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Notiziario Marketpress di Venerdì 06 Luglio 2012
VALLE D´AOSTA (FORTE DI BARD): GIACOMETTI. L´HOMME QUI MARCHE - 7 LUGLIO/18 NOVEMBRE 2012  
 
“Da sempre la scultura, la pittura e il disegno sono i mezzi per rendermi conto della mia visione sul mondo esteriore” Alberto Giacometti Moma, New York, 1959 E’ dalla collaborazione tra il Forte di Bard e la Fondazione Aimé et Marguerite Maeght di Saint-paul de Vence ed in particolare dalla vicinanza a Adrien Maeght e a sua figlia Isabelle Maeght che, dopo il successo della mostra dedicata a Joan Miró, Poème, nasce il prestigioso progetto espositivo dedicato a Alberto Giacometti. L’artista, tra i maggiori del Novecento, ha saputo più di ogni altro interpretare i dubbi, le incertezze, le angosce del secolo appena trascorso. La mostra Giacometti. L’homme qui marche, dal nome del capolavoro attorno a cui ruota l’intero percorso espositivo, presenta dal 7 luglio al 18 novembre 2012, oltre 120 opere tra sculture, oli, disegni, litografie originali, acqueforti oltre che alcuni delicatissimi modellini in gesso, in un percorso che privilegia la produzione ‘matura’ dell’artista, totalmente centrata sull’uomo e sulla sua vita interiore. La mostra, curata da Isabelle Maeght e Gabriele Accornero, ripercorre la ricca produzione dell’artista nelle opere provenienti dalla Fondazione Maeght e dalle collezioni private della famiglia Maeght. Scultore, pittore e disegnatore abilissimo, vicino ai movimenti d’avanguardia artistica - in particolare al Surrealismo - Giacometti matura un percorso del tutto personale di riflessione esistenziale. I soggetti delle sue sculture - ritratti a mezzo busto e a busto intero, figure sole, composizioni con più figure, immobili o in movimento - sono figure immobili, rigidamente frontali, dai contorni continuamente frantumati, che ne suggeriscono ma al tempo stesso vanificano la presenza. La mostra ripercorre il percorso completo dell’artista: alcune opere realizzate negli anni ’20, Diego à l’atlas, Arbres; dei primi anni ’30 come Le Cube et L’objet Invisible per la prima volta presentati in abbinamento ai disegni preparatori; Les pieds dans le plat, disegno realizzato durante il periodo surrealista e il double face L’objet invisible, opera unica offerta a Adrien Maeght; i busti, tra cui Grande tête de Diego e Buste de Diego; il capolavoro assoluto della Femme Debout Ii; le nove versioni di Femme de Venise realizzate per la Biennale di Venezia del 1956; i bronzi con personaggi in gruppo come Groupe de trois hommes e La Place trois figures une tête; lo straordinario Le Chien e le serie di Femme debout e Figurine. In mostra le delicate maquettes, Homme qui marche, Femme e Tête, realizzate per la piazza della Chase Manhattan Bank di New York, successivamente fuse per la corte dedicata a Giacometti al centro della Fondazione Marguerite et Aimé Maeght di Saint-paul-de-vence. Tra i dipinti citiamo La Maison d’en face; Portrait de Marguerite Maeght (la più importante tela realizzata dall’artista) e Nature morte aux pommes. Molti i disegni tra cui gli otto Projet pour un livre; Nu debout; Diego, Portrait d’homme, Nu. Mirabili le litografie originali tra cui Homme debout; Atelier I; le due versioni di Objet inquiétant; Chien et Chat e le acqueforti tra cui L’atelier aux deux seaux, le due versioni di Bouquet e Nu de face. Straordinariamente raffinati, infine, i modelli in gesso Femme debout avec bouquet de fleurs e Femme debout bras le long du corps. Il visitatore potrà conoscere Giacometti anche attraverso il film originale di Ernst Scheidegger realizzato su richiesta di Adrien Maeght nel 1961. Saranno inoltre presentati per la prima volta 72 pannelli fotografici di Ernst Scheidegger. Questi pannelli di un metro per un metro, nati dalla complicità del fotografo e dell’artista, propongono una sintesi iconografica della vita e dell’opera di Alberto Giacometti. Uno sguardo sul suo laboratorio, il suo contesto sociale, le sue influenze che approda alla messa in scena fotografica dei suoi capolavori. Il titolo della mostra trae origine dall’opera Homme qui marche Ii, scultura bronzea che ha detenuto il record per il prezzo di acquisto (Londra Sotheby’s, 3 febbraio 2010) di un´opera d´arte (che non sia un quadro) per più di 104 milioni di dollari. La traduzione formale della condizione dell’uomo in un’esile figura che, sola e incerta, accenna a un passo è un’iconografia universalmente nota ed è la grande eredità estetica che Giacometti, folgorante testimone della sua epoca, ci ha lasciato. Commenta Adrien Maeght: ”Considero l’Homme qui marche una delle opere maggiori del Xx secolo. Per me, da sola, riassume la storia della scultura, ma annuncia anche il Xxi secolo, il secolo in cui l’uomo ritorna al centro della civiltà”. La mostra verrà inaugurata venerdì 6 luglio 2012 alle ore 17.30. Biografia Alberto Giacometti nasce il 10 ottobre del 1901 a Borgonovo nella Svizzera italiana da Giovanni, pittore neoimpressionista, e Annetta Stampa. Il padre gli facilita le prime esperienze di atelier, il padrino (il pittore Cuno Amiet) lo aggiorna su stili e tecniche. Abbandona il liceo e si trasferisce a Ginevra per frequentare la Scuola di Belle Arti. A seguito di un viaggio a Venezia e a Roma nel 1920, durante il quale si appassiona all´opera del Tintoretto e di Giotto, decide di recuperare lo sguardo ingenuo delle origini delle cose attraverso l´arte primitiva e l´antropologia. Nel 1922 si stabilisce a Parigi per seguire i corsi dello scultore Antoine Bourdelle, sperimentando in parte il metodo cubista. Nel 1925 il fratello Diego lo raggiunge a Parigi e diviene il suo assistente. Alberto condivide con gli artisti svizzeri che incontra a Parigi le simpatie per il movimento surrealista e dal 1927 comincia ad esporre al Salon des Tuileries le sue prime sculture surrealiste. Il successo non tarda ad arrivare e Alberto comincia a frequentare artisti come Arp, Mirò, Ernst e Picasso e scrittori come Prévert, Aragon, Eluard, Bataille e Queneau. Nasce un forte sodalizio con Breton, per il quale scrive e disegna sulla rivista "Le surréalisme au Service de la Révolution". Ma Giacometti avverte l´esigenza di tornare sul tema della "rassomiglianza assoluta" e, dopo la morte del padre nel ´33, si chiude in periodo di nuovo apprendistato. Dal 1935 al ´40 si concentra sullo studio della testa, partendo dallo sguardo. Cerca anche di disegnare figure intere, nel tentativo di cogliere l´identità dei singoli esseri umani con un solo colpo d´occhio. In questo periodo si avvicina a Picasso e Beckett, e instaura con Sartre un dialogo che influenzerà il suo lavoro. Passa gli anni della seconda guerra mondiale a Ginevra. Nel 1946 ritorna a Parigi e ritrova suo fratello Diego, intraprendendo una nuova fase artistica durante la quale le statue si allungano e le loro membra si stendono in uno spazio che le contiene e le completa. Nel 1962 riceve il Gran Premio della scultura alla Biennale di Venezia. Gli ultimi anni sono all´insegna di un´attività frenetica e di un susseguirsi di grandi mostre in tutta Europa. Pur gravemente malato si reca a New York nel ´65 per la sua mostra al Museum of Modern Art. In quell’anno prepara il testo per il libro "Paris sans fin", una sequenza di 150 litografie in cui scorrono le memorie di tutti i luoghi vissuti. Muore l´11 gennaio 1966 ed è sepolto a Borgonovo. Info Associazione Forte di Bard Bard. Valle d’Aosta T. + 39 0125 833811 - F. + 39 0125 833830 info@fortedibard.It  fortedibard.It facebook.Com/fortedibard  Orari: martedì/venerdì dalle ore 11.00 alle 18.00 sabato/domenica e festivi dalle ore 10.00 alle 19.00 - chiuso il lunedì. Tariffe: intero 9 euro – ridotto 6 euro - gruppi/scuole: 6 euro Cumulativo con mostra “Marilyn, the last sitting. Bert Stern”: intero 12 euro, ridotto 9 euro Chi acquista uno dei biglietti della rassegna Musicastelle in Blue ha diritto alla riduzione. Audioguide: 3 euro, coppie 5 euro Catalogo: Edizioni Forte di Bard, collana “Grandi Mostre”  
   
   
TRIESTE (SALA COMUNALE D´ARTE ):MOSTRA "I NON LUOGHI" DI LIVIA BUSSI  
 

Giovedì 5 luglio 2012 nella Sala Comunale d’Arte di Trieste (Piazza dell’Unità d’Italia 4) ha avuto luogo l’inaugurazione della mostra personale della pittrice Livia Bussi, intitolata I non luoghi, presentata dall’architetto Marianna Accerboni. La rassegna, che propone quasi una trentina di pastelli su carta realizzati tra il 2007 e il 2011 è visitabile fino al 25 luglio (orario feriale e festivo 10 - 13 e 17 - 20).

 

C’è un’anima culturale austro-tedesca, probabilmente inconscia - scrive Accerboni - che sopravvive in molti artisti triestini, i cui antenati, se pittori o scultori, frequentarono le Accademie di Monaco, di Berlino e di Vienna tra la fine dell’800 e il primo novecento, raccogliendovi i semi di quella coeva avanguardia internazionale che collegava Parigi a Mosca e al mondo slavo, passando per Trieste, allora in posizione centro-europea.

 

È così, credo, che si può spiegare l’intenso respiro espressionista che si leva e s’intravvede in molti lavori di artisti locali: tra questi, mi ha sempre particolarmente colpita la traccia di malinconia e d’angoscia che s’insinua nel segno pittorico intenso ed elegante, sobrio e al tempo stesso incisivo, di Livia Bussi, autrice dal temperamento discreto e signorile, che, formatasi in gioventù a Roma, è poi vissuta un trentennio in Piemonte e Lombardia, per poi ritornare nella città natale; e testimoniare nella sua pittura non solo le origini culturali centro-europee, ma anche il dramma dell’esodo dall’Istria, vissuto quasi in prima persona.

