Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 







MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web




 


VENERDI

PAGINA 1 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 4 PAGINA 5 PAGINA 6
Notiziario Marketpress di Venerdì 21 Ottobre 2011
CINISELLO BALSAMO (MUSEO DI FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA, VIA FROVA 10): DUE MOSTRE DEDICATE AL FOTOROMANZO DEL FOTOROMANZO “RICORDAMI PER SEMPRE”  
 
Il Museo di Fotografia Contemporanea presenta un progetto dedicato al fotoromanzo, forma di comunicazione popolare assai diffusa nella cultura e nella società italiana tra gli anni ’50 e ’70. Il progetto si articola nella produzione di un vero e proprio fotoromanzo d’autore, due mostre e un convegno e viene realizzato grazie al contributo della Regione Lombardia, D.g. Cultura - Archivio di Etnografia e Storia Sociale, che ha visto nel fotoromanzo un´opportunità innovativa di promozione del R.e.i.l. Registro delle Eredità Immateriali, dichiarate patrimonio da salvaguardare dall´Unesco. Il fotoromanzo d´autore - "Ricordami per sempre" è il titolo del fotoromanzo prodotto dal Museo. La storia è quella di Lorenzo, 55 anni, ex operaio della Falck di Sesto San Giovanni trasferitosi al Sud, che torna nella città per ritrovare una donna che ha conosciuto da ragazzo e che occasionalmente compariva nei fotoromanzi di “Grand Hotel”. Comincia così una lunga ricerca nei territori del Nord Milano, tra le fabbriche dismesse e le città in mutamento. Il fotografo incaricato dal Museo è Marco Signorini, autore tra i più interessanti della scena fotografica italiana, attento da anni al rapporto tra figura umana e paesaggio contemporaneo. La storia è affidata a Giulio Mozzi, scrittore e consulente editoriale per Einaudi, il cui stile semplice e riflessivo ben si adatta all´indagine sul territorio e sulla forma stessa del fotoromanzo. I protagonisti e le comparse sono state scelte nel Nord Milano, con un casting pubblico al quale tutti i cittadini sono stati invitati a partecipare. Alcuni hanno recitato una parte; altri sono comparsi nei panni di loro stessi, nelle loro case o nei loro negozi. Le riprese si sono concentrate nel mese di luglio 2011 nei comuni di Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo. La realizzazione di un fotoromanzo rappresenta per il Museo l’occasione per sperimentare una versione colta e ironica di questo linguaggio popolare e costituisce una sfida innovativa con cui mettere alla prova non solo gli autori e i linguaggi della fotografia e della parola, ma il rapporto con i media, il pubblico, il territorio. Il fotoromanzo viene distribuito gratuitamente a partire dal 22 ottobre negli uffici pubblici e nei luoghi di cultura del Nord Milano, nelle biblioteche e nelle edicole dei comuni in cui è ambientata la storia. Il progetto è curato da Matteo Balduzzi, Fiorenza Melani e Diego Ronzio. Le mostre - In occasione della pubblicazione di "Ricordami per sempre", il Museo di Fotografia Contemporanea presenta nella sua sede due mostre dedicate al fotoromanzo. La prima mostra, Ricordami per sempre, a cura di Matteo Balduzzi, è dedicata al fotoromanzo prodotto dal Museo, e si articola in una installazione che presenta l’intero fotoromanzo, una serie di ingrandimenti di fotografie Marco Signorini, una mappa dei luoghi in cui è stato girato il fotoromanzo e dei personaggi/interpreti, immagini di backstage, interviste e materiali raccolti sul campo sulla produzione del fotoromanzo nei territori del Nord Milano (a cura di Guido Bertolotti). La seconda mostra, di taglio informativo-didattico, dal titolo Scene da fotoromanzo, a cura di Silvana Turzio, presenta una grande varietà di materiali originali (tavole, impaginati, locandine di film) e riprodotti su carta e a video (stralci da fotoromanzi, famose copertine), oltre che opere in film e in fotoromanzo di Federico Fellini (La dolce vita, La strada, Lo sceicco bianco, Mandrake). Una sorta di “carotaggio” che offre al pubblico porzioni della grande varietà delle produzioni legate al genere del fotoromanzo. Le due mostre sono aperte dal 22 ottobre 2011 al 18 marzo 2012 presso il Museo di Fotografia Contemporanea. Ingresso gratuito. Orari: mercoledì-venerdì 15-19; sabato e domenica 11-19. Inaugurazione e presentazione al pubblico: sabato 22 ottobre ore 18. Il convegno internazionale - Il 14 gennaio 2012 il Museo presenta un convegno internazionale dedicato al fotoromanzo, curato da Silvana Turzio. Il genere del fotoromanzo viene preso in esame dal punto di vista linguistico, sociologico, nei suoi rapporti con il cinema e con la letteratura. Info: Museo di Fotografia Contemporanea - Via Frova 10, Cinisello Balsamo - www.Mufoco.org   
   
   
MILANO (PALAZZO REALE): PER LA PRIMA VOLTA A MILANO IL GENIO PITTORICO DI CÉZANNE  
 
Aperta al pubblico a Palazzo Reale la prima grande mostra personale che Milano abbia mai dedicato al genio di Paul Czanne. "Sono felice di presentare questa mostra, che insieme a quelle dedicate ad Artemisia, con i suoi 30mila ingressi, e alla Transavanguardia, di prossima apertura il 9 novembre, sta riportando Palazzo Reale al ruolo che gli proprio - ha detto l´assessore alla Cultura Stefano Boeri, nel corso della presentazione della mostra in Sala Otto Colonne -, quello di essere, insieme al Pac e al Museo del 900, la punta di diamante del sistema espositivo dell´arte a Milano. Un sistema ricchissimo che vogliamo diventi una rete di spazi con un´individualit ben precisa e una forte riconoscibilit internazionale". In programma dal 20 ottobre fino al 26 febbraio 2012, Cézanne e les atliers du Midi prodotta da Comune di Milano - Assessorato alla Cultura, Palazzo Reale e Skira e presenta circa quaranta opere, tutte assegnate al maestro, provenienti dai maggiori musei del mondo, tra i quali il Muse Granet di Aix-en- Provence, lAteneum Art Museum di Helsinki, la Tate National di Londra, il Chrysler Museum of Art di Norkolk, il Muse dOrsay, il Muse de lOrangerie e il Petit Palais di Parigi, il Princeton University Art Museum, lHermitage di San Pietroburgo, la National Gallery di Washington. Il tema portante dellesposizione riguarda lattivit di Czanne in Provenza, con perno ad Aix-en-provence e nei celebri atliers: dalle prime opere realizzate attorno al 1860, nel solco della tradizione artistica dellepoca, passando per i ritratti - di amici, familiari, gente comune - arrivando ai paesaggi, dapprima vicini agli esiti impressionisti, poi superati in una visione pi concreta e formalmente definita, incontrando le celebri nature morte, dove il maestro porta allestremo la sua ricerca di essenzialit e la sintesi tra colore e volume, sino agli ultimi straordinari dipinti degli inizi del Novecento. "Dal momento che una celebre tela di Czanne, intitolata ´Grand pin e terres rouges´, arriver in mostra dall´Ermitage di San Pietroburgo il prossimo venerd 28 ottobre ha precisato lassessore Boeri tutti coloro che avranno visitato la mostra nei giorni precedenti potranno rivedere gratuitamente l´esposizione, a quel punto completa con il capolavoro dell´Ermitage, conservando e presentando in biglietteria il tagliando del ticket del precedente ingresso". Orari Lunedì 14.30-19.30 Martedì, Mercoledì, Venerdìe Domenica 9.30-19.30 Giovedì e Sabato 9.30-22.30 La biglietteria chiude unora prima Info e biglietti Infoline: 02.92800375 (dal luned al sabato dalle 8.00 alle 18.30) www.Mostracezanne.it    
   
   
TORINO (CO&CO E LA BOURRICHE, VIA GIOLITTI 52/A): IL GIOCATTOLO ITALIANO SCOMPARSO - 1930-1960: COSI’ GIOCAVAMO IN ITALIA - 15OTTOBRE/12NOVEMBRE  
 
