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Notiziario Marketpress di Mercoledì 03 Ottobre 2012
RICERCATORI STUDIANO COME UNA DIETA NON SANA PUÒ INFLUENZARE LA PROLE DURANTE LA VITA  
 
Bruxelles, 3 ottobre 2012 - Possiamo determinare il rischio di malattie cardiache e diabete nel corso della vita? Un team di ricercatori britannici ha lanciato uno studio per esaminare se i piccoli vasi sanguigni possono aiutarci a identificare il rischio di queste malattie. Gli esperti credono che mangiar bene durante la gravidanza influenzi in modo positivo la salute del bambino. Consumare cibi grassi durante la gravidanza, per esempio, potrebbe avere un effetto sui figli durante la loro vita. Studi precedenti si sono concentrati sull´effetto che la dieta della madre ha sulla funzione dei grandi vasi sanguigni dei suoi figli. I ricercatori dell´Università di Southampton e del King’s College di Londra però, coordinati dalla Professoressa Geraldine Glough di Southampton, stanno esaminando come una dieta ad alto contenuto di grassi durante la gravidanza possa avere un effetto sulla rete dei piccoli vasi sanguigni, che è chiamata "microcircolazione". Nello studio, i ricercatori faranno luce sulla possibilità che i piccoli vasi sanguigni siano influenzati dalla dieta non sana della madre durante la gravidanza. "Questi piccoli vasi sanguigni, che sono 10 volte più piccoli di un capello umano, forniscono agli organi vitali come il cuore, il cervello e i muscoli importanti nutrienti e ossigeno," ha detto la professoressa Clough. "Sappiamo che vengono alterati in malattie dell´età adulta come l´obesità e il diabete, ma non si sa come sono influenzati dalla dieta materna e quindi questo lavoro ci darà maggiori informazioni su come una dieta ad alto contenuto di grassi durante la gravidanza possa aumentare il rischio di malattie dell´età adulta nei figli. "In secondo luogo, visto che la microcircolazione può essere misurata facilmente (e in modo non invasivo) negli esseri umani, il nostro studio ci informerà su come usare meglio queste misurazioni per dare migliori consigli a bambini, madri e donne in età fertile." Commentando lo studio, la dott.Ssa Shannon Amoils, consulente di ricerca della British Heart Foundation che sta finanziando lo studio, ha detto che il progetto da oltre 100.000 Gbp: "ci aiuterà ad avere un´idea più chiara di come la salute del bambino può essere influenzata dalla dieta della madre durante la gravidanza. Sappiamo che se una madre segue una dieta sana durante la gravidanza, i benefici per il bambino possono continuare, anche in età adulta e nella mezza età. Questa ricerca sui topi sta esaminando come la funzione dei piccoli vasi sanguigni è influenzata da una dieta materna non sana. Questo potrebbe spiegare come mangiare male durante la gravidanza fa aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche, come l´ipertensione e il diabete, nella prole durante la vita." Per maggiori informazioni, visitare: Università di Southampton: http://www.Southampton.ac.uk/  King´s College London: http://www.Kcl.ac.uk/index.aspx    
   
   
RICERCATORI STUDIANO L´EFFETTO DEL CANCRO SULLE SPESE E SU CHI SI OCCUPA DEI MALATI  
 
Bruxelles, 3 ottobre 2012 - Il cancro non conosce limiti. Oltre alle sofferenze fisiche ed emotive che causa ai pazienti, il cancro causa anche buchi immensi nelle tasche degli europei. Una nuova ricerca mostra che l´Ue sborsa oltre 124 miliardi di euro ogni anno per coprire le spese del cancro. Le spese maggiori sono in Germania ed è il cancro ai polmoni a rappresentare il fardello maggiore in generale. I risultati, basati sulla prima stima in assoluto del fardello economico delle malignità nella regione, sono stati presentati al congresso 2012 della Società europea di oncologia medica (Esmo) a Vienna, in Austria, il 1° ottobre. Un altro studio ha scoperto che chi cura i malati di cancro riporta più assenze dal lavoro e più difficoltà nelle proprie attività rispetto agli altri. I valori dello studio che ha esaminato i costi sono stati basati su costi diretti e indiretti, ottenuti dall´Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l´Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e i ministeri nazionali della sanità. Lo studio comprende le cure primarie e ospedaliere e le medicine. Le cure informali e le perdite di produttività sono i costi indiretti. "Il cancro rappresenta un considerevole fardello non solo per i sistemi sanitari ma anche per altri settori dell´economia a causa delle perdite di produttività, causate dalla mortalità precoce e il tempo passato lontano dal lavoro, e dei parenti che devono mettere da parte il lavoro e il divertimento per prendersi cura dei malati di cancro," ha detto il dott. Ramon Luengo-fernandez dell´Università di Oxford nel Regno Unito. "I sistemi sanitari avranno una buona idea, penso, dei costi sanitari della cura dei pazienti," ha aggiunto. "I costi di perdita di produttività e delle cure informali legati al cancro saranno rappresentati meno bene e il loro valore non sarà compreso altrettanto bene." Un´analisi dei paesi ha mostrato che la Germania ha il più alto costo sanitario pro capite, con circa 165 euro, mentre la Lituania ha quello più basso, con 32 euro l´anno. Il dott. Luengo-fernandez ha sottolineato che i paesi dell´Europa settentrionale e centrale riportano i più alti costi pro capite per quanto riguarda l´assistenza sanitaria per questa malattia. Gli Stati membri dell´Ue che si sono uniti all´Ue nel 2004 hanno i più bassi costi pro capite e anche i più bassi livelli di reddito nazionale. Il cancro al seno ha i più alti livelli di assistenza sanitaria: rappresenta il 13% delle spese sanitarie per il cancro in generale in Ue, cioè 6 miliardi di euro l´anno. Il cancro ai polmoni però è al primo posto in termini di più alto peso economico totale, con 19 miliardi di euro, 10 miliardi dei quali sono dovuti alla mortalità precoce. Coordinati dalla dott.Ssa Isabelle Gilloteau della Bristol-myers Squibb negli Stati Uniti, i ricercatori del secondo studio hanno scoperto che chi fornisce assistenza ai malati di cancro ha il 50% di probabilità in più di vedersi diagnosticata la depressione e ha il doppio di probabilità di soffrire di ansia e insonnia. Emicrania, mal di testa e problemi gastrointestinali sono stati anche riportati in questa categoria. "I livelli di peso constatati nel presente studio per quanto riguarda la qualità mentale della vita e i problemi di assenteismo sono simili a quelli osservati in altri paesi tra gli adulti affetti da epatite C nell´Ue o tra gli adulti affetti da dolore osteoartritico negli Stati Uniti," ha detto la dott.Ssa Gilloteau. "Il ruolo cruciale che hanno i badanti non pagati nel sostenere i malati di cancro è riconosciuto, ma il fardello sanitario e l´impatto economico su questi badanti non è compreso appieno." Uno degli obiettivi dello studio è permettere ai responsabili delle decisioni di fare confronti tra il peso di diverse malattie e di aiutarli a determinare quali aree dovrebbero avere la priorità nel finanziamento alla ricerca. "Per avere una migliore prospettiva nel dar forma alle decisioni politiche, c´è un gran bisogno di una migliore informazione sull´epidemiologia, l´uso delle risorse sanitarie e i costi unitari in tutta l´Ue," ha spiegato il ricercatore di Oxford. Commentando gli studi, il professor Peter Boyle, direttore dell´Istituto internazionale di ricerca per la prevenzione in Francia e membro del gruppo dell´Esmo per la prevenzione del cancro, ha detto: "Siamo di fronte a due studi di enorme importanza. È essenziale conoscere il costo totale del cancro e il dott. Luengo-fernandez e i suoi colleghi hanno reso un grande servizio nel preparare una relazione così dettagliata. Il rimarchevole lavoro della dott.Ssa Gilloteau e dei suoi colleghi fornisce informazioni uniche sull´impatto del cancro su chi assiste i malati. Anche queste sono informazioni importanti e quasi uniche. Questi studi costituiscono una base su cui si possono prendere decisioni logiche sui finanziamenti." Per maggiori informazioni, visitare: Società europea di oncologia medica (Esmo): http://www.Esmo.org/  Università di Oxford: http://www.Ox.ac.uk/  Annals of Oncology: http://annonc.Oxfordjournals.org/    
   
   
CANCRO AL SENO, RECIDIVA PIÙ FACILE SE IL PESO AUMENTA DOPO LA TERAPIA “ATTIVITÀ FISICA E DIETA CORRETTA SONO LE ARMI PER EVITARE RECADUTE”  
 
