Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 







MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web




 


VENERDI

PAGINA 1 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 4 PAGINA 5 PAGINA 6
Notiziario Marketpress di Venerdì 27 Gennaio 2012
MILANO (GALLERIA ART&CO): SANDRO CHIA - FINO AL 3 MARZO 2012  
 
Dal 26 gennaio al 3 marzo 2012 negli spazi espositivi della Galleria Art&co di Milano si terrà la personale di Sandro Chia, realizzata in collaborazione con Spirale Milano, già organizzatrice della mostra La Transavanguardia italiana a cura di Achille Bonito Oliva, a Palazzo Reale di Milano. L’esposizione, infatti, si pone volutamente come un ideale approfondimento della poetica di Sandro Chia e offre la possibilità ai visitatori della mostra di Palazzo Reale di continuare a indagare la sensibilità artistica del maestro. In mostra 30 opere uniche, in cui il maestro toscano ripercorre e porta alle estreme conseguenze il suo contributo al movimento della Transavanguardia. La pittura dell’artista si caratterizza per un costante dialogo con il passato, alle origini dei suoi dipinti ci sono, la storia, il senso di un’arte figurativa e manuale che ha ancora tanto da dire e da dare. Il visitatore potrà notare, inoltre, le novità cromatiche che esplodono con pennellate dai colori accesi, verdi acidi e pigmenti rossi, azzurri e gialli quasi luminescenti, che deflagrano su figure umane e animali che si stagliano su sfondi cosmici che illudono l’interlocutore con una dimensione che si estende al di là della superficie dell’opera stessa. Sandro Chia Sandro Chia nasce a Firenze nel 1946. Nel 1969 si diploma all’Accademia di Belle Arti della città natale e nel 1970 si trasferisce a Roma, dove inizia a esporre presso la galleria La Salita. Dopo un periodo di sperimentazione nell’alveo della cultura concettuale, si avvicina nel 1974 alla manualità della pittura, coniugando però questa ricerca con una sensibilità tutta particolare per la parola scritta. Nel 1977 avvia una lunga collaborazione con il gallerista Gian Enzo Sperone e nel 1979 Achille Bonito Oliva inserisce il suo lavoro all’interno di una nuova tendenza denominata Transavanguardia e lo invita a esporre nelle mostre da lui curate per affermare il movimento a livello internazionale. Tra il 1981 e il 1983 è presente in mostre che portano all’attenzione del grande pubblico il ritorno dell’arte alla figurazione e la nuova ricerca neo-espressionista. I suoi dipinti celebrano la sensualità del corpo e la vitalità della natura nell’esuberanza di figure sempre più monumentali, che trovano presto risoluzione concreta nel bronzo. Nei lavori s’intensifica il dialogo con temi iconografici, motivi e tecniche – compresa l’incisione - della Storia dell’arte, rielaborati con un’ironia scanzonata del tutto personale. Raffaello, Michelangelo, Tiziano, ma anche Picasso, Savinio, De Chirico, Cézanne e Chagall sono i riferimenti maggiormente riconoscibili nelle sue opere. Da sempre interessato al rapporto tra pittura e poesia, illustra opere di Alda Merini, Beppe Fenoglio e Gabriel Garcia Marquez. Nel 2009 è invitato da Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli a esporre alla 53.Biennale di Venezia e nel 2010 Achille Bonito Oliva cura alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma la retrospettiva dell’artista. Il catalogo monografico è riservato, in omaggio, a tutti i visitatori della mostra di Palazzo Reale, La Transavanguardia italiana, che presentino il relativo biglietto o coupon. Info: www.artcogallerie.itinfo@artcogallerie.It    
   
   
MILANO (FONDAZIONE STELLINE CORSO MAGENTA 61): MOSTRA LA NATURA SQUISITA AI CONFINI DEL POP - FULVIO DI PIAZZA, MARCO MAZZONI, NICOLA VERLATO - INAUGURAZIONE MERCOLEDÌ 1 FEBBRAIO 2012 ORE 18.30 - DAL 2 AL 25 FEBBRAIO 2012  
 
La mostra "La natura squisita, ai confini del Pop" presenta i lavori di Fulvio Di Piazza, Marco Mazzoni e Nicola Verlato che interpretano il concetto di Natura come sentimento d’infinito surreale. Il percorso espositivo, curato da Alberto Mattia Martini e Julie Kogler, raccoglie venticinque opere dove le immagini conducono il visitatore in una vitalità organicamente animata, che diviene forza generatrice, arrivando ad abbracciare ogni elemento esistenziale. Di Piazza, Mazzoni e Verlato, per la prima volta in una tripla personale insieme, affrontano il tema della natura-super-natura, attraverso una selezione di opere storiche ed inedite che offrono allo spettatore un viaggio affascinante e fantasioso attraverso scenari surreali e sfere inconsce ricche di icone, idoli e archetipi rivisitati in chiave contemporanea. Uno spazio naturale che profuma di Romantico, ma il cui gusto sfociando nel Pop Surrealismo, assapora il reale, per poi abbandonarsi e sottrarsi al dominio della ragione, lasciandosi ammaliare dall’ebbrezza dell’inconscio. Di Piazza, Mazzoni e Verlato trovano nella forma primigenia e creatrice per eccellenza quel senso di mistero che li conduce attraverso una rappresentazione del reale-naturale e, successivamente, a spingersi all’interno degli abissi dell’assoluto irrazionale. I tre artisti intraprendono una strada orientata non solo all’ambiente nel quale viviamo, ma ad una concezione sublime dell´energia di natura, mossa da quelle forze che costituiscono l´universo delle pulsioni, della fantasia e delle passioni, fonti imprescindibili per la creazione artistica. "L´arte non ripete cose visibili, ma rende visibile", a questa frase di Paul Klee sembrano ispirarsi i tre artisti italiani che, lasciandosi guidare da un acuto spirito d’osservazione, analizzano le influenze reciproche tra l’Uomo, la Natura e l’Universo. Fulvio di Piazza (Siracusa, 1969) si può reputare un moderno Arcimboldo in cui il dato naturale si accosta all’estro immaginifico che catalizza perenni trasmutazioni della forma e della sostanza. Dai paesaggi animistici che si distendono sulle tele ad olio dell’artista siciliano sembrano sussurrare le voci che abitano ogni singolo elemento naturale permeato di un’aura fantasmagorica. Nei suoi lavori le raffigurazioni dimostrano un’apparenza ibrida in cui le espressioni dell’umanità vengono assorbite da una natura sovrastante che a sua volta riacquista sembianze umane, generando visioni olistiche. Nei raffinati disegni realizzati con matite colorate da Marco Mazzoni (Tortona, 1982) prendono vita esseri silvani, incroci tra figure umane e fitomorfe, che divengono metafore delle forze guaritrici e delle sostanze allucinogene delle piante e dei fiori, allegorie di un antico sapere sugli effetti taumaturgici che queste possono esercitare sull’uomo. Queste belle ed ingannevoli apparizioni si legano all’eresia, al paganesimo e alle stregonerie, esplicate e messe al bando già nel volume rinascimentale “Malleus Maleficarum”, da cui l’artista prende spunto. Nicola Verlato (Verona, 1965) vive a Los Angeles, patria del Pop Surrealismo, ed emerge sulla scena artistica come ponte tra l’arte colta europea e la cultura americana underground. Nei suoi dipinti ad olio dalla plasticità michelangiolesca, Verlato esplora la natura apocalittica della nostra era dove si scontrano le forze del Bene e del Male, angeli e demoni, la luce e l’ombra, ribaltando il concetto di terra e cielo in un vortice trascinante che non lascia scampo ai soggetti ritratti e all’osservatore. Questi tre artisti, accomunati da una straordinaria capacità creativa, stanno riscuotendo un grande successo oltre i confini italiani, consolidandosi nel panorama dell’arte figurativa internazionale con mostre in prestigiosi musei e in ambite gallerie. Ciascuno di loro si riconosce attraverso una singolare matrice che proviene dalla migliore tradizione artistica italica, e che trova eco soprattutto negli U.s.a. Grazie all’utilizzo degli elementi dell’immaginario pop capaci di comunicare oltre le barriere culturali e generazionali. Info: www.Stelline.it  - +39.0245462.411  
   