Chi non ha mai sognato avventure straordinarie alla guida di una macchinina di latta? Quanti hanno sfidato gli amici nel gioco della trottola, o sono rimasti incantati dalle storie raccontate nel teatrino delle marionette? Durante un gioco si sogna consapevolmente, si fissano scopi e obiettivi, si pensa a grandi e valorose imprese. Una volta scelto il compagno di mille avventure, il nostro giocattolo preferito, difficilmente lo si lascia o lo si dimentica. Si perché esistono oggetti che più di altri racchiudono in sé una magia speciale; oggetti che, solo al vederli, sanno riportarci indietro nel tempo evocando ricordi, emozioni, sensazioni dimenticate ma ancora presenti nella memoria. Questa magia e questa spensieratezza “da bambini” le ritroverete nei giocattoli in mostra da Co&co il locale torinese dove Coquillage e Collezionismo convivono in un inedito e affascinante abbinamento. Inaugura il 15 ottobre (e si protrae fino al 12 Novembre) la mostra 1930-1960: Cosi’ Giocavamo In Italia – Il giocattolo italiano scomparso - dedicata ai giocattoli di una volta. L’allestimento, curato dai collezionisti torinesi Bossina e Cravetto, è una piccola “chicca” che trasforma il locale in un viaggio nella memoria. In esposizione oggetti prodotti da aziende artigiane torinesi ormai scomparse, rari e molto interessanti, alcuni dei quali appartenenti a collezioni private e quindi mai esposti prima. Macchinine. Auto elettriche, locomotivi, trenini e, per le bambine, bambine Lenci, case delle bambole… Piccoli oggetti dal grande valore come la Lucciola, auto elettrica costruita a torino nel 1949 in 200 esemplari e venduta sempre nel 1949 all´astronomico prezzo di 200.000 lire o l’auto Domo, costruita a Bologna dal 1948 e dotata di due motori elettrici (uno per la trazione ed uno per lo sterzo) era venduta a 85.000 lire, che veniva usata per organizzare gimcane ed era prevalentemente usato nelle sale giochi dell’epoca. Il percorso si snoda attraverso i ricordi dei nonni e dei bisnonni di oggi: Auto da Corsa : dalle Alfa e Maserati della Ingap alla Ferrari della Marchesini. Il Gioiello Della Torinese Mercury : Lancia D24 Carrera Il Capolavoro di Angelo Ventura : Alfa Romeo 1900 Ss Autocarri e Autobus Alfa Romeo :Alpia e Zax La stazione di servizio Fiat e le Topolino della Lima. Così si giocava al mare : i motoscafi Zax, Alpia e Ventura. In carrozza : Le Littorine della Zax e dell´Alpia , Il capolavoro di Giovanni Bosio. Quando un´auto da bambini valeva una fortuna:La Lucciola di Patria. Le bambine giocavano così: La drogheria Zax ed il negozio Tonè Che sete: Gli autocarri Pubblicitari Alpia e Zax. Ai monti si giocava così: Funivie Calligaris Bambole Lenci, Sciatori Lorin Antonella Beggiato  
   
   
MILANO (FONDAZIONE CROCEVIA) MOSTRA CARLO MATTIOLI. OPERE SACRE DAL 21 OTTOBRE AL 19 NOVEMBRE 2011  
 
Dal 21 ottobre al 19 novembre 2011, la Fondazione Crocevia di Milano (via Appiani 1) ospita la mostra dedicata a Carlo Mattioli (1911-1994), uno degli artisti più poetici del Novecento italiano, in occasione del centenario della nascita. Curata da Giovanni Gazzaneo e Anna Zaniboni Mattioli, in collaborazione con Federico Rui Arte Contemporanea, l’esposizione si concentra, attraverso 26 opere, su due aspetti meno conosciuti dell’artista emiliano: il disegno e l’arte sacra. Quello del sacro è un tema che percorre tutta la produzione di Mattioli, come rivela l’iniziativa attualmente in corso in Vaticano nel Braccio di Carlo Magno (“Carlo Mattioli. Una luce d’ombra”, curata da Giovanni Morello e Anna Mattioli Zaniboni, fino al 13 novembre 2011), di cui questa, realizzata in collaborazione con la Fondazione Mattioli, è una sorta di ideale prosecuzione. La presenza del sacro è più evidente nella prima fase della sua carriera, soprattutto negli anni ’50 e ’60 in cui si apre per l’artista una stagione di committenze ufficiali per la decorazione di spazi ecclesiastici. Successivamente, la pittura di Mattioli si caratterizzerà per un’intensa ricerca sul colore, con quei neri profondissimi che diverranno una delle sue cifre stilistiche più riconoscibili, e la presenza quasi ossessiva di alcuni soggetti, come gli alberi solitari, che rivelano il tormento del dubbio e il desiderio di un approdo. Sarà negli anni ’80 che il sacro ritornerà prepotentemente alla luce, con una serie di personalissimi crocifissi, dipinti su nude tavole di legno. Il percorso espositivo segue tutta l’evoluzione di questo percorso, a partire da una serie inedita di fogli realizzati nei primi anni ’40, quelli cioè della prima maturità di Mattioli. È un arco temporale costellato da una formidabile mole di disegni a soggetto sacro. Lavori di una eccezionale qualità grafica. Richiami michelangioleschi di “deposizioni” e di “pietà” ma anche “crocifissioni” che guardano a Manzù e un pregevole Uomo dei dolori o Cristo deriso, a tempera su carta del 1945, modellato sullo stile di Rouault, un riferimento che ritroveremo una ventina d’anni dopo nel Crocifisso per il Vescovado di Parma (1966). Ed è proprio un nucleo di Crocifissioni degli anni Ottanta a segnare l’ideale punto di arrivo. Opere di piccole dimensioni ma di grande impatto emotivo. Quasi ex voto di una grazia in fieri, affidata alle grandi aureole rosse – per Mattioli il colore della vita – che, dietro il capo di Cristo, sorgono come il sole del mattino di Pasqua. Accompagna la mostra un catalogo (Edizioni Crocevia), con testo introduttivo di Beatrice Buscaroli, e saggi di Alessandro Beltrami e Giovanni Gazzaneo. Carlo Mattioli. Biografia Carlo Mattioli nasce l’8 maggio 1911 a Modena. Il nonno fu decoratore dal tocco straordinariamente agile: fioriva di rose e pergolati ville e palazzi della provincia modenese incantando Carlo che, ancora bambino lo seguiva nei suoi viaggi estivi: il suo compito alla sera era di pulire e riporre pennelli e barattoli. Il padre Antonio, dalla mano leggera e felice, dopo esordi pittorici assai promettenti, lascia sempre meno tempo al disegno per vivere in prima linea e con il fervore di un purissimo neofita l’affermarsi degli ideali socialisti. La nuova cattedra di Antonio a Casalmaggiore costringe la famiglia a trasferirsi a Parma dove Carlo può seguire regolari studi all’Istituto di Belle arti. Diplomatosi, comincia immediatamente a insegnare a Parenzo in Istria, ad Arezzo, a Parma – prima all’Istituto d’arte Paolo Toschi, poi all’Istituto magistrale dove trova come collega e amico carissimo il poeta Mario Luzi suo coetaneo – a Firenze e infine a Bologna. Intanto a Parma frequenta il Circolo di lettura e il Caffè San Paolo dove si incontra con i giovani intellettuali che allora gravitavano nella vivace orbita culturale della città: Oreste Macrì, Pietrino Bianchi, Mario Luzi, Attilio Bertolucci e altri. Dalla fine degli anni Trenta Lina, sposata nel ’37, è l’assoluta protagonista dei suoi dipinti; sono i primi ritratti e i primi nudi. Si apre allora, negli anni Quaranta, la stagione della grafica che avrà poi altre straordinarie parentesi come quella delle numerose illustrazioni degli anni Sessanta, testimonianza del suo interesse mai sopito e della sua profonda conoscenza della letteratura europea. Vedono la luce Vanina Vanini e la Chartreuse de Parme di Stendhal (dal 1961), i Ragionamenti dell’Aretino (dal 1960 al 1964), i Sonetti del Cavalcanti contemporaneamente alle Novelle del Sermini (1963), il Belfagor del Macchiavelli. Culmina nel 1968 il Canzoniere del Petrarca a lungo meditato e la Venexiana. Del 1943 è la prima personale alla Galleria del Fiore di Firenze. La presenta Alessandro Parrochi su sollecitazione di Ottone Rosai. Dal 1948 Mattioli è puntualmente presente alle varie edizioni della Biennale di Venezia dove riceve, nel 1956, dalla commissione presieduta da Roberto Longhi, il Premio Comune di Venezia per un disegnatore. È diventata “storia” della famiglia la prima visita di Ragghianti alla studio di via San Nicolò, una reciproca autentica scoperta. In un angolo dello studio giaceva a terra un ammasso di vecchie, grandi carte incollatesi tra di loro per la travolgente vena del pittore che letteralmente gettava foglio su foglio senza attendere che il colore si asciugasse. Ragghianti smembra questo corpo informe riportando alla vita, con le tempere, uno dei grandi cicli dei nudi da lui esposti e commentati nel 1965 in una mostra all’Istituto di Storia dell’arte dell’Università di Pisa. Gli olii dello stesso soggetto, dopo le prime prove durante la guerra, hanno subito una radicale rivisitazione tra il 1960-62. Seguono immediatamente, dal 1965 le nature morte ocra, nere, brune e grigie, dense, grumose e lievitanti, i “cestini del Caravaggio”, le vedute di Parma e del duomo dalla finestra dello studio che era proprio accanto alla cattedrale dove Carlo si era accasato giovanissimo, sempre attratto dalla fabbrica romanica e dalla sua atmosfera. Il 1969-70 è il biennio dei notturni su cui scriverà memorabili pagine Roberto Tassi. Negli anni Settanta poi, dopo la ripresa di vecchi temi, si apre l’era dei paesaggi che coprirà anche il decennio successivo. Sono forme di frequentazione e consuetudine antiche viste, meditate, infine disseppellite dopo molto tempo in un’esplosione di colori per lui inediti le spiagge, i campi di papaveri, di lavanda, le ginestre, le aigues mortes, gli alberi, la Versilia, le colline di Castrignano, le foreste di Birnam, i boschi. Dal 1974 al 1985 nascono i ritratti della nipotina Anna con i nuovi colori dei paesaggi; ma non sono che gli ultimi di una lunga serie che risale a quelli di Lina, a quelli più tardi della figlia Marcella, a quelli degli amici scrittori, poeti, pittori e giornalisti. Nel 1983 muore Lina. Nello stesso anno avviene la grande donazione all’Università di Parma, esposta nelle Scuderie della Pilotta e promossa da Arturo Carlo Quintavalle. Nel 1982 vengono creati i muri e le travi del ciclo Per una crocefissione, tenebrosa, lancinante preparazione per i grandi crocifissi ora collocati in S. Maria del Rosario e in San Giovanni Evangelista a Parma, e in San Miniato al Monte di Firenze. Ma anche l’arte sacra è un capitolo iniziato molti anni prima nell’attività di Mattioli, come possono testimoniare mosaici, altari, vetrate e sculture in numerose chiese di Parma. Negli anni Ottanta vengono allestite grandi mostre antologiche e monografiche: al Palazzo reale di Milano nel 1984, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, a Palazzo Te a Mantova, al Musée Rimbaud di Charleville Mezieres nel 1986 e in altre prestigiosissime sedi in Italia e all’estero fino alle ultime dello Csac di Parma, della Fondazione Magnani Rocca, del Museo della Cattedrale di Barcellona, del Lussemburgo e del Palazzo della Pilotta di Parma nel 2004. Nel 1993 esegue gli ultimi quadri a olio. Una nuova pagina. Sono calanchi bianchi, come fantasmi di pietra con lunghe e stecchite radici di tronchi spossati avvinghiate alla terra. Poi l’ultima serie di tempere su antiche copertine di libri. Muore a Parma il 12 luglio del 1994. Milano, ottobre 2011 Carlo Mattioli. Opere sacre Milano, Spazio Crocevia (via Appiani 1) 21 ottobre - 19 novembre 2011 a cura di Giovanni Gazzaneo e Anna Zaniboni Mattioli Orari: da martedì a venerdì, dalle 15 alle 19. Sabato su appuntamento Informazioni: tel. 392.4928569 Catalogo: Edizioni Crocevia  
   
