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MERCOLEDI
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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 23 Maggio 2012 |
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DONAZIONE ORGANI, IN UMBRIA INCREMENTO CONSENSI CON PROGETTO-PILOTA REGIONE PER DICHIARAZIONE VOLONTÀ |
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Perugia, 23 maggio 2012 - "I positivi risultati raggiunti in soli due mesi di sperimentazione dal progetto-pilota della Regione Umbria per la dichiarazione di volontà sulla donazione di organi e tessuti al momento del rilascio o del rinnovo della carta d´identità confermano la validità e l´importanza di questa esperienza innovativa e ci fanno ben sperare che potrà presto essere estesa in tutta Italia, accrescendo significativamente il numero dei potenziali donatori". Lo ha sottolineato il direttore del Centro nazionale Trapianti, Alessandro Nanni Costa, intervenuto ieri a Palazzo Donini alla conferenza-stampa in cui, nell´ambito delle iniziative per la "Giornata nazionale per la donazione degli organi" che verrà celebrata il 27 maggio, è stato fatto un bilancio dell´attività del Centro regionale Trapianti dal 2001 ad oggi e sono stati presentati i primi dati del progetto "La donazione degli organi come tratto identitario", realizzato grazie alla collaborazione tra la Regione Umbria, il Ministero della Salute, il Centro Nazionale Trapianti e Federsanità-anci, avviato nei Comuni di Perugia e Terni. Dal 23 marzo scorso, i cittadini maggiorenni possono indicare all´anagrafe comunale, in occasione del rilascio o del rinnovo della carta d´identità, il "sì" o il "no" alla donazione di organi e tessuti, che viene registrata direttamente, con valore legale, nel Sistema informativo trapianti del Ministero della Salute. "Una nuova modalità per esprimere il proprio assenso o diniego nel quadro dell´attuazione del decreto ´Milleproroghe´, che si affianca alle altre modalità esistenti - ha detto il direttore regionale alla Salute della Regione Umbria, Emilio Duca - Il modello gestionale e organizzativo della Regione Umbria è stato apprezzato e ora, su affidamento dei Ministeri della Salute e dell´Interno, lo stiamo testando concretamente a Perugia e a Terni, con la volontà di coinvolgere anche le altre novanta amministrazioni comunali. I buoni risultati già ottenuti, con il coinvolgimento diretto dei cittadini in una scelta di solidarietà, ci ripagano dell´impegno". I dati sono stati sintetizzati dall´assessore ai servizi demografici del Comune di Perugia, Monia Ferranti. "In circa due mesi, alle Anagrafi di Perugia e Terni, sono state raccolte 1318 dichiarazioni di volontà, di cui 1241 consensi alla donazione di organi. Poco meno del cinquanta per cento - ha rilevato - dei 3060 ´sì´ delle dichiarazioni di volontà raccolte in una dozzina di anni dalle Aziende sanitarie locali di Perugia e Terni, che sono state 3384 (su un totale di 4735 raccolte in tutte le Asl umbre, con 4306 consensi)". "Oltre il 94 per cento delle espressioni di volontà è per la donazione di organi - ha detto ancora l´assessore Ferranti - Un risultato confortante per un progetto che si cala in una realtà regionale già sensibilizzata a questa scelta di civiltà, e che induce a pensare a una svolta nel numero delle donazioni e dei trapianti". "Il trapianto è la miglior terapia per riprendere una vita normale" ha ricordato Nanni Costa, mettendo in rilievo sia i valori "civili e positivi" dell´esperienza umbra, che "fa da battistrada in Italia e valorizza le istituzioni, il personale adeguatamente formato, le associazioni e i cittadini coinvolgendo tutta la comunità in una scelta di solidarietà che rende il trapianto possibile" sia l´esistenza di una rete nazionale trapiantologica di eccellenza. Una rete in cui l´Umbria, pur piccola, si colloca con risultati importanti, "che regioni di più ampie dimensioni riescono a raggiungere con difficoltà meritando riconoscimenti anche in ambito nazionale", ha rilevato il coordinatore del Centro regionale Trapianti Cesare Gambelunghe, illustrando l´attività svolta per donazioni, prelievi e trapianti di organi e tessuti a livello regionale. Le dichiarazioni di volontà alla donazione ammontano a 15.813, con 14.548 "sì" e 1.265 "no". Dal 2002 allo scorso anno "i consensi alla donazione sono notevolmente cresciuti - ha detto Gambelunghe - salendo al 92 per cento del totale. Grazie all´attività di sensibilizzazione, al lavoro svolto insieme alle associazioni, si è riusciti a ridurre le opposizioni dal 42 per cento di dieci anni fa all´8 per cento del 2011, a fronte di una media nazionale che è del 28 per cento". I donatori di organi e tessuti (al 25 aprile 2012) sono 316, di cui 80 di organi e cornee, 165 solo di organi e 71 di cornee. Ad oggi sono stati effettuati 404 trapianti di rene (402 al 25 aprile scorso), 296 dei quali su pazienti umbri "risparmiando oltre 9 milioni di euro sui costi della dialisi", mentre restano in attesa 93 pazienti in dialisi, 75 dei quali umbri. Sono 36 i trapianti di fegato, in convenzione con il policlinico Umberto I di Roma, e 560 i trapianti di tessuto oculare eseguiti dal 2001 al 2011 nelle strutture di Oculistica degli ospedali umbri. Dal 2006 al 2011 sono stati effettuati 34 trapianti di tessuto osseo e 20 di valvole cardiache. Nel Registro regionale dei donatori di midollo osseo "unrelated" sono iscritti 4244 donatori, con 52 donazioni effettuate. "Non un punto di arrivo - ha detto Gambelunghe - ma uno stimolo per raggiungere risultati sempre migliori". Alla conferenza-stampa hanno preso parte i direttori regionali delle Aziende ospedaliere di Perugia e Terni, Walter Orlandi e Gianni Giovannini, della Azienda sanitaria n.2 Giuseppe Legato, e i rappresentanti delle associazioni "Aned" ed "Aido". |