   
MILANO (TRIENNALE DI MILANO): PELLE DI DONNA. IDENTITÀ E BELLEZZA FRA ARTE E SCIENZA A CURA DI PIETRO BELLASI E MARTINA MAZZOTTA  
 
Per la prima volta in Italia una mostra che unisce arte e scienza sul tema della pelle. “Pelle Di Donna. Identità e bellezza fra arte e scienza”, a cura di Pietro Bellasi e Martina Mazzotta, è esposta alla Triennale di Milano fino al 19 febbraio 2012. La rassegna nasce da un progetto della Fondazione Antonio Mazzotta, da anni protagonista di successo nel mondo dell’arte, con Boots Laboratories, marchio-icona del benessere distribuito in Italia da P&g. Attraverso una ricca selezione di opere d’arte - antica, moderna e contemporanea - documenti, oggetti antichi, il visitatore compie un percorso affascinante di esplorazione che lo conduce a un laboratorio scientifico. Ampio spazio è dato agli artisti moderni e contemporanei che utilizzano i linguaggi più diversi, dalla pittura alla scultura, dal concettuale alle nuove tecnologie, fino al cinema sperimentale, anche con interventi site specific. Tra gli artisti in mostra: Giacomo Balla, Franz von Bayros, Vanessa Beecroft, Adriana Bisi Fabbri, Andrea Chisesi, Giuliana Cuneaz, Gillo Dorfles, Marcel Duchamp, Lucio Fontana, Grazia Gabbini, Omar Galliani, Robert Gligorov, Abel Herrero, Roy Lichtenstein, Luigi Maio, Lazhar Mansouri, Piero Manzoni, Alberto Martini, Francesco Merletti, Bruno Munari, Giuseppe Penone, Marinella Pirelli, Pietro Pirelli, Karl Prantl, Man Ray, Odilon Redon, Auguste Rodin, Omar Ronda, Mimmo Rotella, Maia Sambonet, Alberto Savinio, Andreas Serrano, Henri de Toulouse-lautrec, Andy Warhol, Tom Wesselmann. La mostra è strutturata in un percorso di sei sezioni che affrontano in termini transdisciplinari il tema della pelle, della bellezza e dell’identità femminile ed è accompagnata dalla presenza costante di interventi di arte contemporanea. Introduce il tutto un gioco di corrispondenze tra macro e microcosmo, tra immagini della superficie di astri e pianeti e immagini dell’epidermide vista al microscopio. La prima sezione è intitolata La scoperta della pelle e presenta le rarissime cere settecentesche della scultrice e anatomista Anna Morandi e Cesare Bettini, “Volto di donna” e “Mani sensibili”, le straordinarie miniature delle farmacie antiche di Ettore Sobrero, primi luoghi deputati anche alla cura della pelle. In linea con questo approccio, il percorso prosegue con il Paradiso dell’igiene messo in contrapposizione all’Inferno della pudicizia: l’esplosione del concetto di “igiene” nella modernità viene illustrato da sale da bagno e “marchingegni d’igiene” di ieri e di oggi, provenienti da musei aziendali. Opere di Sam Shaw, Mel Ramos e John Kacere accompagnano il tutto. Un “tunnel di mostri”, realizzato in collaborazione con la Cineteca Italiana di Milano, funge da raccordo con la sezione successiva, cuore della mostra: il Volto della bellezza, il ruolo della pelle. A una storia della cosmetica, dall’antichità fino ai nostri giorni, si accompagnano opere che esaltano il mutare nel tempo del concetto di bello e i differenti modi di interpretazione. Da una visione di bellezza classica del gesso da Canova e delle donne rappresentate Alfons Mucha nel grande paravento dal titolo “Le quattro Stagioni”, in perfetto stile Art Nouveau, si viene catapultati in visioni oniriche, metaforiche che si concretizzano nei ritratti del pittore francese Odilon Redon, di Alberto Martini, di Adriana Bisi Fabbri. In questo lungo soffermarsi sull’identità femminile, ampio spazio viene dedicato anche alla pelle, volto ad sottolinearne le peculiarità nelle sue diverse declinazioni. La mostra offre alcuni esempi significativi come gli incarnati e la bellezza algida delle donne-icone immortalate da Man Ray, del quale la rassegna vanta uno straordinario e selezionato gruppo di fotografie in bianco e nero databili dagli anni Venti agli anni Quaranta, tra cui “Noir et blanche” (1926), “Natasha” (1931) e i ritratti di “Juliet” (1945) per arrivare alla pelle e alla bellezza iconica di “Marilyn” (1967), al “Ritratto di Daniela Morera” (1981) e “Ladies and Gentlemen” di Andy Warhol, nonché alla preziosa “Maquette for Monica in the Bedroom” di Tom Wesselmann (1986). Tra le testimonianze più recenti sul tema, spiccano le opere di Giuliana Cuneaz, con l’imponente “Corpus in Fabula” (1996), di Robert Gligorov, Abel Herrero, Andreas Serrano, Yoshie Nishikawa. Non mancano riferimenti all’ambito letterario, come l’opera di Luigi Maio “La crema di Azazello” (da “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov), realizzata per l’occasione. Metamorfosi di pelle di donna è invece una suggestiva installazione luminosa realizzata ad hoc per la mostra che presenta la trasformazione dell’immagine di una stessa donna truccata e acconciata a seconda dello “stile” dell’epoca (dagli anni Venti fino ai Duemila). Si procede con un approccio più contemporaneo che analizza il binomio Pelle e identità grazie a testimonianze del Museo del Tatuaggio di Milano, con particolare attenzione al tatuaggio femminile, inteso come complemento all’identità della persona, in diversi contesti ed epoche storiche, cui si aggiunge una selezione di straordinarie fotografie di Lazhar Mansouri. A conclusione del percorso il visitatore giunge in un vero laboratorio scientifico interattivo e una stanza polisensoriale. Qui è possibile ammirare opere di Bruno Munari, Karl Prantl, Pietro Pirelli e Giuseppe Penone, nonché a pezzi provenienti dall’Istituto dei ciechi di Milano e dal Museo tattile Anteros di Bologna. Infine, ogni donna può lasciare la propria impronta “mettendoci la faccia”, attraverso lo scatto di una foto istantanea del suo volto che andrà a far parte di un’installazione a parete, quale testimonianza attuale e reale. Tavole, manoscritti, foto d’epoca, oggetti curiosi, alambicchi e prodotti per la cura di sè – molti provenienti dall’Archivio storico Boots di Nottingham – fanno da cornice alla ricca selezione di opere d’arte in mostra. Tutto questo è solo un assaggio di quanto in realtà attende i visitatori di “Pelle di donna”. Inoltre, nei 4 fine settimana di apertura della mostra, Boots Laboratories invita un gruppo di cosmetologi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma ad approfondire insieme al pubblico varie tematiche riguardanti l’epidermide. L’evento si avvale della preziosa collaborazione di un comitato scientifico di esperti dei vari settori, che conta nomi quali: Chiara Cappelletto, Leonardo Celleno, Rosa Chiesa, Sophie Clapp, Luisa Gnecchi Ruscone, Marco Montemaggi, Massimo Papi, Loretta Secchi, Fulvio Simoni, Beba Restelli. Accompagna la mostra un catalogo pubblicato dalle Edizioni Gabriele Mazzotta con introduzione di Gillo Dorfles, testi critici in italiano e inglese di Pietro Bellasi e Martina Mazzotta e le schede degli specialisti dei vari settori  
   