   
MILANO (PRIMO MARELLA GALLERY): FARHAN SIKI A CURA DI HENDRO WIYANTO: IL BANKSY ASIATICO FINALMENTE IN EUROPA - 25 NOVEMBRE 2011 / 28 GENNAIO 2012  
 
Inaugurazione giovedì 24 novembre, ore 19. È stato soprannominato il Banksy asiatico per la forza dei suoi messaggi e per la qualità formale delle sue opere. È questo uno dei motivi che ha spinto la Primo Marella Gallery ad inaugurare la prima personale europea di Farhan Siki: a partire dal 24 novembre, e fino al 28 gennaio, la galleria milanese ospita infatti circa 15 grandi opere, tutte inedite, dell’artista indonesiano. Farhan Siki porta in Italia i suoi contenuti provocatori e irriverenti, mai fini a se stessi, sempre fonte di riflessione sul mondo contemporaneo. Proveniente dalla cultura street, e quindi portatore di una forte coscienza sociale combinata a umorismo, estetica audace e impegno, Farhan Siki esplora in profondità l’elemento testuale: l’artista raccoglie loghi, brand, icone e simboli della cultura di massa, sia locali che globali, per predisporli sulla tela – fino a qualche tempo fa sui muri – caricandoli di attributi iperbolici e di parodia. È un linguaggio mutuato, nella forma e nei contenuti, dal mondo della pubblicità e della comunicazione attraverso cui l’artista presenta le ironiche – ed amare – contraddizioni della vita contemporanea. Gli attacchi polemici di cui Farhan Siki si fa portavoce non sono però soltanto genericamente rivolti ad una società di massa non meglio identificata: è talvolta lo stesso sistema dell’arte, nelle sue derive da star system, a diventare bersaglio. Le letture beffarde che l’artista dà del lavoro di alcuni suoi colleghi dimostrano l’approccio impudente di chi non deve chiedere il permesso a nessuno per dire ciò che vuole dire. Forti contrasti hanno infatti suscitato le opere della serie Mur(war)kami, di cui si ammirano alcuni lavori da Primo Marella: su uno sfondo composto dai loghi che Takashi Murakami ha ideato per Louis Vuitton si affollano scene di guerra, come a voler ricordare che oltre quella flatness, quella mancanza di profondità, esiste qualcos’altro che non si può ignorare. A tale proposito Hendro Wiyanto, curatore della mostra, scrive: “Gli attacchi di Farhan colpiscono il mondo dell´arte e la cultura della celebrità dall’interno. Il nome e l´immagine di un artista oggi sono diventati essi stessi marchi. Il teschio di diamanti per Hirst, le orecchie da coniglio per Jeff Koons, il logo Vuitton per Murakami plasmano l´immagine dei rispettivi artisti assecondando vere e proprie strategie di marketing. […] Non è forse vero che l’eccentricità vende? Una buona arte è sempre un buon affare, ha detto Warhol. O viceversa, dicono gli uomini d´affari”. Ai più famosi brand globali Farhan affianca in certi casi citazioni provenienti da un’arte più tradizionale, anch’esse in qualche modo trasformate in loghi, perché sempre riconoscibilissime. Ne è un esempio l’opera Noam, Screaming isn’t enough, una tela in cui, su uno sfondo affollato di marchi commerciali, spicca un viso urlante, esplicita citazione dell’Urlo di Munch. A tale proposito, Farhan afferma: "Ho voluto prendere in prestito l´icona dell’Urlo e inserirla in un mondo fatto di sogni e di promesse di una vita migliore che può essere raggiunta solo attraverso l´atto di acquisto. Ma quale scegliere tra tutti i prodotti che ci vengono proposti? L’isteria cui questo processo di scelta ci porta non è però mai sufficiente: ciò che conta è acquistare, comunque, qualcosa. " Farhan Siki lavora principalmente con la vernice spray e utilizza la tecnica dello stencil grazie a cui è in grado di copiare con grande maestria loghi, icone e testi in modo molto simile agli originali. Per dirla con le parole di Primo Marella: “L’esito qualitativo lo pone ad un livello comparabile a quello dei più grandi artisti del momento”. La sua attività di street artist comincia nei primi anni 2000 per le strade di Yogyakarta dove ha praticato le tecniche di guerrilla stencil. La sua vocazione street è sempre molto forte tanto da spingerlo a confidare a Primo Marella di voler fare qualche incursione anche sui muri di Milano. Tra le sue mostre più recenti si ricordano: “Indonesian Eye, Fantasies and Realities” alla Saatchi Gallery di Londra e al Ciputra Artpreneur Center di Jakarta; “Sin City” e “Bayang, Indonesia Contemporary Islamic Art Exhibition”, alla Galeri Nasional Indonesia di Jakarta. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Primo Marella Gallery. Info: Farhan Siki - Primo Marella Gallery Viale Stelvio / ang. Via Valtellina, 20159, Milano - 25 novembre 2011 / 28 gennaio 2012 - Inaugurazione giovedì 24 novembre, ore 19 - Catalogo edito da Primo Marella Gallery, con testo critico di Hendro Wiyanto - Tel. 02.87384885 – info@primomarellagallery.Com  – www.Primomarellagallery.com    
   
