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MERCOLEDI

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Notiziario Marketpress di Mercoledì 16 Maggio 2012
"EVENTO DI PARTENARIATO INTERNAZIONALE PER LA RICERCA E L´INNOVAZIONE IN MATERIA DI SALUTE E AGROALIMENTARE"  
 
Basilea, 16 maggio 2012 - Il 26 e 27 giugno 2012 avrà luogo a Basilea, in Svizzera, l´evento di partenariato internazionale per la ricerca e l´innovazione in materia di salute e agroalimentare Meet4lifesciences (International partnering event for research and innovation in health and agrofood). Il primo giorno della manifestazione inizierà con visite aziendali nei settori della sanità e dell´agroalimentare e si concluderà con una cena per instaurare contatti. Il secondo giorno, la mattina inizierà con presentazioni plenarie su argomenti di ricerca e sviluppo, mercato e problemi di finanziamento nelle scienze della vita. Queste saranno seguite da due sessioni parallele di brevi presentazioni di aziende del settore della salute e dell´agroalimentare. L´ordine del giorno prevede anche la possibilità di parlare con potenziali partner di consorzi di ricerca del mondo accademico e dell´industria. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Meet4lifesciences.ch/    
   
   
CANCRO: “I FARMACI ‘NUOVI’ SUBITO DISPONIBILI SOLO IN 4 REGIONI SONO ANCORA TROPPE LE DISPARITÀ NELL’ACCESSO ALLE TERAPIE”  
 
 Roma, 16 maggio 2012 - Vanno assicurate a tutti i pazienti oncologici pari opportunità di cura, assistenza e trattamento. Persistono ancora nel Paese diversità di accesso ai “nuovi” farmaci antitumorali tra le Regioni, dovute a differenti meccanismi di valutazione per l’inserimento nei Prontuari Terapeutici Regionali (Ptr). Oggi solo in quattro Regioni (Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia-giulia e Marche) e nella Provincia autonoma di Bolzano vengono recepite immediatamente le indicazioni registrative dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco). In tutte le altre, dotate di un proprio Prontuario, i farmaci “nuovi” non vengono resi disponibili ai malati fino a quando, e solo se, vengono esaminati e approvati anche da Commissioni tecnico-scientifiche regionali. La denuncia è avanzata dalla Favo (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) nella Vii Giornata nazionale del malato oncologico e contenuta nel Iv Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici presentato ieri al Senato. “Insieme all’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e alla Società Italiana di Ematologia (Sie) abbiamo inviato una lettera al Ministro della Salute Renato Balduzzi per evidenziare questa situazione preoccupante – afferma il prof. Francesco De Lorenzo, presidente Favo -. Dall’autorizzazione internazionale di un farmaco alla delibera che ne permette l’immissione in commercio in Italia trascorrono in media dai 12 ai 15 mesi. E ulteriori ritardi sono determinati dai tempi di latenza per la messa a disposizione a livello regionale dopo le approvazioni degli enti regolatori internazionali e nazionali. Le lentezze del sistema rischiano di creare disparità tra i pazienti italiani e quelli di altri Paesi europei e tra i malati che risiedono in Regioni diverse”. In Italia nel 2011 sono state circa 420.000 le nuove diagnosi di tumore, 230.000 (55%) fra gli uomini e 190.000 (45%) fra le donne. “Se la Commissione regionale ha dato parere favorevole, il farmaco antitumorale è introdotto nel Ptr dopo un tempo che può raggiungere anche i 50 mesi per alcuni farmaci in alcune Regioni – sottolinea il prof. Stefano Cascinu, presidente Aiom, che ha sottoscritto, insieme al prof. Fabrizio Pane, presidente Sie, la lettera indirizzata al Ministro -. Con rammarico constatiamo che l’accordo della Conferenza Stato-regioni del novembre 2010 non ha contribuito al raggiungimento dell’obiettivo di sanare le inaccettabili disuguaglianze tra i malati italiani”. “È pertanto necessario stabilire – si legge nella lettera indirizzata al prof. Balduzzi - nel nuovo patto per la salute che per ‘specifiche fattispecie’ (come i tumori) il parere dell’Aifa sia da ritenere non derogabile ed immediatamente valido in tutte le Regioni del Paese, ed individuare criteri condivisi per definire il grado di innovatività di un ‘nuovo’ farmaco in oncologia”. I ritardi burocratici compromettono le possibilità di cura dei pazienti. Un’analisi condotta dall’Aiom nel marzo 2011 ha evidenziato una “non uniformità” nell’inserimento nei Ptr dei 18 farmaci antitumorali ad alto costo autorizzati da Aifa prima del novembre 2010. Dai risultati dell’analisi, ripetuta dalla società scientifica nel febbraio 2012, emerge un miglioramento rispetto all’anno precedente con l’inserimento di quattro farmaci in quattro Regioni (lapatinib nel Lazio, everolimus in Val d’Aosta, temsirolimus in Sardegna, trabectidina in Veneto). Tuttavia permangono ancora alcune criticità, in particolare un ostacolo è rappresentato dai tempi a volte molto lunghi tra le discussioni in Commissione regionale e le effettive pubblicazioni delle delibere, fondamentali per la concreta messa a disposizione del farmaco per i pazienti. “Compito del Sistema Sanitario Nazionale – afferma l’Avv. Elisabetta Iannelli, Segretario Favo - è garantire un accesso equo a trattamenti efficaci e sicuri, in grado di soddisfare le richieste dei pazienti ed il cui utilizzo deve tradursi in un miglioramento dello stato di salute generale della comunità, nel rispetto del principio di sostenibilità. Nel contempo, occorre che il sistema sia in grado di recepire sollecitamente ogni reale innovazione che emerga nel campo farmaceutico per garantirne una pronta disponibilità sull’intero territorio nazionale”. Aiom ha definito in un documento come interpretare il concetto di innovatività. “Un nuovo prodotto - conclude il prof. Cascinu - può essere considerato veramente innovativo in particolare se possiede un meccanismo d’azione innovativo e/o utilizza un meccanismo di veicolazione innovativo che si rifletta sulle modalità di diffusione nei tessuti e sull’attività antitumorale, se risponde ad una esigenza di salute ancora insoddisfatta e se ha dimostrato una superiorità significativa rispetto allo standard di cura non solo dal punto di vista statistico ma soprattutto da quello clinico”.  
   
   
"FORUM DELLE PARTI INTERESSATE E SESSIONI INFORMATIVE IMI"  
 
Bruxelles, 16 maggio 2012 - Il 30 maggio 2012 si svolgerà a Bruxelles, in Belgio, l´evento "Forum delle parti interessate e sessioni informative Imi" (Imi stakeholder forum and info sessions). L´iniziativa in materia di medicinali innovativi (Imi) è il più grande partenariato pubblico-privato europeo. Esso mira a migliorare il processo di sviluppo dei farmaci sostenendo una scoperta e sviluppo di farmaci più efficienti e sicuri per i pazienti. L´imi sostiene progetti di ricerca collaborativi e costruisce reti di esperti industriali e accademici in Europa che promuoveranno l´innovazione nel settore sanitario. L´evento sarà caratterizzato da: presentazioni sui successi dei progetti Imi; una panoramica dei progetti Imi recentemente lanciati; un aggiornamento sugli sforzi Imi per semplificare le procedure; un dibattito sull´impatto dell´Imi sulla ricerca e lo sviluppo farmacologico. Inoltre, sono previsti workshop sui seguenti temi degli inviti a presentare proposte Imi attuali e futuri: resistenza antimicrobica; vaccini; efficacia della ricerca. La conferenza sarà un´occasione per incontrare i responsabili politici e rappresentanti delle piccole e medie imprese, associazioni di pazienti, autorità di regolamentazione, gruppi accademici, industria, ospedali e altre organizzazioni. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Imi.europa.eu/events/2012/04/24/stakeholder-forum-2012    
   
   
SANITA’: GIUNTA VENETA DETERMINA TETTI DI SPESA E DI RICOVERI 2012 PER GLI EROGATORI PRIVATI CONVENZIONATI. SUL PIATTO OLTRE 447 MILIONI E OLTRE 87 MILA RICOVERI.  
 