   
VALLE D’AOSTA (FORTE DI BARD): WILDLIFE PHOTOGRAPHER OF THE YEAR 2011 A CURA DEL LONDON NATURAL HISTORY MUSEUM E DI BBC WILDLIFE MAGAZINE IN COLLABORAZIONE CON FORTE DI BARD - GLI SCATTI PIÙ BELLI DELLA FOTOGRAFIA NATURALISTICA AL FORTE DI BARD - 28 GENNAIO/8 MAGGIO 2012  
 
Dal 28 gennaio all’8 maggio 2012, il Forte di Bard, principale polo culturale della Valle d’Aosta, ospiterà la prima tappa italiana del tour mondiale della mostra fotografica Wildlife Photographer of the year 2011. L’esposizione raccoglie oltre cento immagini, vincitrici nelle 17 categorie del concorso indetto dal Natural History Museum di Londra in collaborazione con il Bbc Wildlife Magazine e giunto ormai alla sua 47esima edizione. Il premio, che si tiene ogni anno dal 1964, è senz’altro il più prestigioso al mondo nel suo genere, e in questa edizione ha visto la partecipazione di oltre 40.000 concorrenti provenienti da ogni angolo della Terra. Gli scatti di fotografi dilettanti e professionisti affermati sono giunti per la prima volta anche da paesi molto lontani, come Cambogia, Moldova, Brunei e Kirghizistan. Si è assistito, inoltre, a un notevole aumento delle fotografie inviate da India, Cina e Russia. In ognuna delle categorie, sono stati selezionati i vincitori da una giuria di stimati esperti e fotografi naturalisti. Il premio più ambito, il Veolia Environnement Wildlife Photographer of the Year, è stato assegnato al fotografo spagnolo Daniel Beltrà per la sua fotografia Still life in oil, dal suo portfolio per il Wildlife Photojournalist of the Year Award. L’istantanea, che cattura otto pellicani salvati dalla marea nera a Fort Jackon in Louisiana, colpisce per la sua semplicità che la rende bella e scioccante allo stesso tempo. Il Veolia Environnement Young Wildlife Photographer è stato vinto dal polacco Mateusz Piesiak, con Pester Power nella categoria 11-14 anni. La foto ritrae una giovane beccaccia di mare mentre cerca di strappare un pezzetto di cibo ad un esemplare adulto. La giuria è rimasta impressionata dalla grande abilità tecnica del fotografo, soprattutto vista la sua giovane età. Anche due fotografi italiani sono stati eletti vincitori di altrettante prestigiose categorie. Marco Colombo, di Varese, ha vinto il premio nella categoria Ritratti di animali con la sua Sinuosità. L’opera definita dalla giuria una composizione affascinante, è stata scattata in Lombardia, ed ha per protagonista una natrice femmina, immortalata accanto ad un bellissimo ruscello. Il valdostano Stefano Unterthiner invece, si è aggiudicato ben due riconoscimenti: con la sua fotografia Illusione, si è piazzato al primo posto nella categoria Visioni creative della natura, mentre Disposizione di cigni ha ricevuto una menzione speciale nella categoria Ritratti animali. In questa edizione il Forte di Bard ha voluto abbinare alla mostra un’iniziativa benefica a sostegno di un’associazione impegnata nella lotta contro le sevizie sugli animali. Parte dell’incasso verrà devoluto all’associazione Animals Asia Foundation a favore del Progetto “Salviamo gli orsi della Luna” che avrà uno spazio specifico anche in mostra. In tutta l´Asia migliaia di Orsi della Luna sono rinchiusi per anni in gabbie minuscole che non consentono alcun movimento al fine di estrarne la bile con scopi commerciali. Il ricavato finanzierà la campagna volta alla chiusura di queste ‘fabbriche della bile’ e alla liberazione e reinserimento degli orsi in riserve protette  
   
   
TRIESTE (SALA COMUNALE D’ARTE ):VIAGGIO LETTERARIO E ROMANTICO NELLA TRIESTE DI SVEVO E DI SABA DEL PITTORE FURIO BOMBEN - 6/26 FEBBRAIO  
 
Lunedì 6 febbraio 2012 alle ore 18.30 a Trieste alla Sala Comunale d’Arte (Piazza dell’Unità d’Italia 4) avrà luogo l’inaugurazione della mostra personale del pittore e illustratore Furio Bomben, intitolata “Viaggio letterario e romantico nella Trieste di Svevo e di Saba”. La rassegna, che sarà introdotta sul piano critico dall’architetto Marianna Accerboni, propone una trentina di opere su carta realizzate dall’artista nel 2011 e rimarrà visitabile fino al 26 febbraio (orario: feriale e festivo 10-13 / 17-20). Il Caffè Bizantino, 2011 - china e tempera - cm 70x50 L’anima letteraria di Trieste - scrive Accerboni - ispira ancora una volta la creatività di un artista, noto e sapiente illustratore, come Furio Bomben. Che, figlio d’arte (il padre era pittore famoso soprattutto per i suoi cavalli in corsa), ricostruisce con accurata pazienza e intensa sensibilità luministica le atmosfere un po’ fané della Trieste del primo Novecento, rievocando nelle vedute di mare e in quelle degli antichi caffè, il sapore di un passato glorioso, accanto alle due principali vocazioni della città: quella emporiale, testimoniata dai velieri ancorati sulle rive e sul Canale, che però Bomben sviscera nella loro accezione più romantica, e la vocazione letteraria, svolta attraverso il ricordo dei più grandi scrittori di Trieste. Da Saba, ritratto all’esterno del Caffè Garibaldi, allora frequentatissimo ritrovo artistico-letterario al pianoterra del palazzo del Municipio, all’elegante atmosfera del Caffè San Marco, alla ricostruzione del Caffè Bizantino di Largo Barriera, a Scipio Slataper, autore de “Il mio Carso”, ritratto sullo sfondo di una vecchia casa di Prosecco; mentre Giotti, che amava tanto il mare, è ripreso a fumare sul molo Audace, con alle spalle la piazza Unità del primo Novecento, abbellita da un ricco giardino…e ancora Gianni Stuparich al Caffè Tommaseo, Svevo seduto al San Marco e Joyce, che conversa con una giovane signora all’entrata di una libreria…a comporre, attraverso il disegno a matita, seguito da quello a china e dalla coloritura a tempera - conclude Accerboni - un itinerario letterario e romantico che ci conduce con grazia anche in Cittavecchia, in salita Trenovia, a bordo del vecchio tram, oppure a passeggiare costeggiando un inedito viale Xx Settembre, autunnale e intriso di luce. Furio Bomben, triestino, ottimo illustratore formatosi professionalmente attraverso solidi studi di disegno e grafica, dipinge da sempre. Negli ultimi trent’anni ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti e il consenso di pubblico e critica nel corso delle numerose mostre personali e della partecipazione a collettive di prestigio. Già grafico e caricaturista per il settimanale “Trieste Sport”, ha illustrato, con opere dedicate a Cittavecchia e delicati nudi, le liriche della moglie Mara raccolte nel volume “Cittavecchia e nuovi amori” e con diversi disegni il graphic novel noir di successo della stessa autrice, intitolato “Il viaggiatore nel vento” e giunto oggi alla 3° edizione. Info: Sala Comunale d’Arte – Piazza dell’Unità d’Italia 4 - Trieste - 6/26 febbraio 2012 -  Orario: feriale e festivo 10-13 / 17-20 - 3356750946  
   
   
MILANO (MUSEO NAZIONALE DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA): POLAROID: EASY ART? - 130 STAMPE DI 89 ARTISTI PER CELEBRARE LA MACCHINA FOTOGRAFICA POLAROID - 27 GENNAIO/26 FEBBRAIO 2012 - INAUGURAZIONE GIOVEDI’ 26 GENNAIO ORE 18,30  
 