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“IL PROGETTO DIABETE IN VENETO DIVENTA LEGGE” |
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Roma, 23 Maggio 2012 – La prevalenza del diabete in Veneto è del 3,4%. Per questo motivo la Regione Veneto negli ultimi 10 anni ha portato avanti campagne contro il diabete attraverso i propri organi legislativi e amministrativi. A cominciare dal ‘Progetto Obiettivo’ sul diabete mellito del 2009, piano dell´Assessorato alle Politiche Sanitarie, da considerare pietra miliare del successivo percorso legislativo in tema di Diabete. Da poco è stata approvata la Legge regionale 24/11 “Norme per la prevenzione e la diagnosi e la cura del diabete mellito nell’età adulta e pediatrica”, ispirata ai concetti innovativi già presenti nel ‘Progetto Obiettivo’. Con questa Legge, approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale nella seduta n. 78 del 20 Ottobre 2011, il Veneto diventa un esempio di eccellenza in Italia nella lotta al diabete. Questo Decreto è il risultato della fusione di due progetti di legge, uno a firma Pipitone e l’altro dell’ex assessore alla Sanità Sandri, con la collaborazione delle Società Scientifiche di Diabetologia, dei Medici di Medicina Generale, delle Associazioni delle Persone con Diabete, degli Infermieri di Diabetologia e dei Dietisti. “Con questa Legge tutti i pazienti avranno omogeneità di cure, dal piccolo ambulatorio di periferia al grande centro nel policlinico, ciascuno sarà curato con gli stessi criteri e protocolli, nella maniera migliore possibile. Finalmente si prevede che ogni Ulss abbia un proprio servizio diabetologico, con un team specialistico già definito, diretto da un medico diabetologo, con l’intento di assistere nel migliore dei modi il malato.” Ha tenuto a precisare il Senatore Antonio Tomassini, Presidente della Xii Commissione Igiene e Sanità del Senato e Presidente dell’Associazione Parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione. Secondo l’Oms il Diabete sarà la quarta causa di morte nel 2030. “Tra il 2000 e il 2009 in Italia i diabetici sono passati dal 3,7% al 4,9%, pari a quasi 3milioni di persone. Un diabetico spende in media 2.600 euro l’anno per curare la sua malattia: di questi oltre il 25% deriva dalle complicanze dovute alla malattia. E’ partito dall’Europarlamento il monito a tutti i membri della Comunità ad intensificare le attività di prevenzione per il diabete”. Ha detto Renato Lauro, Rettore dell’Università di Roma “Tor Vergata” e Presidente Italian Barometer Diabete Observatory. La Legge realizza una rete di servizi per il trattamento complessivo del diabete mellito, definita come “Rete Regionale Assistenziale Diabetologica”, che coinvolge i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, gli specialisti ambulatoriali interni, delle farmacie territoriali, dei centri di assistenza diabetologica per l’adulto, delle strutture specialistiche pediatriche di diabetologia, del Centro regionale di riferimento per la diabetologia pediatrica. Gli obiettivi di queste strategie vanno perseguiti, secondo la Regione Veneto, dagli operatori della Medicina Convenzionata e Ospedaliera con strumenti e programmi comuni, concordati, coordinati e scientificamente aggiornati nel quadro generale di governo della malattia, con lo sviluppo e l’attuazione di strumenti per la gestione integrata della persona a rischio di/o affetta da diabete. “Tutto ciò al fine di permettere la migliore qualità di vita possibile, auspicabilmente pari a quella della persona senza diabete. Obiettivo di tutti gli operatori coinvolti nel progetto è anche quello di riuscire a interessare la comunità intera nel prendersi cura delle persone e delle loro famiglie in modo complesso, intersettoriale e strettamente connesso alla realtà territoriale, senza limitarsi agli aspetti strettamente medici e farmacologici. Un impegno trasversale che deve coinvolgere la Regione, il Sssr e le altre istituzioni locali, ma anche la scuola, le agenzie culturali ed il mondo del lavoro a testimonianza di un rinnovato impegno sociale e di civiltà di tutto il Paese.” Ha sottolineato Clodovaldo Ruffato, Presidente Consiglio Regionale del Veneto. Grande attenzione viene posta alle problematiche connesse alla gestione del diabete infantile con l’attivazione di una diversa organizzazione assistenziale per la prevenzione e la cura del diabete, basata su una rete assistenziale costituita da tre livelli tra di loro strettamente collegati: medicina territoriale, strutture pediatriche di diabetologia a valenza di area vasta, centro regionale di riferimento. Interventi specifici riguardano l’individuazione dei soggetti a rischio per la diagnosi precoce della