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LUNEDI
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Notiziario Marketpress di
Lunedì 18 Febbraio 2013 |
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"IMMUNOLOGIA DEGLI INSETTI INTEGRATA: DALLA BIOLOGIA DI BASE ALLE APPLICAZIONI AMBIENTALI" |
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Pultusk, 18 febbraio 2013 - Dal 23 al 28 settembre 2013 si terrà a Pultusk, in Polonia, un evento intitolato "Immunologia integrata degli insetti: dalla biologia di base alle applicazioni ambientali" (Integrated Insect Immunology: From Basic Biology to Environmental Applications). L´immunologia degli insetti è un argomento molto studiato da più di un secolo. Oggi si studia a molti livelli diversi, dalla biologia molecolare e cellulare alle popolazioni e l´ecologia. La resistenza degli insetti agli agenti infettivi è fondamentale per la loro sopravvivenza e anche per la salute delle piante, degli animali e degli esseri umani con i quali interagiscono. Diverse delle principali malattie umane sono diffuse da insetti e si espandono rapidamente a causa dello sviluppo della resistenza agli insetticidi nei vettori e della resistenza ai farmaci nei parassiti. Conoscenze più avanzate si ottengono dalle nuove tecniche di sequenziamento su larga scala e con metodologie per la manipolazione di tutto il genoma dell´espressione genetica, sia in modelli di organismi genetici che in insetti, che aiutano gli esseri umani e il loro ambiente. Recentemente si è iniziato a sfruttare queste conoscenze per migliorare la vita umana. Questa conferenza ha lo scopo di riunire scienziati provenienti da diversi campi e discipline metodologiche dell´immunologia degli insetti. Saranno discussi più recenti progressi nello studio dell´immunità innata sistemica e mucosale, delle interazioni microbo-ospite e dell´immunità ecologica ed evolutiva. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Esf.org/index.php?id=9654 |
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RIP E MEDICO DI MEDICINA GENERALE: LA RETE PER L’INCONTINENZA PIEMONTESE PUNTO DI RIFERIMENTO PER I MEDICI E I LORO PAZIENTI |
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Torino, 18 febbraio 2013 – Il medico di medicina generale è il punto di riferimento per il paziente, che si può rivolgere a lui, come primo referente, per segnalare i disturbi legati all’incontinenza urinaria. Per questo nei giorni scorsi si è svolto a Torino, nella sala multimediale della Regione Piemonte, l’incontro: “La Rete per l’Incontinenza e il Medico di Medicina Generale”, che ha messo a confronto i referenti dei Centri della Rete Piemontese e la Commissione regionale per l’Incontinenza con i direttori dei distretti e con i referenti dei medici di medicina generale per parlare delle analisi di screening necessarie, degli ausili e della loro prescrizione, delle soluzioni terapeutiche per l’uomo e per la donna. La Rete Piemontese per l’Incontinenza, nata nel 2006 in Regione Piemonte con il coordinamento della Fondazione italiana continenza è costituita da centri specialistici per la prevenzione, la diagnosi e la cura dell’incontinenza urinaria ed è articolata su tre livelli, per garantire la presa in carico clinica globale delle persone affette da questa patologia così altamente invalidante ed assicurare, anche per i casi più complessi, l’adeguata terapia di tipo conservativo e chirurgico. Il primo livello è costituito dai 19 «centri ambulatoriali multispecialistici per l’incontinenza urinaria» al cui interno operano contemporaneamente diversi specialisti del settore (urologo, fisiatra, ginecologo, infermiere professionale, fisioterapista) per la gestione diagnostica e terapeutica dei casi meno complessi. I 24 centri di secondo livello invece sono rappresentati da reparti di urologia, ginecologia e fisiatria individuati per la loro specifica competenza in ambito di incontinenza e costituiscono punti di riferimento monospecialistico per il trattamento dei casi più complessi. Il centro di terzo livello, situato presso l’Unità Operativa di Neuro-urologia e Unità Spinale dell’Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino, svolge un’attività ad alta specializzazione indirizzata a pazienti con problematiche di particolare complessità, quali quelli neurologici e con disfunzioni secondarie a lesione midollare (para e tetraplegici) e ricopre funzioni di coordinamento di tutta la rete. L’incidenza dell’incontinenza urinaria cresce all’aumentare dell’età ed è più alta nel sesso femminile. La prevalenza nel contesto della popolazione femminile, indipendentemente dall’età, è di circa il 20% (quasi una donna su 4); tale percentuale cresce con l’età sino a superare il 50% nella popolazione anziana, in particolare nelle residenze assistite e nelle case di riposo, dove raggiunge anche il 70% sia per le donne che per i maschi. “Secondo quanto emerso dalla ricerca di Fondazione Italiana continenza e Fondazione Istud dello scorso anno – spiega il professor Roberto Carone, presidente della Fondazione italiana continenza, Urologo, direttore della struttura Complessa di Neuro-urologia e del Dipartimento delle Mielolesioni - Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino - la diagnosi di incontinenza urinaria risulta per lo più formulata congiuntamente dal medico di medicina generale e dallo specialista e per un terzo dei casi dal solo specialista (urologo, ginecologo e geriatra). I medici di medicina