 

Immerso nelle atmosfere rarefatte e nella grazia dei pastelli dai colori soffusi, che ricordano alcuni borghi istriani arroccati sui colli, il sogno, protagonista del linguaggio surrealista, ammanta e intride i suoi lavori su carta: in un sogno di nebbia s’addentrano infatti uomini donne e cani, che a volte corrono, in un’atmosfera onirica, nei prati o verso una nave, simbolo forse dell’agognato ritorno. E, di quando in quando, lo stesso paesaggio si fa notte e nel contempo si fa giorno, componendo visioni straniate, che sorprendono l’astante.

 

Un simbolismo magico e sottile pervade le opere della Bussi: “Sogno queste atmosfere” confessa l’artista “e talvolta il mattino mi sveglio con esse e le dipingo; mentre i cavalli, ripresi in un delizioso dipinto al galoppo nel bosco, sono evocati nella mia mente dalla musica”.

 

Disegnatrice ambita da importanti studi d’architettura per la sua abilità nel reinterpretare in modo vivo, originale e fantastico il linguaggio architettonico, la pittrice - conclude Accerboni - ci consegna un universo ricco di suggestione, in bilico tra elementi sensoriali e spirituali, il cui legame è accentuato da quella sorta di memoria e conoscenza universale che aleggia in ognuno di noi 

 
   
   
VALMALENCO: 150 ANNI DALLA PRIMA SALITA AL MONTE DISGRAZIA - SI CELEBRA L´EPOCA PIONIERISTICA DELL´ALPINISMO  
 
Dal 7 luglio al 22 settembre lo spazio Teca di Chiesa Valmalenco, Piazza Ss. Giacomo e Filippo, su iniziativa di Unione dei Comuni Lombarda della Valmalenco - Ecomuseo Valmalenco - Cai Sezione Valtellinese Sondrio, ospita la mostra fotografica “ Montagne Disgrazia” curata da Jacopo Merizzi: immagini d´epoca e testimonianze esclusive che sapranno far rivivere l´epoca d´oro dei pionieri dell´Alpinismo  
   
   
MURANO (MUSEO DEL VETRO):VETRO CONTEMPORANEO. IL FUTURO OLTRE LA TRASPARENZA - OMAGGIO AD EGIDIO COSTANTINI - 7 LUGLIO/30 SETTEMBRE 2012  
 

La mostra – attraverso una carrellata nella tradizione del vetro contemporaneo – rappresenta un momento di riflessione sulla produzione più recente, a completamento del percorso storico della collezione permanente del Museo del Vetro di Murano.

Ma l’esposizione vuole essere anche un omaggio all’opera e alla vita di Egidio Costantini, una delle figure più rappresentative del panorama dell’eccellenza muranese, di cui quest’anno ricorre  il centenario della nascita (1912-2012).

Di questa grande personalità, unica nel suo genere - per straordinarietà creativa e geniale intuizione - vengono esposti al piano terra e al primo piano del museo oltre una trentina di pezzi, frutto delle collaborazioni  con i più grandi artisti del ‘900 – da Jean Arp a Jean Cocteau, da Marc Chagall a Max Ernst, da Oskar Kokoschka a Lucio Fontana, da Pablo Picasso a Reuven Rubin - tutti assidui frequentatori della sua “Fucina degli Angeli”, le cui creazioni sono state “tradotte” con rara maestria in veri e propri capolavori d’arte vetraria.

 

A cura di Chiara Squarcina e organizzata cronologicamente, questa importante appendice contemporanea permette inoltre di cogliere, dal punto di vista formale, artistico e tecnico, l’effetto che la fattiva collaborazione tra le imprese muranesi e i grandi architetti e artisti ha avuto e tuttora ha sull’eccellenza del manufatto finito. 

 

La straordinaria innovazione che identifica l´opera di Costantini - il “Maestro dei Maestri” - risiede nell´aver intuito come il vetro potesse dialogare con le altre espressioni artistiche, valorizzandole in modo inedito e peculiare.

Con lui, infatti, l´oggetto vetro diventa al contempo “opera d´arte” ma anche “concretizzazione concettuale” di altissimo livello.

Un giusto modo per ricordare un eccezionale momento storico dunque, durante il quale si materializzò una nuova fase creativa in tutta Murano e dalla quale si evolsero e svilupparono intuizioni diverse sempre mirate alla valorizzazione dell´arte vetraria e delle sue infinite coniugazioni artistiche che possono rappresentare una costruttiva base per le dinamiche creative del futuro.

 

Alla mostra è abbinato il nuovo numero della collana Schegge di vetro (Fondazione Musei Civici di Venezia, 2012).

 

Info: Museo del Vetro, Fondamenta Giustinian, 8, 30141, Murano (Venezia) - 7 Luglio /30 Settembre 2012 - http://www.visitmuve.it/ - info@fmcvenezia.it - call center 848082000 (dall’Italia) - +3904142730892 (dall’estero)

Egidio Costantini nasce a Brindisi il 22 aprile del 1912 e vi rimane fino all’età di sei anni, ma a causa della perdita del padre è costretto a trasferirsi a Venezia, a casa della nonna materna, assieme alla madre e alle due sorelle. Venezia rimarrà per tutta la sua vita, salvo brevi periodi, la sua casa. Egidio frequenta elementari e medie inferiori per approdare poi ad un istituto tecnico: a diciotto anni ottiene il brevetto internazionale di radiotelegrafista di prima classe. Ma il suo destino non è sul mare, il suo primo impiego lo trova al Circolo Motonautico di Venezia, vi entra come fattorino. Dopo sei mesi vi lavora già come segretario e dopo un anno organizza e dirige tutti i concorsi promossi dalla Motonautica. Il 30 maggio 1937 sposa Emy con cui era fidanzato da quattro anni e che rimarrà al suo fianco fino al giorno della sua scomparsa nel 1986. Il loro sarà un legame forte basato sull’amore e sul rispetto reciproci e da cui nasceranno tre figli Attilio, Maddalena ed Egidia. Con lo scoppio della Seconda Guerra mondiale si ferma ogni attività della Motonautica ma Egidio riesce a trovare lavoro, come impiegato, presso la Banca Commerciale di Venezia. In questo periodo così difficile Egidio riscopre la sua passione per la botanica e riesce a conseguire il diploma di botanico presso l’Università di Parma (1942).

Nel 1945 a causa di problemi di salute della moglie, chiamata da tutti in famiglia “Mamma Emy”, Egidio, su suggerimento dei medici che gli consigliavano un cambio di residenza in zona montana, si trasferisce assieme a tutta la famiglia a Cercivento (UD) . Vi rimane alcuni anni e in quel periodo porta i sui studi botanici sul piano della sperimentazione: con l’aiuto di un fabbro locale Egidio costruisce un piccolo impianto composto da tre forni, una teleferica per il trasporto del legname, un piccolo acquedotto e la centralina elettrica per un lavoro a ciclo continuo di quattro ore e mezza, che permette di distillare 15 quintali di legna da cui ricavare carbone, acido pirolegnoso ed altri prodotti.

In Carnia il caso vuole che Egidio scopra la passione per il vetro che cambierà per sempre il suo destino e quello della sua famiglia. Durante la riparazione di uno dei forni, Egidio scopre che le pareti si sono vetrificate; lo spettacolo di colori e trasparenze lo appassiona subito. Le emozioni cedono presto il posto all’intuizione: in Egidio si fa strada l’idea di confrontarsi con la materia vetro e di realizzare tramite essa “immortali opere d’arte”.

Messa al corrente “Mamma Emy” e ricevutone il consenso, Egidio torna a Venezia, prende contatto con Murano ma capisce che non può subito lavorare il vetro, prima deve capire come funziona quel mondo artigianale. Trova impiego come agente commerciale; posizione che gli consente di parlare con i maestri vetrai ed osservare attentamente ogni particolare della lavorazione del vetro. Una volta acquisite le tecniche e le conoscenze necessarie, lascia il lavoro di rappresentante per intraprendere definitivamente la strada che lo porterà ad essere il più grande artista del vetro.

All’inizio della sua carriera realizza, da solo, anfore, vasi, coppe, bicchieri e portacenere dalle forme e dalle linee originali e innovative. Questa fase di “sperimentazione solitaria” ha breve durata, il suo intuito gli fa capire che per portare l’arte del vetro ai livelli raggiunti dalla scultura e dalla pittura, bisogna coinvolgere in un progetto di ampia portata gli artisti contemporanei. È necessario che l’arte del vetro proceda su un piano di collaborazione fra più menti, quella del pittore o dello scultore, quella del maestro vetraio e quella di Egidio, l’unico in quel momento ad avere intuito come la grande Arte del Novecento possa abbracciare anche la materia vetro. Sa di poter tradurre dalla tela o dal legno o dal gesso o da qualsivoglia altro materiale le forme dell’arte contemporanea senza decadere in una produzione di semplici “copie” in vetro.

È consapevole di essere in grado di realizzare opere che, con il disegno o la maquette da cui provengono, condivideranno solo l’idea, il pensiero che le ha generate ma, che rispetto a forme, colori, dimensioni, ecc., l’opera in vetro deve trovare un proprio equilibrio, deve seguire la natura che la materia di cui è composta le impone.

Il primo artista a cui Egidio si rivolge è Gino Krayer, un pittore veneziano surrealista, che mette a sua disposizione alcuni disegni. Egidio quindi si reca in una fornace a Murano. Non si deve confrontare solo col vetro ma anche con il maestro vetraio, ma sin da subito riesce ad impostare il lavoro di equipe su un livello di piena collaborazione: grazie alle proprie capacità, crea una perfetta sinergia fra la sua mente, i suoi occhi e le mani del maestro vetraio. La sua capacità di trasferire idee, sia che esse siano semplici o complesse, ai suoi collaboratori gli consentirà di realizzare opere sempre più elaborate ed impegnative.