   
GORIZIA (PALAZZO DELLA TORRE.): RIVELAZIONI. QUATTRO SECOLI DI CAPOLAVORI - RIUNITE IN UN ARTICOLATO PERCORSO ESPOSITIVO LE GRANDI OPERE DELLA GALLERIA NAZIONALE D’ARTE ANTICA DI TRIESTE E DELLE COLLEZIONI DELLA FONDAZIONE CARIGO  
 
Quattro secoli di capolavori di collezioni pubbliche e private: un percorso organico di opere d’arte tra Cinque e Ottocento nella nuova mostra organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, “Rivelazioni. Quattro secoli di capolavori”, visitabile dal 15 ottobre fino al 15 gennaio 2012 negli spazi espositivi di Palazzo della Torre (via Carducci, 2 - Gorizia). Un progetto che nasce dalla volontà comune della Fondazione Carigo e della Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia - Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con l’Arcidiocesi di Gorizia. L’allestimento riunisce le opere acquisite nel tempo dalla Fondazione Carigo, direttamente connesse con le tradizioni artistiche e culturali del territorio, e quelle provenienti dalla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Trieste, aperta a più ampi orizzonti italiani ed europei. Spiccano in mostra la pregevole tavola di Lucas Cranach e una serie di disegni di Canaletto. A cerniera tra le opere provenienti da Trieste e quelle di Gorizia si segnala la splendida Pala del Belvedere di Giovanni Antonio Guardi, prestata dalla Curia Arcivescovile di Gorizia, che raffigura la Madonna del Rosario con il Bambino e i santi Antonio Abate, Domenico, Giovanni Nepomuceno, Sebastiano e Marco. La Mostra “Rivelazioni. Quattro secoli di capolavori” è promossa sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con il patrocinio di Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, della Provincia di Gorizia e del Comune di Gorizia. Il comitato scientifico è composto dal Soprintendente Luca Caburlotto, e da Maria Chiara Cadore, Rossella Fabiani e Maddalena Malni Pascoletti. Come sottolinea il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia Franco Obizzi, «A quattro anni dall’inaugurazione della sala espositiva di Palazzo Della Torre che ha visto avvicendarsi ben undici mostre, molto apprezzate dalla critica e dal pubblico, è ora la volta di una rassegna particolare: per la prima volta la Fondazione Carigo espone una parte delle proprie cospicue collezioni, frutto sia delle acquisizioni della Cassa di Risparmio di Gorizia, sia di acquisti recenti. L’intento è quello di far conoscere un patrimonio di opere d’arte inedite, espressione della cultura e della storia del nostro territorio, a fianco di una prestigiosa collezione pubblica, quella della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Trieste, che è a sua volta poco nota, in quanto raramente visibile al pubblico. A coronamento di un’intensa attività espositiva, la mostra “Rivelazioni” vede la Fondazione Carigo in un doppio ruolo: non più soltanto di chi ospita - opere d’arte della Galleria Nazionale di Trieste, della Curia Arcivescovile e di alcuni collezionisti privati ma anche di chi esibisce una parte delle proprie raccolte. L’auspicio è che si tratti della prima tappa di un itinerario che permetterà di far conoscere ed apprezzare un patrimonio straordinario, formatosi nel tempo e connesso strettamente con la storia e - per dir così - con l’anima di Gorizia»  
   
   
LA MAGIA E I COLORI DELL´INDIA A SARMEDE  
 
A Sàrmede il 2011 è l´anno dell´India. Una scelta che, se rispetta il lungo giro del mondo per fiabe che impegna da alcuni anni la Mostra Internazionale d´Illustrazione per l´Infanzia, risulta di attualità tutta particolare. Sarà il successo dei film di Bollywood, sarà lo stupore per la crescita economica, sarà la penetrazione nelle culture occidentali di filosofie e mistica indiane, certo l´India incuriosisce e stupisce. Per chi sull´India, sino a non molti anni fa, non andava oltre ai ricordi di Kim di Kipling e dei Corsari di Salgari, oltre che alle storie di maharaja favolosi e di povertà drammatiche, la scoperta delle infinite sfaccettature di questo immenso subcontinente genera grande interesse. Tutta l´India, dalle nevi dell´Himalaya alle spiagge monsoniche dell´Oceano ribolle di storie. Sullo sfondo di città come Calcutta, Benares, Delhi, lungo le rive del Gange, nelle pianure e nelle giungle, si tramandano storie che vedono protagonisti elefanti, tigri, serpenti, e poi yogin, brahmani, servitori furbi o sottomessi, asceti e guerrieri, vecchi re e saccenti principesse, bambini curiosi e bestie credulone. A trasmettere, con il linguaggio figurato della fiaba, contrasti vertiginosi e sublimi grandezze. Fiabe tratte da un bacino immenso che contempera le tradizioni indù e quella musulmana, le memorie di antiche tribù e di moderne affollate metropoli, storie di antica nobile tradizione, come quelle tratte dalla letteratura Panchatantra e Kathasaritsagara, insieme all´oralità del quotidiano. Su questi temi, sull´enorme patrimonio di fiabe del continente indiano, la Mostra Internazionale d´Illustrazione per l´infanzia ha chiamato a lavorare i più importanti illustratori al mondo. Con loro, i nuovi talenti: gli allievi della Scuola Internazionale d´Illustrazione nell´estate del 2011, tra le colline di Sàrmede, seguiranno i corsi dei grandi maestri. Per carpire insegnamenti e segreti, un po´ come faceva Kim con il suo guru, per imparare a trasmette storie raccontate, in questo caso, non con le parole, ma con le immagini. Info: Le immagini della fantasia - 29° Mostra Internazionale d´Illustrazione per l´Infanzia Sàrmede, Palazzo Municipale - 23 ottobre - 18 dicembre 2011 e 6 gennaio - 15 gennaio 2012 Orario: feriali 9.00-13.00/14.00-16.00/20.00-21.30; festivi e prefestivi 10.00-12.30/14.30-21.30. Museo Zavrel - sopra Unicredit Banca: sabato, domenica e festivi 10.00-12.30 e 14.30-19.00. - tel. +39 0438/959582 -  info@sarmedemostra.Itwww.Sarmedemostra.it  
   