Vienna, 3 ottobre 2012 – L’aumento di peso non aiuta le donne che sono state colpite da tumore del seno. Una paziente su due che guadagna almeno sei chili al termine della terapia, infatti, va incontro a una recidiva. A prescindere dalle condizioni di partenza. Non importa quindi essere normopeso o obesi al momento della diagnosi. Né, tantomeno, perdere chili in seguito. Questi i risultati dello studio condotto presso l’Ospedale “A. Perrino” di Brindisi, presentati al Congresso della Società europea di oncologia medica (European Society of Medical Oncology), che si è chiuso ieri a Vienna. “Abbiamo considerato l’Indice di Massa Corporea (Imc) di 520 donne con una diagnosi precoce di tumore al seno - spiega il prof. Saverio Cinieri, della Breast Unit dell’ospedale pugliese e membro del Consiglio Direttivo nazionale dell’Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -. La scoperta è importante: due punti di aumento dell’Imc determinano un incremento esponenziale del rischio di recidiva, portandolo al 52%. La percentuale invece si attesta al 34% se l’incremento dell’Imc è inferiore a due punti. Purtroppo non abbiamo riscontrato casi significativi di protezione dalle ricadute con una perdita di chili. Sembra che il corpo reagisca soltanto, tra l’altro in maniera negativa, quando si verifica un incremento ponderale. Diventa quindi fondamentale controllare con estrema attenzione il peso di queste pazienti, regolando la loro dieta e prescrivendo esercizio fisico che sia correlato allo stato di forma”. Si stima che nel 2012 verranno diagnosticati in Italia circa 46.000 nuovi casi di tumore alla mammella, che rappresenta ancora la prima causa di morte per carcinoma nelle donne, con circa 13.000 decessi all’anno. Considerando le frequenze nelle varie fasce d’età, il tumore della mammella è il più frequentemente diagnosticato tra le donne nella fascia d’età 0-49 anni (41%), in quella compresa tra 50 e 69 anni (35%), e in quelle di età superiore a 70 anni (21%). Se scoperta nelle fasi iniziali, è una neoplasia che presenta alti tassi di guarigione, in costante crescita nel tempo: a 5 anni dalla diagnosi è vivo l’87% delle pazienti. Complessivamente in Italia vi sono circa 522mila donne (stima per il 2006) con una diagnosi di tumore al seno, pari al 41,6% di tutte quelle che convivono con una pregressa diagnosi di cancro e al 23% di tutti i lungo-sopravviventi (uomini e donne).  
   
   
LA VITAMINA C E IL BETA-CAROTENE POSSONO AIUTARE A COMBATTERE LA DEMENZA  
 
Bruxelles, 3 ottobre 2012 - Possono la vitamina C e il beta-carotene aiutare a proteggere le persone dalla demenza? Una nuova ricerca dalla Germania suggerisce che è possibile. Scienziati dell´Università di Ulm hanno indagato l´effetto degli antiossidanti nella patogenesi della malattia di Alzheimer. I risultati, presentati nel Journal of Alzheimer, indicano che è possibile influenzare la patogenesi di questo disturbo neurologico attraverso l´uso di antiossidanti alimentari o anche un cambiamento nella dieta. Lo studio è stato in parte finanziato dal Settimo programma quadro dell´Ue (7° Pq). Circa 700.000 persone in Germania sono state diagnosticate con il morbo di Alzheimer. I sintomi includono la mancanza di orientamento, il declino cognitivo e la distrazione, innescati da placche di beta amiloide, la degenerazione di fibrille e la perdita delle sinapsi. Valutando 74 pazienti di Alzheimer e 158 controlli sani di età compresa tra 65 e 90, i ricercatori hanno scoperto che la concentrazione sierica di vitamina C e di beta-carotene antiossidanti sono molto più bassi nei pazienti con demenza di grado lieve rispetto alle persone di controllo. Va notato che i soggetti erano abbinati genere e della stessa età. Per lo studio sono anche stati misurati il sangue e l´indice di massa corporea (Imc). I ricercatori hanno detto che lo stress ossidativo contribuisce allo sviluppo della malattia di Alzheimer. Lo stress ossidativo vincola lo sfruttamento di ossigeno nell´uomo. Il team ritiene che i cosiddetti antiossidanti potrebbero proteggere l´organismo contro la neurodegenerazione. Per il loro studio, gli scienziati hanno esaminato se i livelli sierici di vitamina C, vitamina E, beta-carotene, licopene e coenzima Q10 sono molto più bassi nel sangue dei pazienti affetti da Alzheimer. "Al fine di riuscire a influenzare l´insorgenza e lo sviluppo della malattia di Alzheimer, abbiamo bisogno di essere consapevoli dei potenziali fattori di rischio", ha detto il dott. Gabriele Nagel dell´Università di Ulm. Il team ha scoperto che la concentrazione di vitamina C e di beta-carotene nel siero dei pazienti con Alzheimer era molto più bassa che nel sangue dei soggetti di controllo. Tale differenza non è stata osservata tra i gruppi rispetto ad altri antiossidanti (vitamina E, licopene e coenzima Q10). I ricercatori hanno incluso nella loro analisi statistica potenziali fattori di confondimento come l´indice di massa corporea, lo stato civile, l´istruzione e il consumo di alcol e tabacco. Hanno scoperto che la conservazione e la preparazione dei cibi, e fattori di stress nella vita dei pazienti potrebbero avere influenzato i risultati. "Gli studi longitudinali con più partecipanti sono necessari per confermare il risultato che la vitamina C e il beta-carotene potrebbero prevenire l´insorgenza e lo sviluppo della malattia di Alzheimer", ha detto il dott. Nagel. Per maggiori informazioni, visitare: Università di Ulm http://www.Uni-ulm.de/en/homepage.html  Journal of Alzheimer´s Disease: http://www.J-alz.com/    
   
   
PRESENTATO ALL’EASD I RISULTATI DEL NUOVO ANALOGO DELL’INSULINA BASALE IN FASE DI SPERIMENTAZIONE  
 
 Berlino, 3 ottobre 2012 – Eli Lilly and Company e Boehringer Ingelheim, hanno annunciato ieri, in occasione del 48° Congresso annuale dell’Easd – European Association for the Study of Diabetes in corso a Berlino, i risultati relativi a uno studio di Fase Ii, che coinvolge pazienti con diabete di tipo 2, del loro nuovo analogo dell’insulina basale Ly260554, in fase di sperimentazione. Oltre ai risultati clinici, che mostrano una diminuzione dell’ipoglicemia notturna statisticamente significativa, pari al 48%, corretta per i valori al basale, rispetto a insulina glargine [0,25 episodi contro 0,39/30 giorni/paziente, valori corretti per eventi ipoglicemici al basale (p=0,020)]1, le risposte al questionario Adult Low Blood Sugar Survey (Albss), fornite dai pazienti, indicano una diminuzione statisticamente significativa di ansia e timori associati agli episodi ipoglicemici nei pazienti trattati con Ly2605541*.2 I dati relativi all’ipoglicemia sono stati raccolti durante uno studio clinico di Fase Ii, che ha messo a confronto Ly2605541 e insulina glargine in pazienti con diabete di tipo 2. Oltre alla riduzione di ipoglicemia notturna nei pazienti trattati con Ly2605541, i risultati indicano percentuali simili di episodi ipoglicemici complessivi (p=0,08, non statisticamente significativo).1 Lo studio ha utilizzato un questionario avvalorato dall’esperienza dei pazienti, denominato Adult Low Blood Sugar Survey (Albss)3, per rilevare i timori dei pazienti relativi ad episodi di ipoglicemia di grado da lieve a moderato e comportamenti associati, nelle quattro settimane precedenti. Si parla di ipoglicemia quando i livelli glicemici sono inferiori o pari a 70 mg/dL. Il questionario Albss rileva la preoccupazione o il timore dei pazienti di andare incontro a ipoglicemia e alle sue conseguenze, e i comportamenti messi in atto, sulla base dell’esperienza pregressa, per evitare il ripetersi di tali episodi. I risultati sono stati i seguenti: · I pazienti trattati con Ly2605541 hanno avuto un punteggio medio inferiore per la parte riguardante “la preoccupazione” del questionario Albss alla settimana 12, rispetto a quelli trattati con insulina glargine (6,6 contro 10,0; p=0,022).2 · Ly2605541 e insulina glargine hanno avuto effetti simili sul comportamento dei pazienti alla settimana 12 (p=Ns).2 Tra i comportamenti adottati per evitare il ripetersi di episodi ipoglicemici vi sono stati: consistenti spuntini, glicemia tenuta a livelli più alti in situazioni di vita sociale, essere usciti meno spesso di quanto si sarebbe voluto e aver limitato l’attività fisica. · I pazienti trattati con Ly2605541 hanno avuto punteggi totali Albss in media più bassi rispetto a quelli trattati con insulina glargine (13,0 contro 16,5 con insulina glargine; p=0,026).2 "Con il procedere dello sviluppo del nostro nuovo analogo dell’insulina basale sperimentale, volevamo capire, da un lato quali sono le conseguenze dei timori di andare incontro a episodi ipoglicemici, dall’altro l’impatto degli episodi stessi e il prezzo che le persone con diabete di tipo 2 pagano in termini di ripercussioni sulla loro sfera emotiva” ha affermato David Kendall, M.d., consulente medico, Opinion Leader di Lilly Diabetologia. “Studieremo ulteriormente Ly2605541 in un vasto programma di studi di Fase Iii, per capire meglio l’impatto clinico di questi risultati di autovalutazione da parte dei pazienti”. Lo Studio di Fase Ii1 Lo studio di Fase Ii è stato un trial randomizzato, in aperto, a gruppi paralleli, che ha valutato la capacità di riduzione dei livelli di glicemia a digiuno in adulti con diabete di tipo 2, rilevata dai pazienti stessi del gruppo trattato con Ly2605541 rispetto a insulina glargine. I pazienti sono passati alla somministrazione mattutina dell’insulina nel periodo di avvio (lead-in) dello studio, che è durato quattro settimane, e sono stati randomizzati 2 a 1 per somministrazione mattutina di Ly2605541 (195 pazienti) o insulina glargine (93 pazienti) per un totale di 12 settimane. I risultati sull’endpoint primario hanno indicato che Ly2605541 e insulina glargine hanno avuto effetti simili nel ridurre la glicemia a digiuno (prima della colazione) misurata giornalmente dai pazienti (p=0,433) e i livelli di emoglobina glicaca Hba1c (p=0,279) su 12 settimane. A seguito del trattamento con Ly2605541, i valori di funzionalità epatica, rilevati agli esami ematochimici (valori medi Alt e Ast), sono aumentati in maniera statisticamente significativa rispetto al basale e sono stati superiori a quelli rilevati con insulina glargine. I valori medi di entrambi gli enzimi epatici si sono mantenuti all’interno dell’intervallo di normalità sia nei pazienti trattati con insulina glargine, che in quelli trattati con Ly2605541, per tutta la durata dello studio. Nello studio di Fase Ii sul diabete di tipo 2, i valori dei trigliceridi dei pazienti trattati con Ly2605541 non hanno manifestato differenze statisticamente significative rispetto al basale (163 mg/dL - 172 mg/dL), ma sono stati statisticamente più elevati rispetto a insulina glargine (160 mg/dL contro 147 mg/dL). Non si sono rilevate differenze significative dei valori Ldl-c e Hdl-c nei pazienti trattati con Ly2605541 rispetto al basale, né rispetto a insulina glargine. I pazienti hanno anche compilato il questionario Adult Low Blood Sugar Survey (Albss) che si compone di 33 affermazioni suddivise in due parti, che valutano separatamente i comportamenti che i pazienti mettono in atto per evitare episodi di ipoglicemia e i loro effetti, e i timori (preoccupazioni) dei pazienti per le conseguenze dell’episodio ipoglicemico. Questa è stata una rilevazione prospettica nello studio di Fase Ii su Ly2605541 nel diabete di tipo 2.* In corrispondenza di ciascuna affermazione, i pazienti dovevano indicare quanto fosse vera, assegnando un punteggio di scala Likert da O a 4 ( 0 = mai e 4=quasi sempre). I pazienti hanno compilato il questionario Albss al basale, alla settimana 6 e alla settimana 12 dello studio. Il questionario Albss fornisce un punteggio per ciascuna delle 2 parti (ovvero comportamenti e timori) e un punteggio totale.2  
   