Le prime opere realizzate riscuotono l’immediata approvazione del pittore. Il successo ottenuto da Egidio spinge Krayer a presentargli un gruppo di artisti veneziani: Fioravante Seibezzi, Armando Tonello, Mario Carraro. Egidio trasforma anche i loro disegni in opere in vetro. Da tutti gli artisti, e questo lo farà sempre con chiunque, nessuno escluso, pretende e ottiene la massima libertà di realizzare le opere nella piena autonomia seguendo esclusivamente quelle che sono le sue idee e le sue intuizioni. Inizia così il periodo del “Centro Studio Pittori nell’Arte del Vetro di Murano”, questo il nome del gruppo di artisti fondato da Egidio e che avrà vita fino al 1955. Vengono allestite anche le prime esposizioni collettive: la prima mostra viene inaugurata a Murano il 18 aprile 1953, poi portata a Treviso, di seguito a Perugia e infine a Roma.

Egidio vuole spingersi oltre, prende forma “La Fucina degli Angeli”, il movimento artistico che fonderà con la collaborazione dei più grandi artisti del ‘900. Mette per iscritto le sue idee di innovazione e di radicale trasformazione dell’Arte del Vetro e le comunica al mondo artistico: scrive decine e decine di lettere ai più famosi artisti dell’epoca, gli risponde, per primo, il pittore austriaco Oskar Kokoschka, la loro prima collaborazione risale al 1952: da un suo disegno Egidio realizza un vaso ad anse invertite chiamato Vaso Baccanti. Pochi anni dopo realizza anche opere su disegno di Le Corbusier: una delle prime è il Bucranio Blu (1954).

Nel 1954 Egidio si reca a Vallauris sulla Costa Azzurra, dove risiede Picasso. Dall’incontro tra i due artisti non nasce semplicemente un accordo di collaborazione ma anche una grande amicizia. Il geniale artista andaluso consegna ad Egidio i disegni del Flamenco, del Centauro e del Giano Bifronte: ne nasceranno i primi capolavori realizzati da Egidio su disegno di Picasso. Negli anni successivi seguiranno nuovi incontri e nuove opere in vetro. Sempre nei suoi viaggi in Francia Egidio diventa amico ed inizia a collaborare con Jean Cocteau, scrittore, poeta, pittore, drammaturgo e regista, e con il poeta Andrè Verdet, entrambi amici di Picasso.

Nel 1955 Egidio pone fine al “Centro Studio Pittori nell’Arte del Vetro di Murano ”, ed apre una propria galleria d’arte a Venezia in campo San Filippo e Giacomo: Jean Cocteau gli dà il nome di “Fucina degli Angeli”. La Fucina non è solo il luogo fisico dove vengono esposte le opere di Egidio e dei suoi artisti ma diventa anche il nome del movimento artistico portato avanti da Egidio.

Trascorrono gli anni ed il nome della “Fucina” comincia ad affermarsi sia a livello nazionale che nei paesi d’Oltralpe, anche grazie all’adesione di nuovi artisti quali Arnoldo Arnoldi, in arte Nagh, Manfredo Borsi, il pittore tedesco Hans Hartung e Marc Chagall.

Nel 1961 Costantini prende contatto con la signora Peggy Guggenheim. Grazie all’aiuto economico, alla stima e all’amicizia, che la celebre e ricca collezionista americana gli dimostrerà in più occasioni, Egidio può dare maggiore slancio alla sua attività di artista, che per altro in quel periodo aveva non poche difficoltà di carattere economico, ed esporre le sue creazioni in tutto il mondo. Egidio fa anche la conoscenza del pittore e scultore tedesco Jean Arp, di cui riscuote subito la fiducia: la loro prima collaborazione porta alla luce l’opera le Tre grazie. Nel 1964 la Guggenheim fa esporre le opere della Fucina nel proprio palazzo e l’anno successivo fa in modo che le porte del Museo d’Arte moderna di New York si aprano alla Fucina degli Angeli.

Il 14 giugno 1966 si inaugurano i locali della nuova sede della Fucina degli Angeli. I nuovi locali vengono ricavati da un ex magazzino in Calle Corona. Il progetto di restauro e di trasformazione e l’esecuzione dei lavori vengono affidati all’architetto Mikuni Omura, suo genero. Fra le sculture esposte nella nuova sede compaiono anche quelle di Max Ernst. L’acqua alta, che si abbatte sulla città di Venezia il 4 novembre 1966, causa gravi danni anche alla sede della Fucina, vanno perse molte opere, disegni lettere, ecc. ma l’aiuto, per risollevarsi dalla difficile situazione, arriva nel 1967 dagli Stati Uniti d’ America: Nelson Rockfeller, in cambio di un’opera a scelta, e l’azienda pubblicitaria Walter Thompson, in cambio della richiesta di quattrocento mascherine in vetro, su disegno di Ernst, garantiscono aiuti economici che permettono di restaurare la nuova sede e di riprendere l’attività. Alla fine dello stesso anno viene realizzata una delle opere fra le più impegnative e difficili L’Immortale, una monumentale scacchiera, frutto della sinergia con l’amico e artista Max Ernst. Egidio realizza anche il Cristo in gloria con l’amico Mark Tobey. Nello stesso anno le due nuove opere vengono esposte a Ca’ Pesaro, il Museo d’Arte Moderna di Venezia. È un altro trionfo: nel periodo di apertura dell’esposizione (22 luglio – 30 settembre 1967), il numero dei visitatori raddoppia. Subito dopo le opere tornano nella risorta sede della Fucina degli Angeli per essere esposte assieme a quelle di Coignard, Dauphin, Krayer, Le Corbusier, Leger, Lobo, Peegen, Picasso, Severini, Tamaki . Nel 1969 Egidio si reca a New York su richiesta dell’amico e pittore Paul Jenkins, esponente dell’arte informale: è l’inizio di un’altra feconda collaborazione. Nel 1970 l’esposizione delle opere della Fucina nel Palazzo Ducale di Venezia riscuote un successo anche maggiore di quello dell’anno precedente. L’avvenimento attira l’interesse del Ministero della Cultura rumeno. Su invito dello Stato rumeno, fra il 1971 ed il 1974, Costantini si reca più volte in quel paese, accompagnato dalla moglie e dal suo entourage per esporre i suoi capolavori e per insegnare agli operai ed agli artisti rumeni le moderne tecniche della lavorazione del vetro. Negli stesi anni stringe amicizia e collabora con Remo Bianco, Giuseppe Capogrossi e con il cileno Matta.

Nella seconda metà degli anni ’70 avviene l’incontro con i rappresentanti dell’arte contemporanea giapponese. Da questa collaborazione prenderanno forma capolavori come le mani di vetro di Tadanori Yokoo o il bosco di Ito Takamici.

Nel Luglio del 1981 iniziano i lavori per la Proposta per una Cattedrale. A causa dei malintesi e delle gelosie dell’ambiente muranese, Costantini si trasferisce a Casale sul Sile nella fornace Vetrofond e, assistito dai maestri vetrai Dei Rossi, Tagliapietra, Ragazzi e Falcier, mette mano al suo ambizioso progetto che comprende una porta in vetro, ferro e legno, un altare in vetro e cristallo, un fonte battesimale sempre in vetro con base in legno, ecc.. La “Proposta” viene allestita per la prima volta nella Sala dei Notari di Palazzo dei Priori a Perugia il 4 Ottobre 1981; alla sua realizzazione partecipano artisti quali John C. Portman (architetto e ingegnere di Atlanta, USA), Robert Sherer (pittore e scultore altoatesino), Reuven Rubin (artista israeliano), Mikuni Omura. Nel 1983, in occasione di Vinmondo, a Pordenone, Egidio allestisce una mostra della Fucina degli Angeli per celebrare l’antica bevanda in tutte le sue sfaccettature. Grappoli d’uva verdi e rossi, disegnati da Robert Wilson, una bottiglia con il tappo raffigurante un volto ebbro di Mario Stefani, una morbida mano che accarezza un grappolo d’uva, di Mario Lupo, il Bacco blu dai riflessi dorati di Picasso, le Baccanti di Kokoschka, ecc. Il 1984 segna il sodalizio con la cultura e l’arte spagnole: vengono esposti a Barcellona 109 pezzi che comprendono sia opere già note sia le opere nuove nate dalla collaborazione con gli artisti Giuseppe Agozzino, Mario Lupo, Luigi Tito, Giulio Turcato e Vanni Viviani. Segue sempre a Barcellona la mostra “Donna, Universo, Armonia”, inaugurata il 3 maggio 1988 presso il Centro del Vetro. Le opere esposte sono il risultato della collaborazione fra Costantini e una trentina di artisti. Vengono esposti i primi Totem in vetro realizzati al mondo, ognuno nato dall’incontro fra l’immaginazione di Egidio e la fantasia di ogni artista.

Nel 1989 Egidio e la sua Fucina degli Angeli sbarcano in Giappone: i capolavori esposti riscuotono un tale apprezzamento che l’amministrazione della regione di Kanazawa decide di acquistare 48 opere (tuttora esposte nel Notojima Glass Art Museum).

Gli anni ’90 sono quelli della definitiva consacrazione di Egidio quale “Maestro dei Maestri” ovvero quale artefice della rivoluzione che ha portato l’arte del vetro al livello delle altre altri figurative.

Tutto il mondo dell’arte riconosce che Egidio Costantini ha saputo insegnare agli altri artisti come trasformare disegni, tele, colori, figure lignee, ecc. in sculture di vetro. È un succedersi di tributi e riconoscenze: i primi sono i Belgi che ospitano nel 1990 a Bruxelles le opere della Fucina. L’evento riscuote una pubblicità internazionale ed un grande successo confermato dalla grande affluenza di pubblico. Nel 1992 è Venezia a voler rendere omaggio ad uno dei sui più grandi artisti: le opere della Fucina vengono ospitate per una seconda volta a Ca’ Pesaro.


È un nuovo e importante successo: i vetri riscuotono l’ammirazione sia della critica che del pubblico. Seguono poi le mostre di Piacenza del 1996, quella di Tel Aviv del 1997, voluta dalla vedova dell’ex primo ministro israeliano Rabin e che, per il successo registrato, viene ulteriormente prorogata.

