono Rainer Fetting, Helmut Middendorf, Salomé, Bernd Zimmer, messi in relazione con i loro predecessori Georg Baselitz, Karl Horst Hödicke, Bernd Koberling e Markus Lüpertz. Nell´ambito di un progetto particolarmente innovativo viene proposto il dialogo tra gli artisti che sin dagli anni sessanta hanno posto le basi per un cambiamento profondo del linguaggio estetico e il gruppo dei più giovani che si è imposto già alla fine degli anni settanta attraverso un´indagine pittorica dai tratti fortemente provocatori evidenziata attraverso una figurazione urlata, emotivamente coinvolgente di matrice neoespressionista. Gli artisti si mettono in gioco e raccontano loro stessi in un diario quotidiano che sviluppa un dialogo costante con gli umori della metropoli. Proprio il 1980 è l´anno in cui si presenta al pubblico il gruppo di pittori berlinesi Rainer Fetting, Helmut Middendorf, Salomé, Bernd Zimmer che nel 1977 avevano aperto in Kreuzberg la Galerie am Mortizplatz, uno spazio autogestito dove sono confluite alcune delle sperimentazioni più interessanti. La loro mostra proposta alla Haus am Waldsee di Berlino aveva come titolo Heftige Malerei (da qui prende spunto il titolo della rassegna al Marca) e sintetizza la ribellione nei confronti dei canoni dominanti attraverso un approccio pittorico sensibilmente percepibile che s´ispira all´attualità quotidiana dei media, della musica rock, della cultura punk, così come ai temi di carattere politico, artistico o sessuale. High and low si mescolano in un unico contesto dove Vincent Van Gogh e Paul Gauguin sono calati nella Berlino di allora accentuando il clima esotico e allucinato. Berlinottanta, dunque, rappresenta un´occasione particolarmente importante per rivivere una delle fasi cruciali della nostra storia recente. Ma la visita al Marca è un´esperienza irrinunciabile anche per gli appassionati d´arte antica che si trovano di fronte a una collezione permanente con le opere appartenute alla Provincia di Catanzaro. In questo caso la raccolta prende le mosse da Madonna della ginestra di Antonello de Saliba, l´artista messinese, che all´inizio del Xvi secolo mediò tra la pittura del celebre Antonello da Messina e il territorio locale. Le opere attraversano epoche diverse e si possono ammirare, tra l´altro, i dipinti di Battistello Caracciolo, uno degli artisti che con più coerenza ha sviluppato la lezione Caravaggio, Mattia Preti, Salvator Rosa e Andrea Sacchi. Si procede, poi, attraverso la storia dell´arte del Settecento locale fino a intercettare figure dell´Ottocento determinanti per l´evoluzione artistica della scena meridionale come Andrea Cefaly e Francesco Jerace che, grazie alle loro esperienze, fecero di Catanzaro, in quello scorcio di tempo, una città europea. Terminata la visita al Marca è necessario spostarsi nella parte alta della città per ammirare uno dei progetti più originali promossi dalla Provincia di Catanzaro, il Parco Internazionale della Scultura, il primo del Mezzogiorno, dove tutti gli artisti che prendono parte a Intersezioni sono presenti in permanenza con testimonianze emblematiche entrate a far parte del patrimonio pubblico cittadino. Il Parco Internazionale della Scultura si trova all´interno di una vasta area verde di oltre 63 (ci sono 20 mila nuova piante da siepe e 2 mila piante d´alto fusto) che costituisce uno dei più ambiziosi progetti di arte pubblica. E´ una collezione in progress arricchita ogni anno che sino ad ora ha consentito la collocazione di 22 opere con la presenza di tutti gli artisti che hanno preso parte a Intersezioni. Sono esposte opere emblematiche di alcuni dei maggiori protagonisti dell´arte plastica italiana e internazionale. All´interno del parco s´incontra, per esempio, Seven Times, l´installazione di sette opere realizzata da Antony Gormley o i Testimoni di Mimmo Paladino con quattro figure che affondano le loro radici nella memoria ancestrale. Ma si possono ammirare anche Uomo e Ballerina di Stephan Balkenhol, Cast Glances di Tony Cragg, Concrete Mixer di Wim Delvoye, Totem di Marc Quinn o L´uomo che misura le nuvole di Jan Fabre ispirato all´uomo vitruviano di Leonardo. Tra i lavori più recenti, nel 2009 sono state collocate all´interno del Parco Internazionale della Scultura Electric Kisses, le