La mostra fotografica itinerante Polaroid: Easy Art? , ideata e curata da Mirko Albini e realizzata in collaborazione con il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, presenta 130 stampe fine art di immagini Polaroid realizzate da 89 artisti e fotografi di varia estrazione artistica, provenienti da 12 paesi. Le immagini esposte, stampate nel tradizionale formato Polaroid, vogliono celebrare l’omonima macchina fotografica, vera meraviglia tecnologica (progettata da Edwin Land tra il 1945 e il 1948) che ha superato i 60 anni di vita e per milioni di persone ha rappresentato un mezzo istantaneo per documentare la realtà e i ricordi o per dare sfogo alla propria creatività. Per l’occasione il Museo espone nella stessa area alcune macchine fotografiche della sua collezione, rappresentative dell’evoluzione della produzione Polaroid dagli anni ’50. All’opening del 26 gennaio interverranno alcuni artisti per realizzare delle dimostrazioni durante le quali faranno conoscere al pubblico la versatilità della tecnica Polaroid: Fabrizio Deidda - lift da pellicola Impossible px 600 uv con fissaggio su carta millimetrata e intervento pittorico, il tutto incorniciato in piccole teche di legno; Chiara Zavolta - collage e trasferimento di inchiostro su Polaroid. Durante la dimostrazione si smonta e si rimonta una polaroid con giornali, colla, forbici e inchiostro. Domenica 29 gennaio, durante il primo weekend di apertura al pubblico della mostra, i visitatori potranno partecipare a un percorso di laboratorio in cui sperimentare alcune tecniche espressive: Fare E Disfare Una Polaroid Da 14 anni | Durata 45 minuti | Ore 11, 12, 14 e 15 | Max 15 partecipanti - prenotabile all’infopoint il giorno stesso Danilo Donadio, Paolo Mori e Matteo Lupi, artisti e appassionati di Polaroid, lavorano con le immagini per dimostrare la flessibilità espressiva di questa tecnica fotografica. Se avete una macchina Polaroid, portatela con voi! Artisti coinvolti nel progetto: Agafia Polynchuk, Andre Fromont, Antoine Camus, Beat Burkhard, Bernd F. Oehmen, Birgit Zartl, Cass Cameron, Cécile Neyrat, Cedric Beal, Cedric Busquant , Chris Mettraux, Christel de Block, Christine Vacher, Christophe Cordier, Clement Grosjean, Corinne Heraud, Cyril Auvity, Daniel Gonzalez, Deborah Parkin, Elizerman, Emilie Forestier, Emilie Trouillet, Emmanuel Delaby, Eugenio Sinatra, Fabrice Abraham, Filippo Centenari, Florian Ferre, George Weiss, Gerald Chors, Guillaume Pollino + Eve le Gall, Harold Mareau, Irina Mashurova, Jacob Salomon, James Carroll, James Jimmy Moore, Jeanne Rossetto, Jeff Hutton, Jeffery Hilllier, Jena Ardell, Jeremy Malmasson, Jerome Allart, Jessica Reinhardt, John Gee Gibbons, Jonas Wettre, Jorge Crooke, Kelly Creed, Kelly Knaga, Lajos Gombos, Lia Saile, Luce Roux, Luke Serwach, Marion Lanciaux, Marion Carreno & Yannick Lemoine, Mark Erickson, Matteo Varsi, Maxime Simon, Michael Meniane, Mirko Albini, Morgan Kendall, Nelly Boustie, Nicola Delorme, Nicolas Darphin, Nuno Tudela, Noah Kolb, Olivier Facon, Paolo Mori, Patrick Cockpit, Penny Felts, Philippe Bourgoin, Philippe Garcia, Philippe Reichert, Renaud Bessaih, Rhiannon Adam, Riccardo Testolin, Rudy Ramos, Sheila Devlin, Siegfried Holzbauer, Stefano Aspiranti, Theo Delange, Thobias Kern, Thomas Fabiani, Thomas Ville, Thibault Tourmente, Valerie Evrard, Vincent Galiano, Vincent Lyky, Zhenya Radlov, Zora Strangefields. Biografia di Mirko Albini Organizzatore e art director della mostra Polaroid: easy art?. Nato a Milano nel 1966. Diplomato in fotografia all´Umanitaria di Milano, ha iniziato a lavorare come assistente di studio a Parigi (con le Polaroid 8x10) e Milano e poi come fotografo free-lance professionista a Milano dal 1988. Debutta a 22 anni con la copertina di 100 Cose mensile moda per adolescenti. Tra gli altri, ha collaborato in passato con Vogue Casa, Max, Europeo, Panorama, Corriere della Sera, la Repubblica e con alcune agenzie fotogiornalistiche milanesi. Ha lavorato con quasi tutti i formati di pellicole Polaroid in commercio. Al suo attivo diverse mostre (personali e collettive) di immagini in bianco e nero. Info: Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia - www.Polaroid-easy-art.com    
   
   
MILANO (SPAZIO OBERDAN): “GUSTAV KLIMT. DISEGNI INTORNO AL FREGIO DI BEETHOVEN” NEL 150° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI GUSTAV KLIMT  
 