Egidio realizza nuovi lavori ispirati questa volta esclusivamente alle sue riflessioni di uomo e di artista: nascono così opere come La Scozia, un omaggio alla natura e al paesaggio delle Highlands o come Messico I (1994) e Messico II (1995), due composizioni di figure antropomorfe, la prima di 13 e la seconda di 12, ispirate alla cultura olmeca. Prendono forma anche le collaborazioni con la nipote Emi e suo marito Wright e con sua figlia Egidia: coi primi due realizza Venezia (1990), una composizione formata da una torre, la punta di un campanile e un canale. Da un disegno di sua figlia realizza invece Primavera (1997), una rappresentazione di un prato fiorito. Nel 1996 su idea di Egidio e progetto tecnico di Mikuni Omura vengono costruiti, presso Irving nel Texas (USA), una torre alta 15 metri e una fontana, entrambe in acciaio e vetro. Il 2000 si apre con la mostra di Tolmezzo, seguita tre anni dopo da quella di Innsbruck. E dal 2002 alcune fra le più belle opere della Fucina sono esposte nel Kunstmuseum Walter di Ausburg (Germania).

Egidio Costantini si spegne all´età di 95 nella sua abitazione a Venezia, il 7 ottobre 2007

 
   
   
FESTIVAL INTERNAZIONALE DELL´ORALITÀ POPOLARE  
 
Dal 5 all´8 luglio Torino ospita la settima edizione del Festival Internazionale dell´oralità popolare. Il Festival è l’unica manifestazione in Italia dedicata alle trasmissioni orali, che non conoscono forme di divulgazione scritta, ma si conservano e vengono divulgate alle future generazioni attraverso manifestazioni di tipo “immateriale”. Quest’anno la kermesse riserverà un’ampia sezione al bacino euromediterraneo e sarà un’occasione di incontro e dialogo per lo scambio di esperienze tra le due sponde del Mediterraneo. Gli appuntamenti sono in programma in piazza Carlo Alberto, via Cesare Battisti, piazza Carignano e nel cortile di palazzo Carignano. Www.reteitalianaculturapopolare.org  
   
   
LAND ART & BEAUTY LUNGO LA STRADA DEL VINO SOAVE  
 
Dal 30 giugno al 30 settembre 2012, nell´est veronese si tiene "Erbamatta, Percorso d´Arte e Natura in Valtramigna", visite guidate in tre serate evento (30/6, 10/8 e 2/9) Tra un´escursione e una visita in cantina, relax con trattamenti beauty all´olio d´oliva e al miele, bagni di fieno e nuotate in piscine con vista sulle colline vitate Armati di scarpe comode, occhi curiosi e cuore aperto, quest´estate programmate una visita nel territorio della Strada del Vino Soave, dove dal 30 giugno al 30 settembre 2012 si tiene la manifestazione "Erbamatta, Percorso d´Arte e Natura in Valtramigna". Si tratta di una collettiva di Land Art a cura di Francesca Compri e Sara Zanoni, in collaborazione con Neon di Verona, promossa dall´agriturismo socio della Strada del Vino Soave Corte Verzè di Cazzano di Tramigna (Vr), luogo da cui l´itinerario artistico si diparte. Visite guidate in 3 serate evento. Erbamatta consente al visitatore di godere delle particolarità ambientali del territorio e nel contempo di vivere un´originale esperienza culturale attraverso l´incontro e la scoperta delle opere - un gesto perfomativo, un´installazione o un segno temporaneo - di 27 giovani artisti italiani di caratura internazionale, chiamati a relazionarsi con il luogo e ad interpretarlo offrendo nuovi spunti di riflessione estetica, antropologica e filosofica. Il percorso arte e natura non è impegnativo dal punto di vista escursionistico ed è, quindi, accessibile a tutti, la passeggiata dura un´ora e mezzo circa ed è visitabile liberamente per tutta la durata della manifestazione. L´itinerario inizia a Cazzano di Tramigna presso Corte Verzè e attraversa le colline della Valtramigna coltivate a vigneti, frutteti e olivi, aprendosi alla splendida veduta del Castello di Illasi. Nel periodo della manifestazione sono state previste tre serate evento con visite guidate a gruppi, sempre con ritrovo a Corte Verzè (via Cambran 5): sabato 30 giugno, ore 18.30, in occasione dell´inaugurazione di Erbamatta, la visita guidata con aperitivo nel bosco è gratuita, chi volesse può partecipare anche al party band anni ´50/60 con cena in terrazza a base di prodotti e vini del territorio (costo 20 euro a persona); venerdì 10 agosto, ore 20.00, per la magica notte di San Lorenzo, è prevista una visita guidata con pic-nic en plein air a fine percorso in compagnia di un astrofilo (costo 15 euro a persona) mentre domenica 2 settembre, ore 18.30 la visita guidata, sempre con pic-nic a fine percorso, si conclude con una rappresentazione teatrale all´aperto (costo 15 euro a persona). Maggiori Info: Strada del Vino Soave, tel. 045.7681407 www.Stradadelvinosoave.com Relax e wellness tra le viti in collina. Tra i soci della Strada del Vino Soave ci sono alcune strutture ricettive dotate di centri benessere e che effettuano trattamenti beauty, anche a km zero, come Corte Verzè di Cazzano di Tramigna, che impiega miele e olio prodotti nel proprio agriturismo. Da provare allora, il pacchetto benessere Olio (1 impacco corpo all’olio d’oliva, 1 massaggio relax, 1 trattamento mani all’olio d’oliva, 1 trattamento rigenerante piedi, costo 85 euro) oppure il pacchetto benessere Millefiori (1 scrub corpo allo zucchero di canna, 1 impacco corpo al miele con azione extra nutriente, 1 massaggio relax, 1 trattamento viso specifico, costo 120 euro). L´agriturismo è dotato di sauna, bagno turco, idromassaggio, docce emozionali e zona relax, ad ingresso gratuito per chi soggiorna (suite 120 euro a notte per 2 persone, camere 100 euro a notte per 2 persone, entrambe le soluzioni con prima colazione), possibilità di cenare nel ristorante interno che serve cucina tipica del territorio. Per un bagno di fieno (costo euro 18, durata 30 minuti circa) c´è invece lo Sporting Hotel San Felice di Illasi (tre stelle, singola a partire da 50 euro, doppia a partire da 70 euro, prima colazione compresa), dotato di sauna finlandese, bagno turco, solarium, idromassaggio e piscina (ingresso centro benessere 18 euro a persona). L´agriturismo Massimago 1883 di Mezzane di Sotto, azienda vitivinicola tutta al femminile, offre invece 4 charming houses (costo a partire da 125 euro per notte ad appartamento, con prima colazione) con uso sauna, bagno turco, docce emozionali e piscina, possibilità inoltre di effettuare trattamenti estetici. Maggiori Info: Strada del Vino Soave, tel. 045.7681407 www.Stradadelvinosoave.com  
   
   
DOUJA D’OR  
 
Dieci giorni di festa, intrecciati a eventi gastronomici e culturali, per conoscere da vicino il mondo del vino ed i suoi protagonisti. L’invito parte da Asti, culla del Monferrato sospesa tra romanico, gotico e barocco. Terra di vino, d´arte e di musica che ha legato il suo nome alle bollicine dolci e aromatiche più vendute al mondo (l´Asti Docg) e alla “rossa” Barbera. Dal 7 al 16 settembre Asti ospita a Palazzo dell´Enofila la 46^ edizione del Salone nazionale di vini Douja d´Or. Tante le novità in cantiere. Il concorso nazionale “Premio Douja d´Or” ha festeggiato i suoi primi 40 anni. Le commissioni formate da 250 assaggiatori esperti dell´Onav hanno preso in esame 972 campioni di vini Doc e Docg proposti 373 cantine di tutta Italia. I risultati della gara enologica sono stati presentati lunedì 2 luglio a Palazzo Borello, alla presenza dei vertici Onav. “Il Premio Douja d´Or” va quest´anno a 450 vini Doc e Docg di tutta Italia. Tra questi spiccano i 38 Oscar assegnati dalla super commissione di esperti. Guardando alla presenza regionale, il Piemonte conferma la leadership con 110 aziende premiate per un totale di 211 vini tra i quali 20 Oscar. La seconda regione per numero di riconoscimenti è il Veneto: 44 premi tra cui 3 Oscar. Al terzo posto, la Lombardia che ottiene 39 premi (3 Oscar), seguita a ruota dal Trentino Alto Adige con 36 medaglie e 2 Oscar della Douja. Tutti i vini premiati saranno in degustazione e in vendita dal 7 al 16 settembre a Palazzo dell´Enofila, che quest´anno riserverà un´attenzione particolare al mondo della ristorazione. La rassegna dei Piatti d´Autore vedrà ai fornelli dieci eccellenze della cucina astigiana: Gener Neuv, Il Cascinalenuovo, San Marco, Vittoria, La Braja, La Fioraia, La Grotta, Ametista, Il Bagatto, Antico Casale. Coprotagonisti della Festa del Vino, oltre 150 tipologie di Barbera (da degustare insieme a specialità locali), l´Asti e il Moscato d´Asti con un grande lounge bar dedicato agli aperitivi, l´Alta Langa Metodo Classico e una vasta selezione di grappe italiane. Ricchissima la sezione gastronomica con ricette della tradizione, piatti d´autore degli chef stellati (19,30-21-22,30 - 160 coperti a prenotazione – 13 euro) e mercatino delle eccellenze piemontesi. Nuovo e arricchito il programma culturale che accompagnerà il dopocena alla Douja d´Or. Da lunedì 10 la rassegna “Suonidivini”, ideata e condotta da Massimo Cotto, giornalista esperto musicale, autore e scrittore. Ospiti Vittorio De Scalzi, Francesco Baccini, Mauro Ermanno Giovanardi, Danilo Sacco, e altre guest star. Sabato 15 settembre, musiche e suggestioni letterarie tra vino e cibo a cura della Fondazione Centro di Studi Alfieriani. Domenica 9 settembre, la 39a edizione del Festival delle Sagre, evento unico nel panorama italiano, che ogni anno attira più di 300mila visitatori. In mattinata oltre 3000 figuranti, con abiti d’epoca e attrezzi ripercorreranno le stagioni della vita contadina tra Otto e Novecento. A seguire, il più grande ristorante all´aperto d´Italia oltre 80 piatti della tradizione monferrina (antipasti, primi, secondi e dolci) proposti da 45 pro loco astigiane, tra le quali Variglie, al suo esordio nel grande villaggio gastronomico in piazza Campo del Palio. Ospiti del Festival sono quest´anno Flavon (Trento) e il Comitato Vecchia Porta Casale di Vercelli. Www.doujador.it  - www.Festivaldellesagre.it    
   