   
DIABETE DI TIPO 2: LINAGLIPTIN È EFFICACE E BEN TOLLERATO ANCHE NEI PAZIENTI ANZIANI E CON NEFROPATIA DIABETICA.  
 
 Berlino, Indianapolis, Indiana (Usa), 3 ottobre 2012 – Boehringer Ingelheim e Eli Lilly and Company hanno presentato  ieri al 48°Congresso Easd – European Association for the Study of Diabetes – i risultati di un ampio studio clinico di Fase Iii e di tre analisi combinate di dati di Fase Iii che confermano l’efficacia e la tollerabilità di linagliptin in pazienti con diabete di tipo 2, compresi i pazienti anziani e quelli con nefropatia diabetica.1,2 ,3-4 Linagliptin è un farmaco orale in monosomministrazione giornaliera, impiegato in monoterapia in pazienti che non riescono a ottenere il controllo glicemico con la sola dieta ed esercizio fisico e che non possono assumere metformina per problemi di intolleranza o perché controindicata per un declino della funzionalità renale. Linagliptin è anche approvato come farmaco da utilizzare in associazione a metformina e a metformina + sulfanilurea.5 “Il recente rapporto Istat sul mondo della sanità in Italia” ha commentato Stefano Del Prato, Presidente della Società Italiana di Diabetologia “sottolinea l’aumento dell’uso della metformina per il trattamento del diabete tipo 2, in linea con le attuali linee guida nazionali e internazionali. Quello che il quadro generale ritratto dall’Istat non evidenzia ancora è che l’uso dei nuovi farmaci anti-diabetici, come i Ddp4 e gli agonisti ricettori del Glp1, quando usati in combinazione con metformina, comportano, oltre al miglioramento del controllo glicemico, anche una significativa riduzione del rischio di ipoglicemie e di aumento di peso rispetto all’uso delle sole solfoniluree”. “Il diabete di tipo 2 è una patologia complessa e difficile da trattare” ha affermato il Professor Klaus Dugi, Corporate Senior Vice President Medicine di Boehringer Ingelheim. “Molti pazienti hanno un’età avanzata o presentano patologie concomitanti. Le sempre crescenti evidenze cliniche ci confermano che linagliptin è un’opzione terapeutica efficace e ben tollerata per le persone affette da diabete di tipo 2 che necessitano di un adeguato controllo glicemico”. Uno studio clinico di Fase Iii ha valutato l’efficacia e la sicurezza a lungo termine di linagliptin rispetto a placebo in 1.261 pazienti con diabete non adeguatamente controllato dal trattamento con insulina basale*. Il profilo complessivo di sicurezza e tollerabilità di linagliptin è stato paragonabile a placebo. L’incidenza di ipoglicemia è stata anch’essa simile in entrambi i gruppi (linagliptin 31,4%, placebo 32,9%) a fronte di un migliore controllo glicemico raggiunto con linagliptin (-0,53% di variazione di Hba1c corretta per placebo alla settimana 52 rispetto al basale (P<0,0001)). L’hba1c (emoglobina glicata) viene rilevata nei diabetici come indice di controllo glicemico nei due/tre mesi precedenti. Durante il trattamento i pazienti nei due gruppi non hanno mostrato variazioni del loro peso.1 Linagliptin come terapia aggiuntiva a insulina basale* ha dimostrato di essere efficace e sicuro anche in pazienti anziani (≥ 70 anni) come mostra un’analisi combinata pre-determinata dei risultati di due studi clinici di Fase Iii, che hanno valutato linagliptin rispetto a placebo, dopo 24 settimane di trattamento, come terapia aggiuntiva a insulina basale e come terapia in pazienti anziani. I pazienti anziani con diabete di tipo 2 sono solitamente caratterizzati da una maggiore durata di malattia e da una ridotta capacità di secrezione delle cellule beta pancreatica, che spesso rendono necessaria una terapia di combinazione con insulina basale. In questa popolazione più vulnerabile di pazienti con diabete, linagliptin associato a insulina basale è stato ben tollerato, con un’incidenza complessiva di eventi avversi non superiore a placebo. Linagliptin ha determinato miglioramenti del controllo glicemico pari a -0,77% (variazione di Hba1c corretta per placebo rispetto al basale (P<0,0001)), senza rischio aggiuntivo di ipoglicemia (28,6% con linagliptin e 37,2% con placebo).4 Un’altra analisi relativa a sette studi di Fase Iii ha valutato diversi parametri di sicurezza ed efficacia associati al trattamento con linagliptin in pazienti anziani (≥ 65 anni) con diabete di tipo 2 in monoterapia o in associazione ad altre terapie ipoglicemizzanti. I risultati di questa analisi mostrano che linagliptin è ben tollerato e potrebbe costituire un’opzione terapeutica per pazienti anziani (≥ 65 anni) senza richiedere aggiustamenti di dosaggio.* “Questi dati sono molto confortanti - afferma Carlo Giorda, Presidente Amd - soprattutto se consideriamo che in Italia, secondo gli ultimi dati degli Annali di Amd, la percentuale dei pazienti con diabete al di sopra dei 65 anni supera il 60 % della popolazione diabetica, che si traduce, in termini assoluti, in circa 1.800.000 persone. Per questa popolazione di pazienti è sempre più necessario avere un approccio terapeutico a 360°, che consenta di raggiungere un buon controllo glicemico in sicurezza, considerando le frequenti patologie concomitanti e le diverse complicanze del diabete stesso, quali l’insufficienza renale.” Linagliptin ha mostrato un’azione ipoglicemizzante con una variazione di −0,62% (P<0,0001, corretta per placebo) di Hba1c alla settimana 24 rispetto al basale. I pazienti trattati con linagliptin hanno registrato anche una diminuzione significativamente maggiore della glicemia plasmatica a digiuno (variazione media corretta per placebo di −14,8 mg/dL, P<0,0001; −0,82 mmol/L) e una percentuale di eventi avversi non superiore a placebo (71,3% contro 73,3%). Anche gli eventi avversi correlati al farmaco non sono stati superiori con linagliptin rispetto a placebo (18,1% contro 19,8%).3 “Questi sono dati estremamente incoraggianti per questa popolazione di pazienti che è spesso difficile da trattare” ha affermato Anthony Barnett, Professore Emerito di Medicina dell’Università di Birmingham, Regno Unito. “Molti pazienti anziani presentano problemi di sicurezza e tollerabilità dovute, ad esempio, a patologie concomitanti, declino della funzionalità renale e maggior rischio di ipoglicemia. In questi pazienti linagliptin sembra essere un’opzione terapeutica efficace e ben tollerata per il trattamento del diabete di tipo 2, non richiedendo aggiustamenti di dosaggio o monitoraggi aggiuntivi, anche in caso di declino della funzionalità renale. In una situazione in cui le opzioni terapeutiche sono sempre più limitate, siamo soddisfatti di poter aggiungere linagliptin alle opzioni terapeutiche”. In un’ulteriore analisi linagliptin ha dimostrato la sua efficacia in un’altra popolazione vulnerabile rappresentata da pazienti con diabete di tipo 2 e nefropatia diabetica. Molte persone con diabete di tipo 2 poco dopo la diagnosi sviluppano nefropatia diabetica, che può progredire sino a diventare insufficienza renale terminale. Al momento, le terapie orali disponibili per questa categoria di pazienti sono limitate. Un’analisi di sette studi randomizzati ha raccolto i risultati dopo 24 settimane di trattamento. I risultati sono stati combinati e divisi in due gruppi: il gruppo 1, costituito da pazienti con nefropatia diabetica e diabete di tipo 2 di fase iniziale con albuminuria persistente (A/c compresa fra 30 e 3000 mg/g [rapporto tra albumina e creatina presenti nelle urine]) e in terapia stabile con Ace inibitore [Inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina] o Arb [antagonista del recettore di angiotensina Ii]. Il gruppo 2 è formato da pazienti anziani (≥65 anni) affetti da nefropatia diabetica (A/c compresa fra 30 e 3000 mg/g). I pazienti del gruppo 1 potevano essere o non essere trattati con terapie ipoglicemizzanti orali di background. Quelli del gruppo 2 hanno ricevuto diverse terapie ipoglicemizzanti, fra le quali anche l’insulina. I pazienti del gruppo 1 hanno avuto variazioni corrette per placebo di Hba1c e di glicemia plasmatica a digiuno rispettivamente di -0,71% e -1,4 mmol (per entrambe P<0,0001). Linagliptin ha anche determinato una riduzione significativa dei valori di albuminuria del 33% (P<0,05). Nei pazienti del gruppo 2 linagliptin ha ridotto significativamente i valori di albuminuria del 30% (P<0,05). In entrambi i gruppi la riduzione dell’albuminuria è stata superiore a quanto atteso dagli effetti ipoglicemizzanti di linagliptin.2 Linagliptin (5 mg, una volta/die) viene commercializzato con il marchio Trajenta in Europa e con il marchio Tradjenta negli Stati Uniti, come compresse in monosomministrazione giornaliera in associazione a dieta e attività fisica per migliorare il controllo glicemico in adulti con diabete di tipo 2. Linagliptin non va assunto da pazienti con diabete di tipo 1, né come terapia della chetoacidosi diabetica (aumento dei chetoni nel sangue o nelle urine). In Europa il farmaco non è approvato per essere usato in associazione a insulina. Linagliptin non richiede aggiustamenti di dosaggio in base al grado di declino della funzionalità renale o alla compromissione della funzionalità epatica †.5  
   