due opere di Dennis Oppenheim che evocano le antiche pagode cinesi e nel 2010 le due installazioni di Michelangelo Pistoletto I Templi cambiano-Terza Paradiso, una rivisitazione della classicità e Le sponde del Meditteraneo-love Difference in 68 pietre colorate che si pone come luogo d´interazione tra le differenti culture. Insomma, un viaggio tra le arti attraversando la città dei due mari e l´antica Minervia Scolacium. Sedi: Parco Archeologico di Scolacium Roccelletta di Borgia (Catanzaro) Orario: tutti i giorni 10-21,30; ingresso libero Marca via Alessandro Turco 63, Catanzaro Orario: da martedì a domenica 9,30-13; 16,30-20,30; chiuso lunedì Ingresso:3 euro; tel. 0961.746797 Parco Internazionale della Scultura aperto tutti i giorni dall´alba al tramonto. Ingresso libero Ufficio Mostre-settore Cultura Provincia di Catanzaro tel. 0961.84721. 0961.84724 info@museomarca.Com |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
RANCATE: L´AUTUNNO DELLA ZÜST SARÀ DEDICATO ALL´ACQUARELLO, CON LA MOSTRA TRASPARENZE. L´ACQUARELLO TRA ROMANTICISMO E BELLE ÉPOQUE - DAL 9 OTTOBRE 2011 ALL´8 GENNAIO 2012 |
|
|
 |
|
|
La rassegna, preceduta da una estesa ricerca negli archivi d´epoca, è curata da Sergio Rebora e Paolo Plebani ed è promossa ed organizzata dalla Pinacoteca Züst (coordinamento scientifico e organizzativo di Mariangela Agliati Ruggia e Alessandra Brambilla). Una suggestiva carrellata che condurrà il visitatore, sulle ali di questa tecnica delicata, tra affascinanti interni popolati di eleganti signore, vedute di Milano, Venezia, Londra, Mosca, paesaggi romantici e sguardi sulla vita quotidiana. Per la prima volta si intende dar conto di un fenomeno artistico che coinvolse Lombardia e Ticino tra l´Ottocento e i primissimi anni del Novecento. Sono i decenni in cui esplose la moda dell´acquarello, una moda trasmessa da Vienna e Parigi, rinfocolata da Londra e che tra Milano e il Ticino trovò il terreno di coltura, dilagando poi nel resto d´Italia e altrove. Una moda che contagiò anche la Regina Elena, acquarellista per diletto e Presidente della Real Associazione Lombarda dell´Acquerello fondata nel 1911 e in gran voga per una manciata d´anni. E con lei una schiera ampia di donne che in questa tecnica trovarono il linguaggio artistico d´elezione. Acquarellisti, spesso a livelli alti e altissimi furono Giovan Battista Gigola, Ernesta Bisi Legnani, Michele Bisi e il figlio Luigi, Giovanni Migliara, ma anche Francesco Hayez, Giuseppe Molteni e Luigi Scrosati, Giuseppe Bertini, Eleuterio Pagliano, Raffaele Casnedi, Domenico e Gerolamo Induno, Sebastiano De Albertis, Mosè Bianchi. La stagione della Scapigliatura, qui rappresentata da opere di Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni, riportò l´attenzione sull´acquarello, con Paolo Sala e Luigi Rossi, ai quali viene dedicata quasi una piccola, ma anche Giovanni Segantini, Filippo Carcano, Luigi Conconi, Gaetano Previati, Pompeo Mariani, Leonardo Bazzaro, Emilio Gola o Achille Beltrame, Giuseppe Mentessi, Eugenio Gignous, Adolfo Feragutti Visconti, Luigi Monteverde e molti altri. Tutti affascinati da una tecnica all´apparenza facile ma capace, nelle mani di veri artisti, di dare risultati mirabili. Come la mostra alla Züst documenterà, attraverso una carrellata di circa cento opere. Il catalogo è edito da Allemandi. Sede: Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, Rancate (Mendrisio), Canton Ticino, Svizzera Date: 9 ottobre 2011 - 8 gennaio 2012 A cura di: Sergio Rebora e Paolo Plebani Coordinamento scientifico e organizzativo: Mariangela Agliati Ruggia e Alessandra Brambilla Gruppo di lavoro: Mariangela Agliati Ruggia, Matteo Bianchi, Bernardo Falconi, Isabella Marelli, Carlo Migliavacca, Lucia Pini, Paolo Plebani, Sergio Rebora, Monica Vinardi Pacini, Anna Maria Zuccotti Allestimento: Nomadesigners Catalogo: Allemandi |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
AKKO: PORTATO ALLA LUCE EDIFICIO DI CULTO DI PERIODO BIZANTINO DALLA ISRAEL ANTIQUITY AUTHORITY
|
|
|
 |
|
|