generale intervengono autonomamente nel formulare la diagnosi solo nel 16% dei casi. Per contro la prescrizione degli ausili viene determinata dal solo medico di base in una grande percentuale di casi. Comunque si riscontra una notevole variabilità all’interno delle Regioni e dei territori esaminati. La Regione Piemonte rappresenta un modello di riferimento anche per le altre regioni sia per la gestione e la distribuzione dei presidi per l’incontinenza, sia per la Rete Integrata dei Centri distribuiti in tutto il territorio regionale”. “L’incontro di venerdì in Regione ci ha permesso di avere un contatto più diretto e un confronto con i medici di medicina generale e con i direttori di distretto - spiega la dottoressa Antonella Biroli, Fisiatra dell´ Ospedale S. Giovanni Bosco di Torino–. Abbiamo anche avuto la disponibilità del Tribunale dei diritti del malato a far conoscere la Rete per l’Incontinenza a livello regionale: un segnale positivo per estendere la rete in tutta Italia e dare nuove possibilità di cura a chi soffre di questo disturbo”. La dottoressa Luisella Squintone, Urologa della struttura complessa di Neuro-urologia di Torino e coordinatrice della Rete Piemontese, ha concluso l’incontro affermando che “tale riunione costituisce un primo gradino nel processo di collaborazione che deve instaurarsi tra i medici di famiglia e i Centri specialistici e si augura che la collaborazione con l’Assessorato regionale alla Sanità possa continuare anche su tale versante”. |
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14 MARZO 2013 GIORNATA MONDIALE DEL RENE: VISITE GRATUITE, INCONTRI ED INFORMAZIONI IN TUTTA ITALIA |
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Milano, 18 febbraio 2013 - Gioved¨¬ 14 marzo ¨¨ la Giornata Mondiale del Rene, promossa da Sin, Societ¨¤ Italiana di Nefrologia e Fir, Fondazione Italiana Rene, in collaborazione con la Croce Rossa Italiana e l¡¯International Society of Nephrology. ¡°Dedicata alla prevenzione delle malattie renali, che colpiscono 6 milioni di italiani e sono in continuo aumento, la Giornata Mondiale del Rene 2013 prevede numerose iniziative su tutto il territorio nazionale per sensibilizzare gli italiani a sottoporsi ad una visita di controllo, che pu¨° salvare la vita ¨C spiega il professor Giovambattista Capasso, Presidente Sin e Professore Ordinario di Nefrologia, Direttore del Dottorato di Scienze Nefrologiche e della Scuola di specializzazione in Nefrologia della Seconda Universit¨¤ di Napoli ¨C La diagnosi precoce delle patologie renali ¨¨, infatti, fondamentale: i reni si ammalano senza procurare disturbi, quando iniziano i primi sintomi la funzione ¨¨ fortemente ridotta e il paziente potrebbe necessitare di dialisi¡±. ¡°In occasione della Giornata Mondiale del Rene in circa 50 piazze italiane saranno allestiti stand informativi dove i cittadini potranno usufruire gratuitamente di un servizio di misurazione della pressione arteriosa e di analisi delle urine - illustra il professor Alessandro Balducci, Presidente Fir, Fondazione Italiana del Rene, Primario dell¡¯Unit¨¤ Operativa Complessa di Nefrologia dell¡¯Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata, docente presso la Scuola di Specializzazione in Nefrologia dell¡¯Universit¨¤ di Roma ¡°Tor Vergata¡± ¨C mentre in oltre 30 scuole si svolgeranno visite gratuite e seminari informativi rivolti ai giovani delle scuole medie superiori. Inoltre verranno organizzati incontri aperti al pubblico in oltre 50 i Centri di Nefrologia per promuovere un¡¯informazione capillare presso la popolazione¡±. Le visite nel dettaglio, un check up generale e gratuito che per i giovani sostituisce la visita di leva La Giornata Mondiale del Rene ¨¨ ormai un appuntamento per i cittadini: in continuo aumento coloro che si sottopongono alle visite gratuite. Con i Progetti Camper/gazebo e Scuole negli ultimi due anni sono state visitate quasi 12.000 persone. La visita gratuita inizia con una breve anamnesi e con la compilazione di un questionario relativo ai disturbi renali, ipertensione e diabete. Dopo la misurazione della pressione viene effettuato l¡¯esame delle urine istantaneo tramite uno stick. Con proteinuria ¡Ý 30 mg/dl e la pressione ¡Ý 140/90 viene suggerita una visita nefrologica oppure un approfondimento con il medico di medicina generale. Gli approfondimenti prevedono in particolare l¡¯esame del sangue da cui emerge il dosaggio di creatinina, oltre ad un¡¯ecografia renale. In questo modo viene eseguito un vero e proprio check up generale, un esame delle urine completo, che sostituisce almeno in parte la visita di leva per i ragazzi. Al via il progetto che assiste le famiglie dei pazienti dializzati Per sostenere le famiglie dei pazienti dializzati, nel corso del 2013 dovrebbe partire il progetto Caregiver. Finanziato dalla Regione Campania e promosso da Fir, Fondazione Italiana del Rene, Anerc, Associazione Nefropatici Emodializzati e Trapiantati Regione Campania e dalla cooperativa di psicologi La Gradiva. Questa iniziativa prevede l¡¯organizzazione di seminari, corsi e laboratori per spiegare ai familiari di pazienti dializzati il vissuto di chi affronta una malattia invalidante, con suggerimenti ed indicazioni pratiche ma soprattutto psicologiche per gestire la malattia. Dati epidemiologici - In Italia circa 6 milioni di cittadini soffrono di patologie renali. Attualmente sono in dialisi 45.000 soggetti, mentre 10 anni fa erano 37.000, con una crescita del 22%. Sono portatori di trapianto di reni 17.000 soggetti, mentre nel 2000 erano 9.500, con una crescita del 78,9%. Cresce in particolare il trapianto di rene da vivente: pi¨´ 13% in base ai dati del Centro Nazionale trapianti. I siti informativi per i cittadini - Informazioni sono disponibili online: www.Sin-italy.org - www.Fondazioneitalianadelrene.org |