   
CRYO-SAVE OFFRE UN SERIE DI PROGRAMMI EDUCATIVI DURANTE I MESI DEDICATI ALLA SENSIBILIZZAZIONE SUI TEMI LEGATI ALLE CELLULE STAMINALI DEL SANGUE CORDONALE  
 
Zutphen, Olanda, 2 ottobre 2012 - Il Gruppo Cryo-save promuove programmi di informazione e sensibilizzazione sui temi legati alla conservazione del sangue cordonale e alle terapie basate sull´impiego di cellule staminali, in occasione di vari eventi educativi organizzati a livello locale in tutta Europa. Cryo-save prosegue nella sua iniziativa di sensibilizzazione sui temi legati alle cellule staminali del sangue cordonale sponsorizzando eventi educativi in Italia, Spagna e Paesi Bassi durante i mesi di ottobre e novembre. È proprio attraverso eventi di questo tipo che Cryo-save spera di diffondere la conoscenza delle cellule staminali e, allo stesso tempo, fare progressi nel campo della ricerca. Le cellule staminali stanno diventando sempre più importanti in campo medico per la cura di un´ampia varietà di malattie maligne e non. Il National Marrow Donor Program (Registro americano dei donatori di midollo osseo) statunitense cita il sangue cordonale quale cura per il mieloma multiplo, per l´anemia aplastica severa, per l´anemia mediterranea, per l´immunodeficienza grave combinata e per altri disturbi ereditari del sistema immunitario, per la leucemia e per i linfomi. Pazienti affetti da anemia falciforme, sono stati dichiarati guariti in seguito alla terapia con cellule staminali.[1] Sono in corso oltre 4.000 test di sperimentazione clinica sulle cellule staminali provenienti dal sangue cordonale per curare malattie quali la paralisi cerebrale, il diabete e l´autismo. Molti altri potenziali test di sperimentazione sono costantemente in fase di sviluppo. "L´impegno di Cryo-save nella diffusione delle informazioni relative ai progressi della medicina rigenerativa tra il personale medico e i membri della comunità, si traduce in una maggiore informazione dei pazienti affetti da malattie curabili con le cellule staminali", afferma la Dott.ssa Cherie Daly, Medical Affairs Manager di Cryo-save. "La partecipazione ai mesi dedicati alla diffusione della conoscenza del sangue cordonale, attraverso una serie di eventi e programmi, attribuisce un significato ancora più importante a questa ricerca ed alla sua applicazione". Il gruppo Cryo-save continuerà a promuovere la conservazione del sangue cordonale e delle cellule staminali anche dopo la fine dei mesi dedicati alla diffusione della loro conoscenza, offrendo ai clienti varie promozioni. Il 2 ottobre, Cryo-save Italia ha tenuto un incontro speciale, dedicato alle ostetriche, sulle cellule staminali, sul loro utilizzo e sui servizi di conservazione offerti da Cryo-save. Il Prof. Stefano Grossi, Direttore Scientifico di Cryo-save Italia, sarà presente per illustrare le applicazioni delle cellule staminali. Durante il mese di ottobre, Cryo-save Italia offrirà inoltre corsi per futuri genitori su argomenti simili in varie località italiane: Brescia, Venezia, Bologna, Milano e altre ancora. Cryo-save: http://www.Cryo-save.com/group    
   
   
ITALIAN HEALTH POLICY BRIEF: “LA RICERCA CLINICA DEI MEDICINALI IN ITALIA: PROSPETTIVE E OPPORTUNITÀ”  
 
 Roma, 3 ottobre 2012 – Incentivare il progresso della ricerca scientifica e aumentare la tutela dei soggetti coinvolti nelle sperimentazioni cliniche sono gli obiettivi dell’Italia nella ricerca clinica. Questo il tema dell’Italian Health Policy Brief “La ricerca clinica dei medicinali in Italia: prospettive e opportunità” a cura dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), presentato ieri in Senato durante una conferenza stampa promossa dall’Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione. Regole semplici, efficienza ed eccellenza sono i tre fattori determinanti per valutare la capacità di un Paese di attrarre risorse per la ricerca. In Italia, diversamente da quanto accade in ambito europeo e internazionale, le competenze in materia di sperimentazione non fanno capo all’Agenzia dei medicinali, ma sono suddivise tra l’Aifa, l’Istituto Superiore di Sanità e i Direttori Generali locali. “Anche in Italia – ha spiegato il Direttore Generale dell’Aifa, prof. Luca Pani – sarà importante compiere scelte innovative e coraggiose, dal momento che l’Europa sta già procedendo a una revisione della normativa di riferimento rappresentata dalla direttiva 2001/20/Ce. È forse giunto il momento di dotarsi di un “Testo Unico”, che possa regolamentare l’intera filiera della ricerca clinica con norme semplici e immediate. La prossima declinazione della legge-delega in materia di sperimentazione clinica rappresenta un crocevia fondamentale in questa fase evolutiva – ha concluso Pani – Abbiamo la possibilità di “invertire la rotta” che negli ultimi due anni ha visto una significativa riduzione del numero assoluto di studi clinici eseguiti in Italia”. In questo contesto, l’efficienza operativa rappresenta un fattore determinate. In Italia esistono difformità nelle procedure e nelle regole locali che rendono eccessivamente lunghi i tempi per il rilascio dei pareri e quindi scoraggiano ulteriori investimenti. “E’ indispensabile che si pensino e si adottino regole e modelli comuni centralizzati a livello nazionale – ha detto il dott. Carlo Tomino, Direttore Ricerca e Sperimentazione Clinica dell’Aifa –. L’agenzia è favorevole a nuove procedure completamente informatizzate, sulla scia della consolidata esperienza dell’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica (Ossc). L’ossc può essere oggi un solido elemento su cui l’Italia può basarsi per rappresentare un modello di riferimento nel settore della ricerca clinica”. L’italia e il suo Servizio Sanitario pubblico sono da sempre considerati eccellenza per il livello dei servizi resi al cittadino. Il Senatore Antonio Tomassini, Presidente Xii Commissione Igiene e Sanità del Senato e Presidente dell’Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione intervenendo ha precisato: “I clinici sono spesso presenti con pubblicazioni nelle più importanti riviste di riferimento internazionali e il livello d’impatto scientifico nell’ambito degli studi sperimentali è spesso eccellente. Le strutture locali, di concerto con quelle centrali, potrebbero forse investire ancora di più nella giovane classe medica, anche se non c’è dubbio che negli anni siano stati fatti comunque grandi passi in avanti, con sempre il cittadino al centro dell’attenzione”.  
   