   
MILANO (PALAZZO REALE): CÉZANNE. LES ATÉLIERS DU MIDI - 20 OTTOBRE 2011/26 FEBBRAIO 2012  
 
Più che un pittore, Cézanne era la pittura stessa divenuta vita. Non c’era un istante in cui egli vivesse al di fuori di essa: era come se, tra le dita, egli tenesse sempre il suo pennello (Emile Bernard). La mostra che apre a Palazzo Reale in ottobre vuole essere un omaggio al grande maestro originario di Aix-en-provence e alla sua straordinaria e personalissima maniera pittorica che, poco compresa e molto osteggiata durante la sua vita, tanta influenza ebbe invece sugli artisti dei movimenti successivi come il Cubismo e il Surrealismo. Un grandissimo pittore, tenace e solitario, inventore di un linguaggio unico e fortemente riconoscibile, frutto di una disciplina ferrea, di una eccezionale intelligenza visiva, di un metodo studiato e ristudiato che ha per scopo la trasfigurazione della visione oggettiva in una pittura armonica ed essenziale. L’esposizione, promossa dall’Assessorato alla Cultura Comune di Milano e prodotta da Palazzo Reale e Skira, che ha curato ogni aspetto della progettazione e organizzazione della mostra, è sostenuta dal supporto straordinario del Musée d’Orsay che assicura un eccezionale gruppo di prestiti. La curatela è di Rudy Chiappini con la collaborazione di Denis Coutagne, e di un Comitato Scientifico comprendente Philippe Cézanne, pronipote dell’artista e Guy Cogeval Direttore del Musée d’Orsay. La mostra presenta circa quaranta opere, provenienti da grandi musei internazionali, tra i quali figurano, oltre al già citato Musée d’Orsay, il Musée de l’Orangerie, il Petit Palais, la Tate, l’Hermitage, la National Gallery di Washington, il Musée Granet di Aix-en-provence, l’Ateneum Art Museum di Helsinki, il Chrysler Museum of Art di Norkolk, il Princeton University Art Museum, Il tema portante dell’esposizione riguarda l’attività di Cézanne in Provenza, con perno ad Aix e nei celebri atéliers - a cominciare da quello di Jas de Bouffan, la casa di campagna paterna, e poi Lauves e quello degli ultimi anni, ma anche i luoghi a lui cari come l’Estaque, Gardanne, Bellevue, Château Noir, Bibémus, dove l’artista realizza moltissime sue opere. La sua è una produzione che si divide tra l’attività en plein air o, come amava ripetere, sur le motif, e lavori in studio, dove crea soprattutto i ritratti o le nature morte, ma dove in realtà spesso rielabora, rifinisce, sviluppa i temi cominciati all’aperto. Si tratta dunque di un’occasione privilegiata per avvicinarsi all’opera di Cézanne e il percorso della mostra segue la biografia dell’artista, intrecciandone però le tematiche più care e congeniali, dalle prime opere realizzate attorno al 1860, nel solco della tradizione artistica dell’epoca, passando per i magnifici e inarrivabili ritratti di amici, familiari, gente comune, arrivando ai paesaggi, dapprima vicini agli esiti impressionisti, poi superati in una visione più concreta e formalmente definita, incontrando le celebri nature morte, dove il maestro porta all’estremo la sua ricerca di essenzialità e la sintesi tra colore e volume, sino agli ultimi straordinari dipinti degli inizi del Novecento. L’allestimento della mostra è concepito per accompagnare il visitatore nel mondo di Cézanne, fargli percorrere le sue passeggiate nella campagna provenzale, guardare con i suoi occhi la natura circostante, le persone incontrate, gli angoli prescelti per il suo lavoro. La mostra inizia dunque con il celebre Portrait de l’artiste del 1875 (Musée d’Orsay), dove un giovane Cézanne ci guarda fisso, quasi invitandoci al viaggio. Seguono i bellissimi dipinti murali Les quatre saisons (Petit Palais), eseguiti da Cézanne per la casa paterna tra il 1860 e il 1861: prove pittoriche già di grande qualità, dove sono presenti echi della tradizione classica francese - il pittore è a Parigi chiamato dall’amico Zola, dove frequenta Pissarro, Monet, Renoir, che ne apprezzeranno il lavoro, e va spesso al Louvre a studiare soprattutto l’amato Poussin, Rubens, i fiorentini del Quattrocento - opere realizzate con caparbietà per dar prova al padre - fabbricante di cappelli divenuto banchiere che lo voleva avvocato - le proprie doti artistiche. Seguono alcune opere d’après realizzate tra il 1859 e il 1865, dove Cézanne si misura con i grandi maestri come Rubens, (in mostra una straordinaria Tête femme d’après Rubens), Caravaggio, Courbet, Delacroix: opere mistiche, introspettive, simboliste, ottimamente eseguite, ma ancora un esercizio di pittura. Si entra nel vivo della mostra con i soggetti narrativi che Cézanne sceglie di dipingere dal 1870 e cioè quando lascia sempre più spesso Parigi per la Provenza: qui adotta lo stile en plein air suggeritogli dall’amico Pissarro, schiarisce i colori, cercando di renderne più ricche le tonalità. Ecco quindi Les voleurs et l’âne (Galleria d’Arte Moderna di Milano), ma soprattutto due soggetti che saranno molto amati e studiati dal maestro: le bagnanti e la montagna Sainte Victoire, la celebre altura di Aix-en-provence che Cézanne ha poi dipinto moltissime volte, dandocene diverse versioni di grande bellezza. E ancora Baigneuses davant la montagne Sainte-victoire (1870, collezione privata) e La tentation de saint Antoine (1870, Musée d’Orsay). Seguono i dipinti eseguiti da Cézanne - nel decennio tra il 1865 e il 1875 ma anche oltre - nell’atelier che il padre gi allestì appositamente nella casa di Jas de Bouffan dove produce alcuni dei suoi capolavori in materia di paesaggio: due tele intitolate Paysage (1865 circa, New York, The Lehman Loeb Art Center e collezione privata), Paysage à l’oratoire et le Pont des Trois Sautets (1865-66, collezione privata), Vue prise du Jas de Bouffan (1875-76, Musée d’Orsay), Le Viaduc a L’estaque (1883, Helsinki Ateneum Art Museum). E ancora i paesaggi di cave e pinete, scoperti da Cézanne nelle sue infinite perlustrazioni nella campagna provenzale: Le rocher rouge (1895 circa, Musée de l’Orangerie), Rochers et branches à Bibémus (1900-1904, Petit Palais), Grand pin et terres rouges (1885, collezione privata) e il magnifico quadro dallo stesso titolo, ma dipinto nel quinquennio successivo proveniente dall’Hermitage di San Pietroburgo. Presenti anche gli splendidi angoli di bosco dipinti nelle lunghe soste di Cézanne allo Château Noir: Dans le parc du Château Noir (1898-1900, Orangerie) e La citerne dans le parc du Château Noir (1900, Princeton University Art Museum). Ma come dipingeva Cézanne? Il suo rapporto con la natura pare una specie di corpo a corpo: “In natura, tutto è modellato secondo tre modalità fondamentali: la sfera, il cono e il cilindro. Bisogna imparare a dipingere queste semplicissime figure, poi si potrà fare tutto ciò che si vuole - diceva all’allievo Emile Bernard. E ancora: “Il disegno e il colore non sono affatto distinti tra loro: via via che si dipinge, si disegna; e più il colore raggiunge la sua armonia, più si precisa il disegno. Ricchezza del colore e pienezza della forma sono complementari, sono anzi una cosa sola. I contrasti e i rapporti tonali, ecco il segreto del disegno o del modello.” E aggiungeva: “Bisogna essere degli artigiani nella propria arte. Sapere a tempo qual è il proprio metodo. Essere pittori, insomma, con le qualità della pittura stessa, e servirsi di un materiale rozzo, il più naturale possibile.” E veniamo ai ritratti, che rivelano una cifra stilistica del tutto originale e personalissima: in mostra troviamo Portrait d’Henry Gasquet (Sant’antonio, Texas, Mcnay Art Museum) panettiere e amico di infanzia di Cézanne, padre del poeta, critico d’arte e autore della prima biografia del maestro, pubblicata nel 1921, che ha rivelato particolari inediti sulla vita dell’artista. Si arriva poi alle splendide nature morte, davvero irripetibili nelle forme, nei colori, nelle composizioni, indagate nei minimi particolari, spesso utilizzando fiori e frutta di carta perché non si rovinassero nelle lunghe sedute dove Cézanne studiava e ristudiava i suoi soggetti per poi rielaborarne la visione in una sintesi personale, lontanissima dal realismo imitativo, con frutti e fiori ispirati al vero, ma diversi, re-interpretati, ri-costruiti, ri-letti in un’analisi lucida e appassionata, spesso faticosa e a lungo elaborata. Tra gli olii Sucrier, poires et tasse bleue; La table de cuisine - Nature morte au panier e Le vase bleu (1865-1870, 1888-1890 e 1889 Musée d’Orsay), Bouquets de fleurs (1900-1903, Washington National Gallery). E i delicati, bellissimi acquarelli Les pots de fleurs (1883-1887) e Les rideaux (1885-1890 circa), entrambi dal Musée d’Orsay. La parte finale della mostra è una sequenza spettacolare con gli ultimi lavori dei primi anni del Novecento. Insieme ad altri splendidi acquarelli rarefatti e dai colori illanguiditi come Nature morte: pommes, poires et casserole (1900-1904, Musée d’Orsay), Moulin sur une riviére (1904-1905, da Amburgo), Le mont Sainte-victoire vue des Lauves (1905-06, Tate), le straordinarie tele Paysan assis (1900-1904, Musée d’Orsay), Le jardinier Vallier (1906 circa, Tate). Una mostra dunque densa di emozioni per comprendere la figura del grande maestro, complementare a quella intitolata Cézanne et Paris che aprirà sempre in ottobre al Musée du Luxembourg di Parigi e indagherà il rapporto conflittuale del maestro con i colleghi impressionisti e post-impressonisti. Una parte delle opere presenti a Palazzo Reale e a Parigi volerà nella primavera 2012 a Tokyo per una nuova mostra dedicata a Cézanne. In occasione della mostra, Skira pubblica, oltre al catalogo, quattro volumi: Mi ricordo Cézanne (collana Narrativa) di Emile Bernard, allievo del grande maestro, critico d’arte e testimone di spicco del suo metodo di lavoro e delle sue vicende personali; L’architettura di Cézanne (collana Sms Skira Mini Saggi) di Vittorio Gregotti che ne analizza l’opera dal punto di vista della costruzione architettonica, Le modelle di Paul (collana Skira Kids) di Cristina Cappa Legora, divertente storia dedicata ai visitatori più piccoli e Cézanne (collana Smart Skira Mini Art Book). Appuntamento dunque a Palazzo Reale dal 20 ottobre per ammirare Paul Cézanne, l’artista che con il classicismo delle costruzioni e la forza dei colori ha modificato, in modo profondo e irreversibile, il corso della storia dell’arte del Novecento, il padre della pittura moderna, quel “ Bon Dieu de la peinture!” di matissiana memoria  
   