malattia diabetica e le donne in stato di gravidanza affette da diabete mellito. “Obiettivo della Legge è quello di rendere operativo un approccio assistenziale alle patologie croniche ad alta prevalenza che sia basato sulla condivisione dei percorsi terapeutici tra i medici di medicina generale e gli specialisti del team diabetologico, non trascurando l’importante e necessaria attività di prevenzione della malattia e prestando particolare attenzione ai pazienti in età pediatrica che verranno seguiti, anche dallo psicologo, soprattutto nel delicato passaggio dalle cure pediatriche a quelle dell’età adulta. Per prevenzione, diagnosi e cura, il nuovo sistema Veneto non si sofferma solo sul diabete dell’adulto, ma interviene in maniera molto importante per il diabete giovanile, introducendo, la grande innovazione dell’accompagnamento al lavoro ed allo studio per i giovani diabetici.” Ha spiegato Claudio Sinigaglia, Vice Presidente V Commissione Sanità Regione Veneto. |
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FIBRILLAZIONE ATRIALE E ICTUS: IL PAZIENTE HA DIRITTO ALLA PREVENZIONE |
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Roma, 23 maggio 2012 – Garantire una migliore diagnosi e trattamento della Fibrillazione Atriale e più efficaci misure per prevenire l’ictus ad essa collegato, facendole diventare una priorità sanitaria nazionale; migliorare le conoscenze e la pratica clinica del personale sanitario per garantire ai pazienti un trattamento appropriato durante tutto il percorso assistenziale; creare Registri Nazionali degli Ictus per registrare in modo sistematico e accurato l’incidenza, la prevalenza e gli esiti delle persone con ictus correlato alla Fibrillazione Atriale; promuovere campagne di informazione per aumentare la consapevolezza dei cittadini sulla patologia e sui suoi rischi. Questi alcuni dei principali punti contenuti nella “Carta Globale del Paziente con Fibrillazione Atriale” presentata per la prima volta in Italia in occasione del Convegno dal titolo: “Fibrillazione Atriale e Ictus Evitabile: dalla prevenzione alle prospettive terapeutiche, attraverso percorsi gestionali a misura di cittadino” che si è svolto oggi presso il Senato della Repubblica organizzato dalla Fondazione Charta, con il patrocinio del Senato, dell’Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione, di Cittadinanzattiva, di Alice-associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale, della Società Italiana di Medicina Generale e con il supporto non condizionato di Bayer. La Carta Globale del Paziente con Fibrillazione Atriale, realizzata a livello internazionale da oltre 40 tra Società Scientifiche e Associazioni pazienti tra cui, per l’Italia, Cittadinanzattiva e Alice - Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale contiene le principali raccomandazioni che Istituzioni, Aziende Sanitarie, Enti Regolatori e Governi Nazionali dovrebbero attuare per salvare vite umane, migliorare la vita dei pazienti, ridurre l’impatto della malattia e gli enormi oneri ad essa collegati. La fibrillazione atriale è una frequente anomalia del ritmo cardiaco a causa della quale il sangue, non pompato più correttamente, ristagna all’interno delle camere superiori del cuore (gli atri), favorendo la formazione di trombi che, se entrano nel circolo sanguigno, possono arrivare al cervello e provocare un ictus cerebrale. Attualmente si stima che in Europa oltre 6 milioni di persone siano affetti da questa patologia, anche se ci si aspetta un’ulteriore crescita, in quanto legata all´invecchiamento della popolazione. Questa aritmia cardiaca è causa del 15-20% di tutti gli ictus trombo embolici, il disturbo cardiovascolare più comune dopo le cardiopatie, che colpisce 9,6 milioni di persone in Europa, con un’incidenza di 2 milioni di soggetti l’anno. Inoltre gli ictus collegati a fibrillazione atriale sono più gravi, provocano invalidità maggiori e sono associati a un aumento del 70% del tasso di mortalità rispetto agli eventi che colpiscono chi non ne è affetto. “La Fibrillazione Atriale non è solo l’aritmia cardiaca più comune ma rappresenta anche un fattore di rischio importante di ictus ischemico. Per questo è importante esercitare misure preventive e di diagnosi, trattamento e monitoraggio, proprio con lo scopo di evitare mortalità e/o disabilità da ictus, promuovendo la prevenzione anche attraverso: la sensibilizzazione della popolazione sui fattori di rischio, l’individuazione precoce dei soggetti affetti da cardiopatia per evitarne l’aggravamento e gli eventi acuti, e l’identificazione dei pazienti a maggiore rischio per sviluppare modelli di intervento. - ha dichiarato il Senatore Antonio Tomassini, Presidente Xii Commissione Igiene Sanità del Senato e Presidente dell’Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione – La prevenzione, dunque, diventa l’elemento cruciale nella lotta a questa patologia. Prevenzione che inizia da una corretta diagnosi, fino all’applicazione di un adeguato regime terapeutico, che sarà tanto più efficace, quanto più affidato al contributo di più attori, all’interno di un sistema inter-professionale, inter-disciplinare e multi-disciplinare”. “L’attività preventiva andrebbe attuata su tre livelli – aggiunge Claudio