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ALLARME RENI: GIOVANI A RISCHIO, MALATI META’ DEGLI ANZIANI |
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Milano, 18 febbraio 2013 – Il 9% degli under 20 italiani è a rischio malattia renale: lo evidenzia la presenza di proteine nelle urine, la proteinuria, marker precoce di danno renale e maggiore fattore di rischio nella progressione della malattia renale cronica. Ma gli anziani risultano essere i più colpiti: il 40% degli over 70 soffre di malattia renale cronica. Complessivamente, cioè per la popolazione generale, il rischio di ammalarsi ai reni si è quadruplicato in pochi anni. Sono i risultati emersi dall’indagine condotta su quasi 5.000 studenti nelle scuole secondarie del nostro Paese e su 7.000 cittadini presso Gazebo in occasione delle Giornate Mondiali del Rene 2010 e 2011. “Il Ministero della Salute, anche alla luce di questi dati allarmanti - dichiara il professor Giovambattista Capasso, Presidente Sin e Professore Ordinario di Nefrologia, Direttore del Dottorato di Scienze Nefrologiche e della Scuola di specializzazione in Nefrologia della Seconda Università di Napoli – alla fine del 2012 ha riconosciuto la priorità di prevenzione, diagnosi e cura dei disturbi renali, inserendo nel Decreto di ridefinizione dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) cinque nuove malattie croniche tra cui le Patologie Renali Croniche”. Giovani a rischio ma informati, malati quasi la metà degli anziani meno consapevoli “Grazie al “Progetto scuole” e al “Progetto Camper” abbiamo visitato gratuitamente quasi 5.000 studenti negli istituti di scuola secondaria e 7.000 cittadini nelle piazze – illustra il professor Alessandro Balducci, Presidente Fir, Fondazione Italiana del Rene, Primario dell’Unità Operativa Complessa di Nefrologia dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata, docente presso la Scuola di Specializzazione in Nefrologia dell’Università di Roma “Tor Vergata” - Il dato che desta maggiore preoccupazione è la presenza di proteine nelle urine del 9% dei ragazzi che abbiamo visitato, oltre all’elevata diffusione della patologia nefrologica negli anziani: il 40% dei soggetti con più di 70 anni soffre di malattia renale cronica”. I risultati dello studio americano Nhanes, National Health and Nutrition Examination Survey pubblicato nel 2012 dall’American Journal of Kidney Disease, dimostrano che la prevalenza della malattia renale cronica nei pazienti anziani è alta e continua ad aumentare. Ma oggi anche gli anziani possono sottoporsi ad un trapianto che può garantire una migliore qualità della vita rispetto alla dialisi. Questi dati hanno indotto a fine 2012 il Ministero della Salute ad inserire le Patologie Renali Croniche nel Decreto di ridefinizione dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). “Essere inseriti nei Lea – sottolinea il professor Giancarlo Marinangeli, Segretario Sin, Unità Operativa Complessa di Nefrologia e Dialisi Ospedale Maria Santissima dello Splendore di Giulianova (Te) - costituisce la premessa fondamentale per il riconoscimento della priorità di prevenzione, diagnosi e cura da parte del Sistema Sanitario Nazionale. Data l’incidenza della malattia renale in questa fascia della popolazione, sta partendo la costituzione di una commissione mista Sin e Sigg, Società Italiana di Gerontologia e Geriatria che inizierà lavori il 20 febbraio prossimo”. Le visite gratuite rappresentano un’importante occasione di prevenzione e monitoraggio della salute dei reni, ma anche un’occasione per raccogliere informazioni sulla conoscenza della malattia renale in Italia. I giovanissimi sono più informati rispetto agli adulti: quasi tutti gli studenti (92%) conoscono il ruolo e la funzione dei reni e molti conoscono il significato di parole specialistiche come proteinuria (17%), insufficienza renale cronica (60%), dialisi (66%) e trapianto (70%). La principale fonte di informazione sono i genitori (35%) e gli insegnanti (32%). Tra la popolazione adulta l’informazione risulta meno diffusa: il 12% conosce il termine proteinuria, e naturalmente la percentuale cresce con il livello di istruzione. “Questi dati, in crescita rispetto alle passate edizioni – spiega il dottor Luca Gentile, Vice Presidente Fir - indicano che tra i giovani sta crescendo una “cultura della prevenzione” soprattutto relativa alla nefrologia, un settore che qualche anno fa era sicuramente meno conosciuto”. Quadruplica il rischio generale per la popolazione - Il 19% dei cittadini, 4 volte in più rispetto alle passate edizioni, sono a rischio malattia renale. Sono vere e proprie cliniche ambulanti quelle allestite presso le maggiori piazze italiane e che accolgono i cittadini che vogliono effettuare esame delle urine istantaneo e misurazione della pressione. Come i giovani, anche i cittadini che hanno usufruito delle visite gratuite hanno compilato un questionario relativo alla conoscenza di alcuni termini medici: il 60% sapeva cosa fosse l’ipertensione mentre solo il 12% conosceva la parola proteinuria. Cuore a rischio per i malati di reni, pericolo di insufficienza renale doppio per gli ipertesi Ruolo trasversale del nefrologo che affronta insieme numerose patologie |