   
PATTO WELFARE: PERCORSO CONDIVISO  
 
Milano, 3 ottobre 2012 - "Sostenere che Regione Lombardia non abbia coinvolto il Consiglio e tutti i soggetti interessati è fuori dalla realtà. Basti pensare che negli ultimi 4 mesi si sono svolti circa 70 incontri, che hanno coinvolto non solo i livelli tecnici, ma anche i tavoli istituzionali, tutti i territori e le varie rappresentanze della società civile". Così l´assessore alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale, Giulio Boscagli, ha risposto in aula consigliare alla mozione che chiedeva un immediato coinvolgimento del Consiglio Regionale sul tema del Patto del Welfare e di attendere la conclusione dell´esame delle osservazioni prima di avviare il percorso di una legge di riforma. Ascoltate Le Voci Degli Operatori In Tutte Le Province - "Per il Patto del Welfare - spiega Boscagli - la Giunta regionale, cosciente dell´importanza e della centralità del tema, ha deciso di avviare una grande consultazione con tutti i soggetti interessati, un confronto che mi ha visto in prima persona realizzare un tour di tutte le province lombarde che si è concluso giovedì scorso a Sondrio". Serve Un Patto Generazionale - "Lo scenario odierno - continua Boscagli - evidenzia come il nostro sistema di welfare sia inadatto nell´attuale contesto economico, rendendo improrogabile la necessità di individuare nuove soluzioni e nuove politiche. Da questa consapevolezza nasce il percorso di condivisione sul territorio di un grande patto generazionale, che ponga le basi per garantire alla generazioni future gli stessi livelli di sicurezza e di assistenza che esistono oggi. Inoltre non è necessario attendere gli esiti delle sperimentazioni dei nuovi modelli funzionali e del Fattore Famiglia per provvedere alla riformulazione del Patto per il welfare". I Contributi Raccolti In Un Dossier - "A rimarcare - conclude Boscagli - la volontà di coinvolgere il Consiglio, proprio in questi giorni verrà inviato al presidente della Commissione di riferimento un testo riassuntivo dei numerosi contributi raccolti dai vari territori e soggetti coinvolti".  
   
   
SANITA’: ZAIA, “BENE STUDIO CONFARTIGIANATO. INDICA CHIARAMENTE FORMICHE E CICALE”  
 
Venezia, 3 ottobre 2012 - “E’ particolarmente significativo che un’importante associazione imprenditoriale come Confartigianato affronti con la serietà del suo studio un tema così rilevante per i cittadini e per i conti pubblici come la sanità, evidenziando chi sono le formiche e chi le cicale. Ed è una grande soddisfazione vedersi riconoscere i risultati raggiunti con un difficile lavoro quotidiano per il contenimento dei costi ed il mantenimento dei servizi erogati. Il Veneto è e continuerà ad essere virtuoso, ma deve finire questa stagione di tagli indiscriminati e lineari che, come giustamente sottolinea anche il presidente di Confartigianato Veneto Giuseppe Sbalchiero, chiede sacrifici indifferenziati e mette sullo stesso piano le formiche come il Veneto e i veneti e le cicale”. Lo sottolinea il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, in relazione alla rilevazione della Confartigianato sui costi della salute in Italia, dalla quale emerge che il Veneto è tra le Regioni più virtuose per costo pro capite, per il contenimento dell’aumento di spesa e per gli avanzi di bilancio ottenuti recentemente. “Ringrazio Confartigianato e Giuseppe Sbalchiero – aggiunge Zaia – per questa loro iniziativa. E’ molto importante infatti che il mondo dell’impresa faccia sentire la sua voce. Per noi si tratta di un motivo in più per non mollare di un centimetro sulla battaglia che stiamo conducendo a tutti i livelli per una sanità più equa e per una spesa seriamente parametrata alle reali necessità. Il che, per il Veneto, significa l’introduzione di criteri e costi standard, al più presto e in tutta Italia perché, se come ci dice Confartigianato, ogni cittadino del Lazio ha sulle spalle un disavanzo sanitario di 865 euro e ogni veneto un avanzo di 13 euro vuol dire che qualcosa proprio non funziona e che al cittadino veneto non possiamo chiedere di farsi carico degli sprechi altrui”.  
   
   
NUOVI DATI CLINICI DI EMPAGLIFLOZIN, INIBITORE DELL’SGLT-2, COME POTENZIALE TERAPIA ORALE PER IL DIABETE DI TIPO 2  
 
Berlino, 3 ottobre 2012 - Boehringer Ingelheim e Eli Lilly and Company hanno annunciato ieri nel corso del 48°Congresso Easd – European Association for the Study of Diabetes i risultati di un’analisi combinata di risultati di Fase Iib relativi a empagliflozin, inibitore dell’Sglt-2 in fase di sviluppo1. Empagliflozin appartiene a una classe terapeutica innovativa, quella degli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (Sglt-2), attualmente in fase di studio come farmaco ipoglicemizzante per pazienti con diabete di tipo 2.2 Il diabete di tipo 2 è caratterizzato da persistente iperglicemia (elevati livelli di glucosio nel sangue), associata a declino della funzionalità delle cellule beta pancreatiche delle isole di Langerhans che secernono insulina, e a aumento di resistenza all’insulina stessa.4,5 La maggior parte delle classi farmacologiche attualmente disponibili come terapia orale nel diabete di tipo 2 fanno leva sull’attività dell’insulina per ridurre la glicemia. Gli inibitori dell’Sglt-2 riducono il riassorbimento renale del glucosio, con conseguente eliminazione del glucosio in eccesso nelle urine e, poiché il loro meccanismo di azione è indipendente dall’insulina, questi inibitori riducono la glicemia indipendentemente dalla resistenza all’insulinica o dalla funzionalità delle cellule beta. 2,3 La nuova analisi combinata dei risultati di Fase Iib presentata all’Easd (Ps 059 Sglt-2 Iv 770) ha valutato gli effetti di empagliflozin anche sulla pressione arteriosa, oltre a quelli relativi alla sua azione primaria di riduzione di Hba1c e calo ponderale.1 Con empagliflozin si è osservato un abbassamento della pressione sistolica di 4-5 mmHg rispetto al basale, più marcato nei pazienti con valori di pressione sistolica alti (>140 mmHg al basale). “Empagliflozin è uno dei nuovi inibitori dell’Sglt-2 attualmente in fase avanzata di sviluppo che si dimostra di interesse, non solo per effetto di riduzione della glicemia, ma anche per una modesta ma potenzialmente utile riduzione della pressione arteriosa” - spiega Stefano Del Prato, Presidente della Società Italiana di Diabetologia - “Come per gli altri farmaci della classe rimane da verificare l’impatto del segnalato aumento delle infezione delle vie urinarie e genitali”. Al basale i valori medi di pressione sistolica erano di 131,3 mmHg nel gruppo con empagliflozin 10 mg e 132,5 mmHg nel gruppo con empagliflozin 25 mg, rispetto a 134,3 mmHg nel gruppo placebo. Alla settimana 12 le riduzioni medie di pressione sistolica sono state rispettivamente di 3,8 mmHg e 4,5 mmHg con empagliflozin 10 mg e 25 mg, rispetto a 1,2 mmHg con placebo. Con entrambi i dosaggi il calo della pressione sistolica rispetto al basale è stato statisticamente significativo. Nei pazienti con valori più alti di pressione sistolica al basale sono state osservate riduzioni medie rispettivamente di 17,0 mmHg e 13,4 mmHg con empagliflozin 10 mg e 25 mg, rispetto a 10,4 mmHg con placebo. Le diminuzioni di pressione diastolica con empagliflozin sono state superiori a placebo con entrambi i dosaggi, ma non hanno raggiunto la significatività statistica. Le riduzioni di pressione arteriosa non sono state correlate né al calo ponderale né alle riduzioni di Hba1c osservate. “L’ipertensione è un fattore importante di aumentato rischio di mortalità per cause cardiovascolari e renali in soggetti con diabete di tipo 2 – ha commentato Carlo Giorda, Presidente Amd – Per questo motivo la gestione del diabete di tipo 2 deve sempre prevedere come parte integrante, anche il controllo della pressione arteriosa, oltre a quello glicemico”. Empagliflozin è stato ben tollerato, con una percentuale di eventi avversi simile in tutti i gruppi di trattamento alla settimana 12 (34,2% con empagliflozin 10 mg, 31,6% con empagliflozin 25 mg e 34,6% con placebo).1 Gli eventi più comuni hanno compreso infezioni delle vie urinarie e genitali, classificate in genere di grado lieve, così come riscontrato in tutti gli studi clinici condotti su empagliflozin ad oggi.6 Empagliflozin è attualmente in fase di valutazione all’interno del più grande programma di studi clinici di Fase Iii condotto sul diabete, che prevede l’arruolamento di più di 14.500 pazienti. Il programma comprende dieci studi multinazionali di Fase Iii, fra cui un ampio studio sugli esiti cardiovascolari. Gli studi cardine potrebbero essere completati a fine 2012, con inoltro dei dossier registrativi alle autorità statunitensi ed europee previsto entro il 2013. “Boehringer Ingelheim e Lilly sono molto soddisfatte del profilo promettente di empagliflozin, farmaco che fa parte della pipeline della loro alleanza. Siamo impazienti di avere dati aggiuntivi dai nostri studi di Fase Iii in corso, sugli effetti di empaglifonzin sulla pressione arteriosa e sul peso corporeo, oltre a quelli di riduzione della glicemia in pazienti con diabete di tipo 2” ha affermato il Professor Klaus Dugi, Corporate Senior Vice President Medicine di Boehringer Ingelheim.  
   
   
AFATINIB: BENEFICIO SENZA PRECEDENTI IN TERMINI DI SOPRAVVIVENZA SENZA PROGRESSIONE DELLA MALATTIA. MIGLIORAMENTI SIGNIFICATIVI DEI SINTOMI DEL TUMORE POLMONARE E DELLA QUALITÀ DI VITA DEI PAZIENTI.  
 