Cricelli, Presidente Simg, Società Italiana di Medicina Generale - Innanzi tutto la prevenzione che precede l’insorgenza della Fibrillazione Atriale. In questo caso rientra il monitoraggio delle patologie cardiovascolari su una popolazione sana, con fattori di rischio predisponenti, che presuppone un’attività informativa nei confronti dei cittadini e dei clinici affinché sorveglino attentamente questa fascia di popolazione. Il secondo step riguarda la prevenzione e la cura nei soggetti che hanno avuto uno o più episodi di Fibrillazione Atriale, trattando il fenomeno aritmico con interventi di tipo farmacologico, elettrico o anche chirurgico (ablazione). Infine – conclude Cricelli - un terzo livello riguarda la prevenzione delle complicanze della Fibrillazione Atriale, decidendo tempestivamente, quando necessaria, la prescrizione di una terapia anticoagulante”. Il gold standard della profilassi farmacologica è rappresentato da anticoagulanti orali antagonisti della vitamina K che presentano, tuttavia, alcune difficoltà di gestione per le molteplici interazioni con alimenti o con altri farmaci che ne variano l’assorbimento e per l’alta variabilità di risposta inter-individuale. La conseguenza più importante è l’impossibilità di stabilire un dosaggio fisso e la necessità di frequenti controlli ematologici per un eventuale aggiustamento del dosaggio. Per questi motivi, tali farmaci non vengono usati con regolarità o vengono troppo spesso abbandonati dai pazienti. “Nonostante la terapia anticoagulante con antagonisti della vitamina K sia molto efficace nei pazienti con Fibrillazione Atriale per la prevenzione dell’ictus, nella pratica clinica esistono problematiche relative a questo trattamento – dichiara Giuseppe Di Pasquale, Direttore del Dipartimento Medico dell´Asl di Bologna e Direttore dell’Unità Operativa di Cardiologia dell’Ospedale Maggiore di Bologna - Innanzi tutto si assiste a un ‘sottotrattamento’ dei pazienti. La percentuale dei soggetti a rischio di ictus a cui viene prescritta una terapia anticoagulante, infatti, è di circa il 50%. Questo perché, da un lato, a volte, non c’è la percezione che il paziente abbia un pericolo elevato di ictus, dall’altro per il timore del rischio emorragico, in particolare negli anziani, più esposti a cadute accidentali e al sanguinamento intracranico, anche se la letteratura scientifica dimostra che nei pazienti con fibrillazione atriale trattati con anticoagulanti questo rischio sia sicuramente superato dai vantaggi del trattamento. Si deve, infine, considerare – aggiunge Di Pasquale - la difficoltà di gestione pratica del trattamento farmacologico, in particolare in alcune regioni soprattutto del sud Italia, dove l’accesso a un monitoraggio regolare, specie per le persone anziane, diventa alquanto problematico. Per questa serie di motivi il 30% circa dei pazienti che iniziano una terapia con anticoagulanti orali la sospendono entro un anno. Da qui deriva – conclude Di Pasquale - l’interesse e l’attesa della comunità medico scientifica nei confronti dei nuovi anticoagulanti orali a dosi fisse, con un buon profilo di sicurezza sulle emorragie, che non richiedono il monitoraggio di routine della coagulazione”. Alcuni recenti stime suggeriscono che una terapia anticoagulante ottimale dei pazienti affetti da Fibrillazione Atriale e seguita da questi ultimi in modo adeguato, potrebbe evitare una parte rilevante dei circa 20.000 episodi di ictus all’anno attribuibili alla Fibrillazione Atriale stessa. “E’ vero che le nuove molecole di prossima introduzione sul mercato italiano presenterebbero costi superiori rispetto ai trattamenti in uso – dichiara Lorenzo Mantovani, Docente di Farmacoeconomia all’Università Federico Ii di Napoli – ma si deve considerare che in questi pazienti, le terapie concomitanti (spesso anche 4-5 farmaci al giorno per comorbilità) hanno visto diminuire il loro costo grazie alle scadenze brevettuali. Per questo motivo si sono liberate risorse che potrebbero essere investite nei nuovi rimedi terapeutici”. In questo contesto, diventa fondamentale una gestione interdisciplinare del paziente con Fibrillazione Atriale a rischio di ictus, in particolare con lo specialista neurologo al quale spetta un’attribuzione di competenze per ottimizzare l’accesso alla terapia anticoagulante, migliorando, così la prevenzione. “Al neurologo spetta, infatti, il compito di verificare attentamente i casi a rischio embolico, affinché non ci siano errori diagnostici nell’adozione della terapia anticoagulante e soprattutto evitare o monitorare con maggiore attenzione le situazioni in cui il rischio di emorragia intracranica è più elevato – afferma Leandro Provinciali, Direttore del Dipartimento di Scienze Neurologiche e Direttore della Clinica Neurologica Ospedali Riuniti di Ancona, Università Politecnica delle Marche - La riduzione delle complicanze emorragiche può portare a un beneficio clinico rilevante, con una valenza sociale, oltre che individuale. Non dobbiamo dimenticare poi, che una prevenzione anticoagulante – continua Provinciali - può evitare altri danni cerebrali favoriti da un’embolia cardiaca, come la demenza vascolare, altrettanto disabilitante rispetto all’episodio ictale acuto. Di grande rilevanza, poi, aggiunge