   
BRA: SIX WAYS - IL DUO BONFANTI FA VIBRARE PALAZZO MATHIS - MERCOLEDÌ 11 LUGLIO - CONCERTO DI CHITARRA CLASSICA  
 
Armonia e sei corde protagoniste a Bra con la rassegna musicale internazionale di chitarra contemporanea “Six Ways”. Dopo l’apertura di mercoledì scorso, l’undici luglio è la volta del Duo Bonfanti, che si esibiranno nel cortile di Palazzo Mathis, in piazza Caduti per la Libertà. Marco e Stefano Bonfanti sin dagli inizi della loro carriera artistica suonano stabilmente in duo, riscuotendo ovunque ampi consensi da parte di pubblico, critica specializzata e riconosciute personalità del mondo della musica. Significativo è stato l´incontro con Pavel Steidl, che ha spinto gli artisti italiani ad approfondire lo studio della musica dell´Ottocento, che il Duo propone regolarmente in concerto suonando su strumenti d´epoca. Inizio concerto ore 21, ingresso 5 euro. I prossimi appuntamenti con Six Ways porteranno in scena la musica di Giorgio Mirto e Fation Hoxholli, chitarra classica e violino (18 luglio) e, direttamente dall’Argentina, Juan Falù (25 luglio). Info: Ufficio turismo e manifestazioni del Comune di Bra - tel 0172.430185 - www.Turismoinbra.it  - turismo@comune.Bra.cn.it    
   
   
"I SUONI DELLE DOLOMITI": LA BANDA DI TESERO E IL QUINTETTO DELL´OPERA DI MILANO SABATO 7 LUGLIO INCONTRO DI OTTONI E FIATI IN VAL DI FIEMME A PASSO DI LAVAZÉ  
 
L´incontro tutto da scoprire tra una delle bande più antiche del Trentino, quella di Tesero, e il Quintetto dell´Opera di Milano. Suoni di diversa provenienza uniti in un progetto speciale de "I Suoni delle Dolomiti", ospitato nello splendido scenario di Passo Lavazé, sabato 7 luglio nel primo pomeriggio. "I Suoni delle Dolomiti" non offre solo l´incontro con grandi concerti e grandi artisti ma crea, anno dopo anno, occasioni di collaborazioni fruttuose e progetti originali per unire eccellenze trentine e grandi nomi della musica. È accaduto anni fa con Antonella Ruggiero e i cori alpini, con Giorgio Battistelli e il progetto Vijidaes-visioni e ora si ripete con un inedito sodalizio che si preannuncia avvincente: quello tra il Quintetto dell´Opera di Milano e la Banda Sociale di Tesero (Passo di Lavazé in Val di Fiemme, sabato 7 luglio alle ore 14). Da una parte una delle bande più antiche del Trentino e dall´altra un quintetto nato dalla voglia di alcuni musicisti classici di cimentarsi in situazioni nuove e proporre musica divertendosi. Nato nel 2004, il Quintetto dell´Opera di Milano si confronta in genere con arie e sonetti amati dai melomani di tutto il mondo, ma tromba, corno, trombone, bassotuba si cimentano anche con un repertorio estremamente vario che tocca sì brani d’opera, ma anche estratti rinascimentali e barocchi senza dimenticare jazz e pop. A dialogare con questo vulcanico ensembe sarà la Banda Sociale “E. Deflorian” di Tesero, diretta dal maestro Fabrizio Zanon, che vanta quasi due secoli di storia, una grande varietà di repertorio che spazia dalla musica classica a quella leggera e numerose esibizioni in Italia e all´estero. Nei prati di Lavazè le due formazioni sonore proporranno un ricco programma alternando esibizioni soliste ad altre corali come ad esempio il Concerto per tromba e banda di Amilcare Ponchielli (1834-1886), composto nel 1866, e il Concerto per quintetto e banda “Evolution Suite”. Un´occasione di crescita reciproca sia per i musicisti della banda, che potranno confrontarsi con il mondo professionistico, sia per il Quintetto dell’Opera, che potrà attingere a intuizioni, sguardi originali e tradizione. Il luogo del concerto è raggiungibile da Cavalese o da Tesero fino al Passo di Lavazé (parcheggio) e poi a piedi in 15 minuti. In occasione dell’evento è possibile effettuare un’escursione con le Guide Alpine attorno al Corno Bianco e al Butterloch, fino al Passo Oclini (ore 4 di cammino, dislivello 200 metri, difficoltà E, Info e prenotazione allo 0462 241111). L´orario di inizio dello spettacolo può variare tra le ore 13 e le ore 14 a seconda delle condizioni meteorologiche. In caso di maltempo il concerto verrà recuperato alle ore 18 al Teatro Comunale di Tesero. Questo appuntamento de“I Suoni delle Dolomiti è organizzato dall’Assessorato al Turismo della Provincia autonoma di Trento, da Trentino Marketing Spa, dall´Apt Val di Fiemme, dal Comune di Varena, dal Comune di Tesero e dalla Magnifica Comunità di Fiemme. (ac) Info: 0462 241111, www.Visitfiemme.it  www.Isuonidelledolomiti.it    
   
   
BOLZANO: INIZIATIVA DEL CENTRO DI LAIMBURG: “L´ORTO SULLA TERRAZZA ALLA PORTATA DI MANO PER TUTTI”  
 
Da venerdì, 13 luglio fino a domenica, 15 luglio 2012, dalle ore 9 alle ore 16, il giardinaggio del Centro di Sperimentazione Laimburg presenterà più di cento combinazioni di piante tra verdure, spezie ed erbette per le cassette su balconi o terrazzi. Gli appassionati delle piante sono invitati a partecipare a questo evento e possono scegliere la combinazione di piante più riuscita. L’ingresso è libero. La combinazione di verdure e spezie con piante del balcone non è affatto una contraddizione. Bisogna però fare attenzione ad usare le varietà adatte. Un’esposizione presso il giardinaggio del Centro di Sperimentazione Laimburg mostrerà ai visitatori 115 combinazioni di piante tra verdure, fiori ed erbe aromatiche ed il pubblico potrà raccogliere utili informazioni sull’utilizzo delle diverse piante. Negli ultimi anni, grazie agli sforzi dei giardinieri altoatesini, l’assortimento delle verdure adatte all’impianto assieme ai fiori nelle cassette su terrazze o balconi è cresciuto notevolmente inserendo parecchie nuove varietà. L’esposizione denominata “L´orto sulla terrazza alla portata di mano per tutti” si svolgerà presso il Centro di Sperimentazione Laimburg, Vadena, da venerdì 13 a domenica 15 luglio, dalle ore 9 alle ore 16 (ingresso libero). Inoltre, una sperimentazione farà vedere come pomodorini, peperoni e melanzane crescono in terriccio non concimato, in terriccio con concime a lento rilascio e con concimazione settimanale. In occasione dell’evento il settore giardinaggio della Laimburg offre visite guidate delle proprie serre dimostrative, degli orti e del roseto. Nelle due serre dimostrative, quella delle succulente e quella tropicale, si possono ammirare cactus più alti di un uomo, banani dalle larghe foglie, arbusti del caffè e numerosissime altre piante tropicali e subtropicali. Gli orti invece contengono più di 100 varietà diverse tra le piante da vaso mediterranee, la colonia di piante acquatiche, erbe aromatiche ecc. Nel roseto della Laimburg possono essere ammirate 120 varietà e tipi di rose diverse. Il Centro di Sperimentazione Laimburg è l’istituto di ricerca leader nel settore agroalimentare in Alto Adige e si occupa soprattutto di ricerca applicata diretta ad aumentare la competitività e la sostenibilità dell’agricoltura altoatesina. Ogni anno, i 180 collaboratori del centro lavorano a più di 400 progetti e attività in tutti campi dell’agricoltura altoatesina, dalla frutticoltura e viticoltura fino all’agricoltura montana. Il Centro di Sperimentazione Laimburg è stato fondato nel 1975 a Vadena nella Bassa Atesina.  
   
   
COSIO, A VALLATE LE QUATTRO STAGIONI DI VIVALDI  
 
Sabato 7 luglio, all´Abbazia di S. Pietro in Vallate, frazione Piagno di Cosio Valtellino, – ore 21.00, si terrà il concerto Le Quattro Stagioni di Vivaldi e la musica Vocale. Ingresso gratuito . Ensemble Arcantico , violino solista Cinzia Barbagelata, con la presenza di Rachel O’brien, mezzosoprano. Prossime date: Domenica 8 Luglio 2012 Colico (Lc), Abbazia di Piona, piazza Roma 1 – ore 20.00. Questo ciclo di concerti è il proseguimento della ricca a rassegna dei Concerti Cluniacensi di Ottobre e Dicembre 2011 tenutasi a Galbiate ed è organizzato con il contributo della Fondazione Cariplo e della Regione Lombardia, il sostegno dei Comuni di Calco, Colico, Cosiovaltellino, Galbiate, Rodengo Saiano, la Parrocchia di S. Maria in Calvenzano e il Comune di Vizzolo Predabissi, Imago & co. Per maggiori infomraizoni http://www.Equivocimusicali.com/cluniacensi2012.html    
   
   
TRA CARAGLIO E DRONERO LE IDENTITÀ VISIBILI 2012  
 
Prende il via sabato 7 luglio la prima proposta di visita del nuovo programma di Le identità visibili, il piano integrato di valorizzazione dei beni culturali della Comunità Montana Valli Grana e Maira, che quest’anno si imposta sull’offerta di suggerimenti per la fruizione dei siti storici, artistici, culturali e naturalistici nelle due valli alpine occitane nel cuore delle Alpi Cozie. Saranno 25 gli itinerari di visita suggeriti per i mesi di luglio e agosto strutturati ciascuno sulla durata di una giornata. Caraglio e Dronero, con i loro dintorni, sono la proposta di apertura del programma. Www.cuneoholiday.com  
   