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MALATI ONCOLOGICI CON INSUFFICIENZA RENALE: SOPRAVVIVENZA RIDOTTA DI 5 VOLTE |
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Milano 18 febbraio 2013 – La sopravvivenza di un paziente oncologico si riduce di 5 volte se alla neoplasia si aggiunge un danno renale. Lo dimostrano i risultati di uno studio del 2012 realizzato dal gruppo del centro oncologico Anderson Cancer Center di Houston, in Texas, che ha valutato l’incidenza di danno renale acuto in 3558 pazienti ricoverati in un ospedale oncologico. I risultati del lavoro, infatti, indicano che le terapie farmacologiche per le cure dei malati oncologici sono tossiche e peggiorano le condizioni dei reni. Un numero significativo di pazienti poi, il 12%, ha sviluppato danno renale acuto, quindi il tumore di sé aumenta il rischio di malattia renale. La presenza di danno renale, poi, determina un raddoppio della durata del ricovero e dei costi ad esso correlati del paziente oncologico. “Nei pazienti colpiti da un tumore, l’insufficienza renale è un nemico temibile, perché può complicare il decorso della malattia neoplastica e impedire l’utilizzo di alcuni tipi di terapie. – dichiara il Presidente Sin, professor Giovambattista Capasso, Professore Ordinario di Nefrologia, Direttore del Dottorato di Scienze Nefrologiche e della Scuola di specializzazione in Nefrologia della Seconda Università di Napoli - Le possibilità terapeutiche offerte dai nuovi farmaci anti-tumorali, infatti, spesso sono ostacolate dalla loro tossicità, che colpisce principalmente i reni determinando alterazioni della regolazione dei fluidi e degli elettroliti, che possono causare insufficienza renale acuta e cronica”. Oncologia e nefrologia rappresentano quindi due ambiti della medicina che devono essere affrontati congiuntamente dagli specialisti proprio per il legame tra le neoplasie ed insufficienza renale. “La collaborazione continuativa tra i due specialisti - illustra il professor Giancarlo Marinangeli, Segretario Sin, Unità Operativa Complessa di Nefrologia e Dialisi Ospedale Maria Santissima dello Splendore di Giulianova (Te) - l’oncologo e il nefrologo, è di fondamentale importanza nella lotta alla patologia tumorale. In questa prospettiva, si sono costituiti di recente gruppi di lavoro tra i diversi specialisti sia negli Usa (Onconephrology Forum dell’American Society of Nephrology) che in Italia (gruppo di lavoro di onco-nefrologia tra le rispettive Società di Oncologia e Nefrologia). Quest’ultimo ha l’obiettivo di migliorare la conoscenza di queste problematiche e di diffonderle tra i nefrologi, gli oncologi, gli internisti e i medici di medicina generale che quotidianamente le affrontano in tutti gli ospedali del Paese. E la stessa cosa, ovvero avviare progetti cogestiti di collaborazione, la Sin intende fare anche verso altre categorie specialistiche, come i cardiologi, i geriatri, i diabetologi”. L’ipertensione raddoppia il rischio di malattia renale, cuore a rischio per i malati di rene “In uno studio condotto su 698 soggetti sani che si sono recati spontaneamente in un camper attrezzato per l’esame delle urine e parcheggiato in una grande piazza di Napoli – illustra il professor Alessandro Balducci, Presidente Fir, Fondazione Italiana del Rene, Primario dell’Unità Operativa Complessa di Nefrologia dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata, docente presso la Scuola di Specializzazione in Nefrologia dell’Università di Roma “Tor Vergata” – “nel 22% di essi è stata riscontrata l’ipertensione per la prima volta e nel 18% di questi ultimi è stata trovata la proteinuria nelle urine. Chi soffre di ipertensione, quindi, ha il doppio rischio di ammalarsi di malattie renali rispetto ad un soggetto sano. Lo studio Carhes, frutto della collaborazione tra Sin e Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (Anmco), ha permesso già da alcuni anni di comprendere l’evoluzione delle malattie renali nel tempo e la forte correlazione tra rene e cuore. “Il lavoro ha dimostrato che l’8% della popolazione generale italiana, uomini e donne, ha un qualche danno renale cronico – sottolinea il dottor Luca Gentile, Vice presidente Fir - Il dato rilevante è che si è visto che esiste una stretta correlazione tra rene e cuore: un rene che funziona male compromette anche il funzionamento del cuore e viceversa. La patologia renale cronica è un fattore indipendente di rischio cardiovascolare. Si stima che un soggetto con il 40% della funzione renale ha un rischio di incidenti cardiovascolari 10 volte maggiore rispetto ad un soggetto con normale funzione renale. I soggetti anziani, obesi ed ipertesi con danno renale cronico presentano un rischio cardio-vascolare ancora maggiore”. C’è quindi un’interdipendenza reciproca tra rene e cuore. L’integrità del rene e la funzione cardiovascolare sono legate a doppio filo: da una parte condividono alcuni fattori di rischio come l´ipertensione e l´obesità, dall´altra fattori specifici della malattia renale possono mettere in pericolo il cuore e fattori specifici della malattia cardiovascolare possono contribuire a peggiorare la funzionalità renale. “Questo forte legame tra le condizioni dei reni e quelle di cuore ed arterie, oltre che tra le neoplasie e la stessa insufficienza renale- conclude il Presidente Sin professor Capasso – “confermano il ruolo trasversale del nefrologo che deve affrontare numerose patologie a larga diffusione insieme a quella specifica dell’organo rene”. |