Provinciali – l’addestramento del paziente all’inizio della terapia attraverso un più ampio accesso alle informazioni e una collaborazione costante con il Medico di famiglia, al quale è demandato un ruolo cruciale nella continuità del trattamento. Educare e incoraggiare i pazienti ad assumere un ruolo più attivo nel processo di decisione, nella definizione degli obiettivi e nella valutazione degli esiti è, infatti, spesso associato a esiti clinici migliori”. “Ed è proprio da questo assunto che nasce la Carta Globale dei Pazienti – continua Teresa Petrangolini, Segretario Generale di Cittadinanzattiva - con la quale, per la prima volta, si è riusciti a puntare i riflettori sui diritti del paziente, per capire cosa si aspetta un cittadino nel momento in cui si trova a dover affrontare un problema di salute importante, che può portare a conseguenze gravi e invalidanti. Impostazione, questa, che negli ultimi anni l’Europa attribuisce alle politiche sanitarie. La prevenzione è largamente condizionata dai comportamenti dei cittadini – aggiunge Petrangolini - che devono diventare attori di questo processo. Processo che, a sua volta, deve fare parte di una politica globale che tenga in massima considerazione comportamenti individuali, disponibilità di strutture, strumenti, trattamenti farmacologici, attività professionali e l’empowerment del paziente. Noi ci auguriamo che questa Carta possa contribuire a sollecitare i Governi nazionali affinché facciano la loro parte e sostengano programmi di sensibilizzazione, informazione e prevenzione. Attività, queste, che finora vengono proposte o dall’Europa o dalle Comunità locali, difficilmente dalle Istituzioni nazionali”. Il fatto che il cittadino debba essere protagonista delle scelte che riguardano la propria salute, e che questo si realizzi con la promozione della sua partecipazione attiva nei processi sanitari che lo coinvolgono è ribadito da Maria Luisa Sacchetti, Presidente Onorario di Alice – Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale: “La Fibrillazione Atriale è una patologia difficilmente comunicabile, perché spesso asintomatica. Perciò esiste una scarsa conoscenza della patologia e dei rischi ad essa collegati. Recentemente la nostra Associazione insieme all’Università degli Studi di Firenze e al Censis ha realizzato un’indagine, intervistando 1.000 cittadini italiani, dalla quale emerge che 77 persone su 100 affermano di sapere che cosa sia l’ictus, ma di questi, solo 50 rispondono che è una malattia che colpisce il cervello. Quando, poi, si è chiesto di individuare quali fossero i fattori di rischio per l’ictus, al 1° posto viene nominata l’ipertensione, al 2° le dislipidemie, al 5° il diabete, al 6° le malattie cardiache (solo l’8% degli intervistati). Nella realtà sappiamo che il 58% dei pazienti che hanno avuto un ictus sono malati di cuore, il 40% dei quali soffre di Fibrillazione Atriale. Questo - continua Sacchetti - è un gap di informazione molto grave che va colmato con campagne di informazione sulla patologia mirate realizzate da esperti, come è altrettanto importante che nel Piano Nazionale di Prevenzione, la Fibrillazione Atriale venga citata insieme agli altri fattori di rischio dell’ictus”. |
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LA VICEPRESIDENTE DELLA CALABRIA STASI HA PARTECIPATO ALLA CONFERENZA DELLE REGIONI PER DISCUTERE DELLO “SPENDING REVIEW” E SUL FONDO SANITARIO NAZIONALE
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Catanzaro, 23 maggio 2012 - La Vicepresidente della Regione Antonella Stasi ha partecipato alla Conferenza delle Regioni convocata per discutere sul processo di ‘Spending Review’ avviato dal Governo nazionale e intesa definitiva su riparto Fondo Sanitario Nazionale. Nel corso della riunione le Regioni hanno risposto con un parere condizionato all´accoglimento di alcuni emendamenti, tra cui la dubbia legittimità della totale equiparazione delle Regioni commissariate per l´attuazione dei piani di rientro alle amministrazioni statali. Una condizione che, di fatto, priva tali Regioni delle loro prerogative costituzionali, intervenendo ben oltre l´ambito sanitario. Una penalizzazione non sopportabile, ritenuta ingiusta ed iniqua, e perciò è stata chiesta la modifica, soprattutto considerato che ci sono Regioni commissariate, come la Calabria, che hanno fatto percorsi virtuosi, con un importante contenimento della spesa rispetto agli anni passati. “Non è un procedimento nuovo – ha dichiarato la Vicepresidente Antonella Stasi - e soprattutto è un percorso già avviato dai precedenti governi ancora non riuscito. È per questo che le Regioni hanno fortemente ribadito la necessità di creare una sede seria, ristretta, condivisa, come l´auspicato insediamento della Commissione Permanente per la Finanza Pubblica, ovvero un luogo dove si condividono prima di tutto i numeri da cui partire per i tagli, ed un luogo in cui poter interloquire. Nessuno è abbastanza forte per fare da solo. A partire dalla legge 78/2010 c´è stata una rivoluzione per le Regioni – ha aggiunto la Vicepresidente Stasi - sono stati azzerati i trasferimenti statali, si continuano ad ipotizzare ulteriori tagli, non sul tendenziale come avviene con i Ministeri, ma sull´effettivo speso, ed a ogni obbiettivo non raggiunto le Regioni hanno una sanzione, subendo commissariamenti fino anche al fallimento politico. Sul nuovo rinvio dell´intesa definitiva in merito al riparto del Fondo Sanitario Nazionale le Regioni lo ritengono un fatto grave e hanno deciso di abbandonare la seduta di Conferenza Stato- Regioni” |