Si tiene a Milano, presso lo Spazio Oberdan della Provincia di Milano, in Viale Vittorio Veneto 2, dal 4 febbraio al 6 maggio 2012 la mostra “Gustav Klimt. Disegni intorno al fregio di Beethoven” promossa dalla Provincia di Milano, prodotta e organizzata da Alef cultural project management. La mostra è a cura di Annette Vogel, per la sezioni disegni, di Lorenza Tonani, per la sezione sulla grafica secessionista, di Maria Porro, per la riproduzione scenografica del Fregio di Beethoven. Klimt, rappresentante autorevole della Secessione e artista di straordinaria rilevanza nella storia dell’arte moderna, avrebbe festeggiato nel 2012 il suo 150° compleanno. In occasione di questa particolare ricorrenza una serie di importanti eventi internazionali celebrano la figura e l’opera del Maestro austriaco. Vienna, città in cui Klimt ha trascorso gran parte della sua esistenza, ospita, nelle sue sedi espositive più prestigiose, numerose mostre di grande levatura. Altre città europee da Parigi a Barcellona, da Berlino a Londra, accolgono speciali e interessanti workshop per indagare e scoprire le opere del grande artista. Milano, prima città italiana che inaugurerà le celebrazioni del 150° anniversario della nascita di Klimt, si allinea all’offerta culturale internazionale con questa mostra che presenta la riproduzione a dimensioni reali dello straordinario Fregio di Beethoven accompagnata da quindici disegni originali correlati al famoso affresco custodito in una sala del Palazzo della Secessione di Vienna. Il percorso espositivo si apre con i manifesti originali della Secessione viennese realizzati tra gli altri da Koloman Moser, Alfred Roller, Ferdinand Hodler e Leopold Stolba per le singole Esposizioni del movimento e appartenenti alla Collezione Salce della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso. Completano l´esposizione alcuni numeri della celebre rivista “Ver Sacrum”, lo strumento più alto realizzato dagli artisti appartenenti al movimento secessionista, custode della poetica dell´arte totale – Gesamtkunstwerk. La mostra guiderà il visitatore alla comprensione del capolavoro klimtiano, cogliendo i motivi grafici principali della composizione insieme alla forte simbologia e alle numerose allegorie che ne emergono. Un team di scenografi e decoratori darà infatti vita alla riproduzione del celeberrimo Fregio di Beethoven in scala 1:1. Il Fregio sarà posizionato in una sala dedicata all´interno della sede espositiva in cui risuoneranno le note della Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven. Il Fregio lascia trasparire il grande eclettismo di Klimt che, con il suo stile inconfondibile, riesce a mescolare e a trarre ispirazione da vari elementi figurativi e artistici fondendo all’interno dell’opera echi e suggestioni diverse. Se dalla pittura egiziana e vascolare greca trae la concezione della parete come fascia su cui allineare una sequenza di figure ed eventi, è dalle stampe giapponesi di Hokusai e Utamaro che ricava il segno forte e incisivo. Sono invece di ispirazione africana le spaventose maschere del regno del male che il Cavaliere, protagonista maschile dell’opera, dovrà affrontare e combattere durante il suo lungo viaggio per congiungersi alla Poesia, incarnazione della figura femminile. «Prosegue la convinta scelta della Provincia di Milano volta a valorizzare e preservare l’arte. – dichiara il Presidente della Provincia di Milano, On. Guido Podestà - Attraverso questo evento, promosso in occasione della centocinquantesima ricorrenza della nascita del più importante esponente della secessione viennese, desideriamo fornire un’ulteriore risposta alla domanda di cultura che giunge dalla Grande Milano. L’obiettivo è, dunque, quello di rendere fruibile ai cittadini, pure con l’ausilio del ricco contributo esibito dai disegni correlati al famoso “Fregio”, l’epoca rivoluzionaria e forse irripetibile, dello “Jugendstil”, colma di fermento culturale e artistico». “Il 2012, per l’Assessorato alla Cultura in Provincia di Milano, si apre con una mostra dal respiro internazionale e dai molteplici significati - sottolinea il Vice Presidente e Assessore alla Cultura, Novo Umberto Maerna - Dopo aver celebrato i 150 anni della Provincia e i 150 anni dell’Unità Nazionale, questo ideale trittico di celebrazioni continua con l’omaggio ai 150 anni di Gustav Klimt, artista che rappresenta una delle più alte espressioni della pittura europea. Un ideale omaggio alla Cultura Europea, che nell’Ottocento ha rappresentato il cuore pulsante della grande tradizione culturale occidentale e cristiana; una tradizione formatasi nei secoli attraverso la scultura, la pittura, la letteratura e la musica. Spazio Oberdan, in questi anni, si è posto l’obiettivo di diventare un centro diffusore di questa tradizione, che noi desideriamo divulgare e condividere in quanto elemento costitutivo della nostra Identità.” Il Fregio di Beethoven, lungo trentaquattro metri e sviluppato su tre pareti del Palazzo della Secessione, fu dipinto da Klimt nel 1902 in occasione della Xiv mostra del movimento della Secessione Viennese. L’esposizione, progettata come cornice per la grande scultura in marmo policromo di Max Klinger dedicata a Ludwig van Beethoven, fu una corale celebrazione del compositore tedesco particolarmente stimato e apprezzato durante quegli anni. Beethoven, attraverso la sua opera d’esaltazione dell’amore e dell’abnegazione, era considerato da Klimt e dai suoi compagni l’incarnazione del genio e degli ideali secessionisti. Ispirato alla Nona Sinfonia, il Fregio fu concepito come parte di un percorso espositivo in cui la visita si trasformava in una sperimentazione sinestetica dove la musica diventava parte costituente e fondamentale dell’opera; in occasione dell’inaugurazione della mostra fu infatti eseguito l’Inno alla Gioia diretto da Gustav Mahler. L’opera si compone di tre parti: L’anelito