Ad Akko, splendida città posta sulla costa del Mediterraneo più conosciuta con il nome latino di San Giovanni di Acre, la Israel Antiquity Authority ha portato alla luce, scavando a 100 metri ad ovest da Tel Akko, un interessantissimo edificio pubblico di periodo bizantino risalente a 1500 anni fa che può essere identificato come un edificio di culto ovvero una Chiesa. Secondo Nurit Feig, direttore dello scavo per conto della Israel Antiquities Authority, “Fino ad oggi le fonti cristiane ricordavano Akko ed il suo vescovo come una delle fondamentali località per il costituirsi della religione cristiana. Di ciò, ora sembra emergere dall’archeologia una prima tangibile prova. Si tratta di una scoperta importante per lo studio di Akko perché fino ad ora non sono stati ritrovati reperti risalenti al periodo bizantino, salvo quelli emersi dal quartiere residenziale situato vicino al mare”. La Iaa ha portato alla luce quello che appare come un grande edificio pubblico d’imponente costruzione così come i resti - tegole, pezzi di decorazioni in marmo, la ceramica e le monete – fanno pensare ad una struttura pubblica, probabilmente una chiesa, che veniva utilizzata dal Vescovo della città di Akko, nel periodo bizantino Tubi di terra cotta sono emersi al di sotto dei livelli della parete e pavimenti a mosaico decorano una delle sue stanze. Gli abitanti dell´edificio avevano un’abbondante scorta di acqua proveniente da un pozzo che si trovava in uno dei cortili di l´edificio. Le fonti paleocristiane raccontano come i vescovi di Akko e Cesarea parteciparono a importanti conferenze internazionali ed incontri che si occupavano di esporre la dottrina religiosa cristiana, così da attestare la centralità del cristianesimo ad Akko. Oltre a ciò, un anonimo pellegrino dalla città di Piacenza in Italia raccontava lo splendore della città nel corso dell´anno 570 d.C, in cui menziona le belle chiese all´interno del perimetro stesso della città. La scarsità di resti bizantini che sono stati fino a questo momento rinvenuti può essere attribuita alle successive distruzioni. Estremamente poi interessanti i materiali di rimpiego rinvenuti: materiali ellenisitici rinvenuti tra le fondamenta della struttura bizantina; in particolare, si tratta di vasellame proveniente dal bacino mediterraneo, tra cui anfore dall’Isola di Rodi come indicato dalle maniglie che portano i nomi dei governatori. Info: www.antiquities.org.il |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
I GIOCHI DI KLEE: UN’ESPOSIZIONE-GIOCO IDEATA DA ROLAND BESSE, COORDINATORE DELLA VALLÉE DE LA JEUNESSE STRUTTURA DEL CENTRE VAUDOIS D’AIDE À LA JEUNESSE (CVAJ) DI LOSANNA
|
|
|
 |
|
|
Il Museo in erba di Bellinzona (Svizzera) presenta dal 10 settembre 2011 al 26 febbraio 2012 “I giochi di Klee”, un percorso a moduli in cui è proposta una scelta di opere significative di Paul Klee, nato vicino a Berna, che è sempre stato affascinato dalla creatività infantile. I bambini, da protagonisti, sono coinvolti in divertentissime manipolazioni che li familiarizzano con il mondo di colori dell’artista. I suoi giochi con forme, colori e suoni invitano i giovanissimi, ma anche gli adulti che nel loro cuore sono rimasti bambini, a tuffarsi nel suo universo creativo e a lasciarsi sorprendere. Scoprire Klee permetterà ai bambini di riconoscere un immaginario che è molto vicino al loro modo intuitivo e fresco di percepire il reale. La sua opera coinvolge tutti i sensi: l’odore acre della tela di juta, la musica onnipresente, la rugosità dei materiali, la poesia dei colori, il gusto delle dolci tonalità. Sono le sue emozioni che guidano la mano che dipinge e che trasformano la realtà, “rendono visibile” ciò che è nascosto ai nostri occhi. Tutto questo grazie e tecniche sempre diverse dal disegno all’incisione, dalla pittura su vetro al ricalco, dall’acquarello all’olio… Klee è un ricercatore curioso, un artista completo e poliedrico che sicuramente riuscirà a comunicare attraverso la sua opera ai giovani visitatori emozioni cariche di poesia e desiderio di scoprire il mondo in modo nuovo attraverso linee e colori. Nell’atelier saranno proposti laboratori legati alle opere esposte e incontri con artisti. Si rinnova l’appuntamento mensile di creatività fra le generazioni e, novità, saranno organizzati, su richiesta, laboratori per adulti che desiderano provare a vincere lo stress attraverso i giochi con i colori. Info e programma: http://www.museoinerba.com/ |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|