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SANITÀ, RINVIO RIPARTO, FORMIGONI CRITICA IL GOVERNO
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Milano, 23 maggio 2012 - "E´ molto grave ciò che è accaduto alla Conferenza Stato Regioni, per esclusiva responsabilità del Governo nazionale: il rinvio del riparto del fondo sanitario 2012 è qualcosa di straordinariamente pesante dal punto di vista sia istituzionale sia sostanziale. Altro che minacciare costantemente tagli indiscriminati alle Regioni! Il Governo faccia prima e per intero il suo dovere". Lo ha dichiarato ieri il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. |
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RIPARTO FONDO SANITARIO NAZIONALE: GOVERNO NON DECIDE, REGIONI ABBANDONANO CONFRONTO. ZAIA: “SGARBO ISTITUZIONALE, COSI’ MONTI DANNEGGIA IL PAESE”
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Venezia, 23 maggio 2012 - Il governo tergiversa ancora sul riparto del Fondo Sanitario nazionale e le Regioni per protesta abbandonano la Conferenza Stato-regioni. E’ quanto accaduto ieri a Roma, dove per la Regione del Veneto era presente l’assessore al bilancio Roberto Ciambetti, il quale, dopo aver appreso dal ministro Piero Gnudi la decisione da parte del governo di rinviare ancora una volta l’approvazione del riparto del Fondo Sanitario nazionale, nonostante lo stesso fosse già stato verificato e concordato in sede sia tecnica sia politica, insieme ai colleghi ha lasciato il tavolo della discussione. “E’ un evidente sgarbo istituzionale del governo nei confronti dei territori – commenta amaramente il presidente veneto Luca Zaia –. Il legittimo atto di protesta delle Regioni interpreta perfettamente il generale e diffuso disappunto per come questo delicato ma ineludibile passaggio venga trattato con ingiustificata arroganza dall’esecutivo nazionale”. “Mettere in discussione un percorso già svolto quasi per metà è da irresponsabili – rincara la dose Ciambetti – e può provocare scompensi non più recuperabili in un settore molto sensibile come quello socio sanitario”. “Un Paese che avrebbe bisogno di uno scatto di reni, della giusta determinazione per affrontare le incertezze di questo difficile momento – conclude Zaia – deve purtroppo assistere a un balletto scomposto in cui un giorno si chiede una cosa e l’indomani si nega ciò che è stato chiesto prima. Tutto ciò non può che determinare una sempre più comprensibile distanza da questo governo”. |
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BRINDISI, IL GRAZIE DI VENDOLA AI DIRETTORI GENERALI DELLE ASL E AGLI OPERATORI |
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Bari, 23 maggio 2012 - “È doveroso esprimere a nome della Presidenza della Giunta della Regione Puglia la profonda gratitudine nei confronti del Direttore Generale della Asl Brindisi, Paola Ciannamea, del Direttore Generale della Asl Lecce, Valdo Mellone e di tutti i professionisti che a vario titolo sono stati coinvolti nei soccorsi e nelle cure prestate alle ragazze, per aver svolto il loro ruolo con tempestività, professionalità ed umanità, mantenendo la necessaria lucidità, davvero difficile in situazioni del genere”. Lo scrive in una lettera indirizzata ai Direttori Generali delle Asl di Brindisi e Lecce il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. “L’abominevole crimine – scrive Vendola – commesso a Brindisi contro Melissa, Veronica, Vanessa, Selena e le altre giovani studentesse della scuola “Morvillo Falcone”, è una ferita insopportabile per tutti noi, che da giorni interroga e tormenta le nostre coscienze e richiede risposte immediate e rassicuranti. Sempre un attentato, un atto di violenza sono inaccettabili e ripugnanti, ma quello che è accaduto a Brindisi è talmente straordinario per vigliaccheria e malvagità che rischia di farci perdere la fiducia nella ragione e mandare in crisi il nostro concetto di umanità. E proprio in momenti così duri e difficili da sopportare per le nostre coscienze e in contrasto con questa estrema crudeltà, abbiamo bisogno di attaccarci alla vita, abbiamo bisogno di gesti di profonda umanità, come quelli del personale medico, infermieristico e amministrativo delle Asl di Brindisi e Lecce, che sin dal primo momento hanno soccorso le studentesse e si sono prese cura di loro, dei loro compagni di scuola, dei genitori, degli insegnanti, scossi, atterriti, feriti”. “E’ doveroso esprimere a nome della Presidenza della Giunta della Regione Puglia la profonda gratitudine nei confronti del Direttore Generale della Asl Brindisi, Paola Ciannamea, e del Direttore Generale della Asl Lecce, Valdo Mellone; è doveroso esprimere la profonda gratitudine per tutti i professionisti che a vario titolo sono stati coinvolti nei soccorsi e nelle cure prestate alle ragazze, per aver svolto il loro ruolo con tempestività, professionalità ed umanità, mantenendo la necessaria lucidità, davvero difficile in situazioni del