Venezia, 16 maggio 2012 - La Giunta regionale, nella sua seduta odierna su proposta dell’assessore alla sanità, ha definito il numero massimo dei ricoveri ed i tetti massimi di spesa 2012 per l’assistenza ospedaliera e specialistica ambulatoriale delle strutture sanitarie private accreditate operanti in Veneto. Complessivamente la Regione ha messo sul piatto 447 milioni 745 mila euro, dei quali 364 milioni 100 mila euro per l’assistenza ospedaliera e 83 milioni 645 mila euro per la specialistica ambulatoriale. Il tetto dei ricoveri è stato fissato in complessivi 87.228. “E’ stato compiuto – sottolinea l’assessore – un lavoro difficile, ma alla fine ne è scaturita una decisione che ritengo equilibrata e che contempera la necessità di dare al privato convenzionato le risorse sufficienti per svolgere la propria funzione e quella di ottimizzare la spesa in relazione alle novità emerse nel corso dell’anno in materia di contenimento della spesa pubblica, a quanto previsto dal Patto per la Salute nazionale, alla revisione in aumento delle tariffe e del sistema di remunerazione dei ricoveri ospedalieri decisa l’8 novembre scorso. Un’operazione di razionalizzazione rivolta al contenimento dei tassi di ospedalizzazione, che comporterà un contenimento della spesa, senza intaccare i servizi offerti ai cittadini. La parte relativa ai finanziamenti a funzione – precisa l’assessore – sarà oggetto di una successiva delibera che verrà sottoposta al vaglio della quinta commissione del Consiglio”. Il sistema di determinazione dei volumi di attività e dei tetti di spesa si è fondato su alcuni rilevanti criteri: l’obbligatorietà da parte dei presidi ospedalieri pubblici di garantire i servizi alla popolazione a prescindere dalla rimuneratività del servizio svolto; la necessità che tutti gli erogatori concorrano all’ottimizzazione dell’offerta complessiva dell’Ulss nella quale insistono e di quelle limitrofe; la determinazione dei budget entro un ammontare predefinito che non superi il massimo di spesa sostenibile; il rispetto degli obblighi assunti con il Patto della Salute nazionale 2010-2012 circa l’appropriatezza clinica delle prestazioni erogate; il rispetto dell’equilibrio di bilancio e del contenimento della spesa pubblica che, alla luce della rideterminazione delle risorse economiche disponibili, richiede di utilizzare al meglio le potenzialità delle strutture pubbliche. Tecnicamente i budget sono stati determinati analizzando il volume di attività complessivo assegnato ad ogni struttura nel 2010 e nel 2011, la spesa effettivamente sostenuta dalla Regione, l’obiettivo del tasso di ospedalizzazione a 140 per mille abitanti, la possibilità offerta di erogare molte prestazioni anche in regime ambulatoriale, grazie ai progressi fatti dalla medicina e dalla tecnologia sanitaria.  
   
   
SANITA´ IN SICILIA: INSEDIATO CONSIGLIO DI INDIRIZZO E VERIFICA  
 
Palermo, 16 maggio 2012 - Si e´ insediato il Consiglio di Indirizzo e Verifica (Civ) dell´Irccs "Centro Neurolesi Bonino Pulejo" di Messina, organo di determinazione delle linee strategiche e di indirizzo dell´attivita´ dell´Istituto, fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di ricerca e di assistenza in coerenza con le risorse assegnate. I componenti del Civ nominati dal Ministro della Salute sono Paolo Rossini (presidente), direttore scientifico dell´Afar (Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca - Isola Tiberina di Roma ed ordinario di Clinica neurologica all´Universita´ Cattolica del Sacro Cuore di Roma); Robert Leonardi, docente della "London School of Economics" e Direttore dell´"Economic and Social Cohesion Laboratory" presso il medesimo istituto londinese; Rita Formisano, primario dell`Unita´ post-coma dell`Irccs "Santa Lucia" di Roma. La Regione siciliana ha nominato Antonio Mazzone, direttore del Dipartimento area medica dell´Ospedale di Legnano e presidente nazionale della Fondazione Fadoi e Benedetto Mezzanotte, dottore commercialista della provincia di Messina. "Una squadra composta da figure professionali di eccellenza - ha commentato l´assessore regionale per la Salute, Massimo Russo - che garantira´ un´ulteriore crescita del "Bonino Pulejo" che gia´ rappresenta un punto di riferimento strategico nell´ambito del recupero delle gravi celebro lesioni acquisite non soltanto in Sicilia ma in tutto il Meridione. La struttura fara´ da centro di riferimento (Hub) per la rete regionale delle Suap, settore dedicato agli stati vegetativi e di minima coscienza nel quale la Sicilia e´ all´avanguardia". L´irccs di Messina e´ l´unico istituto pubblico che si occupa di neuroscienze, con particolare riguardo alle gravi cerebrolesioni acquisite. Si e´ costituito nel 1992 sulla base di una collaborazione tra la Fondazione Bonino Pulejo, l´Universita´ di Messina e l´ex Ausl 5 di Messina. Dal 1992 al 2005 ha svolto la propria attivita´ clinico-scientifica e didattica con tale assetto e nel 2006 il Ministero della Salute, su proposta della Regione, lo ha riconosciuto Irccs pubblico di rilievo nazionale nell´ambito delle neuroscienze. Nel luglio 2009, a seguito di verifica ministeriale (la periodica site-visit), il Centro Neurolesi ha avuto riconfermata la qualifica di Irccs. Il direttore generale Vincenzo Barone, nominato nel 2011, e il direttore scientifico Placido Bramanti, riconfermato nel 2011 per altri cinque anni, sono componenti e organi dell´Irccs e del Civ. "Era un insediamento molto atteso - hanno sottolineato con soddisfazione Barone e Bramanti - e la straordinaria qualita´ dei componenti del Civ non potra´ che produrre eccellenti risultati per il futuro dell´Istituto". Alla cerimonia di insediamento del Civ del "Bonino Pulejo", oltre all´assessore per la Salute Massimo Russo e ai vertici dell´Irccs, hanno partecipato i revisori dei conti Francesco De Domenico (presidente), docente della facolta´ di Economia e Commercio dell´Universita´ degli Studi di Messina, Antonia Salsone, dirigente del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell´Economia e delle Finanze e Saverio Cigala, dottore commercialista della provincia di Messina. La delegazione del Ministero della Salute era composta da Massimo Casciello, direttore generale della Direzione della Ricerca sanitaria e biomedica e della vigilanza sugli Enti; Antonello Sano´, direttore Ufficio Ii della medesima direzione e Filomena Pistacchio, funzionario di Vigilanza degli Irccs. Il presidente del Civ, Paolo Rossini, ha auspicato "il rilancio dell´Irccs quale riferimento nell´ambito assistenziale e della ricerca a livello nazionale, assicurando il massimo stimolo soprattutto in settori strategici quali quello traslazionale ed innovativo". Massimo Casciello si e´ detto "d´accordo con le linee d´impegno che il Civ vorra´ seguire, assicurando l´appoggio e l´attenzione del Ministero della Salute".  
   