   
SPOLETO (CHIOSTRO SAN NICOLÒ): LAURA FEDERICI - RACCONTI  
 
In occasione de La MaMa Spoleto 2012, manifestazione fringe di Spoleto ed evento speciale del Festival dei Due Mondi, che proporrà teatro, musica, danza e arti visive nei teatri e nelle piazze della città, il 6 Luglio 2012 nel suggestivo Chiostro di San Nicolò si svolgerà l’inaugurazione della mostra personale di Laura Federici, Racconti. 
Un progetto di lavoro eterogeneo, quello che l’artista reatina si appresta a presentare, e che include una selezione di opere suddivisa su tre piani tematici diversi, ed espressione poliedrica del percorso artistico della pittrice. Un percorso composito e sfaccettato,  in cui i “soggetti figurativi” plasmati affidano al racconto e alla narrazione la loro chiave di lettura. Il paesaggio rurale, anzitutto, un viaggio nella campagna reatina, luogo nativo dell’artista ma al contempo elemento cardine cui ogni cosa deriva e ad essa fa ritorno. E ancora lo spazio urbano, verso il quale la Federici volge il suo sguardo attento, meticoloso, da architetto quale è, oltre ad essere pittrice. Un luogo che è lo spazio della città, della sua architettura. Un non luogo come professa l’artista. Infine, il racconto umano, antropologico, custodito nella figura umana, tratteggiata, quasi catturata nella sua vitalità ed energia, nel suo essere acerbo. In ogni luogo elaborato attraverso il segno pittorico, l’artista cerca di ritrovare più che di restituire il sentimento di quell´attimo racchiuso in quello spazio. “Percezione più che riproduzione – afferma l’artista – e non riguarda solo le situazioni umane. Anche se dipingo Termini cerco di raccontare quel luogo per come l´ho sentito, non per come l´ho visto. Uno spazio ´mobile´, vibrante, emotivo, come quello abitato dagli uomini, e con la pittura provo a ricordarlo e a raccontarlo.
Laura Federici, nata a Rieti, vive a Roma. Dopo gli studi di Architettura,  ha esercitato  per alcuni anni la professione, a cui ha sempre affiancato la pittura. Nella sua attività espositiva si annoverano, tra l’altro le personali svoltesi a Milano presso la galleria l’Affiche, ad Umbertide (Perugia), presso la Rocca - Centro per l’Arte Contemporanea, a Roma, presso lo Studio Morbiducci e la galleria il Segno. 
Info: LAURA FEDERICI – “Racconti”CHIOSTRO di SAN NICOLO’ - Via Gregorio Elladio, Spoleto (PG) fino 22 Luglio 2012
 
   
   
FIRENZE (ANDITO DEGLI ANGIOLINI E GALLERIA DEL COSTUME DI PALAZZO PITTI): LA NUOVA FRONTIERA - STORIA E CULTURA DEI NATIVI D’AMERICA DALLE COLLEZIONI DEL GILCREASE MUSEUM - FINO AL 9 DICEMBRE 2012  
 
Nel 2012 ricorre il quinto centenario della morte, a Siviglia, di Amerigo Vespucci. A Firenze, che lo vide nascere il 18 marzo del 1454, la Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino ha deciso di dedicare una grande mostra sugli usi e costumi degli abitanti di quel continente sterminato, l’America, ed in particolare di quelle terre del nord, in cui i coloni bianchi penetrarono a partire dal Seicento, nella loro avanzata verso il West, protrattasi per tutto l’Ottocento. Nel presentare testimonianze di quella cultura fino dai tempi che precedono l’avvento ‘dell’uomo bianco’ si coglie l’occasione per ricordare il grande navigatore fiorentino che fu uno degli scopritori di quel continente, ma soprattutto che gli conferì il nome, visto che in realtà egli si rivolse ad un’area geografica più a sud di quella abitata dai cosiddetti indiani d’America. Ma non solo ad Amerigo Vespucci bensì ai primi, veri ‘Americani’ è dedicata la mostra che si propone di rendere loro giustizia illustrandone la storia e la cultura, uscendo dal ristretto settore degli studi specialistici di antropologia culturale per raggiungere il grande pubblico italiano ed europeo, grazie alla curatela assegnata dai colleghi americani a Herman J. Viola, riconosciuto studioso dell’argomento ed esperto della Smithsonian Institution di Washington. Per l’attuazione di questo ambizioso progetto, la Soprintendenza si è rivolta al Gilcrease Museum di Tulsa, in Oklahoma, uno dei musei più importanti per la storia del continente nord-americano e il più grande al mondo per le collezioni di arte e artigianato relative alla storia del West americano, che vi sono conservate. Fondato nel 1949 dal petroliere Thomas Gilcrease, della nazione Muscogee (Creek), il museo costituisce un ‘unicum’ nel panorama museale americano per l’eccezionale ricchezza delle sue collezioni raccolte in gran parte dal suo fondatore, animato da un profondo interesse per la storia dei suoi antenati e delle altre popolazioni di nativi, e dalla ferma convinzione, in controtendenza, che la loro arte e la loro cultura dovesse essere conservata e valorizzata. Il Gilcrease Museum, che ha progressivamente incrementato il suo patrimonio, è oggi è di proprietà della città di Tulsa, la quale ne condivide l’amministrazione con l’Università di Tulsa. Esso costituisce un punto di riferimento fondamentale per gli studi sui nativi d’America, e si impegna, con il suo staff, a farne conoscere e diffondere nel mondo la storia e la cultura. L’esposizione, la prima in Europa per quantità e qualità di opere presentate, contribuirà, ci auguriamo, a sfatare una visione degli ‘Indiani’, oggi ormai obsoleta, ma perpetuata dalla filmografia americana degli esordi, che li dipingeva come coloro che si erano opposti all’avanzata della civiltà e del progresso. Attraverso vedute di territori sconfinati in fotografie e dipinti, oggetti di uso comune e quotidiano, armi, abiti e suppellettili, sarà possibile, per il visitatore, penetrare nella vita di tutti i giorni di quei popoli, gli uomini e i guerrieri, fuori a caccia del bufalo e con le loro famiglie negli accampamenti o nei villaggi, a contatto con una natura fatta assurgere a prima ispiratrice della loro religiosità. La mostra è suddivisa in due sezioni: una più storica nell’Andito degli Angiolini, l’altra a carattere più antropologico alla Galleria del Costume. Ad accogliere il visitatore nell’Andito degli Angiolini è un nucleo di ritratti ad olio e fotografici di solenni capi e membri di varie tribù. Fra gli autori più rappresentati in questa sede è il famoso fotografo e antropologo, Edward Sheriff Curtis, noto come “l’Acchiappa-ombre” per la particolarità dei suoi soggetti. Nel corso della sua carriera trentennale, iniziata nel 1900, Curtis realizzò circa 40.000 scatti, raccogliendo preziose informazioni di tipo etnografico da oltre ottanta tribù – dagli Eschimesi o Inuit dell’estremo nord agli Hopi del sud-ovest – e immortalando le sembianze di molti capi importanti e famosi, come Geronimo, il Capotribù Joseph e Nuvola Rossa. Alla Galleria del Costume si troverà esposta una vasta selezione di manufatti delle varie Nazioni indigene: oggetti d’uso e cerimoniali, i famosi “caschi piumati”, ovvero copricapi di penne da cerimonia e da battaglia, vasellami, armi, gioielli di varie forme e materiali, splendidi abiti in pelle animale con vivaci decori realizzati il più delle volte con perline di vetro dai colori brillanti, e altri capi d’abbigliamento maschile e femminile. A seguire dipinti della seconda metà dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento, opera di artisti americani di formazione europea quali William Robinson Leigh, Joseph Henry Sharp, George Catlin, che celebrano la bellezza dei paesaggi dell’America incontaminata con imponenti montagne, le vaste foreste e la presenza di quei popoli primitivi che continuavano uno stile di vita che andava scomparendo a causa dell’inevitabile avanzare verso ovest delle nascenti città e della loro industrializzazione. La mostra consentirà finalmente al grande pubblico di apprezzare testimonianze di civiltà di grande livello come quelle dei nativi d’America, sovente in passato oggetto o solo degli studi degli Antropologi culturali o relegate al mondo fantastico della filmografia americana, tesa soprattutto ad illustrare ed esaltare l’avanzata verso l’Ovest dei coloni. “Non si ripeteranno i fasti della presenza a Firenze dei cento e passa ‘Pellerossa’ che nel 1890 accompagnarono lo spettacolo itinerante del colonnello William Frederick Cody detto Buffalo Bill, piantando le tende nei prati della Zecca per dormire vicini ai loro cavalli (…): è tuttavia un sentito omaggio agli uomini e alle donne del ‘Nuovo Mondo’, attraverso gli oggetti che meglio testimoniano la loro civiltà intrisa di spiritualità animistica, in sintonia con la natura, dalla quale c’è forse qualcosa da imparare” (Cristina Acidini). La mostra - a cura di Hermann J. Viola e Robert B. Pickering - è stata promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana, la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, la Galleria del Costume di Palazzo Pitti, il Gilcrease Museum di Tulsa, (Oklahoma), Firenze Musei e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze  
   
   
DANZA E TEATRO ALLA CAVALLERIZZA REALE  
 
Compie dieci anni il festival La Piattaforma teatro coreografico, che sarà protagonista a Torino dal 10 al 17 luglio, presso la Cavallerizza Reale (via verdi 9, Torino) e la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani (corso Galileo Ferraris 266). Spettacoli, video, installazioni, workshop offriranno una suggestiva panoramica sulla danza italiana e dintorni. L’anteprima del festival proporrà una prima nazionale: Cappuccetto Rosso, della nota coreografa veronese Laura Corradi. Seguiranno spettacoli di altri illustri coreografi italiani e stranieri, una mini rassegna video e un’istallazione che si traduce in un’esperienza multisensoriale. Www.lapiattaforma.eu  
   
   
PIETRASANTA: INAUGURAZIONE SABATO 7 LUGLIO 2012 ORE 18:30 A EX MARMI DI THOMAS GILLESPIE / FRANCESCO LAURETTA A CURA DI LORENZO BRUNI  
 