alla felicità, Forze ostili e Inno alla Gioia. Nell’ultimo pannello Klimt riporta la citazione biblica: “Il mio regno non è di questo mondo”, la stessa citazione che ritroviamo nel saggio di Wagner 1846 dedicato a Beethoven per sottolineare la funzione liberatrice della musica in contrasto con la corruzione del mondo terreno. Nell’opera di Klimt emerge anche la contrapposizione tra bene e male e l’aspirazione al riscatto ideale attraverso l’arte nel rapporto tra uomo e donna. L’uomo, raffigurato dal Cavaliere, dovrà affrontare una sorta di viaggio agli Inferi per raggiungere la Poesia, protagonista femminile del dipinto. La strada verso il sublime è tortuosa e colma di tentazioni pericolose ma il Cavaliere ne esce vittorioso e arriva finalmente il momento della liberazione rappresentato dal raggiungimento dell’estasi amorosa. L’abbraccio finale tra il Cavaliere, spogliato delle sue armi, e la Poesia simboleggia il raggiungimento del regno ideale. Gli ornamenti fluttuano come note musicali e dalle pareti emerge il tipico stile klimtiano caratterizzato da colori sapientemente accostati, linee sinuose e profusione dell’oro. Info: Www.provincia.milano.it/cultura    
   
   
PAVIA: SABATO AL MUSEO DELL´UNIVERSITÀ  
 
A partire da sabato 28 gennaio il Museo per la storia dell’Università aprirà al pubblico ogni quarto sabato del mese dalle 15,30 alle 18,30. L’occasione per trascorrere un pomeriggio diverso, ricco di novità, per tutti coloro che ancora non conoscono le preziose e uniche testimonianze della storia dell’ateneo. Molti degli oggetti conservati presso i Musei del sistema Museale di Ateneo hanno accompagnato i “grandi” dell’Università nel quotidiano svolgimento delle loro attività di ricerca e di insegnamento. Il Gabinetto di Alessandro Volta ne è un esempio: la scrivania sulla quale scriveva i suoi appunti, il tavolo dei primi esperimenti sull’elettricità, la pila che tanto ha semplificato la vita di tutti i giorni, sono solo alcune delle testimonianze conservate. Si potranno ammirare inoltre i preparati di Golgi, primo italiano a meritare il Premio Nobel per la Medicina (1906) per una scoperta tutta italiana nonché le splendide tavole da lui disegnate sull’architettura del cervello umano o sull’apparato cellulare che porta il suo nome. La suggestiva cornice delle Sale del Museo farà da sfondo a racconti e storie curiose, legate alle tappe pavesi del lungo cammino della scienza. L’iniziativa “Sabato al Museo” prevede un calendario di aperture che coinvolge tutti i musei del Sistema Museale per tutto l’arco dell’anno, arricchito da numerose iniziative. Info: Università degli Studi di Pavia - Strada Nuova, 65, 27100 Pavia - tel. +39 0382 984253 - fax +39 0382984287 - www.Unipv.it  - museo.Storico@unipv.it    
   
   
AL GRAND HOTEL TERME DELLA FRATTA LA CULTURA SI AFFIANCA AL BENESSERE  
 
In occasione della mostra “Adolfo Wildt. L´anima e la forma, da Michelangelo a Klimt” ospitata nei locali del San Domenico a Forlì, la direzione dell´hotel ha predisposto pacchetti di due o tre giorni a prezzi concorrenziali, per consentire, agli appassionati di arte, un comodo relax ed un conseguente recupero psicofisico. Recenti studi scientifici hanno testimoniato che, in una scala ipotetica dei fattori che determinano maggiormente la felicità percepita, le attività culturali e di svago si sono attestate al secondo posto assoluto, dopo l’assenza di malattie, e si rivelano essere sostanzialmente più importanti di altre categorie come l’età, il reddito, l’educazione, il lavoro ecc. In sostanza pare proprio che il “consumo culturale” contribuisca direttamente al nostro benessere e alla nostra felicità. Forte di questa convinzione il Grand Hotel Terme della Fratta, località ai piedi del colle di Bertinoro, a pochi chilometri da Forlì, ha pensato di venire incontro alle esigenze di coloro che amano l´arte, approntando una serie di offerte, quanto mai interessanti, in occasione della mostra delle opere di Adolfo Wildt, il grande artista milanese che, con il suo genio, ha segnato gli anni a cavallo tra l´ottocento e il novecento. Per l´intero periodo di apertura della mostra (28 gennaio - 17 giugno) il Grand Hotel Terme della Fratta propone pacchetti promozionali per soggiorni di due o tre notti a partire da 225 € a persona. Il trattamento di mezza pensione (bevande escluse) comprende il libero accesso al percorso Armonie Naturali (idropercorso vascolare, sauna, cascata di ghiaccio, bagno turco, bagno romano, pediluvio kneipp, wasser paradise, docce emozionali, 2 piscine termali con idromassaggi, cromoterapia, salette e spazi relax), Spa kit, minibar, libero acceso alla palestra e al Parco Termale, tisane al Beauty Center e un trattamento viso-corpo personalizzato nel Rasul al cioccolato. A questo si aggiunge, in omaggio, il kit della mostra con relativo biglietto d´ingresso. L´esposizione “Adolfo Wildt. L’anima e la forma tra Michelangelo e Klimt”, realizzata con il supporto determinante della Fondazione della locale Cassa dei Risparmi, è ospitata nel complesso di San Domenico a Forlì. La mostra si avvale dell´eccezionale nucleo di opere di Wildt, conservate a Forlì, grazie al mecenatismo della famiglia Paolucci de’ Calboli ed è proprio in virtù di questo grande patrimonio che è possibile ammirare una serie di splendidi capolavori. Wildt, che si è formato a Brera, ha sviluppato un modo di fare scultura personalissimo, influenzato da un lato dall’esplosione dell’Art Nouveau, dall´altro dall’integrità plastica tipica della tradizione italiana. L´estrema levigatezza delle superfici marmoree conferisce ai suoi busti una purezza assoluta ed un´integrità plastica che ha sempre cercato di conciliare con il sentimento drammatico di un´intensità quasi parossistica. Un grande appuntamento culturale per un artista che ha lasciato un´orma indelebile nel campo della scultura. Info: www.termedellafratta.it  
   