   
APPROPRIATEZZA E SOSTENIBILITÀ NELLA GESTIONE DELL’INCONTINENZA URINARIA: ASL E CITTADINI A CONFRONTO  
 
Milano, 16 maggio 2012 - Fondazione italiana continenza, di concerto con l’Area Sanità e Salute di Fondazione Istud, presenta il 14 maggio i risultati dello studio “Gestione dell’Incontinenza nell’anziano: appropriatezza e sostenibilità” realizzato per conoscere e valutare l’incontinenza urinaria sotto il profilo dell’impatto socio-economico sulle persone affette da tale patologia, sui loro familiari e su chi se ne occupa. L’incontinenza rappresenta un problema socio-sanitario rilevante per il quale è importante trovare risposte soddisfacenti sia in termini di efficacia, sia di rapporto costo/beneficio, soprattutto in relazione all’invecchiamento della popolazione. È una patologia in continuo aumento. Nella sola Europa nel 2000 gli ultra65enni erano 71 milioni e si stima che arriveranno a essere 107 milioni nel 2025 e 165 milioni nel 2050. L’incontinenza può interessare qualunque fascia d’età ed entrambi i sessi, con una maggiore prevalenza nelle donne: nella popolazione di età compresa tra i 15 ed i 64 anni, infatti, la prevalenza negli uomini varia dall’1,5% al 5% mentre nelle donne dal 10% al 30%. L’insorgenza d’incontinenza urinaria cresce all’aumentare dell’età: per i soggetti non ospedalizzati di età superiore ai sessant’anni, infatti, la prevalenza di incontinenza urinaria varia dal 15% al 35%. Nelle case di riposo, nelle residenze assistite e nelle corsie geriatriche fino al 70% dei degenti risulta incontinente, senza contare le persone anziane che vivono al proprio domicilio e ne sono frequentemente colpite. “L’incontinenza urinaria costituisce un problema socio-sanitario rilevante. Un ruolo chiave per ridurre l’entità del disagio, che deriva dalla condizione clinico-patologica, è costituito dal corretto impiego degli ausili per l’incontinenza. Pertanto la loro qualità tecnica e le caratteristiche dell’offerta da parte del sistema assistenziale sono elementi cardine per analizzare le modalità con cui è possibile far fronte ai bisogni della persona incontinente, soprattutto se affetta da una forma di incontinenza medio-grave ed è in età matura o avanzata.” ha commentato il prof. Aldo Bono, componente del comitato scientifico della Fondazione italiana continenza che ha coordinato la ricerca, Primario Urologo Emerito dell’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese e già Presidente Siu, Società Italiana di Urologia . “Non dimentichiamo che l’incontinenza ha un impatto molto negativo sulla vita quotidiana della persona che ne soffre: la paura di bagnarsi, il disagio legato all’odore e alla sensazione di scarsa igiene provocano ripercussioni negative sullo stato di salute complessivo, nelle relazione sociali e nella qualità di vita, nonostante ciò spesso non si pone la dovuta attenzione alle fasi di diagnosi, di classificazione, di terapia e soprattutto di eventuale recupero.” I pazienti e i loro familiari hanno espresso un forte disagio sociale e sono sottoposti a un elevato carico assistenziale ed economico, di cui non risultano consapevoli i responsabili delle Asl. In molti casi i pazienti non segnalano il proprio disagio, per paura di perdere quanto riconosciuto, ma anche le Asl, dal canto loro, mostrano scarso interesse a valutare la soddisfazione dell’utenza per servizi erogati. La sanità ha cominciato la propria spending review da tempo, indirizzando le gare per l’acquisto dei presidi prevalentemente su un risparmio a breve termine. Questo atteggiamento ha distratto il focus dagli aspetti prioritari nella fornitura di ausili, ossia la qualità del prodotto e la capacità di migliorare la qualità di vita. Il prezzo infatti è risultato essere il primo criterio di valutazione all’interno dei capitolati d’acquisto nel 58% delle Asl che hanno aderito allo studio, in un caso addirittura l’unico parametro preso in considerazione. La qualità del prodotto e del servizio, in genere, rivestono un ruolo minoritario nell’ambito della gara: hanno rispettivamente un valore medio pari a 33,6% e 22,5%. Si tratta di una modalità “miope” di risparmio, perché non tiene conto dei numerosi risvolti economici legati alla scelta di un ausilio piuttosto che di un altro e soprattutto non considerano gli aspetti principali per il paziente, il quantitativo e la qualità degli ausili fornito dall’Asl. Dalla ricerca emerge infatti che per il 31% dei pazienti il quantitativo è insufficiente (14% per i cateteri) e il 27% delle persone acquistano di tasca propria prodotti aggiuntivi a quelli forniti dall’Asl, cui si sommano eventuali spese connesse a visite specialistiche e assistenza a pagamento da parte di una persona esterna (badante o infermiere). Oltre al carico di cura e assistenza le persone anziane fragili e il loro nucleo familiare devono spesso sostenere ulteriori spese aggiuntive rilevanti. Anche l’aspetto informativo e la libertà di scelta, che non sempre comportano un aggravio nei costi, sono sottovalutati e più della metà dei pazienti dichiara di non essere stato coinvolto nella scelta di marca e tipologia di prodotto (61% per i prodotti assorbenti, 53% per i cateteri). Il sistema di distribuzione rappresenta un altro elemento importante per gli utenti, che varia da regione a regione. Solo un’esigua parte delle Asl/distretti del campione lascia la possibilità di scelta della modalità distributiva all’utente (11,8% per i prodotti assorbenti e 6,7% per i cateteri). Questo dato è in linea con quanto affermano i pazienti, che nella maggior parte dei casi (58%) non hanno potuto decidere come ricevere o ritirare gli ausili. Oltre a non essere coinvolti nella decisione del prodotto di cui poi usufruiranno, e a non poter scegliere la modalità di ritiro, i pazienti lamentano anche una scarsa informazione sulle caratteristiche e il costo degli assorbenti che ricevono (il 61% del campione ne è all’oscuro). Questi dati, pertanto, evidenziano come la fornitura di ausili per l’incontinenza non sia vissuta dalle Aziende Sanitarie come un servizio offerto al paziente, bensì come una mera consegna del prodotto. I risultati evidenziano come il Piemonte sia in controtendenza rispetto a tali aspetti, in quanto la maggior parte delle persone (60%) è a conoscenza dei prezzi e delle caratteristiche dei prodotti che utilizza, nell’83% dei casi sono mediamente informate sul loro corretto utilizzo e vengono coinvolte sia per l’assegnazione dei prodotti assorbenti, sia per l’assegnazione dei cateteri (60% e 82%, rispettivamente). “L’auspicio della Fondazione italiana continenza e della Fondazione Istud è che questa ricerca contribuisca a un ripensamento dell’approccio all’erogazione degli ausili per incontinenza che, per essere efficace ed efficiente, deve essere sistemico e porre il paziente sempre al centro” commenta il prof. Roberto Carone, Presidente della Fondazione italiana continenza e Direttore della Struttura complessa di Neuro-urologia dell’ospedale Cto/maria Adelaide di Torino. “È necessario che l’attenzione evolva da un acquisto di beni al prezzo più basso verso l’erogazione di una prestazione sanitaria appropriata. Puntare alla reale appropriatezza prescrittiva, promuovendo anche attraverso la libera scelta una corretta formazione e informazione di operatori sanitari e pazienti, sembra essere la via da seguire, come evidenziano i dati della ricerca”. “Questa ricerca ha rappresentato per la Fondazione Istud una grande opportunità nell’esaminare il vissuto dei pazienti rispetto alla qualità dei servizi offerti” afferma Luigi Reale, Area Sanità e Salute Fondazione Istud. “Lo scopo non è stato solo fornire una base conoscitiva sulla quale valutare la migliore soluzione organizzativa per un servizio di fornitura degli ausili per l’incontinenza, ma migliorare la qualità di vita delle persone che soffrono di questa patologia. ‘La tecnologia aumenta tantissimo la qualità della vita quindi non tagliamo le risorse, semmai aumentiamo i controlli per evitare gli sprechi’ questo è il commento di uno degli intervistati, rappresentativo sia del sentimento generale sia del messaggio che lo studio esprime”.  
   
   
PROGETTO SLA: INTERVENTI E RISORSE PER L’ASSISTENZA AI MALATI.  
 