Ex Marmi, complesso post-industriale a Pietrasanta, inaugura sabato 7 luglio il suo terzo anno di attività espositiva in collaborazione con la Galleria Poggiali e Forconi presentando la doppia personale di Thomas Gillespie e Francesco Lauretta dal titolo stare fuori, a cura di Lorenzo Bruni. La coralità dell´intervento è prodotto espressamente per l´occasione. I due artisti, mossi dalla stessa attrazione e repulsione per la pratica della pittura figurativa, hanno realizzato due nuovi cicli di lavori nati dalla riflessione sul ruolo della “narrazione” all´interno delle loro opere. I quadri, i disegni, i collages, per un totale di 15 opere per ciascun artista, sono connessi tra di loro, all´interno di un percorso creato appositamente per lo spazio di Ex Marmi, al fine di instaurare un racconto intimo con lo spettatore poiché suggerito e sussurrato, più che enunciato. La doppia personale, con gruppi di piccoli lavori vicini tra di loro, accostati ad interventi di grandi dimensioni, è caratterizzata da un allestimento ideato appositamente per lo spazio e che ha influito la realizzazione degli stessi quadri e disegni esposti. Come scrive il curatore Lorenzo Bruni nel catalogo: “I frammenti, evocati dal titolo della mostra, nel caso di Gillespie corrispondono a quelli dei paesaggi storici come le piramidi egiziane che si stratificano in primo piano con le immagini dei resti di un cimitero di automobili, evidenziando come entrambi siano parte del serbatoio collettivo e di quello che chiamiamo paesaggio moderno. Invece, per Lauretta i frammenti del reale, come la veduta di un temporale che sta per sopraggiungere su dei caseggiati, un angolo di una stanza vuota, i piedi di una scultura visibili per la gonna alzata, si associano tra di loro per creare una tensione inedita tra esterno ed interno in cui non sappiamo se il fatto è già accaduto o deve accadere. Così, le domande che emergono attraverso questa doppia personale riguardano i limiti e le regole della narrazione. Proprio la scelta di associare piccole tele, collages e disegni realizzati dagli artisti permetterà di addentrarsi nel problema della composizione e della frammentazione del discorso logico unico, che è stato volutamente smarrito nel corso del Novecento, facendo apparire il frammento come l´unica possibilità di universo. Queste sono le suggestioni iniziali attorno a cui i due artisti costruiscono il loro personale “Frammento di un discorso amoroso”, parafrasando la celebre raccolta di Roland Barthes del 1977, rispetto al reale e alla pratica della pittura”. L´affermazione del titolo di “stare fuori” rimanda alle questioni filosofiche e letterarie del Novecento che ha visto sempre in questa esortazione una sorta di manifesto non scritto: Stare fuori dagli schemi. Stare fuori dai luoghi comuni. Stare fuori in mezzo alla gente per capire cosa veramente pensa. Stare fuori perché l´interno è solitudine e autoreferenzialità. Cercare di far emerge e mettere in dialogo la propria intimità. Tirare fuori gli scheletri dall´armadio. Il titolo di stare fuori per Thomas Gillespie e Francesco Lauretta è anche una constatazione pragmatica della tipologia dei soggetti principalmente affrontati dai due artisti fino ad oggi, i quali hanno sempre avuto a che fare con l´esterno degli spazi pubblici. Per Thomas Gillespie si tratta soprattutto di curve di strade asfaltate, di pompe di benzina, filari di viti, capannoni industriali, mentre per Francesco Lauretta consistevano nei particolari di processioni religiose, momenti aggreganti nelle piazze, vedute sul mare. E´ difficile però ridurre tutte le loro opere allo stereotipo o al concetto di paesaggio. Infatti, si tratta sempre di paesaggi interiori in cui “la veduta del mondo” (urbano o naturale, verso l´esterno o l´interno) acquista le caratteristiche di un “personaggio dialogante”, sia che tratti di un cielo notturno o delle stratificazioni decorative naturali all´interno di una casa novecentesca. Forse proprio da questa particolarità deriva la vena romantica e introspettiva che emerge dalle tele, come la necessità da parte degli artisti di lavorare sulla pittura come parte di una processualità più ampia che investe il problema della narrazione in sé e che li porta a sollevare la questione: “Per chi si creano le storie...Per chi si dipinge?” Info: Ex Marmi – Complesso Post-industriale, Pietrasanta - Via Nazario Sauro, 52 Pietrasanta (Lucca) T. 333.8073318 - Thomas Gillespie / Francesco Lauretta - catalogo disponibile - www.Poggialieforconi.it  - info@poggialieforconi.It    
   
   
NAVIGA CON NOI: NATURA, STORIA E ARTE DAL LAGO MAGGIORE AL TICINO  
 
Parte domenica 8 luglio“Naviga con noi dal Lago Maggiore al Ticino tra natura, storia arte e archeologia idraulica lungo i percorsi dell’Idrovia”. Organizzata nell’ambito del Progetto Interreg Italia-svizzera 2007-2013 “Intrecci sull’acqua. Il recupero dell’Idrovia Locarno-milano-venezia”: da luglio a settembre sarà possibile effettuare escursioni sperimentali in battello del percorso idroviario, utili non soltanto per promuovere e valorizzare in maniera integrata tutti gli aspetti più significativi, tipici e comuni ai territori interessati su sponda piemontese (Lago Maggiore e fiume Ticino), ma anche con l’obiettivo di valutare l’interesse verso il progetto da parte dei diversi target turistici. Www.provincia.novara.it    
   
   
CHIANCIANO TERME (MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO ):IL GENIO METAFISICO DI DE CHIRICO INCONTRA L’ARCHEOLOGIA - 8 LUGLIO/30 SETTEMBRE  
 

Chianciano Terme celebra con una mostra l’incontro dell’arte di un grande maestro del Novecento con l’archeologia  “Senza la scoperta del passato, non è possibile la scoperta del presente”. E’ con le parole stesse di Giorgio de Chirico che è possibile svelare il senso dell’incontro tra l’arte del genio metafisico di un grande maestro come de Chirico e l’archeologia.  Un incontro che nella sua ricerca ha esiti sorprendenti e che Chianciano Terme celebra con la mostra molto particolare dal titolo “De Chirico. Il ventre dell’archeologo” che si inaugura il 7 luglio alle 16.30, presso il Museo Civico Archeologico, e resterà aperta fino al 30 settembre. Tra gli eventi di rilievo di ArcheoFest 2012, il festival nazionale dell’archeologia - una produzione Fondazione Monte dei Paschi di Siena e Vernice Progetti Culturali, con il coordinamento scientifico di Fondazione Musei Senesi in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Toscana, Provincia di Siena e Comune di Chianciano Terme e la partecipazione dei Comuni di Cetona, Chiusi, Montepulciano, Sarteano, Pienza, San Casciano dei Bagni, Trequanda e dell’Unione dei Comuni della Val di Chiana Senese - la mostra espone accanto ai vasi e ai canopi della collezione, i capolavori del grande artista, quali insoliti ospiti del museo. Un nucleo di nove opere scultoree - in bronzo dorato, argentato e patinato – che risultano di straordinario impatto scenografico contestualizzate per la prima volta in un museo archeologico.  «Giorgio de Chirico – spiega Franco Calarota curatore della mostra -  svela allo spettatore la sua intenzione di frequentare il museo per utilizzare nelle sue opere ogni reperto ed andare così “al di là della fisica”, spostandosi in questo modo al di fuori del mondo a lui attuale in una dimensione che sia appunto Metafisica. Dopo le prime avanguardie il cui obiettivo era quello di rompere con tutto quanto ci fosse di già visto e di già fatto per essere originali ad ogni costo, de Chirico sceglie piuttosto di essere “originario” e di rivolgersi a quell´universo mitologico che affonda le sue radici nel glorioso passato della storia dei popoli del Mediterraneo.  Ma attenzione perché nell´opera di de Chirico il dirigere il vettore verso il passato, non deve essere interpretato come un semplice lavoro di emulazione e recupero di un tempo lontano troppo perfetto per poter essere superato, ma al contrario, Giorgio de Chirico utilizza la rovina o il reperto archeologico allo stesso modo in cui Marcel Duchamp prende un banale oggetto quotidiano per creare i suoi ready-made e cioè: rivendicando un valore estetico ad ogni oggetto e circostanza preesistente a lui.  Quello di de Chirico è senza dubbio un sensazionale ritorno, una rimpatriata nella storia dell´arte che mira non solo a rispolverare la memoria e la tradizione, le ricche immagini nascoste nei magazzini dei musei, pieni di capolavori dimenticati o abbandonati in favore di una modernità “a tutti i costi”, ma anche al nobilitare i luoghi squallidi del presente attraverso il loro inserimento in quelli di un passato illustre».  In contemporanea alla mostra sarà inaugurata anche l’esposizione “Splendori - capolavori dal Museo archeologico di Firenze”. Dalle 21,30 ci sarà anche l’apertura straordinaria del Museo con degustazione di prodotti tipici locali e concerto della Banda "Bonaventura Somma" di Chianciano Terme

 
   
   
LETTURE A PALAZZO  
 
Venerdì 6 luglio, alle 21, a Chivasso è in programma l´ultimo incontro del ciclo Letture a Palazzo. La scrittrice Patrizia Varetto presenterà il suo ultimo romanzo Non credo al Paradiso, storia di una donna che ha perso il figlio e di un viaggio nella Palestina sotto assedio: da Torino a Gaza, alle radici del proprio dolore e di quello di un intero popolo, a confronto con la perdita, la maternità e la guerra. Condurrà la serata Gabriella Bardaro e l´incontro si terrà alla Pasticceria Bonfante (via Torino 29). La serata conclude la stagione 2011-2012 delle presentazioni di libri, che hanno visto alternarsi venti autori. Www.unitrechivasso.it  
   
   
SESTO FIORENTINO (VIA GRAMSCI DI FRONTE A VIA PUCCINI) : TAGLIO DEL NASTRO PER IL NUOVO “PARCO DEGLI ETRUSCHI - SABATO 7 LUGLIO ALLE 11  
 