   
FORLÌ (MUSEI SAN DOMENICO): UNA GRANDE MOSTRA SU ADOLFO WILDT  
 
Adolfo Wildt (Milano, 1868 - 1931) è il genio dimenticato del Novecento italiano. La grande mostra che Forlì gli dedica al San Domenico (dal 28 gennaio al 17 giugno) per iniziativa della locale Fondazione Cassa dei Risparmi e del Comune, è certo una scommessa: rendere popolare un artista tra i più sofisticati e colti del nostro Novecento. La mostra è a cura di Fernando Mazzocca e Paola Mola affiancati da un comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci. Da sottolineare come questa esposizione, eccezionale per completezza e qualità delle opere, rappresenti il primo tempo del "Progetto Novecento. Percorsi - Eventi - Interpretazioni" che si svilupperà nel 2013 con la grande mostra Dux, dedicata ad una ricognizione sull´ "arte italiana negli anni del consenso", legittimamente proposta da Forlì, città del Duce. Nel percorso al San Domenico, allestito dal parigino Wilmotte et Associès e dallo Studio Lucchi e Biserni, la grande arte di Wildt sarà messa a confronto con i capolavori di maestri del passato che per lui furono sicure fonti di ispirazione. Da Fidia a Cosmè Tura, Antonello da Messina, Dürer, Pisanello, Bramante, Michelangelo, Bramantino, Bronzino, Bambagia, Bernini, Canova, e con i moderni con cui si è originalmente confrontato: Previati, Mazzocutelli, Rodin, Klimt, De Chirico, Morandi, Casorati, Fontana, Melotti. Ma anche con artisti come Klimt che a lui si ispirarono Nell´uno e nell´altro caso non si tratta di richiami o confronti casuali, ma puntualissimi, diretti, evidenti. Insomma la più grande retrospettiva mai realizzata su Wildt ma anche una sequenza di capolavori mozzafiato, scelti come confronto, quasi due mostre in una, quindi. Estraneo al mondo delle avanguardie e anticonformista, capace di fondere nella sua arte classico e anticlassico, Wildt è un caso unico in questo suo essere in ogni istante tutto e senza luogo. La sua incredibile eccellenza tecnica e lo straordinario eclettismo furono attaccati sia dai conservatori, che non lo vedevano allineato per i contenuti, ancora pervasi dal Simbolismo, e per le scelte formali caratterizzate da richiami gotici ed espressionisti estranei alla tradizione mediterranea e all´arte di regime, sia dai sostenitori del moderno che mettevano in discussione la sua fedeltà alla figura, la vocazione monumentale, il continuo dialogo con i grandi scultori e pittori del passato, e la predilezione della scultura come esaltazione della tecnica e del materiale tradizionalmente privilegiato, il marmo, che lui sapeva rendere con effetti sorprendenti sino alla più elevata purificazione dell´immagine. Questi aspetti, che ne hanno condizionato per lungo tempo la fortuna, esercitano oggi su di noi un fascino nuovo che solo una grande mostra può finalmente restituire. Partendo dall´eccezionale nucleo di opere conservate a Forlì, dovute al mecenatismo della famiglia Paulucci di Calboli, protagonista della storia della città e della storia nazionale, e grazie alla disponibilità dell´Archivio Scheiwiller (il grande editore milanese che per via familiare ha ereditato molte opere e materiali di Wildt), è oggi possibile radunare una serie di straordinari capolavori di Wildt e ricostruire il percorso più completo della sua produzione sia scultorea sia grafica. L´idea che governa questa esposizione non è semplicemente quella di una rassegna di carattere monografico, ma di un percorso che (come nel caso della recente mostra di Forlì su Canova) metta in relazione profonda le sue opere con quelle degli artisti - pittori e scultori - del passato (come Fidia, Cosmè Tura, Antonello da Messina, Dürer, Pisanello, Bramante, Michelangelo, Bramantino, Bronzino, Bambaia, Cellini, Bernini, Canova) e dei moderni (Previati, Mazzucotelli, Rodin, Klimt, De Chirico, Morandi, Casorati, Martini, Fontana, Melotti) con cui si è intensamente e originalmente confrontato, attraversando ambiti e momenti diversi della vicenda artistica. I temi da lui privilegiati, come quelli del mito e della maschera, gli consentirono di dialogare anche con la musica (Wagner) e la letteratura contemporanea, da D´annunzio (che fu suo collezionista) a Pirandello e Bontempelli; così, da ritrattista eccezionale quale era, con i magnifici busti colossali di Mussolini, Vittorio Emanuele Iii, Pio Xi, Margherita Sarfatti, Toscanini e di tanti eroi di quegli anni, egli ha saputo creare un Olimpo di inquietanti idoli moderni. Wildt vuole condurre i gesti, i volti, le figure umane a una nudità essenziale, coglierne l´anima consentendo al pensiero di giungere a un´armonia maturata e composta tra la linea e la forma. Nell´ambito del Progetto Novecento, da segnalare che a "Wildt. L´anima e le forme da Michelangelo a Klimt", allestita al San Domenico sono collegate altre esposizioni sul territorio: a Faenza, al Mic - Museo Internazionale delle Ceramiche, "La ceramica nell´età di Wildt", a Cervia, ai Magazzini del Sale, "Giuseppe Palanti. La pittura, l´urbanistica. La pubblicità da Milano a Milano Marittima", e a Predappio, nella Casa Natale di Mussolini, due mostre in successione: "Archivio del Novecento. Marisa Mori, donna e artista del ´900, il talento e il coraggio" e "Renato Bertelli, la parentesi futurista". Per informazioni e prenotazioni della Mostra: www.Mostrawildt.it; visite guidate e laboratori: tel. 02.43353520 servizi@civita.It 2F Venezia (Palazzo Pisani Moretta): Il Ballo Del Doge - Dedicato A Tutte Le Donne Regine Nell’anima E A Tutti Gli Uomini Che Le Sanno Riconoscere Xix Edizione. - Sabato 18 Febbraio 2012 Il Ballo del Doge La vita è una magia… viverla può essere un sogno… ma l’incantesimo più bello è varcare le soglie del tempo ed entrare in un altro mondo, un’altra vita, un altro sogno, un’altra magia. Questo è Il Ballo del Doge, il più esclusivo “Ballo in Costume” del mondo, l’evento glamour tra i più ambiti dal jet-set internazionale, “una delle prime 10 cose tra le cento da fare nella vita”. La Xix edizione di questa fantastica produzione che trascende dalla semplice festa per diventare un vero happening internazionale, celebrato da Vip, celebrities e tutti coloro che, come me, non hanno mai smesso di sognare, si intitolerà ...Profumo di Donna essenza di Regina gocce di Voluttà … dedicato a tutte le Donne, Regine nell’ anima, e a tutti gli Uomini che le sanno riconoscere. Sarà un vero e proprio show in costume ispirato alle Regine del passato, della leggenda, dell’immaginario e del mito e dedicata a tutte le donne che con la loro forza, passione e intelligenza sono Regine nell’anima. Da Caterina Cornaro a Maria Teresa d’Austria e Caterina di Russia, da Cleopatra e Salomè a Marie Antoniette, dalla Regina della Notte ad una fantastica ed surreale Venezia, che simbolicamente rappresenta la Regina delle Regine. Un grande spettacolo che interpreta la bellezza, il glamour e le passioni di queste Regine, donne di ogni luogo ed ogni tempo che, indossando costumi preziosi e unici, saranno l‟anima di una straordinaria ed originale “mise-en-scene”. In un crescendo emozionante di effetti visivi, musiche sublimi, danze coinvolgenti e performance artistiche degne dei più celebrati musical vi porteranno in una dimensione in cui il tempo non esiste. Mettete da parte gli orologi per ascoltare solo il battito del vostro cuore, per seguire la traccia di un profumo, per muovervi al ritmo dell’acqua in una Città in cui il silenzio è musica e sogno … Ogni senso sarà stimolato alla ricerca di quell’ineffabile elisir che, anche solo per una notte, rende gli Ospiti de Il Ballo del Doge, protagonisti di un sogno collettivo… prima che giunga l’alba. Il Ballo del Doge un evento straordinario Raccontare cosa sia Il Ballo del Doge è impresa degna delle più abili penne della letteratura, perché le emozioni sono sempre difficili da descrivere. Il Ballo del Doge è un evento artistico, un happening d’eccellenza, un appuntamento mondano, un’esperienza indimenticabile che unisce, con la complicità dell’atmosfera unica che Antonia Sautter sa creare, Ospiti provenienti da tutto il mondo per vivere una magica illusione che diviene realtà per condividere un sogno in una notte nella quale tutto è possibile. Antonia Sautter è il cuore palpitante de Il Ballo del Doge, con le sue fantasie fatte di immagini, colori e suoni, con i suoi sogni elaborati, con le sue emozioni abilmente interpretate che avvolgono, come in un abbraccio, gli Ospiti, i veri protagonisti della serata. I sontuosi costumi disegnati e realizzati da Antonia Sautter, le meravigliose maschere che celano anche i volti più famosi, le performance di artisti internazionali, la raffinatezza e l’eleganza delle decorazioni studiate con passione e accuratezza sono alcune delle emozioni che il Viaggiatore sperimenta piano piano, aprendo lo scrigno magico che racchiude gli effetti strabilianti de Il Ballo del Doge, griffe di Antonia Sautter. Questi elementi di grande sensibilità e cultura sono la testimonianza inequivocabile della volontà di Antonia Sautter di guardare al futuro senza dimenticare, anzi valorizzando, la grande tradizione del Carnevale di Venezia. Incantata dal fascino della sua Città, la creatrice de Il Ballo del Doge tratta ogni tema con delicatezza insolita, da amante appassionata, a volte focosa ed impetuosa – come nelle edizioni 2010 “Sette Sogni 7 Sette Peccati” e del 2006 “Passion Rouge” – altre volte delicata e dolce – come nelle edizioni 2007 “Le Meravegie del Mar”, 2008 “Il Giardino delle Delizie”, 2009 “Golden Passion” 2010, “… because Life is Magic” – imprimendo, comunque, a tutti un tocco di poesia e magia. Per ogni artista la regista della serata studia sempre performance ad hoc, coniugando le peculiarità e l’estro artistico di ciascuno con il tema dell’evento, creando ogni anno costumi, coreografie e spettacoli in perfetta armonia tra loro e che rendono Il Ballo del Doge quella meravigliosa produzione che tanto interesse suscita a livello mondiale. Sono i quadri straordinari che Antonia Sautter crea a consacrare l’eccezionalità dell’ happening Il Ballo del Doge: Le forme e i colori “rubati” alla cultura e alla tradizione artistica che sa ben interpretare, si legano in modo magmatico per far affiorare immagini che appartengono a epoche diverse, regalando la magia del futuro e dell’inaspettato. Le sorprese spettacolari, la cena preparata dai migliori chef veneziani ricerca di antichi e nuovi sapori, le danze, i giochi, le scenografie maestose sono l’effetto della realtà quando manifesta una dimensione incantata. Il Ballo del Doge è ogni anno diverso dal precedente, astratto e poetico tocca tutte le corde del sentimento artistico che da sempre Antonia Sautter coltiva e che costantemente la impegna per conseguirlo. L’esperienza de Il Ballo del Doge ricorda agli Ospiti, forse inconsapevolmente, l’affermazione di Shakespeare “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”, affermazione che ciascuno lascia echeggiare nel proprio cuore, perché Il Ballo del Doge non è un Sogno, è Sogno!!! E in questa dimensione di sogno, l’atmosfera che si respira suscita l’impressione che i costumi, le decorazioni, le luci e le sonorità, le performance abbiano tutti una consistenza onirica. Info@ballodeldoge.com  www.Ballodeldoge.com , www.Ilballodeldoge.com    
   