Vienna, Austria,  3 ottobre  2012 – I risultati di Lux-lung 3, lo studio registrativo più vasto e robusto che sia mai stato condotto ad oggi su pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (Nsclc), positivo per mutazioni di Egfr (Erbb1), indicano che afatinib, l’innovativo farmaco sperimentale che inibisce in maniera irreversibile i recettori della famiglia Erbb, migliora i sintomi più comuni correlati al carcinoma polmonare e li tiene sotto controllo meglio e più a lungo, oltre a migliorare la qualità di vita in modo superiore, rispetto al gold standard della chemioterapia (pemetrexed e cisplatino) per i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (Nsclc) non a cellule squamose. Questi risultati rafforzano ulteriormente le prove dell’efficacia senza precedenti di afatinib come terapia di prima linea in pazienti con Nsclc, positivo per mutazioni di Egfr. L’analisi delle risposte al questionario sottoposto ai pazienti su tre sintomi pre-specificati del carcinoma polmonare (tosse, dispnea e dolore) indica che sono stati più numerosi i pazienti in terapia con afatinib che hanno avuto miglioramenti significativi della dispnea (64% contro 50%; p=0,0103), che hanno dimostrato una tendenza verso il miglioramento del dolore (59% contro 48%; p=0,0513) e miglioramento della tosse (67% contro 60%; p=0,2444).1 Inoltre, afatinib ha ritardato in maniera significativa l’aggravamento della tosse (Hr=0,60; p=0.007) e della dispnea (Hr=0,68; p=0,0145), rispetto alla chemioterapia.1 E’ importante sottolineare che afatinib ha determinato miglioramenti nella sfera fisica, cognitiva e della qualità di vita complessiva dei pazienti trattati con questo farmaco sperimentale.1 “I sintomi correlati al carcinoma polmonare quali astenia, dispnea e dolore sono molto pesanti e si ripercuotono negativamente sulla qualità di vita dei pazienti” ha affermato il Dottor Matthew Peters, Presidente di The Global Lung Cancer Coalition. “Poiché circa il 90% dei pazienti con Nsclc avanzato presenta due o più di questi sintomi correlati al tumore e forte stress psicologico associato, è importante porseli come obiettivi, nel momento in cui si valutano i benefici di una terapia”. Risultati dello studio Lux-lung 3 presentati in precedenza, avevano mostrato che i pazienti che avevano assunto afatinib come terapia di prima linea, sono vissuti per circa un anno (11,1 mesi) senza progressione della malattia (Pfs), rispetto a solo poco più di sei mesi (Pfs di 6,9 mesi) di quelli in terapia con pemetrexed/cisplatino.[iv][4] Inoltre, i pazienti con Nsclc, con due delle mutazioni di Egfr più comuni, in terapia con afatinib, sono vissuti per più di un anno senza progressione del tumore (Pfs di 13,6 mesi) rispetto a solo poco più di sei mesi (Pfs di 6,9 mesi) dei pazienti nel braccio di controllo.4 I pazienti con Nsclc positivo per le mutazioni di Egfr più comuni, che hanno avuto un maggior beneficio in termini di sopravvivenza senza progressione della malattia, hanno avuto anche un maggior beneficio in termini di miglioramento dei sintomi, loro controllo e qualità di vita correlata.1 “In seguito ai dati incoraggianti presentati nei mesi scorsi, questi nuovi risultati dimostrano che i risultati positivi ottenuti da afatinib in termini di sopravvivenza libera da progressione della malattia si traducono anche in ulteriori benefici in termini di controllo e di miglioramento dei sintomi e di qualità di vita dei pazienti” ha commentato la Dottoressa Vera Hirsh, Professore Associato, Mcgill University, Divisione di Oncologia Medica, Royal Victoria Hospital di Montreal, Canada. “Ciò conferma ancora una volta il potenziale di questa opzione terapeutica, come trattamento di prima linea del Nsclc metastatico, efficace nei pazienti con mutazioni di Egfr”.  
   
   
BOLZANO.1A CONFERENZA PROVINCIALE DELLA SALUTE: “2020: QUALE SANITÀ, QUALE SALUTE?”  
 
Bolzano, 3 ottobre 2012 - Si è svolta il 28 ottobre presso il Centro Pastorale di Bolzano la "1a Conferenza provinciale della salute" incentrata sul tema "2020: quale sanità, quale salute?" alla quale l´assessore provinciale alla sanità, famiglia e politiche sociali, Richard Theiner, e la dott.Ssa Zsuzsanna Jakab, Direttrice Regionale dell’Oms per l’Europa, il direttore di Dipartimento, Florian Zerzer e numerosi dirigenti ed operatori della sanità provinciale. L’evento è stato organizzato dall´Assessorato alla Sanità, dall´Azienda sanitaria dell´Alto Adige e dalla Fondazione Vital. L´assessore provinciale alla sanità,famiglia e politiche sociali, Richard Theiner, ha aperto i lavori della "1a Conferenza provinciale della salute" con un intervento nel quale ha tracciato a grandi linee il quadro della sanità provinciale, una sanità che si colloca ai vertici a livello nazionale e può contare su strette collaborazioni con numerose strutture a livello europeo. Nel suo intervento Theiner ha posto l´accento sull´esigenza, in linea con quanto affermato dall´Organizzazione Mondiale della Sanità, che vi sia una corresponsabilizzazione di tutta la popolazione nei confronti della sanità e della prevenzione. "La salute è compito di tutta la società e di tutti gli ambiti della politica perché tutti i settori concorrono a definire il quadro complessivo di salute di una società, dai trasporti all´ambiente, dalla scuola al lavoro" ha affermato Theiner. Nel corso del 2011 la Provincia di Bolzano ha impegnato ben 1,172 miliardi di euro del proprio bilancio nel settore della sanità collocandosi in questo modo ai vertici nazionali. "Nel contempo la pubblica amministrazione" ha proseguito l´assessore "ha cercato progressivamente di razionalizzare e di contenere i costi sempre crescenti della sanità pubblica legati all´aumento dell´età della popolazione ed all´esigenza di rispondere adeguatamente alle richieste della popolazione in questo settore. La spesa pro-capite per la sanità in Alto Adige è quindi passata dai 2237 euro del 2010 ai 2181 del 2011". Gli obiettivi della sanità provinciale entro il 2020 sono principalmente rappresentati dall´ampliamento dei servizi sanitari sul territorio e dal completamento della riforma clinica già avviata. Un plauso particolare è stato espresso dall´assessore Theiner nei confronti dell´impegno svolto dalla Fondazione Vital per contribuire a dare una dimensione sempre più sociale alla sanità altoatesina. Nel suo intervento la dott.Ssa Zsuzsanna Jakab, direttrice Regionale Oms per l´Europa, responsabile del lavoro dell´Oms nei 53 Paesi membri della Regione Europea ha trattato il tema "Oms - Salute 2020". Salute 2020 è un piano di politica sanitaria messo a punto attraverso un processo di partecipazione che ha visto il coinvolgimento dei 53 Paesi membri della Regione Europea dell´Oms e di altri partner, tra cui l´Unione Europea, varie organizzazioni della sanità pubblica, network di professionisti e accademici, nonché la società civile. Zsuzsanna Jakab ha quindi sottolineato che "Salute 2020 rappresenta uno sforzo sistematico di tradurre nella realtà, per la Regione Europea dell´Oms, un disegno che aspira a sostenere l´intera popolazione a raggiungere le sue massime potenzialità sul piano della salute e del be-nessere e in cui i Paesi si impegnano - sia singolarmente che congiuntamente - a ridurre le disuguaglianze sanitarie all´interno della Regione ed anche oltre i suoi confini". Il piano "Salute 2020" individua due principali obiettivi strategici: una maggiore equità - lavorando per migliorare la salute di tutti e riducendo le disuguaglianze a livello sanitario; una governance migliore - migliorando la leadership e la gestione partecipativa nel settore sanitario. Il Piano identifica altresì quattro priorità di politica comune: investire nella salute tramite un approccio che si sviluppa sull´intero arco della vita e dare alla popolazione gli strumenti necessari per divenire auto-noma e responsabile; far fronte alle maggiori sfide in materia sanitaria - quali le malattie trasmis-sibili e non trasmissibili; rafforzare i sistemi sanitari incentrati sui bisogni della popolazione, miglio-rare le capacità della sanità pubblica e la prontezza nel rispondere alle emergenze; creare comunità resilienti e ambienti in grado di fornire sostegno. La dott.Ssa Jakab ha quindi posto l´accento nel suo intervento sul fatto che "Le attuali difficoltà economiche che la maggior parte dei Paesi si trova ad affrontare rendono il quadro d´azione Salute 2020 ancora più importante e urgente. L´impatto che la crisi economica attuale ha sulla salute potrebbe potenzialmente erodere i progressi duramente raggiunti a livello di sanità pubblica, esponendo ai rischi maggiori soprattutto i gruppi più vulnerabili della no-stra società. In un tale contesto economico i sistemi sanitari sono posti di fronte alla prospettiva di una minore spesa sanitaria pubblica, di minori aiuti allo sviluppo in campo sanitario, di una erogazione di servizi ostacolata dalla carenza di risorse, di maggiori esigenze sanitarie da parte della popolazione e di pressioni sui meccanismi di protezione sociale. Salute 2020 è un quadro d´azione strategico che può aiutare i Paesi a sostenere e a promuovere la salute intesa come risorsa sociale di primaria importanza e come capitale a disposizione per affrontare il periodo attuale di sfide economiche". La Conferenza della salute ha visto la partecipazione di è numerosi operatori nel campo della sanità e del sociale, rappresentanti della politica, dell´economia, della ricerca, delle organizzazioni dell´ambito sanitario e sociale.  
   