Ancona, 15 maggio 2012 - Aiuto alle famiglie, formazione e ricerca. Sono queste le tre azioni principali del progetto Sla della Regione Marche, nel cui territorio si stima che siano in carico ai servizi dell’Asur circa 150 malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica. “Su questa malattia – dice l’assessore regionale ai Servizi sociali, Luca Marconi – vi è sempre stata una grande attenzione da parte della Regione”. Nel 2009 sono state approvate le linee di indirizzo in materia di cura e assistenza alle persone affette da Sla, prevedendo annualmente un intervento economico a favore delle famiglie di appartenenza, per consentire una razionalizzazione degli interventi assistenziali attraverso lo sviluppo di sistemi di rete finalizzati all’integrazione di tutti i livelli di cura, dall’ospedale fino al domicilio del paziente. “La cura e l’assistenza ai malati di Sla – spiega Marconi – richiedono infatti un’organizzazione dei servizi sanitari ed assistenziali di livello elevato ed altamente specializzato per potere aiutare sia il paziente che la sua famiglia offrendo risposte precise e concrete dal punto di vista psicologico e pratico”. Il progetto Sla è stato presentato al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che ha poi comunicato di aver assegnato alla Regione Marche risorse per 2.670.000 euro destinate alla sua realizzazione. “Da un successivo incontro - continua Marconi – con i rappresentanti dell’associazione Aisla Marche sono emerse alcune considerazioni su come indirizzare queste risorse. In particolare, è stata evidenziata l’opportunità di supportare economicamente le spese che le famiglie si trovano a dover affrontare per garantire cure adeguate ai propri familiari: nel caso di soggetti tracheostomizzati, la necessità di dover garantire un’assistenza qualificata 24 ore su 24 ore si traduce in enormi costi a carico della famiglia che spesso sconta una contemporanea drastica riduzione del reddito principale a causa della malattia. Dove si è costretti a rivedere il proprio ruolo all’interno del nucleo familiare per poter assistere il familiare malato, si assiste poi ad un’altrettanta carenza di servizi socio-sanitari e forme di sostegno economico. Per questo, i referenti dell’Aisla hanno chiesto che la quota maggiore del fondo Sla (dal Fondo Nazionale per le non Autosufficienze 2011) sia destinata direttamente alle famiglie, in maniera tale da veder riconosciuto il lavoro di assistenza svolto e garantire adeguate misure di sostegno al reddito”. Le tre azioni principali del progetto Sla prevedono pertanto: il riconoscimento del lavoro di cura dei cosiddetti caregiver, ossia coloro che prestano assistenza, (stanziamento di € 2.400.000) con un incremento del contributo mensile da devolvere alle famiglie, (allo storico Asur di € 3.600,00 annui che le famiglie attualmente percepiscono, ovvero € 300,00 in 12 mensilità, si andrebbe quindi ad aggiungere un aiuto alle famiglie derivante dal progetto Sla, per una media di circa € 8.000); la formazione (stanziamento di € 243.300), investendo sulla competenza specialistica del personale addetto all’assistenza e dei caregiver, anche attraverso l’utilizzo di tecnologie basate sul web e la telematica; la ricerca (stanziamento di € 26.700), con la possibilità di avviare, d’intesa con il Ministero competente, attività finalizzate all’ottimizzazione dei modelli assistenziali per migliorare la qualità di vita dei pazienti e prevenire le complicanze. Il progetto dovrebbe svilupparsi su un arco temporale di tre anni, e la distribuzione dei fondi alle famiglie dovrebbe tener conto della differenziazione tra soggetti tracheostomizzati e soggetti non tracheostomizzati.  
   
   
CANCRO: “LE VISITE DI CONTROLLO NON POSSONO DURARE TUTTA LA VITA” “IL 90% DEGLI ONCOLOGI CHIEDE IL SUPPORTO DEI MEDICI DI FAMIGLIA”  
 
Roma, 16 maggio 2012 - Il 73% dei pazienti con una precedente diagnosi di tumore teme la recidiva della malattia, ma vive la visita di follow up (cioè l’insieme dei controlli clinici e strumentali successivi alla fine del trattamento) come un momento rassicurante, un modo per prendersi cura della propria salute. In meno del 20% dei casi questi controlli provocano ansia e preoccupazione. Il peso di questa attività non può però ricadere solo sull’oncologo, ma deve essere assorbito da più figure professionali, a partire dal medico di famiglia. È quanto emerge dalla prima indagine sull’organizzazione del follow up, che ha coinvolto sia gli oncologi che i pazienti, presentata ieri al Senato nella Vii Giornata nazionale del malato oncologico organizzata dalla Favo (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia). L’aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) ha promosso un gruppo di studio permanente in collaborazione con Cipomo (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri), Simg (Società Italiana di Medicina Generale) e Favo su questo tema. “Il follow up – sottolinea il prof. Stefano Cascinu, presidente Aiom – ha un impatto fondamentale sulla qualità di vita e sulla riduzione della mortalità dei pazienti. È necessario creare strumenti operativi per realizzare una proficua collaborazione con altre figure professionali. Più del 90% degli oncologi afferma che il ruolo del medico di famiglia andrebbe valorizzato meglio”. Il modello organizzativo prevalente nel nostro Paese è quello “sequenziale”: dopo una prima fase di follow up esclusivamente specialistico, è prevista una completa delega del paziente al medico di medicina generale. “Ma il tempo che intercorre tra i due momenti – continua il prof. Cascinu - è variabile tra le diverse strutture (2-3, 5 o 10 anni) e non è trascurabile la percentuale di oncologi che dichiarano di mantenere in cura i pazienti per tutta la vita (55% nel caso delle neoplasie del seno e 30% di quelle del colon-retto). Il 35% dei pazienti riferisce di essere in follow up da più di 5 anni, a conferma che è diffusa, nelle oncologie italiane, la tendenza a proseguire indefinitamente questa pratica”. In Italia vi sono circa 2.250.000 persone (pari ad oltre il 4% della popolazione residente) che vivono con una precedente diagnosi di tumore. Il 57% di questi casi (pari a 1.285.680 persone) ha ricevuto la diagnosi di neoplasia da oltre 5 anni e rappresenta una quota rilevante di persone con bisogni peculiari. “Chiediamo – afferma il prof. Francesco De Lorenzo, presidente Favo - che venga adottato un modello di ‘cure integrate’ che si caratterizza per una costante interazione tra i professionisti coinvolti nel follow up, in tutte la fasi della storia clinica della persona. Tale modello, pur non facendo mancare al paziente un riferimento sicuro, definisce un percorso di cura condiviso, garantisce un adeguato trasferimento delle competenze e distribuisce in modo più uniforme il peso dell’assistenza. Dal punto di vista delle risorse l’applicazione di un simile modello potrebbe contribuire a distribuire il carico assistenziale tra ospedale e territorio, evitando di privare il paziente e il medico di medicina generale del supporto dello specialista. Il mantenimento di un contatto con il centro di cura rappresenterebbe una garanzia di rapido rientro nel ‘circuito’ specialistico nel caso di sospetta ripresa di malattia.” Le competenze necessarie sono articolate e non possono essere concentrate da un unico attore. Ripetuti studi clinici hanno documentato come non sia cruciale “chi” esegue il follow up: nel sistema sanitario anglosassone, ad esempio, sono stati testati con successo il follow up del medico di famiglia e quello infermieristico in alternativa al controllo specialistico, senza alcuna ricaduta negativa sull’anticipazione diagnostica e sulla soddisfazione dei pazienti. “La sopravvivenza media a 5 anni dalla diagnosi di tumore è del 52% fra gli uomini e del 61% fra le donne – continua il prof. De Lorenzo -. È necessario prendere in considerazione tutti gli aspetti che incidono sulla qualità della vita dopo il tumore. L’oncologia moderna deve saper rispondere ai nuovi bisogni di salute delle persone guarite dal cancro. A questo si aggiunge il problema delle risorse: infatti, l’esplosione della domanda, non accompagnata da una seria riflessione organizzativa né da una adeguata programmazione sanitaria, sta mettendo in crisi le strutture oncologiche obbligandole a ridurre la qualità dell’offerta per poter mantenere i servizi”. Esiste inoltre un problema di appropriatezza delle procedure. “A fronte di numerose raccomandazioni istituzionali autorevoli contro l’uso eccessivo di accertamenti – conclude il prof. Cascinu -, nel follow up esiste una diffusa tendenza alla richiesta di esami, probabilmente non sempre appropriata. Il 53% delle persone riferisce di eseguire in media tre o più esami per ogni visita. Un dato coerente con quanto riportato dagli oncologi. L’elemento fondamentale della visita di follow up è rappresentato dall’esame clinico, che consiste nel riscontro anamnestico e nell’esame obiettivo. A ciò si aggiungono pochi accertamenti di laboratorio e strumentali che, almeno per le patologie oncologiche più frequenti, sono definiti a priori e sono limitati. Solo in caso di sospetto su base clinica si eseguiranno approfondimenti diagnostici più complessi. La ricerca clinica ha dimostrato in diversi settori oncologici che metodiche di follow up strumentale più intensive non producono reali vantaggi in termini di sopravvivenza complessiva. Il problema del corretto impiego delle risorse assume un’importanza rilevante: i tempi e gli strumenti diagnostici utilizzati dovrebbero essere rigorosamente definiti”. Al questionario, contenuto nel Iv Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, hanno risposto 395 pazienti (nel 62% dei casi i sondaggi sono stati compilati da donne con cancro del seno) e hanno partecipato circa cento strutture.  
   