genere”. “In questi due giorni – si legge nella lettera – spesso ho pensato a loro, al personale della nostra Sanità, a coloro che sono sempre un punto di riferimento imprescindibile per la cura e la salute dei cittadini. Ho pensato agli psicologi dei presìdi che instancabilmente, notte e giorno, stanno aiutando i ragazzi e le loro famiglie, cercando di lenire i dolori e di alleviare le angosce e lo stress cui sono sottoposti. Ho pensato ai medici del 118 e alla tempestività con cui sono intervenuti, pochi minuti dopo l’esplosione, a restituire fiducia. Ho pensato ai medici del Perrino di Brindisi, alla loro professionalità, all’abnegazione e alla sensibilità che continuano a dimostrare nei confronti delle studentesse, che non sono mai sole. E non è la prima volta che i medici del Perrino si rendono protagonisti di atti di generosità e di cura straordinaria, come quando accolsero da Tirana gli undici lavoratori albanesi ustionati. Ho pensato alla caparbietà dei medici del Vito Fazzi di Lecce, che non si arrendono alla morte, e stanno accompagnando tenacemente Veronica nel suo viaggio di ritorno alla vita. E tutti loro, i medici, gli infermieri, i lavoratori della Sanità pugliese, rappresentano in queste ore per tutti noi il trionfo della vita che non si arrende, l’ultimo baluardo di coraggio, speranza e solidarietà contro chi ci vuole schiavi della paura. Rappresentano quella scintilla di umanità di cui sentiamo un grande bisogno, dopo il terrore disumano e sacrilego dello scorso sabato. “Per questo – conclude Vendola – sento il dovere morale di ringraziarli, a nome del governo regionale e di tutta la comunità pugliese. Grazie di cuore”. |
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SEMINARIO SU BUONE PRATICHE PER LA SICUREZZA DEI PAZIENTI |
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Trieste, 23 maggio 2012 - Far emergere le buone pratiche ospedaliere e territoriali rivolte al miglioramento della sicurezza delle cure, e quindi dei pazienti, e farle conoscere a livello nazionale. E´ l´obiettivo di un seminario in programma domani, mercoledì 23 maggio, ad Udine, nell´auditorium della sede della Regione di via Sabbadini. L´iniziativa, promossa dal ministero della Salute e dall´Agenas (Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali), attraverso uno specifico "Osservatorio Buone Pratiche per la Sicurezza dei Pazienti", metterà a confronto le esperienze delle Regioni del Nord Italia. In parallelo si terranno analoghi seminari per le Regioni del Centro (a Perugia) e del Sud (a Matera). I tre momenti interregionali confluiranno quindi in un convegno nazionale previsto per il 5 giugno a Roma. Il tutto per favorire il trasferimento delle esperienze maturate nelle diverse realtà, facilitando l´accesso alle informazioni, sostenendo lo scambio di conoscenze e promuovendo l´integrazione e l´interazione tra Regioni, organizzazioni Sanitarie e professionisti. Una buona pratica, spiega il presidente della Regione, Renzo Tondo, nella sua veste di assessore alla Salute, consiste in ogni attività, procedura o comportamento riguardante percorsi assistenziali, basata su standard di qualità e sicurezza, e necessita di indicatori specifici, da monitorare nel tempo. La collaborazione del Friuli Venezia Giulia all´Osservatorio Buone Pratiche è prevista dalle Linee per la gestione del Servizio sanitario regionale 2011. Tutte le nostre diverse iniziative, conclude Tondo, sono coordinate da un gruppo di lavoro, guidato dal prof. Silvio Brusaferro, formato dai referenti del rischio clinico delle singole Aziende ospedaliere e territoriali, nonché dalle case di cura private accreditate. Tra il 2010 e il 2011 sono state complessivamente ben 18 le buone pratiche prodotte dalle realtà sanitarie pubbliche e private della regione e recepite dall´Agenas: un´ulteriore testimonianza dell´ottimo livello dei nostri servizi sanitari. |
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SANITÀ, IN CONSEGNA 32 MILA RICETTARI IN CAMPANIA
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Napoli, 23 maggio 2012 - A seguito delle continue sollecitazioni della Regione Campania, il ministero dell´Economia ha comunicato che sono in consegna in queste ore 32 mila ricettari medici, spediti dal magazzino Tesoro del Mef alle Asl. In particolare, 12 mila sono in consegna a Napoli (di cui 2 a Ponticelli), 4 mila a Castellammare di Stabia, 4 mila a Nola, 5 mila ad Avellino, 2 mila a Nocera Inferiore, 2 mila a Salerno, 2 mila ad Aversa e mille a Benevento. Per giovedì mattina, altresì, la Regione ha concordato con il Poligrafico la consegna alla Asl di Caserta di un consistente numero di ricettari. Il ministero segnala che nel giro di dieci/quindici giorni la situazione dovrebbe tornare alla normalità. Si precisa, ancora, che il disagio attuale non è scaturito né in conseguenza di una programmazione sbagliata delle esigenze, né per il mancato pagamento da parte della Regione. Per quanto riguarda il numero dei ricettari richiesti, l’assessorato invia a Roma i prospetti con le esigenze, trasmessi da ciascuna Asl. In relazione alle difficoltà esistenti, si ribadisce, come più volte ha sottolineato lo stesso ministero, che esse originano dal mancato funzionamento di una macchina stampatrice. |