Sabato 7 luglio alle ore 11 il sindaco Gianni Gianassi inaugurerà il nuovo “parco degli Etruschi”, un’altra delle opere di mitigazione ambientale realizzate nell’ambito del passaggio della tratta ferroviaria Firenze-bologna dell’Alta Velocità. La nuova area verde ha un’estensione di circa 40.000 mq e sorge sopra al tracciato della galleria ferroviaria sotterranea, sviluppandosi in direzione nord-sud lungo la riva sinistra del torrente Zambra, da via Fratelli Rosselli a via Gramsci. Il parco è organizzato in percorsi pedonali, ciclabili e in zone a verde anche alberate, e offre un collegamento ciclo-pedonale tra le due vie; sull’argine del torrente è inoltre presente una strada in terra battuta. All’interno del parco si trova una zona archeologica con i resti di un antico acquedotto. Per consentirne la visita è stato realizzato un percorso pedonale in quota, accessibile, che permette di osservare il manufatto archeologico da vari punti di vista. Numerose le strutture a servizio dell’area: un parcheggio a nord, su via Fratelli Rosselli, uno a est, lungo via degli Stozzi in corrispondenza dell’incrocio con via della Mula, e infine uno più grande a sud, lungo via Gramsci. Il parco è attraversato anche da una strada carrabile che, una volta completata, servirà anch’essa da collegamento tra via Fratelli Rosselli e via Gramsci oltre che come uscita di sicurezza della galleria dell’Alta Velocità. Nei pressi dell’uscita della rampa d’accesso al cunicolo d’emergenza della galleria sono ubicati anche una piazzola di emergenza sanitaria, un’area di triage, una pista per l’atterraggio degli elicotteri. L’inaugurazione di sabato 7 luglio (ore 11) si terrà in via Gramsci, all’altezza di via Puccini  
   
   
ALLO STUDIO I RICETTI DI CANDELO E MAGNANO  
 
E’ iniziato il progetto di ricerca scientifica relativo ai ricetti di Candelo e Magnano, realizzato dai professori dell’Università di Cà Foscari in collaborazione con i Comuni di riferimento. Dal 2 al 27 luglio archeologi e architetti saranno impegnati in studi e rilievi su materie storiche e archeologiche e la ricerca avrà una valenza di formazione didattica destinata agli studenti universitari di ogni Ateneo, che sarà inserita nel loro percorso di studi come opportunità applicativa di quanto studiato e per un ulteriore accrescimento culturale sulle materie specifiche. Parteciperanno 12 giovani laureati selezionati dall’Università di Cà Foscari, provenienti da tutta Italia. Per i cittadini sono previste serate divulgative e di presentazione e visite guidate durante i lavori. Www.provincia.biella.it/on-line/home/articolo6662.html  
   
   
SABATO 7 LUGLIO A DERVIO, VISITA GUIDATA AL CASTELLO DI CORENNO  
 
Grazie agli accordi intervenuti tra l´Amministrazione Comunale e la proprietà, le visite guidate al castello di Corenno assumono quest´anno una cadenza mensile e verranno ripetute ogni primo sabato del mese fino ad ottobre. Il prossimo appuntamento è per sabato 7 luglio, dalle 16 alle 19. La partecipazione è gratuita e avverrà per gruppi a numero chiuso con inizio ogni 30 minuti. Si consiglia di prenotare l´orario della propria visita presso la biblioteca comunale (aperta lunedi, mercoledi e venerdì dalle 14.30 alle 18 e sabato dalle 8.30 alle 12 – tel. 0341804113 email biblioteca@comune.Dervio.lc.it) Si consiglia inoltre di raggiungere Corenno attraverso la bella passeggiata del Sentiero del Viandante (possibilità di parcheggio presso il parcheggio esterno dell´albergo "Oasi del Viandante", da cui si raggiunge facilmente a piedi il borgo di Corenno in meno di 15 minuti). In collaborazione con ristorante bar "Il castello". Dopo il grande successo dello scorso anno, con la partecipazione di centinaia di visitatori tra Derviesi, turisti e persone provenienti appositamente anche da molto lontano, viene ripetuta anche quest’anno, ogni primo sabato del mese, l´iniziativa che prevede, a cura del Comune e in collaborazione con la famiglia Marietti che ne è proprietaria, delle visite guidate periodiche al castello recinto di Corenno, al parco sottostante, cosiddetto dell´Ombriago, che termina con la bella darsena a lago dell´architetto Cagnola, all´antico torchio per il vino di proprietà della famiglia Candiani e alla nuova bellissima passeggiata realizzata dal Comune a picco sul lago tra Corenno e Dorio. Considerato il richiamo esercitato finora dall´apertura si è deciso di proporre la possibilità di prenotare la propria vista presso la biblioteca, recandosi personalmente in biblioteca durante gli orari di apertura oppure utilizzando la posta elettronica. Le visite avverranno ogni 30 minuti (la prima dalle 14.30, l´ultima alle 16 con termine alle 16.30) per gruppi a numero chiuso e saranno tenute dal prof. Roberto Pozzi, che introdurrà i visitatori agli eventi storici che hanno portato alla costruzione ed all´utilizzo del castello come luogo di protezione per la popolazione di Corenno. Per i visitatori di passaggio, o comunque per chi non avesse prenotato la visita, sarà possibile unirsi al momento compatibilmente con i posti ancora disponibili; per tale motivo la prenotazione, alla luce di quanto successo in estate, pur non essendo obbligatoria è comunque caldamente consigliata. Questa iniziativa, fortemente voluta dall´Amministrazione Comunale, è un´occasione per visitare per la prima volta questi luoghi, accompagnati dalle interessanti descrizioni fornite da una guida preparata come il prof. Pozzi, o rivisitarli magari con un occhio differente. Le origini storiche di Corenno Plinio si perdono nell’oscurità dei tempi. I classici attribuivano al nome Corenno una derivazione greco-latina (Corinto), tuttavia nessuno ha mai preso in considerazione un’approfondita ricerca toponomastica. Legata a Dervio per tutto l´alto Medioevo, Corenno fu data in feudo nel 1277 dall´Arcivescovo di Milano Ottone Visconti agli Andreani (o Andriani) che la mantennero fino al 1553, quando passò agli Sfondrati, pur nel persistere di alcuni diritti dei feudatari originari che ripresero il controllo del feudo dal 1718 al 1797 e mantennero anche in seguito il possesso del castello, ancora oggi di proprietà degli eredi. A persone di questa famiglia sono dedicati i monumenti sepolcrali del Xiv secolo ora posti sul piazzale della chiesa, dedicata a San Tommaso di Canterbury ed eretta a parrocchia autonoma nel 1566 da San Carlo Borromeo. Nel 1863 a Corenno venne aggiunto l´appellativo di “Plinio”, e dal 1928 Corenno Plinio entrò a fare parte del Comune di Dervio. Una delle caratteristiche peculiari del borgo è sicuramente il suo castello. Il castello di Corenno è un complesso monumentale impostato su fondazioni romane, come si può arguire dal basamento di alcuni muri, ed ha una pianta irregolare tendenzialmente di forma quadrata. La posizione panoramica dell´insediamento lascia presupporre che in epoca romana su quest´area sorgesse una delle torri di segnalazione e di guardia che permettevano di trasmettere notizie importanti dalle Province dell´Impero fino a Roma, con segnali di fumo durante il giorno e con fuochi durante la notte. Sul lago esistevano sicuramente torri di questo tipo a Como, Torno, Torriggia, alla Cavagnola, all´isola Comacina, a Balbianello e a Bellagio. Il castello, composto da una cinta muraria a pianta irregolare, coronata da merli che proteggevano il cammino di ronda, è databile tra il 1360 e il 1370 e costituisce un tipico esempio di castello-recinto, cioè una fortificazione realizzata come rifugio per la popolazione in caso di attacchi. Il materiale usato per la costruzione ricalca la tipologia dell’opus gallicus, con l’utilizzo di materiale proveniente da roccia scavata sul posto o recuperata sulla riva del lago. Il pietrame è generalmente di piccole dimensioni. Sul frontale della porta spicca lo stemma degli Andreani. Presenta due torri, una del tipo detto a vela (aperta cioè all’interno) sovrastante l’unica apertura rivolta verso l’abitato, a sud-ovest, e l´altra quadrata e situata nell´angolo a nord-est, probabilmente aggiunta alle mura nella seconda metà del Trecento. Il fossato che circondava il castello, citato nello Statuto del Comune di Dervio del 1389, fu eliminato tra il 1825 e il 1830 con la realizzazione della strada militare (l’attuale Provinciale 72). Il castello costituì il nucleo attraverso il quale si sviluppò l´abitato di Corenno con le caratteristiche vie scavate nella roccia. Si può ben dire che il castello sia l’ultimo baluardo di un paese completamente fortificato: chi infatti voleva conquistare Corenno dal lago (unica via di accesso nei tempi antichi) si trovava di fronte un paese costruito su uno sperone roccioso, con vie ripide e strette chiuse da robuste porte e collegate da lunghe scalinate scavate nella roccia, con le case sovrapposte l’una all’altra senza finestre fino ad altezza d’uomo, con muri tra loro contigui: una sorta di unico fabbricato in cui ogni stanza doveva essere conquistata e in cui l’ultimo rifugio era il castello. Un castello recinto dove la popolazione si rifugiava in attesa che la furia del nemico sbollisse: l’area interna è infatti proporzionale al numero di abitanti che doveva proteggere, considerato che il piccolo borgo di Corenno ha sempre avuto una popolazione intorno al centinaio di abitanti.  
   
   
FUCECCHIO: ALLA SCOPERTA DELLE NINFEE BIANCHE DOMENICA 8 LUGLIO ESCURSIONE SULLE COLLINE DELLE CERBAIE  
 
Se c’è un aspetto che rende le colline delle Cerbaie un mondo unico di natura e bellezza, quello è senz’altro la varietà e la rarità dei suoi mille paesaggi di fiori. Universi che appaiono improvvisi nel profondo di vallini o lungo rii lucenti. Non è infrequente imbattersi ancora in piante uniche in Italia oppure incontrare felci preistoriche di clima equatoriale che oramai fanno coppia fissa con muschi di origine glaciale. Per ammirare queste meraviglie del sottobosco, l’Ecoistituto delle Cerbaie organizza una serie di passeggiate naturalistiche condotte da esperte guide ambientali alla scoperta dei più bei paesaggi fioriti delle colline delle Cerbaie. Domenica 8 luglio è in programma “Il trionfo delle ultime ninfee bianche: i laghi dimenticati nella foresta” nella Valle delle Docce. Il ritrovo è fissato alle ore 9 al parcheggio della chiesa di Pinete, il ritorno è previsto per le ore 12,30. Prenotazione obbligatoria ai numeri 0571.0761, 340.847686, 340.3460859.