   
ESPERIENZE INNOVATIVE PER LA LONGEVITA’ ATTIVA – MARTEDI’ 15 MAGGIO WORKSHOP IN REGIONE MARCHE  
 
 Ancona, 16 maggio 2012 - Favorire la vita indipendente dell’anziano all’interno di un ambiente domotico ed ecosostenibile. E’ la tematica del workshop organizzato dalla Regione Marche – Settore Innovazione nei settori produttivi - con il supporto tecnico della Svim Spa, che si è tenuto martedì 15 maggio, presso la sede della Regione (Palazzo Li Madou, via Gentile da Fabriano, Ancona). L’evento si inserisce nel progetto Innovage, Programma europeo di cooperazione Interreg, di cui la Regione Marche è partner principale. Al termine del workshop, , si è tenuta una specifica sessione presso il Molo71 - Via Mascino 1, Marina Dorica, Ancona. In tale occasione si avrà la possibilità di effettuare incontri B2b spontanei e scambiare materiale promozionale della propria azienda e/o ente con i partner stranieri di progetto. La partecipazione al workshop è libera e gratuita. Innovage ha una durata di due anni (termine previsto dicembre 2014) e mette in condivisione le esperienze di soggetti qualificati provenienti da Francia, Finlandia, Bulgaria, Grecia, Spagna, Cipro, Regno Unito, Slovenia, Lituania, Repubblica Cieca, Polonia e Olanda. Il progetto riguarda soluzioni in grado di garantire a lungo autonomia di vita alle persone anziane, aiutandole nelle attività quotidiane, rendendole maggiormente accessibili e comode attraverso sistemi di automazione, che vanno diffondendosi nella realizzazione delle abitazioni.  
   
   
SANITA’: GIUNTA VENETA CONFERMA FONDI PER ARRETRATI PRIVATI CONVENZIONATI DELL’ULSS 12 VENEZIANA  
 
Venezia, 16 maggio 2012 - Con una delibera approvata ieri su proposta dell’assessore alla sanità, la Giunta regionale del Veneto ha di fatto confermato la messa a disposizione della somma di 46 milioni 409 mila euro che servirà a saldare le spettanze 2011 di 4 importanti ospedali privati accreditati operanti nell’Ulss 12 Veneziana. Si tratta del Policlinico San Marco, della Casa di Cura Villa Salus, dell’Irccs San Camillo e dell’ospedale Fetebenefratelli. “Abbiamo preso atto – sottolinea l’assessore – dell’accordo transattivo sottoscritto tra l’Ulss 12 ed i privati creditori e della certificazione dei crediti dovuti dall’azienda sanitaria. Si è così concluso un iter piuttosto complesso, ma necessario vista la complessità della vicenda e la conseguente importanza di verificare che tutti i tasselli fossero al loro posto. Nonostante fossimo in presenza di una situazione debitoria che non doveva verificarsi – tiene a sottolineare l’assessore - abbiamo pensato prima di tutto ai lavoratori ed alle loro famiglie, dando la priorità a rendere possibile il pagamento degli stipendi. L’intera somma verrà resa disponibile entro la prossima settimana”.  
   
   
IN VENDITA LO SPRAY CHE TI UBRIACA IN POCHI SECONDI. GLI EFFETTI SVANIREBBERO COMPLETAMENTE IN BREVE TEMPO, DATO CHE IN POCHI MINUTI APPARENTEMENTE NON CI SONO NEPPURE PIÙ TRACCE RILEVATE DALL’ETILOMETRO.  
 
Lecce, 16 maggio 2012 - Il prodotto, è stato presentato mercoledì scorso a Parigi: ogni spruzzata dello spray contiene 0,075 ml di alcol, cioè mille volte meno di un normale drink, e farebbe un effetto equivalente a quello di un cocktail martini. Si chiama "Wahh Quantum Sensations" e nasce dall´idea di un inventore, ma con il design alla moda creato direttamente da Philippe Stark, in vendita a 20 euro e contenente una ventina di spruzzi. La sua forma è quella di un inalatore per l’asma, un tubetto di alluminio grande come un rossetto. Il perché di tale invenzione è facile da capire, permette di ubriacarsi con pochi spruzzi senza spendere un capitale per drink o cocktail in discoteca. Spiega Giovanni D’agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, Wahh’ è un’alternativa che ti offre la sensazione di ebrezza senza avere postumi di quando si è ubriachi. I suoi effetti sarebbero istantanei ma relativamente brevi, durano solo pochi secondi, dato che in pochi minuti apparentemente non ci sono neppure più tracce rilevate dall’etilometro.  
   
   
ALLARME PSICOLOGI: TELEGIORNALISTE A RISCHIO STALKING VIRTUALE SILVIA CARRERA DI STUDIO APERTO LA PIÙ “DESIDERATA”  
 
Roma, 16 maggio 2012 - Sono le più esposte in tv ma, anche le più raggiungibili e a portata di mouse perché le meno “dive” tra le donne dello show-business. Le telegiornaliste sono fra le categorie maggiormente esposte alla minaccia del dilagante stalking virtuale che ha ormai ampiamente sorpassato quello reale. La tendenza è confermata da uno studio svolto dal Polo Psicodinamiche di Prato che ha monitorato oltre 100 fra siti web, blog e giornali on line per verificare e indagare su come si esplica il fenomeno. Secondo la ricerca psicologica gli stalker virtuali -ormai avvantaggiati dal fatto che la tecnologia (pc, smartphone, tablet ecc.) e gli onnipresenti social network quali Twitter e Facebook “avvicinano” vip, divi e quindi anche le giornaliste alle persone comuni- sono diventati particolarmente aggressivi proprio con i “volti” femminili che presentano e conducono i telegiornali. Che risultano le preferite, con il 33%, rispetto ad altre categorie: attrici e showgirl (24%), opinioniste (18%), cantanti (11%), politiche (9%), imprenditrici (3%). Ma secondo la ricerca quali sono i motivi che rendono le telegiornaliste più soggette a questo tipo di insidia? Innanzitutto la familiarità (36%) dovuta al fatto che entrano nelle case degli italiani e divengono parte del loro vivere quotidiano. Secondo fattore: il loro atteggiamento rassicurante e materno (27%), ancor più evidenziato quando devono riferire brutte notizie di cronaca o di attualità economica. Il 22% dei commenti raccolti in Rete indica nell’avvenenza sexy, ma non ostentata, il fattore scatenante che fa fantasticare il telespettatore. Basta poco: occhiali con montatura scura, trucco delicato, abiti composti, ma che evidenziano la femminilità, un pizzico di malizia nel commentare notizie curiose… et voilà, lo stalker si attiva subito. Secondo la ricerca sono maggiormente nel mirino le giovani firme femminili dei telegiornali piuttosto che le colleghe più note e di maggiore esperienza. Insomma, corrono meno rischi una Lucia Annunziata (Rai3) o una Bianca Berlinguer (Tg3) rispetto a una Silvia Carrera o una Patrizia Caregnato (entrambe di Studio Aperto). Dai commenti monitorati e raccolti in Rete dallo studio emerge anche una possibile classifica - elaborata tenendo conto dell’incrocio tra parametri di numero di citazioni, bellezza e spontaneità – delle giornaliste che potrebbero essere più esposte alle avance di potenziali stalker. Al primo posto, appunto, la fresca e solare bellezza di Silvia Carrera di Studio Aperto (con un indice del 23%); al secondo posto tra le più desiderabili Elena Guarnieri del Tg5, con il 17%, seguita da Federica De Sanctis, conduttrice del Tg24sky, con il 14%. In Rai furoreggia la bellezza di Maria Concetta Mattei, icona di stile e garbo del Tg2, con il 12%. Seguono due giovani e amate telegiornaliste del Tg1: Elisa Anzaldo, con il 9%, e Cristina Guerra (7%). Settima Federica Lodi, affascinante giovane conduttrice di Skysport24, con il 5%; ottave, a pari merito, la bionda Monica Peruzzi di Skytg24 e Bianca Caterina Bizzarri del Tgla7, con il 4%;chiude la top ten Barbara Pedri del Tg5, con il 2%. “C’è indubbiamente una correlazione –spiega il Dott. Ezio Benelli, psicologo e psicoterapeuta, direttore dell’istituto pratese Polo Psicodinamiche- con il ruolo pubblico della giornalista. Donne con una più consolidata professionalità appaiono meno vulnerabili di conduttrici più giovani e quindi apparentemente più raggiungibili. Alla base di tutto c’è comunque, dal punto di vista psico-sociologico, la trasformazione antropologica che ha portato all’emancipazione della donna, ancor più evidente in chi, come le telegiornaliste, appaiono intelligenti e sicure di sé, oltre che piacenti ed eleganti. Se poi esprimono con convinzione le loro idee e assumono prese di posizione di tipo politico, esse appaiono ancora più invise e suscitano reazioni aggressive da parte dei potenziali stalker”. Ma quali sono gli strumenti e le modalità con cui gli stalker assediano e invadono la privacy delle avvenenti conduttrici dei Tg? Dalla ricerca si evidenzia una graduatoria dei tools virtuali maggiormente utilizzati allo scopo. Ampio utilizzo delle e-mail pubbliche e private (qualora ne vengano in possesso) delle giornaliste (26%), inondare di script gli spazi sotto i video di Youtube che le vedono protagoniste (22%), lasciare post e commenti piccanti sui blog inerenti la “vittima” e sulle pagine pubbliche o sulle fanpage di Facebook (16%), telefonare incessantemente ai network per richiedere informazioni private o per ribadire il gradimento personale per la giornalista (13%), rilasciare false notizie in Rete sulla persona attraverso post mirati e anonimi (9%), raccogliere dati e notizie dai siti di gossip per essere sempre informato sulla vita della giornalista (7%), millantare una conoscenza personale sui blog (3%).  
   