   
MILANO (GALLERIA GRUPPO CREDITO VALTELLINESE): LA NUOVA SCUOLA DI FOTOGRAFIA SICILIANA ARRIVA A MILANO  
 
È una mostra "a tesi" quella che la Fondazione Gruppo Credito Valtellinese proporrà, dal 27 ottobre all´8 gennaio a Milano, nella sede espositiva del Palazzo delle Stelline dopo la tappa estiva presso la Galleria Credito Siciliano. "A tesi" perché origina da un´ipotesi, tendendo a dimostrarla: in Sicilia sta nascendo una riconoscibile "Scuola Siciliana" di fotografia. Non solo perché qui si sono formati ed operano artisti oggi tra i maggiori in Italia, ma perché in loro, pur nella diversità e originalità di stili e poetiche, si possono individuare linee in qualche modo riconducibili ad un medesimo, vitalissimo "terreno di coltura e di cultura". La mostra, ideata da Cristina Quadrio Curzio e Leo Guerra, responsabili delle scelte espositive della Fondazione, è da loro curata insieme a Giovanni Chiaramonte, autore di origini siciliane ma di tradizione europea e docente presso la Facoltà di Architettura di Palermo. La "Scuola" fa riferimento alle figure e al lavoro di tre fotografi siciliani - Carmelo Bongiorno, Carmelo Nicosia, Sandro Scalia - appartenenti alla generazione di autori nati in Sicilia fra il 1950 e il 1960, in quell´isola operanti. I tre ricoprono ruoli di docenza presso le accademie di Belle Arti di Catania (Bongiorno e Nicosia, che ne è preside) e Palermo (Scalia) e sono per questo, letteralmente, dei "capiscuola" in una disciplina a forte vocazione tecnica ma dagli spiccati accenti poetici. "Questa caratteristica è rinvenibile - affermano i commissari dell´esposizione - dietro il duplice profilo della loro attività: da un lato il loro svolgere un ruolo critico verso la fotografia "neo-oggettiva", di pura registrazione meccanica o a scopo classificatorio, proponendo una versione nebulosa e immaginifica della loro realtà, dall´altro, sottraendosi all´azione meramente professionale del lavoro, si spingono verso la codificazione di un linguaggio nuovo, elaborato in stretta connessione con gli esiti attuali di autori di altra provenienza e cultura". In ambito formativo è evidente la loro predisposizione sperimentale ad assorbire stilemi, inclinazioni poetiche e soluzioni tecniche da cinema, teatro, letteratura, video-arte, ecc. Alla sicilianità di origine e di appartenenza s´aggiungono importanti esperienze "esterne": tutti e tre hanno condiviso infatti, in maniera indipendente, significativi periodi di lavoro lontano dall´isola, maturando un´attitudine al confronto e al collegamento con le innumerevoli avanguardie, interconnessioni e individualità in fase di maturazione in ambito italiano ed europeo, tra la fine degli anni ´70 e gli zero. In senso strettamente cronologico, al lavoro di Carmelo Bongiorno, Carmelo Nicosia e Sandro Scalia, si contrappone quello degli esponenti di spicco della generazione precedente, tutti autori siciliani con all´attivo significative esperienze professionali di rilievo internazionale come Letizia Battaglia, Nicola Scafidi, Ferdinando Scianna ed Enzo Sellerio. Ognuno, con la propria vicenda storica ed espressiva, ha finito, più o meno consapevolmente, con l´influenzare generazioni di fotografi. Certo non sono accomunabili in una "Scuola" nel senso tradizionale del termine, ma è fuor di dubbio che con il loro lavoro e la loro sperimentazione hanno effettivamente fatto scuola. A costoro la mostra dedica un´ampia panoramica che non li propone come puro punto di snodo per l´affermarsi delle identità individuali, ma evidenzia aspetti, tecniche, situazioni che nelle opere dei tre protagonisti riconducono alla generazione dei "padri". Dall´emergere di particolari tecniche di saturazione o distorsione dell´immagine, all´applicazione di uno o più meccanismi analogici nella definizione del campo visivo, o la scelta dei supporti di stampa, del formato, ecc. La contro-copertina della mostra è affidata ad uno sguardo esterno, quello di uno "straniero": Richard Avedon. Con un unico scatto, un combat-shot dedicato alla Cripta dei Cappuccini rubato a Palermo durante la campagna di liberazione della Sicilia nel 1944 al seguito della V Armata. Coordinate mostra Titolo La Nuova Scuola Di Fotografia Siciliana Sedi Galleria Gruppo Credito Valtellinese Corso Magenta n. 59 - Milano Durata 27 ottobre 2011 - 8 gennaio 2012 Catalogo Silvana Editoriale Info e prenotazioni +39 0243.353.522 www.Civita.it  Informazioni al pubblico Galleria Gruppo Credito Valtellinese tel. +39 0248.008.015 www.Creval.it  Mostra prodotta e organizzata dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese  
   