   
RAVENNA (MUSEO D´ARTE DELLA CITTÀ): MISERIA E SPLENDORE DELLA CARNE - CARAVAGGIO COURBET GIACOMETTI BACON. TESTORI E LA GRANDE PITTURA EUROPEA - CATALOGO SILVANA EDITORIALE) - 12 FEBBRAIO / 17 GIUGNO 2012  
 
Dopo le mostre dedicate a Roberto Longhi(2003), a Francesco Arcangeli (2005) e a Corrado Ricci (2008), il Mar Museo d´Arte della Città di Ravenna prosegue la sua indagine su figure di primo piano della critica d´arte, rendendo omaggio a: Giovanni Testori (1923-1993). La mostra, realizzata grazie al generoso sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, si inserisce nella programmazione del museo dopo le vaste rassegne dedicate ai Preraffaelliti (2010), in collaborazione con l´Ashmolean Museum di Oxford, e Arte in Italia nel secondo dopoguerra (2011), sarà curata da Claudio Spadoni e sarà inaugurata il prossimo 11 febbraio per proseguire fino al 17 giugno 2012. Per l´occasione, oltre alla fondamentale collaborazione della Compagnia del Disegno di Milano, è stato costituito un prestigioso Comitato Scientifico composto da Andrea Emiliani, già direttore della Pinacoteca di Bologna, Mina Gregori, Presidente della Fondazione di Studi di Storia dell´Arte Roberto Longhi, Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, Ezio Raimondi, già Presidente dell´Istituto per i Beni Culturali, Alain Toubas e Claudio Spadoni. Figura complessa - pittore, drammaturgo, giornalista e storico e critico d´arte Giovanni Testori si è distinto per il coraggio di scegliere strade anche impervie perché distanti da quelle "maestre" dell´ufficialità. Il suo sguardo sulla pittura di realtà, intesa nella sua epidermica evidenza, mostra tutta la miseria e lo splendore della vita. La preferenza verso temi protesi all´esaltazione delle domande ultime - le Erodiadi o le teste del Battista del Cairo, le Crocifissioni di Gaudenzio Ferrari e del Sacro Monte di Varallo, le figure di Tanzio al pari di quelle di Bacon o Giacometti - ne segnalano la personalità eccentrica, il coraggio dei risvolti più scabrosi, l´affermazione prepotente e tutta organica, e dunque corruttibile, della carne. Il percorso della mostra si articolerà in diverse sezioni dedicate ai vari periodi della storia dell´arte studiati dal critico milanese e agli artisti da lui amati, a partire dai suoi primi scritti su Manzù, Matisse, Morlotti, poi i francesi Courbet e Géricault; dagli approfondimenti e le riscoperte sulla linea della pittura di realtà in Lombardia del ´500 (Gaudenzio Ferrari, Foppa, Savoldo, Romanino, Moretto) e del ´600 (Moroni, Ceresa, Fra Galgario, Ceruti), i "manieristi" lombardo piemontesi (Cerano, Morazzone, Tanzio da Varallo, Daniele Crespi, Cairo) accompagnati da Caravaggio, sua grande passione dichiarata, passando attraverso l´attenzione a figure della Nuova Oggettività (Dix, Grosz, Radzwill), Nuovi Selvaggi (Fetting, Hodicke, Zimmer, Salomè) e Nuovi Ordinatori (Albert, Chevalier, Schindler, Merkens), e artisti come Bacon, Giacometti, Sutherland, Sironi, Guttuso, Gruber, Marini, Vacchi, Varlin, Jardiel, Vallorz, Rainer - per citare alcuni nomi - per giungere fino a Cucchi e Paladino. Di ognuno di questi artisti saranno esposte diverse opere, in alcuni casi quelle stesse scelte e possedute da Testori. La rassegna presenterà anche un omaggio Testori con selezione di ritratti fra i tanti eseguiti da diversi pittori per lo studioso. Catalogo Silvana editoriale con i contributi di: Marco Antonio Bazzocchi, Stefano Crespi, Davide Dall´ombra, Marco Rosci, Claudio Spadoni, Bruno Toscano, Alain Toubas, Marco Vallora e Elena Volpato. Mostra: Caravaggio, Courbet, Giacometti, Bacon, Miseria e splendore della Carne Testori e la grande pittura europea Sede: Museo d´Arte della città di Ravenna Enti organizzatori: Mar - Museo d´Arte della città di Ravenna Sponsor ufficiale: Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna Con il contributo di: Coop Adriatica e Enipower Periodo: 12 febbraio - 17 giugno 2012 Orari : fino al 31 marzo: martedì- venerdì 9-18, sabato e domenica 9-19, chiuso lunedì dall´1 aprile: martedì - giovedì 9-18; venerdì 9-21; sabato e domenica 9-19 , chiuso lunedì Ingresso: intero: 9 euro, ridotto: 7 euro  
   
   
FINN JUHL 1912-2012 – UN SECOLO DI BELLEZZA - L’ARCHITETTO E DESIGNER FINN JUHL, UNA DELLE FIGURE PIÙ IMPORTANTI DEL DESIGN DANESE, AVREBBE COMPIUTO 100 ANNI NEL 2012  
 
. Il grande creativo nato a Copenaghen è, insieme ad Arne Jacobsen, Hans J. Wegner e Kaare Klint, uno dei protagonisti del Moderno Danese. Questo movimento ha posto le basi del caratteristico stile funzionale e minimalista danese dagli anni ‘40 ai ’60, sia nel design sia nell’architettura. Il museo d’arte Ordrupgaard celebra il centenario del famoso architetto e designer danese Finn Juhl (1912-1989). La sua abitazione privata, costruita nel 1942 e situata proprio accanto all’Ordrupgaard, nel ricco sobborgo di Charlottenlund a Copenhagen, è aperta al pubblico, ed è un’immutata capsula del tempo. Appena entrati, si ha la sensazione che Juhl sia appena uscito per una passeggiata in giardino. La fievole luce scandinava, proveniente dalle ampie vetrate e porte finestra che danno sullo spazioso terrazzo, si diffonde e si riflette sulle candide pareti. Accanto al camino aperto si trova la famosa “Chieftain Chair”, accompagnata dal sofà “The Poet”: complementi d’arredo che tutti, danesi e non, ricordano di aver visto sulle pagine di riviste patinate, in programmi tv, nelle vetrine – e a casa propria. Gli arredi di Finn Juhl stanno sperimentando una vera e propria rinascita proprio mentre la Danimarca festeggia quello che sarebbe stato il centesimo compleanno del famoso designer. Dall’interno all’esterno Finn Juhl progettò l’abitazione a nord di Copenaghen pensando ad una casa per la propria famiglia, e dando forma a un perfetto esempio delle sue teorie. Juhl ragionava in termini di stanze, ovvero concepiva l’abitazione partendo prima dagli spazi interni e poi pensando all’esterno. La facciata era un elemento secondario, e doveva esprimere l’idea di quanto si trovava oltre; inoltre, era necessario creare equilibrio tra mura e finestre. Juhl aveva una perfetta concezione di come le stanze dovessero integrarsi tra loro e di come la luce dovesse dare il suo apporto. L’interazione tra le stanze all’interno e gli spazi esterni circostanti era un elemento molto importante per l’architetto. La casa a pianta aperta Costituita da due edifici posti ad angolo retto, la casa di Finn Juhl ha una peculiare forma a L. In uno dei due edifici si trovano un ampio salotto e un piccolo studio, mentre nell’altro sono localizzati la cucina, la sala da pranzo, le camere da letto e il bagno. I due edifici sono collegati attraverso un atrio che dà sul giardino. Questa abitazione è un primo esempio di casa a pianta aperta, che dona una visione particolare attraverso le varie stanze. Anche se ciascun ambiente ricopre la propria funzione, è sempre possibile guardare da una stanza all’altra mentre ci si sposta nei diversi spazi, e la visuale include sempre il giardino. Il soffitto è dipinto con giallo pallido e, quando riflette la luce proveniente dall’esterno, dà l’impressione di essere il tetto di una tenda attraversato dalla luce. Le mura sono costruite con mattoni, mentre la facciata è intonacata con una sfumatura grigio-bianca che dona un effetto tenue e opaco, creando così un contrasto con il paesaggio boschivo circostante. L’importanza dell’arte La giovane famiglia Juhl nutriva un profondo interesse per l’arte, e la casa è quindi decorata con opere di artisti danesi dell’epoca: Lundstrøm, Richard Mortensen, Eigill Jacobsen, Robert Jacobsen e altri. Finn Juhl ha sempre concepito i propri arredi come espressione della stanza, sostenendo l’idea che arredamento, prodotti artigianali e oggetti d’arte contribuissero alla completezza dell’abitazione: concezione che trova piena espressione nella sua casa. La casa di Finn Juhl La casa fu costruita nel 1942 e progettata da Finn Juhl come dimora famigliare. L’abitazione è diventata parte del museo Ordrupgaard dopo una generosa donazione al governo danese ed è aperta al pubblico da aprile 2008. La Danimarca festeggia Finn Juhl Finn Juhl raggiunse la fama internazionale dopo la progettazione della camera del consiglio d’amministrazione dell’Onu a New York nel 1951-52. La camera è attualmente in fase di restaurazione grazie al contributo della Fondazione Realdania, il Ministero della Cultura danese, il Ministero danese degli Affari Esteri e l’Onu. La Heritage Agency di Danimarca si assicura che il restauro sia fedele al progetto di Finn Juhl. Parallelamente al restauro, cinque designer danesi saranno invitati a competere per la progettazione di nuove scrivanie e una nuova sedia da collocare nell’ufficio. Ordrupgaard Ordrupgaard è un museo statale d’arte situato a Copenaghen. Ospita una delle più importanti collezioni nordeuropee di arte francese e danese, con opere realizzate tra il Xix e il Xx secolo. È stato progettato dall’architetto Zaha Hadid, e dal 2008 comprende la casa del famoso designer Finn Juhl. Info: Ordrupgaard, Vilvordevej 110, Dk-2920 Charlottenlund, Tel. +45-3964 1183 www.Ordrupgaard.dk/topics/collection-and-architecture/finn-juhl´s-house/finn-juhl%e2%80%99s-house.aspx -  www.Finnjuhl.comwww.Visitdenmark.com