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SOPRAVVIVENZA DIMEZZATA PER GLI OBESI CON INSUFFICIENZA RENALE MA AUMENTA NEI MALATI NEFROLOGICI CHE FANNO SPORT |
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Milano 18 febbraio 2013 - Il rischio di morte cardiovascolare aumenta del 42% per i malati ai reni portatori di un particolare gene correlato all’obesità. Ogni 10 minuti di attività fisica si riduce il rischio di mortalità del 12% nei soggetti dializzati. Milano, 15 febbraio 2013 - I pazienti portatori del gene di rischio Fat-mass and Obesity-associated (Fto) hanno una probabilità di morte più elevata del 42% rispetto a quelli che ne sono privi: ecco il risultato di uno studio pubblicato sul Nephrology Dialysis Transplantation nel dicembre del 2012, diretto dal professor Carmine Zoccali, direttore dell´U.o. Di Nefrologia, Dialisi e Trapianto e Centro dell´Ipertensione arteriosa di Reggio Calabria cui ha partecipato la dottoressa Belinda Spoto, Cnr di Reggio Calabria. “Il Fat-mass and Obesity-associated gene (Fto) – spiega il professor Giovambattista Capasso, Presidente Sin e Professore Ordinario di Nefrologia, Direttore del Dottorato di Scienze Nefrologiche e della Scuola di specializzazione in Nefrologia della Seconda Università di Napoli – è un gene che negli ultimi anni ha ricevuto grande attenzione in ambito scientifico perché direttamente correlato con l’obesità. Questo gene, infatti, è altamente polimorfico ed alcune delle sue varianti predispongono ad un aumento della massa corporea come dimostrato in un recente studio americano in cui alcune varianti di questo gene sono state associate a tre importanti caratteri antropometrici, ovvero l´indice di massa corporea, il rapporto vita/fianchi e la circonferenza vita. Lo studio del professor Zoccali e della sua equipe, ha il merito di aver dimostrato che i pazienti portatori di questo gene hanno una probabilità di morte più elevata del 42% rispetto a quelli che ne sono privi accreditando l’ipotesi che questo polimorfismo ha effetti avversi sulla sopravvivenza dei pazienti affetti da malattia renale. Questo dato è il risultato di una osservazione consistente perché trovata in tre popolazioni indipendenti di pazienti con malattia renale cronica o in dialisi. In tutte queste popolazioni essa è risultata fortemente significativa”. Altre varianti del gene Fto sono state associate al diabete mellito ed all’ipertensione arteriosa che sono noti fattori di rischio di malattia renale e di complicanze cardiovascolari. Una variante di questo gene, inoltre, contribuisce a spiegare il rischio di morte nei pazienti con malattia renale cronica e nei pazienti in dialisi. Studi su obesità e rene, risultati conflittuali - La relazione fra obesità e mortalità nella malattia renale è una questione complessa e gli studi sull’argomento mostrano risultati conflittuali. La scoperta che un gene che predispone all’obesità può portare ad un maggiore rischio di morte nei pazienti con insufficienza renale cronica spinge a credere che un aumento nella massa corporea si associa ad una minore sopravvivenza in questa popolazione al pari di quanto osservato nella popolazione generale. Tuttavia, nei pazienti con malattia renale, il gene Fto si associa alla mortalità in maniera indipendente dall’obesità e dal diabete suggerendo che la relazione gene Fto-morte è mediata da meccanismi diversi da quelli coinvolti nella regolazione del bilancio energetico o del metabolismo glucidico. Questo risultato sembra indicare che l’insufficienza renale cronica è una condizione che può modificare profondamente il legame fra il gene Fto e l’obesità e stimola allo sviluppo di ulteriori studi finalizzati a identificare i meccanismi attraverso i quali una variazione nel Dna di questo gene impatta sulla mortalità nei pazienti con malattia renale. L’attività fisica riduce la mortalità dei pazienti in dialisi - Uno studio uscito sul numero di dicembre 2012 della prestigiosa rivista Cjasn, Clinical Journal of the American Society of Nephrology, dimostra che una attività fisica continua e costante riduce significativamente la mortalità di pazienti sottoposti a dialisi. Lo studio è stato condotto su 202 pazienti emodializzati seguiti per sette anni. L’entità dell’attività fisica è stata misurata mediante un accelerometro. “Lo studio dimostra che i soggetti dializzati che hanno praticato attività fisica moderata per almeno 50 minuti tre volte alla settimana hanno una significativa riduzione del rischio di morte” – spiega il professor Giancarlo Marinangeli, Segretario Sin, Unità Operativa Complessa di Nefrologia e Dialisi Ospedale Maria Santissima dello Splendore di Giulianova (Te) - Lo studio predice che ogni aumento di dieci minuti dell’attività fisica riduce del 12% il rischio di mortalità. Partendo da questo studio la Sin propone di fare un grande trial su soggetti non solo con insufficienza renale in trattamento dialitico, ma anche nella fase avanzata dell’insufficienza renale e nei soggetti portatori di trapianto del rene”. Si tratta di definire con grande rigore il tipo e l’entità dell’attività fisica e cercare di stabilire con metodologia scientifica i vantaggi ed eventualmente i limiti dell’attività fisica. Gli specialisti suggeriscono ai malati di svolgere attività fisica, anche se rimane da stabilire, su un adeguato numero di soggetti, quando ed in che range l’attività fisica può essere considerata un vero e proprio “farmaco” per i pazienti nefropatici. |