   
SICILIA: LABORATORI SARANNO DOCUMENTATI IL PERCHE´ DELLE SCELTE  
 
 Palermo, 3 ottobre 2012 - "Si tratta di una decisione cautelare assunta unilateralmente dal presidente della sezione del Tar di Palermo ´inaudita altera parte´, cioe´ senza contradditorio, nelle more della trattazione collegiale in camera di consiglio che avverra´ il 24 ottobre. In quella sede documenteremo il lungo percorso, ben noto da tempo a tutte le sigle sindacali, che ha portato all´emanazione del provvedimento impugnato che costituisce non soltanto un atto dovuto, ma anche una scelta che mira a garantire la qualita´ delle prestazioni e la sicurezza degli utenti". L´assessore regionale per la Salute, Massimo Russo, commenta cosi´ la decisione del Tar di Palermo che ha sospeso una parte del decreto sull´aggregazione dei laboratori d´analisi. "Il provvedimento - continua Russo - costituisce la doverosa esecuzione di linee di politica sanitaria nazionale, indicate dal ministero della Salute e successivamente inserite in uno specifico accordo Stato-regioni. Per la Sicilia, inoltre, costituisce lo specifico adempimento del Piano operativo 2010- 2012, approvato in Giunta e con il parere favorevole della Commissione Sanita´ dell´Ars, che la Regione ha sottoscritto con i ministeri della Salute e dell´Economia. Il Piano prevede infatti l´operativita´ sul territorio di laboratori d´analisi con un volume di produzione non inferiore alle 200mila prestazioni annue. Tale adempimento inoltre e´ stato piu´ volte sollecitato dal tavolo tecnico di verifica dei ministeri della Salute e dell´Economia, che proprio in questi giorni hanno espresso parere favorevole dopo aver ribadito che si tratta di un provvedimento necessario ai fini del rispetto delle scadenze previste in materia". Il verbale della riunione del 24 luglio 2012, su questo punto recita testualmente: "E´ necessario che la Regione adotti un provvedimento che avvii concretamente il processo di aggregazione realizzando una soglia gia´ significativamente piu´ elevata di quella media, oggi riscontrabile, per portarla poi entro una tempistica certa a quella minima di 200 mila esami". Come scritto a pagina 28 dello stesso verbale, l´adozione del provvedimento di aggregazione dei laboratori d´analisi rientra tra gli adempimenti obbligatori, alla verifica dei quali sara´ erogata alla Sicilia una ulteriore quota di 240 milioni. "Per quanto mi riguarda gli impegni assunti vanno mantenuti. Sara´ comunque il prossimo presidente della Regione - conclude Russo - a valutare se la Sicilia puo´ permettersi il lusso di rinunciare a queste somme". Il decreto sui laboratori e´ stato emanato il 9 agosto e, d´intesa con il Ministero, la Sicilia e´ stata autorizzata a graduare il termine per il raggiungimento della soglia delle 200mila prestazioni annue proprio per rendere meno traumatico il passaggio al nuovo sistema di accreditamento: viene previsto infatti che per il biennio 2013-2014 il limite sara´ di 100mila prestazioni e che l´entrata a regime del limite delle 200mila prestazioni annue e´ fissata al primo gennaio 2015.  
   
   
MALATTIE RARE, L’ALCAPTONURIA: UN CONVEGNO DELLA REGIONE TOSCANA PER FARE IL PUNTO SU CAUSE E TERAPIE  
 
Firenze, 3 ottobre 2012 – L’alcaptonuria è una malattia rarissima, per la quale gli studi dei ricercatori toscani e dell’Università di Siena sono all’avanguardia nel mondo. Per fare il punto sulle ultime ricerche su cause e terapie, Regione Toscana, in collaborazione con la Fondazione Gabriele Monasterio, il Forum delle associazioni toscane malattie rare e le strutture di coordinamento per la Rete dei presidi delle malattie rare, hanno organizzato un convegno, “La centralità della Toscana nella ricerca mondiale su una malattia rara: l’Alcaptonuria”, che si terrà domani, mercoledì 3 ottobre, nell’Aula Magna dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Careggi, durante la Xxvii Conferenza dei Presidi. L’alcaptonuria è data da un accumulo di acido omogentisico, che provoca una patologia articolare invalidante. Al momento, l’Università di Siena è l’unico centro in Italia in cui si svolgono studi di base sulla malattia e in cui si avviano terapie innovative. La patologia è poco studiata specialmente dal punto di vista molecolare, settore in cui si è distinto il gruppo di studio della professoressa Annalisa Santucci, dell’Ateneo senese. Le ricerche, uniche a livello internazionale, hanno ricevuto ampi consensi dalla comunità scientifica. La collaborazione con il reumatologo professor Mauro Galeazzi, che ha provveduto alla registrazione del maggior numero dei casi di alcaptonuria in Toscana e in Italia, ha permesso di condurre studi di base che promettono di portare alla scoperta di nuove terapie. Inoltre, a Siena è nata e ha sede Aimaku (Associazione italiana malati di alcaptonuria), che mette in contatto i pazienti tra loro e con i centri medici, e collabora con la altre associazioni europee e americane. I ricercatori senesi, assieme ad Amaku, a numerosi ricercatori e medici italiani e stranieri, parteciperanno alla giornata fiorentina, nel corso della quale incontreranno i rappresentanti delle associazioni dei malati europei e americani e alcuni pazienti. Guarda il programma della giornata sul sito dell’associazione dei malati di alcaptonuria: www.Aimaku.it  Vai alle pagine dedicate alle Malattie Rare sul sito della Regione Toscana  
   
   
CONVEGNO FOOD IN FARMACIA - ISCRIZIONI APERTE  
 
Milano, 3 ottobre 2012 - Sono aperte le iscrizioni al Convegno "Food in farmacia" - Milano - 11 ottobre ore 14.30. Il convegno Food in farmacia, organizzato in collaborazione dal portale Mangiaregiusto.it, dal progetto Farmacia Evoluzione e da Paola Gallas Business Meeting, è un appuntamento dedicato alle farmacie che vogliono sviluppare le proprie competenze nell´ambito dei prodotti alimentari. Programma (in corso di aggiornamento) ; • Canali distributivi a confronto, Nielsen • Il mercato in farmacia, Elena Folpini, New Line • Opportunità e gestione del reparto degli alimenti senza glutine in farmacia, Roberto Pasqua, Easter Consulting • Il food in Farmacia: tendenze, casi e opportunità per il mercato italiano, Fabrizio Valente, Kiki Lab • Esperienze, Dott. Santo Barreca, Farmacia Lamiranda E´ inoltre prevista una tavola rotonda per un confronto fra i relatori e i partecipanti sui temi affrontati. Gli argomenti verranno trattati con un taglio specifico per le farmacie, ma l´incontro è aperto anche agli operatori di altri canali retail. E´ possibile iscriversi compilando l´apposita form al link di seguito. Http:// www.Paolagallas.it/businessmeeting/2012/foodinfarmacia/foodinfarmacia.html    
   
   
PER UN NUOVO WELFARE DI COMUNITÀ DAL 2 OTTOBRE UN CICLO DI SEMINARI PROMOSSI DA PROVINCIA E AUSL  
 
Parma, 3 ottobre 2012 – Si parlerà della costruzione di un nuovo welfare di comunità in un ciclo di tre seminari promossi da Provincia e Ausl di Parma per il 2, l’11 e il 26 ottobre alla Biblioteca monumentale dell’Abbazia di San Giovanni. “Welfare di comunità: il contributo di tutti per un nuovo modello di benessere” propone tre appuntamenti di rilievo per riflettere insieme sulle nuove e più articolate domande, sui nuovi bisogni, posti da una società profondamente mutata da processi complessi, accentuati anche dalla crisi economico-finanziaria di questi anni. In una realtà in cui si allarga la forbice tra una domanda di welfare, di servizi e interventi sociali e sanitari sempre più articolata e in crescita e il drastico ridursi delle risorse a disposizione sia degli enti sia dei cittadini e delle famiglie, occorre ripensare i modelli in vigore fino ad oggi, che hanno tuttavia garantito e garantiscono servizi di qualità per lo sviluppo del territorio. Ripensarli in un’ottica di condivisione e con una prospettiva ampia: in questo scenario di crisi, infatti, il welfare può diventare – attraverso la riflessione e lo sviluppo di nuove esperienze e modalità di lavoro – un ambito d’elezione per rinnovare i processi di partecipazione attiva, per ripensare le modalità di vita sociale e comunitaria, per inventare nuove forme di welfare di comunità Il ciclo di seminari promossi da Provincia e Ausl mira proprio a questo: a un confronto ampio tra studiosi, tecnici, operatori, amministratori, nel quale le esperienze concrete di realtà territoriali diverse (il Parmense ma non solo) si misurino con l’approccio di studiosi ed esperti in una visione di prospettiva, orientata appunto all’individuazione di linee costruttive per un nuovo welfare di comunità. Tre gli appuntamenti. Il primo, il 2 ottobre alle 9, sarà aperto dal presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli e dal direttore generale dell’Ausl Massimo Fabi, e sarà dedicato a “Democrazia. Partecipazione. Welfare di comunità”: si partirà dalla necessità di ripensare la democrazia nel contesto attuale intrecciandola con il tema del “prendersi cura” delle relazioni verso gli altri. Il secondo, l’11 ottobre alle 9, sarà su “Il lavoro sociale di comunità: esperienze e prospettive”: prendendo avvio dalla crisi dei modelli di welfare oggi in vigore, si presenteranno alcune esperienze significative di partecipazione e di welfare comunitario, possibili piste di lavoro e opportunità d’innovazione nell’ambito del welfare locale. Il terzo incontro, il 26 ottobre alle 9, sarà dedicato a “Costruzione delle relazioni, programmazione e sviluppo del welfare locale”: ci si occuperà del ruolo dell’ente locale in relazione al welfare di comunità, con attenzione alle trasformazioni che ciò comporta sul piano culturale, professionale e organizzativo e con particolare riguardo al tema della pianificazione partecipata a livello territoriale. I seminari sono gratuiti con obbligo di preiscrizione. Per informazioni e preiscrizioni si può contattare la segreteria organizzativa all’Assessorato Politiche sociali della Provincia di Parma, tel. 0521 931322, fax 0521 931318, e-mail g.Mazzolenis@provincia.parma.it    
   