   
NAUTICAL DESIGN AWARDS: YACHT & SAIL E ADI INSIEME PER PREMIARE L’ECCELLENZA DELLA NAUTICA ITALIANA  
 
Da venerdì 21 ottobre alle 10:30, in una mostra con ingresso gratuito nella prestigiosa cornice di via Manzoni – Piazzetta Croce Rossa a Milano saranno presentati i modelli e i video delle imbarcazioni vincitrici della seconda edizione del Nautical Design Awards, il riconoscimento che premia l’eccellenza della nautica italiana organizzato da Yacht&sail (il sistema multimediale di Rcs Mediagroup dedicato agli amanti del mare e della nautica) in partnership con Adi (Associazione per il Disegno Industriale), che dal 1954 assegna il Compasso D’oro. Con i Nautical Design Awards si vuole dare luce alle aziende e ai designer legati alla nautica che con il loro lavoro e la loro competenza rendono i prodotti Made in Italy tra i più apprezzati e ricercati a livello mondiale. La rosa d’imbarcazioni selezionate dalla redazione di Y&s e i cantieri che si sono candidati ai Nautical Design Awards, registrandosi sul sito www.Nauticaldesignawards.it, sono stati sottoposti al giudizio della Giuria composta da esponenti di Adi, affiancati dal presidente Luisa Bocchietto, e da autorevoli armatori, tra cui Lamberto Vallarino Gancia, Gabriele Galateri di Genola, Matteo Montezemolo e Remo Ruffini. Per garantire la massima trasparenza sulle selezioni, Yacht&sail, promotore e organizzatore del premio, non ha diritto di voto. Dieci le categorie premiate divise tra vela, motore e accessori. Tra queste, due categorie dedicate a riconoscimenti speciali: per le imbarcazioni a basso impatto ambientale e per quelle progettate e costruite all’estero. I Nautical Design Awards si confermano – spiega Andrea Brambilla, direttore di Yacht&sail – il riconoscimento più atteso per la cantieristica nautica italiana. Con questo premio vogliamo dare visibilità ad una realtà industriale del Made in Italy che c’invidiano all’estero ma che trova poco riscontro nel nostro Paese. Con i Nautical Design Awards abbiamo voluto aggiungere ulteriore qualità al Sistema di Rcs Mediagroup e portare ancora una volta la nautica dove ci sono gli armatori. Organizzare una mostra in centro città a Milano conferma i nostri sforzi per avvicinare più gente possibile a questo mondo. La giuria quest’anno – afferma Luisa Bocchietto – ha lavorato in particolare sintonia. Il Premio riconosce all´Adi un ruolo specifico nella selezione della migliore produzione di design italiano e permette all´Osservatorio di recepire un’ampia gamma di segnalazioni nel settore della nautica, da sottoporre poi anche al percorso di valutazione dell´Index ed infine del Premio Compasso d´Oro. Le molteplici attività che derivano da questa sinergica collaborazione sono volte a promuovere due settori, quello della nautica e quello del design, entrambi di eccellenza italiana riconosciuta a livello mondiale. Due mondi che hanno ancora molto da condividere sia a livello di progettazione sia a livello di ricerca, per una produzione di sempre maggiore qualità. Attraverso il Nautical Design Awards riusciamo a raccontare in ambiti prestigiosi – dichiara Roberto Salamini, Publisher di Yacht&sail – l’eccellenza del Made in Italy. Il Nda ha già avuto visibilità sul mercato americano in occasione del Miami Boat Show e una prestigiosa anticipazione in occasione del fuori salone di Genova, dove abbiamo riunito i principali esponenti del mondo della nautica con prestigiosi rappresentanti del design industriale italiano. Prosegue e si potenzia l’attività di Y&s volta all’ideazione di eventi sempre con partner autorevoli che mettono in luce il grande valore del comparto nautico italiano rendendo sempre più il brand di Rcs Mediagroup il polo di riferimento del settore, per clienti e appassionati. La premiazione dei vincitori è avvenuta ieri giovedì 20 ottobre a Milano, nel corso di una serata di gala presso l’hotel Sevenstars Galleria cui hanno partecipato armatori, designer, titolari di cantieri e titolari di aziende legate al design. Dopo il successo del primo Nda sono contento di aver avuto l’occasione di fare ancora parte della prestigiosa e competente giuria dell’edizione 2011 – ci conferma Lamberto Vallarino Gancia –. Ancora una volta mi ha impressionato l’ingegno italiano ben accoppiato a iniziative di partner internazionali nel produrre barche veramente belle, innovative, piacevoli da vedere, utilizzare e da avere. Sono sicuro che questo premio contribuisca a dare stimolo per rilanciare un settore che da anche lustro al Made in Italy. Info: www.Nauticaldesignawards.it    
   
   
ROMA (CHIOSTRO DEL BRAMANTE): LA SENSUALITÀ E L´INCANTO DEGLI ORIENTALISTI  
 
Incanti e scoperte nella pittura dell´Ottocento italiano", a cura di Emanuela Angiuli e Anna Villari, una accurata selezione di circa una ottantina di opere, che raccontano l´Oriente nella pittura dell´Ottocento italiano. Gli echi della spedizione di Napoleone in Egitto, i resoconti di esploratori, faccendieri e ardimentosi avevano infiammato la fantasia del Vecchio Continente. Le cronache di piaceri proibiti, odalische, harem, hammam avevano fatto il resto. Poi c´era la voglia di saperne di più, di scoprire e capire terre geograficamente non tra le più lontane, eppure distanti per cultura, storia, atmosfere. Una malia che stregò molti artisti, alimentata da committenti altrettanto presi dal fascino di un Oriente vicino e, allo stesso tempo, lontanissimo. La mostra dà conto di questa ventata d´Oriente in pittura riconoscendo come punto d´avvio, non unico ma certo particolarmente importante, Francesco Hayez. Il veneziano non si mosse dall´Italia tuttavia si lasciò felicemente contagiare dal vento d´Oriente, dall´esotismo, dall´erotismo che al mondo arabo sembrava connaturato. E che colpisce un altro veneto, Ippolito Caffi, che decide di viverlo di persona in un lungo viaggio tra Costantinopoli, Smirne, Efeso e il Cairo da cui trae opere memorabili e un gusto che connoterà per sempre la sua pittura. Da Parma, prima Alberto Pasini e poi Roberto Guastalla, il "Pellegrino del sole", percorrono carovaniere e città per raccontare questi altri mondi. Il secondo lo fa portandosi dietro, oltre a tavolozza, cavalletto e pennelli anche uno strumento nuovo, la macchina fotografica. Da Firenze parte alla volta dell´Egitto Stefano Ussi che in quel Paese, subito dopo l´apertura del Canale di Suez, lavora per il Pascià prima di trasferirsi in Marocco con l´amico Cesare Biseo, anch´egli proveniente dalla corte del Viceré d´Egitto. Da questo viaggio i due traggono gli spunti per illustrare, magistralmente, "Marocco" di Edmondo De Amicis. Al fascino della scoperta che si fa suggestiva visione di mondi "altri" soggiacciono Federico Faruffini, Eugenio Zampighi, Pompeo Mariani Augusto Valli, Giulio Viotti, Achille Glisenti, Giuseppe Molteni, a conferma della trasversalità e del dilagare in tutta la penisola dell´affascinante pandemia. Al contagio dell´Orientalismo non sfugge certo il Mezzogiorno d´Italia. Ne è testimonianza, a Napoli, Domenico Morelli che, senza mai aver messo piede nei territori d´oltremare, descrive magistralmente velate odalische, figure di arabi, mistiche atmosfere di preghiere a Maometto. Visioni esotiche soffuse di raffinato erotismo si ritrovano anche negli oli scenografici di Vincenzo Marinelli, Fabio Fabbi, del siciliano Ettore Cercone e del pugliese Francesco Netti. Quest´ultimo in particolare, di ritorno da un viaggio in Turchia, si dedicò alla produzione di opere orientaliste di tono intimista, come per esempio Le ricamatrici levantine, venate dallo stesso "garbo mediterraneo", presente nelle odalische di Morelli Il catalogo della mostra è edito da Silvana Editoriale. Informazioni: Tel 06.68.80.90.35 - info@chiostrodelbramante.It -  www.Chiostrodelbramante.it  
   
   
CERVIA (MAGAZZINO DEL SALE): X EDIZIONE DELLA MOSTRA FESTIVAL DELLE ARTI DEDICATA AL 150° DELL’ UNITÀ D´ITALIA - DAL 18 AL 30 OTTOBRE 2011  
 