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L’AMORE AL TEMPO DELLA DIALISI |
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Milano 15 febbraio 2013 - Si sono conosciuti 7 anni fa e da allora non si sono più lasciati. Convivono con la dialisi condividendo un percorso difficile: è la storia di Luca e Gabriella due giovani affetti da malattia renale cronica. “Nel centro dove dializzo, in Sardegna, - spiega Luca - ad una riunione di pazienti e medici ho conosciuto una ragazza in cura nel mio stesso centro ma che, per turni diversi, non conoscevo. Infermieri e medici ci guardavano in modo curioso. Poi dopo qualche mese abbiamo ufficializzato il nostro fidanzamento. Da 7 anni siamo insieme e viviamo pienamente il lavoro e le vacanze ma anche i limiti, dubbi, stanchezze e paure. Noi condividiamo tanto ma anche senza aiuto psicologico, riusciamo a vivere con la dialisi dove la dialisi non è la cosa principale della nostra vita ma il mezzo per vivere bene. Il percorso della mia compagna è molto diverso dal mio perché lei è diabetica.”. È il 9 marzo 1998 quando Luca, all’età di 28 anni si ritrova su un lettino di pronto soccorso di un ospedale torinese. Nei giorni precedenti si era sentito stanco ed aveva avuto un po’ di tosse. Lavorando come giornalista in Tv era andato in un ospedale otorinolaringoiatrico per curare la tosse che non gli permetteva di “usare la voce”. “L’unico ricordo che ho è che all’improvviso, dopo un forte colpo di tosse il buio... – continua Luca - Mi sono ripreso dopo più di 18 ore di coma mentre avevo già fatto la mia prima dialisi in totale incoscienza. Il mio rene aveva smesso di funzionare e avevo un livello molto alto di creatinina (marker di malattia renale) nel sangue, cioè 22. Nei miei polmoni c’erano 3 litri di acqua non filtrata ed ecco quindi spiegata la tosse e la stanchezza. Il nefrologo mi ha detto subito che forse avrei superato l’insufficienza renale acuta e che avrei comunque vissuto relativamente bene sottoponendomi a dialisi 3 volte alla settimana. Da quel momento la mia vita è cambiata per sempre: a casa, lavoro e nel tempo libero”. Dopo un mese di ricovero nella sua città natale, all’Ospedale Molinette di Torino Luca torna a casa con “un impegno in più”. Dopo qualche settimana di convalescenza domestica va in vacanza in un centro dialisi sardo, a Carbonia. Nel 2003 la sua radio chiude e la crisi editoriale è pressante così lascia Torino per trasferirsi in Sardegna dove lavora per conto di un Tg regionale. “Sono entrato in dialisi in modo drammatico – continua Luca - ma ho avuto la fortuna di avere un nefrologo che mi ha subito motivato incitandomi a riprendere in breve tempo il lavoro e la vita. È importante, soprattutto tra i giovani, trovare medici che siano alleati e ti motivino”. Oggi Luca Gentile è vice presidente della Fondazione Italiana del Rene e il suo ruolo è legato proprio alla volontà di essere portavoce dei pazienti in dialisi. “Chi fa dialisi, - conclude Luca - anche se giovane ed in buona salute ha grandi difficoltà a spostarsi e viaggiare e questo non fa bene alla psiche. È bene viaggiare e vedere come lavorano altri centri dialisi. Io ho visto e verificato che la qualità della dialisi è buona ed omogenea in tutta Italia. Certo è che un po´ la conoscenza ed un po´ di impegno mi agevolano a muovermi tranquillamente. Ma molti pazienti hanno paura di abbandonare, anche per un breve periodo, il centro dialisi di residenza. Probabilmente bisognerebbe incentivare maggiormente, ove possibile, la mobilità. E poi, purtroppo, per motivi culturali, il paziente in dialisi si sente malato e si autoesclude dalla vita sociale. Ma anche il mondo del lavoro è diffidente dal paziente dializzato. Trascorrere 3 o 4 giorni in ospedale condiziona ma ci si può organizzare”. |
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TOSCANA: NESSUN LICENZIAMENTO IN SANITÀ
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Firenze, 18 febbraio 2013 – Nessun licenziamento in sanità. Il piano di riorganizzazione del servizio sanitario toscano varato con la delibera di fine anno, e ora in fase di avvio, non prevede licenziamenti. L’ha assicurato l’assessore al diritto alla salute rispondendo stamani al vicepresidente della quarta commissione, che chiedeva informazioni sulla nuova organizzazione dei medici. L’assessore ha spiegato che riorganizzazione significa prevedere un nuovo modello di sanità, con la ricollocazione dei lavoratori all’interno del sistema. Per questo sono in corso incontri sindacali con tutte le categorie dei lavoratori della sanità, sia sulla riorganizzazione del 118, sia sulla ricollocazione dei professionisti all’interno della nuova organizzazione. Tutto viene fatto – ha sottolineato l’assessore – discutendo con i sindacati di tutti i livelli professionali sui diversi tavoli della riorganizzazione. All’interno della riorganizzazione di un sistema, come quello della sanità toscana, che comprende più di 50.000 lavoratori, l’assessore ha ricordato anche che si stanno predisponendo processi di valorizzazione delle risorse umane, per sviluppare le professionalità esistenti ed elevare il livello di formazione. |
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UN OSPEDALE GREEN PER RISPARMIARE ENERGIA E DENARO IL NUOVO OSPEDALE DI PISTOIA È STATO PROGETTATO PER ELIMINARE GLI SPRECHI ENERGETICI E RISPARMIARE DENARO PUBBLICO |