   
MOSTRA DI PITTURA: IDA MONOPOLI BEGALLI LO SPIRITO DEI LUOGHI COMO, 29 SETTEMBRE - 27 OTTOBRE 2012  
 
 Como, 3 ottobre 2012 - Una selezione di opere ad olio su tela, per lo più di grandi dimensioni, realizzate negli ultimi dieci anni compongono la personale di Ida Monopoli Begalli alla Galleria Artecò a Como. La mostra è un excursus nei luoghi del cuore dell’artista a partire dai boschi del Comasco, tra cui l’Oasi del Bassone l’amata Valbasca con le sue rogge, passando attraverso le marine delle Maldive, i patriarchi verdi dell’isola Santo Stefano, i maestosi ulivi del Gargano, la cornice aspra e selvaggia della Sardegna fino ad arrivare al “Bosco dei pensieri” di Fontanafredda (Alba). Vedute di natura con ampi scenari o scorci di verde, marine con spiagge infuocate dal sole, alberi imponenti e arbusti selvatici, betulle e azalee sono i soggetti prediletti di dipinti che catturano lo spirito dei luoghi. La pittura di Ida Monopoli Begalli si declina tra emozioni e memoria nella contemplazione della natura. I soggetti altro non sono che “ricordi nella quiete” di esperienze vissute nei luoghi. I paesaggi appaiono sulla tela come attimi di bellezza cristallizzati e sospesi nel tempo. I dipinti colgono lo spirito dei luoghi e l’essenza di un mondo dal quale attingere per nutrire di linfa vitale l’umana avventura. Gli alberi e le piante, dalle betulle ai cespugli di azalee, vi dimorano come creature vive, degne di essere ritratte nei minimi particolari quali silenziose presenze. Il rito della passeggiata per l’artista diventa metafora di una ricerca esistenziale scandita nello scorrere dei giorni alla scoperta di luoghi da immortalare sulla tela e di sensazioni da custodire nell’intimo del cuore. Un immaginario reale che è al contempo fonte d’ispirazione e motivo di condivisione una volta trasfigurato. Una risorsa antica e un antidoto contro l’inverno dello spirito. I paesaggi verdi conducono di volta in volta attraverso boschi rigogliosi e selvaggi, che fanno da contorno all’irrompere di un corso d’acqua, linee di siepi e cespugli di azalee, che circondano un capanno inaspettato e ulivi secolari simili a sculture maestose che testimoniano il passare del tempo al cospetto di granitiche certezze. Questi luoghi sono del tutto privi di presenza umana. Una luce tersa, solare e in certi casi aurorale e propriamente metafisica, li caratterizza. Gli alberi talora sono protagonisti solitari divisi tra la terra e il cielo, e compagni silenziosi. Ma c’è di più… sono simboli di vita, delicate creature con le radici in terra e i rami protesi verso il cielo. Accompagna la mostra un catalogo disponibile in galleria con testo di Stefania Briccola. Nota dell’artista - L’esperienza pittorica è per me fonte di continue emozioni. Davanti alla tela ancora bianca mi assale il timore di non riuscire a realizzare il tema che mi sono proposta ma poi, lentamente, emozioni e sentimenti affiorano come per magia ed il mio spirito prende il corpo del colore. Ed allora, al suono di dolci musiche che accompagnano sempre il mio dipingere, la mente si estranea dalla quotidianità e comincia a volare leggera come una farfalla da un colore all’altro; gioia e serenità si impossessano del mio essere ed il tempo perde la sua valenza. In questo vuoto temporale realizzo il mio lavoro, che è soprattutto studio e sperimentazione ma che vuole essere anche una testimonianza di amore per la natura da condividere, possibilmente, con tutti gli altri. Cenni biografici - Ida Monopoli Begalli vive e lavora a Como. L’artista autodidatta mostra fin dall’infanzia una grande predisposizione per il disegno a mano libera e una spiccata sensibilità per i colori nella pittura figurativa. Dopo un corso di decorazione su ceramica all’associazione Giosuè Carducci di Como il suo percorso prosegue sotto la guida dell’architetto Salvatore Alberio e successivamente ha avuto come “supervisore” il pittore comasco Sergio Tagliabue. Boschi e giardini sono i soggetti prediletti dei suoi dipinti così come i luoghi visitati nel corso dei suoi numerosi viaggi che non esita ad immortalare sulla tela.  
   
   
BOXE TITOLO ITALIANO A SEGRATE  
 
Segrate, 3 ottobre 2012 - Da via Padova a Segrate la strada è stata molto più lunga di quanto si possa immaginare: solo pochi chilometri in linea d’aria, ma ben dieci incontri da professionista in giro per i ring di tutta Italia prima di arrivare finalmente a combattere davanti ai propri tifosi, a due passi da casa. L’appuntamento, che segnerà il ritorno della grande boxe professionistica nel Milanese, è fissato per venerdì 12 ottobre al palazzetto dello sport di Segrate, in via Xxv aprile, con la sfida valevole per il titolo italiano dei pesi superleggeri (limite dei 63,5 kg) tra il campione in carica Renato De Donato, milanese doc di via Padova, e lo sfidante ufficiale Alfredo Di Feto, di Parma. L’evento, che sarà trasmesso in diretta su Raisport, sarà organizzato dalla Boxe Cavallari in collaborazione con la Segrate Boxe, il Comune di Segrate e Akos Consulting, e prevede prima del match clou un ‘antipasto’ di cinque incontri con impegnato anche un altro ‘figlio’ di via Padova: l’imbattuto peso welter Riccardo Pintaudi contro il serbo Didanovic. In cartellone anche tre dilettanti locali (Alessandro Alloro, Bien Jerome Aquino e Carlo Olimpio) ed il campione italiano dei pesi superpiuma Andrea Scarpa di Torino contro l’altro serbo Petrovics. I biglietti sono già disponibili in prevendita nelle palestre della Segrate Boxe, Thunder Gym e Ursus Milano (per dettagli vedi sotto). 26enne mancino del Team Cavallari, il campione italiano in carica Renato De Donato è considerato dagli addetti ai lavori uno degli astri nascenti della boxe professionistica italiana, grazie al suo pugilato tecnico, veloce e altamente spettacolare, ed al suo curriculum che parla di nove vittorie su dieci match in appena due anni di professionismo dopo una brillante carriera da dilettante che l’ha visto vestire più volte la maglia della nazionale. Renato è un pugile atipico: 26enne ultimo di nove fratelli, profilo da attore, quasi laureato (discuterà la tesi della laurea specialistica in Scienze Motorie pochi giorni dopo il match per il titolo), di professione (oltre che pugile) allenatore nelle squadre giovanili del Cus Milano Rugby e personal trainer, porta sul ring una boxe che non esprime un senso di violenza (alla Tyson, per intenderci), ma tutta giocata sul filo di lana, tecnica e veloce (alla Sugar Ray Leonard), che incanta gli spettatori e che a volte gli fa correre qualche rischio di troppo facendo preoccupare il maestro Nello Iovino ed il manager Sergio Cavallari. Il 12 ottobre si troverà di fronte Alfredo Di Feto, tutto un altro tipo di pugile: il 31enne parmense è un vero e proprio animale da ring, un carrarmato he attacca gli avversari dal primo all’ultimo secondo del match asfissiandoli con una boxe di rara intensità e potenza. De Donato, se vorrà conservare la cintura, dovrà essere bravo a far valere la propria maggior tecnica, sfuggendo agli assalti dell’avversario con rapidità e tempismo ed andandolo a colpire di incontro. «Ho grande rispetto per il mio avversario _ dichiara Renato _ che sarà motivatissimo e sul ring sarà una jena; dovrò esser bravo a respingerne gli assalti soprattutto nelle prime riprese. Non sarà facile, ma sarò altrettanto motivato perché non voglio perdere la cintura di Campione Italiano dopo tutta la fatica fatta per conquistarla, e perché finalmente combatterò davanti alla mia gente. Via Padova, dove vivo, gode di cattiva fama, ma io credo sia la via migliore di Milano: è l’unica in cui si respira ancora l’aria della vecchia Milano, con le persone vive per strada e non chiuse in casa davanti alla televisione o al computer. Ci tengo a fare bella figura, a conservare la cintura, a migliorare come pugile per aspirare a traguardi anche più ambiziosi».