   
CASTELLO SFORZESCO: INAUGURATA LA MOSTRA ‘BRAMANTINO A MILANO’  
 
 Milano, 16 maggio 2012 - E’ stata inaugurata ieri al Castello Sforzesco la mostra ‘Bramantino a Milano’, curata da Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa e Marco Tanzi, in programma fino al 25 settembre 2012, con ingresso gratuito. L’esposizione si articola nelle due grandi Sale del Castello Sforzesco che ospitano già importanti lavori dell’artista: la Sala del Tesoro dove domina l’Argo, il grande affresco realizzato intorno al 1490 e destinato a vegliare sul tesoro sforzesco, e la soprastante Sala della Balla, che accoglie i dodici arazzi della collezione Trivulzio, acquisiti dal Comune nel 1935. “Con la mostra sul Bramantino il Comune di Milano realizza, con assoluta autonomia di mezzi e di gestione – non accadeva da 20 anni – una mostra che valorizza lo straordinario patrimonio milanese di opere lasciateci da un autore su cui si sta concentrando l’attenzione della storiografia critica internazionale. Con il Bramantino al Castello Sforzesco – ha detto l’assessore alla Cultura Stefano Boeri – inauguriamo un nuovo corso della stagione espositiva milanese. Una mostra di grande qualità che si offre gratuitamente al pubblico per condividere con la città lo spirito di una nuova idea di cultura”. Bergamasco, documentato dal 1480 e morto nel 1530, Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino, deve il suo peculiare soprannome al rapporto con il marchigiano Bramante, pittore e architetto alla corte di Ludovico il Moro. “Il riconoscimento del Bramantino come il più grande artista lombardo del Rinascimento è avvenuto nel corso del Novecento, grazie agli studi di Wilhelm Suida, ma anche grazie alla sintonia con le sperimentazioni delle avanguardie o con quelle di artisti più vicini a noi: da Aldo Rossi a Patti Smith – ha detto Giovanni Agosti –. Solo le ricerche degli ultimi anni hanno restituito al Bramantino una centralità inaspettata, mettendone a fuoco la cronologia e incrementandone il ridotto catalogo, con la sensazionale scoperta di un ciclo di affreschi nel Castello diVoghera. Bramantino è infatti l’unico lombardo in grado di stare a fronte di Leonardo, di chinarsi sul Cenacolo senza esserne travolto”. Milano conserva il nucleo più cospicuo esistente al mondo di opere del Bramantino: dipinti su tavola e su tela, arazzi tratti da suoi cartoni, disegni, affreschi e l’unica architettura da lui realizzata, la Cappella Trivulzio, che costituisce una sorta di monumentale ingresso alla chiesa di San Nazaro in Brolo. L’esposizione – allestita dallo studio di Michele De Lucchi, con l’immagine coordinata di Francesco Dondina – intende mostrare in ordine cronologico le opere del Bramantino presenti in città, disperse tra sedi differenti e riunite ora in un unico percorso. Nella Sala del Tesoro, attorno all’Argo, saranno esposte una ventina di opere, dipinti e disegni, che provengono da raccolte pubbliche (oltre che dai Musei del Castello Sforzesco, dalla Pinacoteca Ambrosiana e dalla Pinacoteca di Brera) e private di Milano e che permetteranno di seguire lo svolgimento della carriera del Bramantino: dalla giovanile Adorazione del Bambino della Pinacoteca Ambrosiana al San Sebastiano di una raccolta privata, dal Noli me tangere delle Civiche Raccolte d’Arte Antica alla Madonna con il Bambino e angeli della Pinacoteca di Brera. “La parabola del Bramantino – commenta Giovanni Agosti – dimostra la sintonia con le ricerche più avanzate del suo tempo: la Ferrara espressionista di Ercole de’ Roberti, le sperimentazioni di Leonardo, la Roma città aperta di Giulio Ii prima di Raffaello, i languori di Giorgione e del Correggio. Tutto attraversato da una peculiare cifra stilistica, votata a una sorta di astrazione, fino a dare vita a immagini dalle iconografie spesso stravaganti e misteriose”. Nella Sala della Balla, invece, un allestimento completamente nuovo dispone i dodici grandi arazzi, dedicati ai mesi dell’anno, in modo che si leghino tra loro nella sequenza dei gesti e delle stagioni. Un filmato di Alessandro Uccelli documenta ciò che è per diverse ragioni inamovibile: dalla milanese Cappella Trivulzio, addossata, nelle sue forme così pure e prive di ornati, alla chiesa di San Nazaro, alle Muse del Castello di Voghera. In occasione della mostra sarà edito da Officina Libraria un volume che aspira a porsi come una vera e propria guida all’artista, la cui conoscenza è limitata dalla mancanza di pubblicazioni monografiche che ne presentino in maniera adeguata la qualità: a questo fine è stata realizzata una campagna fotografica ad hoc da Mauro Magliani. Il libro, con un’introduzione di Giovanni Romano, contiene un regesto dei documenti noti sul Bramantino, con diverse novità, curato da Roberto Cara. Il pubblico potrà seguire l’esposizione grazie a una “guida alla mostra” su carta, gratuita, che proporrà analisi e approfondimenti delle opere con una doppia chiave di lettura, offrendo sia un alto livello di informazione scientifica sia un percorso di avvicinamento accessibile da parte dei non addetti ai lavori. La mostra sarà accompagnata da conferenze e seminari, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e con gli Amici di Brera, con ingresso libero e gratuito, e inoltre da aperture straordinarie del Castello di Voghera dove si conserva un importante ciclo di affreschi del Bramantino, grazie al Fai, Fondo Ambiente Italiano. Lezione Pubblica Di Giovanni Agosti “Le Ragioni Del Bramantino” incontro di introduzione alla mostra “Bramantino a Milano” Piccolo Teatro di via Rovello - martedì 15 maggio - ore 17 Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Seminari Di Studio Sui Temi Della Mostra Del Bramantino - Dal 22 maggio al 24 luglio 2012, alle ore 15, presso la Sala Studio della Raccolta Bertarelli al Castello Sforzesco, si terranno una serie di incontri, coordinati da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, aperti a studenti, specializzandi e dottorandi dell’Università degli Studi di Milano e appassionati. Ingresso libero fino a esaurimento posti (posti disponibili 80). I seminari si terranno nei seguenti giorni: martedì: 22 e 29 maggio 2012 - 5, 12, 19 e 26 giugno 2012 - 3, 10, 17 e 24 luglio 2012. Il programma dei singoli incontri è in corso di definizione e verrà comunicato successivamente anche sul sito www.Milanocastello.it  Aperture Straordinarie Al Castello Di Voghera - Con il patrocinio del Fai Fondo Ambiente Italiano, sono state organizzate aperture straordinarie del Castello di Voghera dove si conserva un importante ciclo di affreschi del Bramantino. Le aperture straordinarie sono previste ogni 1° e 3° sabato del mese a partire dal 2 giugno e precisamente: 2 e 16 giugno, 7 e 21 luglio, 4 e 18 agosto, 1 e 15 settembre . Orari: dalle 10 alle 17 (ultimo ingresso ore 16.30) Visite guidate ogni 30 minuti per gruppi massimo di 25 persone. Non è necessaria la prenotazione. Ingresso gratuito. Per informazioni: bassanicarlo@libero.It  | www.Fondoambiente.it  Bramantinoa Milano - Castello Sforzesco, Cortile della Rocchetta - Sala del Tesoro - Sala della Balla - Dal 16 maggio al 25 settembre 2012. Ingresso Gratuito, Orari: Da martedì a domenica dalle ore 9.00 alle 17.30, ultimo ingresso ore 17.00, chiuso il lunedì. Info www.Milanocastello.it  Facebook facebook.Com/bramantinoamilano    
   