A Cervia ormai da dieci anni, la stagione invernale apre con la mostra del Festival delle arti negli splendidi spazi degli antichi Magazzini del sale. Diventato negli anni un appuntamento irrinunciabile quest’anno il Festival delle arti ha scelto come titolo “Fratelli e Sorelle d´Italia”. Dal 18 ottobre, fino alla fine del mese, 60 artisti espongono le opere realizzate nel weekend estivo di giugno e ispirate ai 150 anni d’Italia. Organizzato dall’Associazione Culturale “Il Cerbero”, in collaborazione con il Comune di Cervia, con il patrocinio della Provincia di Ravenna e della Regione Emilia Romagna, il Festival delle arti è giunto alla sua decima edizione grazie anche a un successo di pubblico, conquistato anno dopo anno dall’identità della kermesse estiva e dell’altrettanto consueto appuntmento invernale che espone le opere degli artsti che si sono esibiti in quella occasione. Nel decennale del festival che quest’anno ha come titolo “Fratelli e Sorelle d´Italia”, l´evento si è allineato con lo spirito del nazionalismo che unisce l’Italia nei festeggiamenti dei 150 anni del Belpaese. Attraverso le opere e gli interventi di diversi personaggi e artisti ispirati al tema dell’Unità d’Italia, l´argomento “cultura” è stato intesa come capacità di ideare e costruire per capire meglio, insieme, il valore della “italianità”. La mostra Festival delle arti (aperta tutti i pomeriggi a ingresso gratuito) inaugura il 18 ottobre e rimane aperta fino al 30 ottobre. Dedicata alle arti visive è diventata, per turisti e residenti, un appuntamento fisso con l’arte e con l’opportunità di ragionare su quale opera acquistare in previsione dei regali di fine anno. Espongono 60 artisti provenienti da tutta Italia: Cinzia Baccarini, Giulia Martina Badessa, Alexandra Denise Baglio, Irene Balducci, Barbara Balestri, Carla Battisti, Marcella Belletti, Antonio Caranti, Silvana Cardinale, Barbara Casabianca, Silvia Casavecchia, Luisella Ceredi, Vanni Chiadini, Enzo Correnti, Gaia Cortesi, Roberta Dallara, Leda Dall’olio, Massimo Di Bartolomeo, Emilio Di Pasquantonio Barbara Donati, Nicoletta Donini, Gianfranco Eddone, Maria Feletti, Jonathan Giordani, Nives Guazzarini, Giancarlo Guidi, Ivan Hic, Alice Iaquinta, Luisa Magarò, Mauro Magri, Claudia Majoli, Massimo Marchetti, Mascia Margotti, Luciano Medri, Cinzia Montanari, Lietta Morsiani, Lorenzo Nardi, Fiorenza Paganelli, Alessandra Palestini, Fabrizio Pavolucci, Paolo Placci, Riccardo Resta, Ina Ripari, Stefania Rizzi, Laura Rondinini, Loretta Samorì, Ilse Sanftl, Andrea Scaranaro, Vincenzo Silvestroni, Giovanni e Renata Strada, Gianpiero Steri, Wilma Tassinari, Simone Tribuiani, Teresio Troll, Cathy Trolli, Edo Urbini, Raffaella Vaccari, Dea Valdinocci, Andrea Zaffi, Maddalena Zuddas. Con il contributo di: Comune di Cervia, Autorità Portuale, Gruppo Hera, Consorzio Cooperative Costruttori, Impresa Edile Bolognesi e Evangelisti, Premier Hotel, Moviter Strade Cervia, Adriatica Costruzione Cervese, Spm Consulting, Verbano Immmobiliare. Info: www.Ilcerbero.it    
   
   
PALERMO (PALAZZO SANT’ELIA): VITO VACCARO A PALERMO - 28 OTTOBRE - 27 NOVEMBRE 2011  
 
La Provincia Regionale di Palermo accoglie un’antologica di Vito Vaccaro nella sua città natale dove frequentò l’Accademia sotto la guida di Mario Rutelli e dove ricevette i primi riconoscimenti. Si trasferì a Milano nel 1920 entrando a far parte della cerchia degli artisti milanesi e vi operò fino al 1960, anno della sua scomparsa. A Palazzo Sant’elia vengono proposti disegni, bronzi di finezza plastica (”Bimba col cerchio” “L’offerta”) e opere pittoriche (ritratti, figure, nudi, paesaggi, nature morte) che, con pennellate decise e ricchezza di controluce, restituiscono il sentimento e l’atmosfera del momento. Legato alla matrice meridionale del verismo di fine ottocento, Vaccaro ha esposto più volte alla Reale Accademia braidense, alla Biennale di Venezia, all’Esposizione Internazionale di Belle Arti di Roma , alle varie mostre Interprovinciali di Milano e ha realizzato molteplici personali. Vito Vaccaro (Palermo 1887 - Milano 1960) fu pittore e scultore. Studiò all’accademia di Belle Arti di Palermo e fu allievo di Marco Rutelli. Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale si stabilì a Milano dove rivelò in pieno le sue capacità e dove entrò a far parte della cerchia degli artisti cittadini. Partecipò all’Esposizione Nazionale della Reale Accademia di Brera 1923 - Milano, alla Seconda Biennale Romana 1924, alla Prima Mostra Marinara 1925 - Roma, alla Xv Mostra Internazionale di Venezia 1926, alla Seconda Mostra del Sindacato Lombardo Fascista 1929 - Milano, alla Ii Biennale Romana 1928. Molteplici furono le personali a Milano. Galleria Vinciana, Galleria Geri, Galleria Bolzani e alle varie gallerie delle province lombarde. I temi pittorici furono molteplici, nature morte, paesaggi, composizioni con figure. Spaziò dalla pittura ad olio all’acquerello e al pastello: ogni lavoro evidenzia l’accuratezza del disegno e la forza del colore che fanno vibrare ora la dolcezza di un bambino, ora l’intensità di un vecchio, ora le luci e le ombre di una natura morta. Tra le opere pittoriche ricordiamo: Balilla - Sosta al porto di Genova - Piroscafo rosso. Tra i pastelli: Ricordi - Mendicante - Vecchia contadina. Tra le sculture: Maternità, Bimbo che ride- La portatrice di uva - Montanaro. Molteplici i monumenti realizzati al cimitero Monumentale di Milano tra cui spicca una stupenda Pietà. Fra le mostre postume sono da ricordare a Bergamo, “I Mostra Artisti Scomparsi” 1963 - “Salone della Consulta”; a Milano 1974 Palazzo del Turismo. Catalogo Edizioni Gabriele Mazzotta (www.Mazzotta.it ) pagine 120, illustrazioni 112, Euro 25,00. Il volume contiene, il saggio critico di Domenico Montalto (Fra verismo e classicismo. Accademia e modernità nell’opera di Vito Vaccaro), una testimonianza di Marcello Cesa-bianchi (Vito Vaccaro, un artista che ha saputo assimilare ed esprimere i valori della cultura meridionale e di quella milanese.) e un ricordo della figlia Gioietta. Nel volume sono pubblicate a colori e in bianco e nero 25 sculture, 80 dipinti e 60 disegni. Info: Palermo - Palazzo Sant’elia (via Maqueda, 81) - 28 ottobre/27 novembre - Urp 091-6628290 / 091-6628450 – www.Provincia.palermo.it    
   
   
ACHILLE DE TOMMASO ESPONE AL PALAZZO DEL LOUVRE - DAL 21 AL 23 OTTOBRE 2011  
 
Espone al Palazzo del Louvre l’artista italiano Achille De Tommaso, che ha saputo coniugare abilmente il pensiero scientifico alla creatività. Questo connubio tra razionalità e irrazionalità, questa fusione tra logos e pathos , tra ratio e sentimento, fanno di De Tommaso un instancabile ricercatore dell’armonia universale. Perché la matematica non può prescindere dall’arte né viceversa. Anche nella vita, Achille De Tommaso fonde questo dualismo concettuale nella professione dell’artista e nel ruolo di prestigio che ricopre nell’ambito delle telecomunicazioni, del business e delle imprese. Egli ha diretto, per anni, alcune delle più prestigiose aziende di telecomunicazioni europee, dal 1998 è Amministratore Delegato e Presidente di Colt Telecom per l’Italia e Presidente di Anfov, associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione. Si è laureato in Fisica Elettronica a Milano. La sua testa è quindi felicemente divisa tra Arte e Scienza. La curatrice dell’esposizione, Sabrina Falzone, ci introduce alla pittura di Achille De Tommaso con queste parole: “Nel sentimento del colore, l’intelletto schiude i suoi enigmi all’esperienza segnica, avvolgendo le sue aurore con il manto della materia. Nella ricerca pittorica di Achille De Tommaso vi è un incessante evolversi di forme, di segni e linguaggi inconsci, nei quali le relazioni cromatiche danno la luce a nuove valenze espressive, generando uno straordinario capolavoro della comunicazione artistica.” Perché proprio la comunicazione artistica è il Leit Motiv della pittura di De Tommaso: quest’esigenza di un dialogo sempre più aperto con il prossimo ci svela il lato più filantropico dell’artista. Info: www.Achilledetommaso.it