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BOLZANO, ESENZIONE TICKET: DA NOVEMBRE ELIMINATA L´AUTOCERTIFICAZIONE |
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Bolzano, 23 maggio 2012 - Da novembre non sarà più necessario compilare l’apposito modulo di autocertificazione ai fini dell’esenzione ticket sanitario per motivi economici: lo ha deciso la Giunta provinciale su proposta dell´assessore Richard Theiner. In futuro le relative informazioni verranno prelevate tramite il sistema informatico della tessera sanitaria. Dal 1° novembre prossimo sarà eliminata in Alto Adige l´autocertificazione per l´esenzione dal ticket sanitario causa motivi economici, in attuazione del relativo decreto interministeriale. Pertanto i cittadini in possesso dei requisiti legati all’età e al reddito che chiedono di essere esentati dal ticket per prestazioni specialistiche ambulatoriali e per medicinali, non dovranno più rilasciare un’autocertificazione, che spesso comportava accertamenti e contestazioni. "Con il nuovo sistema aumenta la sicurezza giuridica, un passaggio importante", sottolinea l´assessore provinciale alla sanità Richard Theiner. Il modulo dell’autocertificazione sarà infatti sostituito in parte da un elenco degli aventi diritto messo a disposizione di medici e Azienda sanitaria tramite il sistema informatico della tessera sanitaria. L’elenco è alimentato dai dati dell’Agenzia delle entrate e dell’Inps. Non dovranno più rilasciare l’annuale autocertificazione la maggioranza delle persone di età inferiore a 14 o superiore a 64 anni, appartenenti ad un nucleo familiare con un reddito annuale complessivo inferiore a 36.151,98 euro, i titolari di assegno (ex pensione) sociale, i titolari di pensione al minimo di età superiore a 60 anni e loro familiari a carico con un reddito complessivo familiare inferiore alle soglie previste nonché dei figli a carico. I disoccupati non rilevati dal citato elenco dovranno invece recarsi al distretto sanitario per richiedere l’esenzione dal ticket. Il provvedimento non riguarda, inoltre, l’esenzione per gli indigenti “(codice 99”) che continua ad essere rilasciata dai Servizi per l’assistenza economica sociale. L´attuale modulo per l’autocertificazione, che scade il 31 agosto, è stato prorogato di due mesi e vale pertanto fino al 31 ottobre. Per verificare la propria presenza nell’elenco degli aventi diritto all’esenzione ticket per motivi economici è previsto un periodo iniziale di transizione dal 1° agosto al 31 ottobre, durante il quale i cittadini in possesso dei requisiti possono chiedere al proprio medico di medicina generale, pediatra di libera scelta o al distretto sanitario di competenza di effettuare la relativa ricerca. Qualora a causa della mancata rilevazione non risulti alcuna registrazione, è necessario rivolgersi al distretto sanitario di competenza per richiedere tramite apposita autocertificazione il rilascio del certificato di esenzione ticket. Dal 1° novembre 2012 gli assistiti devono chiedere ai medici, all’atto della prescrizione di prestazioni specialistiche ambulatoriali e di medicinali, di trascrivere il relativo codice di esenzione ticket nella ricetta: E01 per persone di età inferiore a 6 e superiore a 65 anni con un reddito familiare annuale complessivo inferiore a 36.151,98 euro; E02 per i disoccupati e loro familiari a carico con i limiti di reddito previsti; E03 per i titolari di assegno sociale; E04 per i titolari di pensione al minimo di età superiore a 60 anni e loro familiari a carico con i limiti di reddito previsti; E21 per le persone di età tra i 6 e i 14 anni non compiti con reddito familiare annuale complessivo inferiore a 36.151,98 euro e codice E22 per i figli a carico. |
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IMPRESSIONANTE: IL CERVELLO
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Sneocdo uno sdtiuo dlel’Untisverità di Cadmbrige, non Irmpotoa cmoe snoo sctrite le plaroe, tutte le letetre posnosoo esesre al pstoo sbgalaito, è ipmrortane sloo che la prmia e l’umltia letrtea saino al ptoso gtsiuo, il rteso non ctona. Il cerlvelo è comquune semrpe in gdao di decraifre tttuo qtueso caos, pcherè non lgege ongi silngoa ltetrea, ma lgege la palroa nel suo insmiee…vstio ? |
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FVG: OGGI SI INAUGURA LA MOSTRA DI ALDO FAMÀ |
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Trieste, 21 maggio 2012 - Nuovo appuntamento d´arte nel Palazzo del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, in piazza Oberdan 6, a Trieste. Oggi alle 13.30, al termine della seduta antimeridiana dei lavori d´Aula, il presidente Maurizio Franz inaugurerà la mostra di Aldo Famà intitolata "Il Dinamismo della Linea", che sarà visitabile fino al 22 giugno. Con questa rassegna l´artista triestino porta negli spazi espositivi dell´Assemblea regionale oltre 70 opere che documentano e raccontano gli ultimi dieci anni della sua produzione, frutto di una ricerca interiore e formale che Famà conduce ininterrottamente da più di mezzo secolo. Si potranno ammirare oli anche di grandi dimensioni, incisioni, lavori di carta e cartone, chine colorate, disegni preparatori delle sue tele e un arazzo. |
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