   
BELOW SEA LEVEL KIND OF THINGS MILANO 16 MAGGIO - 22 GIUGNO  
 
 Milano, 16 maggio 2012 - Il titolo della mostra Below sea level kind of things è nato pensando al mio lavoro in studio e immaginandolo come una sorta dʼimmersione subacquea. Tutto ciò che “accadrà” in mostra potrà essere letto come un indizio, un frammento, estratto direttamente da quel luogo che definisce il cuore della mia pratica artistica. Potrebbe sembrare ovvio che ciò che accade in una mostra sia stato concepito e preparato nello studio ma, parlando specificatamente del mio lavoro, questo aspetto è lo snodo dove i miei pensieri quotidianamente cercano di concretizzarsi in una forma sensibile. Per questa ragione ciò che sarà presentato in mostra sarà il più vicino possibile a ciò che potremmo chiamare in gergo teatrale il “dietro le quinte”. Dietro ad ogni opera si cela lʼidea che ciò che si vede non sia altro che il resto, il residuo, di un altro risultato. Per poter essere percepito propriamente come una nuova opera questo residuo deve essere dimenticato nel flusso del lavoro in studio e quindi ripensato. Stiamo parlando di tempo, Il tempo che serve per fare qualcosa, il tempo che serve per dimenticare e digerire queste cose ed il tempo necessario poi a ricordarle, anche solo per poterne parlare o per avvicinarsi ad esse. Sto parlando del “tempo nello studio” che è piuttosto diverso da quello comune. Voglio sentirmi under the influence come Gena Rowlands nel film di John Cassavetes. Penso a questo film perchè suggerirsce lʼidea di una sorta di melodia di elementi guidata dal flusso delle emozioni, dei sentimenti. Penso a come la sensibilità umana possa essere letta attraverso le forme, le inclinazioni, i comportamenti. Nel film Gena è ipersensibile, in qualche modo subisce lʼinfluenza e dipende dalla pressione sociale, dal suo amore, si spinge al limite ma nessuno può immaginare quali potranno essere le sue reazioni, gli effetti di questa sua ipersensibilità. Questo stato di totale imprevedibilità è il punto di convergenza con il mio lavoro. Nel mio caso questa imprevedibilità si traduce nellʼimpossibilità di immaginare (anche se sono io ad indurre il processo) quanto, ad esempio, i riferimenti esterni possano penetrare nel mio lavoro. Potrò essere influenzato da alcuni riferimenti ma essi non potranno condurmi mai ad esiti specifici perché il materiale che utilizzo (i residui) non è prevedibile ed io procedo in genere per associazioni di pensieri, per sinestesie. Tutto questo sarà evidente nella serie di collage dallʼesecuzione rapida e impulsiva che presenterò in mostra. Li esporrò attraverso una scenografia specifica in modo che non si dimentichi da dove essi provengono. Nel mio studio i frammenti sono sparsi ovunque sul pavimento e a volte si trovano perfino sul muro, sono appunti addormentati che attendono il momento giusto per risvegliarsi ed essere utilizzati nuovamente. Essi sono temporaneamente al di fuori del segnale radar, appena sotto il livello del mare. La mostra proseguirà fino a venerdì 22 giugno presso unosolo project room.  
   
   
ARTE, INAUGURATA DA FORMIGONI ´LA VITA CONDIVISA´  
 
Milano, 16 maggio 2012 - Sessanta opere di artisti di fama mondiale, dal Trecento ai giorni nostri, provenienti da musei e collezioni italiane, suddivise in quattro diverse sezioni. È la mostra ´La vita condivisa´, dedicata ai gesti della famiglia nell´immagine dell´arte. L´esposizione, allestita in occasione del Vii Incontro mondiale delle famiglie, è visitabile, fino al 1 luglio prossimo, negli spazi della Galleria Gruppo Credito Valtellinese - Refettorio delle Stelline di Milano. La rassegna è stata presentata e inaugurata dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni e dagli assessori regionali Giulio Boscagli (Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà sociale) e Valentina Aprea (Istruzione, Formazione e Cultura). Presenti, tra gli altri, anche Giovanni De Censi (presidente Gruppo bancario Credito Valtellinese) e Cecilia De Carli (curatrice della mostra). Incontro Mondiale Della Famiglia - "Questa grandiosa iniziativa - ha detto Formigoni - si inserisce nel percorso che ci porterà all´Incontro mondiale delle famiglie e che vedrà Milano ospitare popoli da tutto il mondo insieme a Papa Benedetto Xvi. Vogliamo celebrare questo importante evento con questa straordinaria iniziativa. La mostra realizza, infatti, un intreccio tra episodi di portata storica, momenti di espressione artistica e l´amministrazione di una comunità civile. L´arte prepara quindi l´animo e la ragione ad aprirsi e ad allargarsi alle riflessioni che sicuramente il Vii Incontro mondiale lascerà a Milano e al mondo". Le Opere - La mostra, promossa e sostenuta da Regione Lombardia, ospita opere di artisti internazionali tra i quali Pietro Lorenzetti, Moretto, Sironi, Rouault, Picasso, Pirandello, Morbelli, Pistoletto e altri, provenienti da musei e collezioni italiane come il Museo Poldi Pezzoli, la Pinacoteca Ambrosiana, il Museo Diocesano di Milano e la Pinacoteca Vaticana. L´esposizione, a ingresso gratuito, si articola in quattro sezioni intitolate: ´La Famiglia´, ´L´accoglienza´, ´La Relazione´ e ´Nel Quotidiano´. Obiettivo Della Mostra - "Il significato che abbiamo voluto dare a questo percorso artistico - ha ribadito Formigoni - si basa su diversi temi, tra cui la famiglia intesa come primo ambito essenziale di accoglienza e di relazione e il riflesso della famiglia nel contesto delle attività sociali sorte nel territorio lombardo (istituzioni, confraternite, enti, associazioni). I due concetti chiave sono ´l´accoglienza´ e la ´relazione con l´altro´, che ci testimoniano la famiglia non tanto come somma di persone, ma come luogo degli affetti e della memoria. La mostra documenta come la famiglia diventa sempre più una risposta all´esigenza profonda dell´uomo di condivisione quotidiana della vita; un´idea che da tempo abbiamo fatto nostra e che, grazie alle nostre linee d´azione sulle politiche familiari, ci ha reso pionieri a livello europeo". Soddisfatti Gli Assessori Boscagli E Aprea - Soddisfazione è stata espressa anche dagli assessori Boscagli e Aprea che, con il presidente Formigoni, hanno visitato la mostra. "Vogliamo portare un contributo di bellezza in occasione dell´Incontro mondiale con le famiglie - ha ricordato Giulio Boscagli - abbiamo scelto di partire dall´esperienza dell´accoglienza familiare presente nella nostra regione, che è documentata sia dai quadri sia dagli oggetti provenienti dalle istituzioni di assistenza: uno spettacolo a favore delle famiglie". "E´ bello vedere una mostra - ha detto Valentina Aprea - che rispetta il tema della famiglia, nelle diverse epoche, rappresentandolo attraverso gesti condivisi. Sono rimasta incantata da come gli artisti hanno raccontato con diversi materiali e svariate forme artistiche i momenti che compongono al vita di tutti i giorni: emozioni, sentimenti ma anche le difficoltà che una famiglia attraversa".  
   