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Pistoia, 18 febbraio 2014- Pannelli fotovoltaici, apparecchiature a basso consumo e riciclo dell’acqua piovana per consumare meno e fare salute Consumare meno e fare salute. Il Nuovo Ospedale di Pistoia è stato progettato per eliminare gli sprechi energetici e risparmiare denaro pubblico. Per luce, acqua, riscaldamento e aria condizionata sono state adottate soluzioni eco-compatibili e in linea con le normative europee sul contenimento dei consumi e sul rispetto dell’ambiente. Il nuovo complesso, pur essendo a contenuto altamente tecnologico e polispecialistico, è stato progettato in veste green. Nel nuovo ospedale sarà il cogeneratore la fonte primaria che garantirà la produzione combinata sia di energia elettrica che termica: assicurerà il massimo rendimento, il risparmio di energia primaria e la riduzione delle emissioni (principalmente Co2). L’impianto fornirà l’energia necessaria al Nuovo Ospedale ed alla Palazzina Servizi, 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, consentendo così di perseguire un notevole risparmio economico e, conseguentemente, di spostare le risorse dal consumo di energia ai servizi al cittadino. Con l’istallazione del cogeneratore sarà possibile risparmiare fino al 35%. L’energia elettrica arriverà anche dall’installazione dell’impianto fotovoltaico: ci saranno 1344 pannelli suddivisi in 28 campi, senza strutture di supporto interconnessi con un sistema di accumulatori. L’impianto di produzione di energia elettrica, tramite conversione fotovoltaica, avrà una potenza di picco di 50 kW e sarà prodotta utilizzando dei moduli di silicio amorfo collocati sulla copertura dell’edificio ospedaliero. La scelta del silicio amorfo, che ha livelli prestazionali inferiori rispetto alle più recenti tecnologie, è stata dettata principalmente dalla necessità di ridurre al minimo l’impatto ambientale, poiché i vincoli paesaggistici richiedevano un minimo impatto visivo dall’esterno e forte riduzione delle riflessioni. E’ previsto anche il riutilizzo dell’acqua piovana raccolta dalle coperture che sarà convogliata in un’apposita vasca avente una capacità di circa 200 metri cubi e, opportunamente trattata, potrà essere poi riciclata per l’alimentazione delle cassette dei Wc dei servizi sanitari o a scopo irriguo. Si considera di recuperare circa 10.000 metri cubi di acqua all’anno. Infine la struttura a pannelli della facciata rappresenta un elemento fondamentale per il rispetto dei criteri energetici e acustici; i pannelli realizzati in fabbrica, prodotti in modo uniforme e con un procedimento automatizzato, consentono risultati eccellenti per il contenimento delle dispersioni termiche (quindi minor energia spesa per riscaldare o raffrescare la struttura) e garantiscono una perfetta barriera contro i rumori realizzando così un ottimale comfort acustico all’interno della struttura. |
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CORSO: “LA GESTIONE DEL PAZIENTE EMIPLEGICO” |
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Bolzano, 18 febbraio 2013 - Si svolgerà il 23 marzo, dalle 9.00 alle 13.00, presso la Scuola provinciale per le professioni sociali in lingua italiana ”Levinas” di Bolzano il corso sul tema “La gestione del paziente emiplegico”. Si svolgerà sabato 23 marzo, dalle 9.00 alle 13.00, presso la Scuola provinciale per le professioni sociali in lingua italiana "Levinas" di Bolzano il corso sul tema "La gestione del paziente emiplegico". Il corso, pensato per assistenti geriatrici ed all´handicap, educatori, operatori socio sanitari ed operatori socio assistenziali, si propone di insegnare ai partecipanti le nozioni di base sull´eziopatogenesi dell´emiplegia ed a gestire, da un punto di vista motorio, il paziente emiplegico nelle attività quotidiane, dalla cura della propria persona alle attività ricreative. Le iscrizioni sono aperte sino al 15 marzo. Per iscrizioni rivolgersi alla Segreteria della formazione continua presso la Scuola Provinciale per le Professioni Sociali "E. Levinas", che ha sede in Piazza Angela Nikoletti, 1 a Bolzano, tel. 0471/440900. È possibile inoltre iscriversi on line al seguente indirizzo: http://www.Sociale-levinas.fpbz.it/ |
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FIBROSI CISTICA: CON VIVI WIRELESS ESERCIZIO FISICO IN LIBERTÀ
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Roma, 18 febbraio 2013 – Arriva ai due Centri di Fibrosi Cistica di Roma, il Dipartimento di Pediatria dell’Azienda Ospedaliera Policlinico Umberto I di Roma e l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, il progetto “Vivi Wireless”, un’iniziativa che offre ai pazienti seguiti dalle due strutture l’opportunità di utilizzare, gratuitamente e sotto il controllo del fisioterapista, la console Xbox Kinect per accompagnare la fisioterapia respiratoria giornaliera con l’esercizio fisico, una componente fondamentale nella cura della patologia. Fisioterapia, ginnastica respiratoria, esercizio fisico fanno parte delle attività quotidiane dei pazienti con Fibrosi Cistica (in Italia circa 5.000), la più comune tra le patologie genetiche, una malattia caratterizzata da un progressivo deterioramento della funzionalità polmonare con grave compromissione della qualità della vita. Per contrastare questo processo e per ridurre il numero delle ricadute da infezioni polmonari il paziente ha bisogno di cure costanti e prolungate che implicano un impegno quotidiano di