   
CAMPIONATI CICLISMO, NENCINI E NARDELLA SCRIVONO AI PARLAMENTARI  
 
 Firenze, 16 maggio 2012 – I campionati del mondo di ciclismo su strada si avvicinano. Si svolgeranno in Toscana a settembre del 2013. Ma occorre realizzare le opere di adeguamento e messa in sicurezza dei percorsi di gara. Lo ricordano l’assessore regionale Riccardo Nencini, presidente del comitato istituzionale dei Mondiali, e il vice sindaco di Firenze Dario Nardella, che hanno scritto a tutti i parlamentari toscani per chiedere un rapido intervento che impegni il governo a precisare il proprio definitivo e concreto sostegno all’evento. “Si tratta infatti di opere indispensabili – ricorda Nencini – senza le quali non si ottempererebbe alla prescrizioni dell’Unione ciclista internazionale. Stiamo organizzando un mondiale sostenibile, con interventi che resteranno a beneficio della comunità”. L’assessore e il comitato istituzionale, che riunisce la Regione e tutte le altre amministrazioni interessate all’evento, aveva già incontrato nei mesi scorsi più ministri competenti e la presidenza del Consiglio, nella persona del sottosegretario Caricalà. “Ora il tempo è finito – concludono Nencini e Nardella – e serve un rapido intervento”  
   
   
EGOR 2012: CITTADELLA DELLO SPORT SARÀ PATRIMONIO DI TUTTI  
 
Trieste, 16 maggio 2012 - Rugby ma non solo rugby. E´ questa la filosofia operativa annunciata dall´assessore allo Sport del Friuli Venezia Giulia, Elio De Anna, e condivisa dall´omologo referente del Comune di Trieste, Emiliano Edera, al termine del sopralluogo effettuato all´impianto polisportivo di Prosecco che, dal 14 al 18 giugno, ospiterà l´11.A edizione dell´European Golden Oldies Rugby Festival (Egor), una sorta di campionato mondiale master della palla ovale. L´egor, hanno confermato De Anna ed Edera, non rappresenterà un punto di arrivo bensì un vero elemento di svolta per lo sport triestino e regionale: l´imponente opera di riqualificazione messa in cantiere nel comprensorio di Prosecco si pone infatti il duplice obiettivo di fornire all´organizzazione strutture idonee alla disputa della rassegna master e di lasciare in eredità alle società sportive del territorio, che hanno già trovato un punto di intesa, un importante patrimonio per coltivare la pratica di svariate discipline sportive. Non cattedrali nel deserto dunque, ma un´oculata azione di recupero di aree fatiscenti da destinare ai giovani e utili a ospitare manifestazioni di portata internazionale. De Anna ed Edera hanno verificato lo stato di avanzamento dei lavori e il rispetto dei tempi di consegna che, è stato detto, saranno in linea con le esigenze di chi dovrà allestire i campi per l´attesa kermesse del mese prossimo. Tre le strutture interessate che comporranno quella che già viene definita la nuova cittadella dello sport, spiccano l´Ervatti, il diamante del baseball e il Rovna, quest´ultimo oggetto dell´intervento più radicale. Sulle ceneri del vecchio rettangolo in ghiaia sorgerà un modernissimo impianto in erba sintetica di quinta generazione, che non avrà nulla da invidiare a Coverciano e al centro Coni di Tirrenia. "Sono orgoglioso di veder fiorire un progetto destinato a regalare alla regione un polo sportivo all´avanguardia, attrezzato per la pratica di molteplici discipline -ha commentato De Anna - perché la volontà dell´Amministrazione regionale non è quella di sostenere a 360 gradi tutte le realtà attive sul territorio. Ecco perché - ha aggiunto - ultimato questo lotto è previsto un ulteriore finanziamento per i campi a oggi scoperti, in maniera tale da rendere l´azione complessiva omogenea e integrata". Edera si è invece soffermato sulle potenzialità derivanti da tali opere in chiave di marketing territoriale. "Trieste non è nuova a ospitare eventi di spessore - ha spiegato l´assessore comunale allo Sport - e gli Egor sono in tal senso un´ottima vetrina per promuovere la città su scala internazionale. Quando si dispone di strutture adeguate - ha commentato ancora - risulta più semplice incidere sulla decisione finale delle società o dei comitati organizzatori. L´esempio più eloquente in tempi recenti - ha concluso - è rappresentato dalle partite giocate dal Cagliari al Rocco, in assenza del quale tutto il lavoro svolto in sede di trattativa sarebbe probabilmente stato vano".  
   
   
TRENTO CAPITALE DEL MOTOCROSS MONDIALE IL PROSSIMO WEEKEND  
 
Torino, 16 maggio 2012 - Ancora pochi giorni e il Moto Club Arco, organizzatore della prova mondiale di Motocross Mx3 che si corre questo fine settimana sul circuito trentino Pietramurata, aprirà i cancelli per l’attesa sfida. La grande kermesse del fuoristrada che riunisce gli specialisti di questa categoria del motocross, arriverà in Italia dopo la prova che si è disputata in Bulgaria quest’ultimo fine settimana, la terza delle dieci in calendario. Il circuito di Arco, parzialmente rivisitato dai continui lavori di adeguamento, è al centro dell’attenzione con uno degli avvenimenti più importanti della stagione iridata, ed è pronto ad accogliere i protagonisti, a cominciare dall’austriaco leader in classifica Matthias Walkner (Ktm), non ancora vincitore di una manche ma dimostratosi, nonostante la sfortuna in alcune gare, il più regolare di tutti. A inseguirlo in classifica c’è il connazionale Gunter Schmidinger (Honda), davanti al finlandese Antti Pyrhonen (Honda), il Ceco Martin Michek (Ktm) vincitore dell’ultima prova bulgara, più giù sempre nell’ordine gli altri vincitori di manche con lo sloveno Klemen Gercar (Honda), il francese Cedric Soubeyras (Honda) vincitore della prova francese, il belga Kevin Woiuts (Kawasaki) vincitore della prima prova, e ancora con il transalpino Gregory Aranda (Yamaha), il belga Yentel Martens (Kawasaki). Alla prova italiana del Mondiale Motocross Mx3 sono attesi anche alcuni rappresentanti azzurri che cercheranno di tenere alta la bandiera italiana in uno dei crossdromi che hanno fatto la storia di questo sport, tra questi potrebbero esserci Marco Maddii (Ktm), Thomas Miori (Kawasaki), Simone Pasqua (Ktm), Lorenzo Pedri (Honda), Gino Silvestri (Kawasaki), Federico Libera (Suzuki), Alessandro D’angelo (Kawasaki), Michele Tagliaferri (Kawasaki), Mattia Buso (Ktm), Fabio Ferrari (Honda), Luca Fontanesi (Honda). Ad arricchire il già sostanzioso programma ci penseranno le donne nel “Fim Women´s Motocross World Championship 2012”, che hanno offerto un avvio di stagione agguerrito, con le due protagoniste principali: la parmense Chiara Fontanesi (Yamaha), numero due al mondo nel 2011, e l’ex iridata francese Livia Lancelot (Kawasaki), che hanno vinto una prova a testa delle due disputate questa stagione. Terzo posto in classifica per la britannica Natalie Kane (Ktm), mentre al decimo posto troviamo un’altra rappresentante azzurra di spicco: Francesca Nocera (Ktm), che cercherà di sfruttare il terreno di casa per salire ancora in classifica prima di affrontare le altre difficili trasferte iridate. Diciannovesima in graduatoria Floriana Parrini (Fantic). Potrebbero essere al via, inoltre, Sara Giovannini (Honda), Giorgia Giudiu (Kawasaki), Alice Giorda (Yamaha), Michela Farci (Ktm), Adele Innocenzi (Honda), Gloria De Carli, Romina Dionisi (Ktm), Erica Lago (Suzuki). Il programma ufficioso dei due giorni prevede per il sabato prove ufficiali Mx3 e Fim Women’s Mx dalle ore 10 e qualifiche dalle ore 13,45. La domenica warm-up dalle ore 10 e prime gare a partire dalle 12,30 con il femminile e 13,30 l’Mx3. Il Crossdromo Al Ciclamino Di Pietramurata Il circuito "Al Ciclamino" é situato in località Pietramurata, a 15 km da Arco di Trento e 20 da Trento. Per chi proviene da Sud è raggiungibile attraverso la A22, uscita Rovereto Sud, quindi direzione Lago di Garda, Arco e poi Trento. Per chi proviene da Nord è raggiungibile attraverso la A22, uscita Trento Nord, direzione Riva del Garda.