almeno 2 ore, fra farmaci da assumere per inalazione, per via orale ed esercizi da eseguire. “Vivi Wireless”, nato dalla collaborazione fra la Lega Italiana Fibrosi Cistica e Novartis, mette a disposizione dei pazienti una modalità innovativa per l’allenamento da sforzo: uno strumento wireless che amplifica la libertà di movimento e che, grazie a una componente ludica più coinvolgente, consente di allontanare noia e ripetitività degli esercizi. Il dr Giuseppe Cimino, Dirigente Medico del Centro Fibrosi Cistica (Primario prof. Salvatore Cucchiara) del Dipartimento di Pediatria dell’Azienda Ospedaliera Policlinico Umberto I, fa sapere che al suo Centro afferiscono circa 500 pazienti, metà dei quali adulti. Il Centro segue anche il follow up clinico di circa 50 pazienti affetti da Fibrosi Cistica, sottoposti a trapianto bi polmonare. “Il nostro Centro segue i pazienti anche dopo la maggiore età. Particolare il rapporto con i genitori che, grazie a Vivi Wireless, possono mettere in atto un’interazione giocosa con il figlio.” – ha spiegato il dr Cimino. “Presso il Dipartimento di Pediatria dell’Azienda Policlinico Umberto I esiste una Palestra per la riabilitazione dei pazienti affetti da Fibrosi Cistica e dei pazienti affetti da Fc sottoposti a tx bi polmonare con un’equipe di fisioterapisti di esperienza decennale nel campo della riabilitazione, supportata dai medici del Centro Fc. Uno degli obiettivi del prossimo futuro è monitorare nel tempo i pazienti affetti da Fc non solo continuando il follow up tradizionale, ma aggiungendo un controllo nel tempo delle prestazioni psico fisiche, specie quando non hanno particolari complicanze, per procrastinare sempre più a lungo un peggioramento clinico oggi ancora possibile, I nuovi trial clinici che il Centro Fc del Policlinico Umberto I inizierà nei prossimi mesi (potenziatori e correttori del difetto genetico di base) saranno, con questa iniziativa, supportati per la riuscita clinica” – ha concluso. La dottoressa Vincenzina Lucidi, responsabile del Centro Fibrosi Cistica dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù assiste oltre 350 pazienti, soprattutto bambini e giovani adulti. “Questo dono, apparentemente ludico, si inserisce in una strategia di terapia preventiva e riabilitativa che, associata alle tecniche di disostruzione bronchiale, ha dimostrato di essere utile nel rallentare l’evoluzione dell’insufficienza respiratoria dii questi pazienti” – chiarisce la dr.A Lucidi. “Già diversi anni fa, in questo Ospedale, dimostrammo in pazienti con fibrosi cistica, che anche un programma a breve termine di training fisico controllato durante il ricovero, migliorava la fitness cardiopolmonare (Pediatr Pulmonology 2004; 38:115-118). Di fatto l’esercizio fisico costante ha un suo razionale terapeutico nel favorire un migliore utilizzo dell’ossigeno da parte dei muscoli e di tutti i tessuti con risvolti immediati sulla qualità di vita presente e futura. Per questi motivi l’indicazione all’attività sportiva è diventata parte integrante delle strategie terapeutiche per ogni età. L’utilizzo di strumenti interattivi, anche a casa, permette di rendere più continua l’attività motoria anche nei periodi invernali. L’impegno dell’Ospedale Bambini Gesù” – conclude la responsabile del Centro – “nell’educazione e formazione del paziente Fc verso lo sport ha, come presupposto fondamentale, la collaborazione multidisciplinare tra l’Unità Operativa di Fc, l’Uo di Fisiopatologia Respiratoria e dello Sport e il team delle Fisioterapiste nell’assistenza e nella realizzazione di progetti clinici riabilitativi” La partecipazione dei Centri per la Fibrosi Cistica del Dipartimento di Pediatria dell’Azienda Ospedaliera Policlinico Umberto I e dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma al progetto Vivi Wireless trova il consenso dei pazienti. "Ci auguriamo che molti di coloro che oggi non praticano adeguata attività fisica quotidiana possano trovare utile questo nuovo strumento – afferma Silvana M. Colombi, presidente della Lega Fibrosi Cistica per la regione Lazio. “Vivi Wireless” richiama i concetti di libertà, di autonomia e di levità, traguardi auspicabili, ma non sempre facili da raggiungere per chi è affetto da fibrosi cistica”. Novartis, ha aderito con entusiasmo a questo progetto, come dimostrano le parole di Philippe Barrois, Amministratore Delegato e Country President di Novartis in Italia: “Vivi Wireless offre ai pazienti una nuova prospettiva nella gestione della fibrosi cistica con una modalità più coinvolgente e motivante. La fibrosi cistica rappresenta un’area di forte impegno per la nostra ricerca, che ha in studio diversi progetti, per molecole che potrebbero non solo controllare la malattia ma addirittura modificarla”. |
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ROMA: DINO DI BONITO “METROPOLIS” |
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Roma, 18 febbraio 2013 - Simbolo da sempre della modernità, le grandi metropoli, animate da un’intensa vita sociale e culturale, in certi momenti si trasformano in gigantesche gabbie di cemento in cui ci si sente soli, avendo comunque intorno molte persone. Dino Di Bonito espone, dal 6 al 23 marzo 2013 presso la Interazioni Art Gallery, un ciclo di dipinti che traducono in immagini per lo più questo stato d’animo che si avverte a volte - camminando in strada, tra la folla, nel traffico, facendo la fila davanti a un teatro - quando, improvvisamente ci si estranea dalla realtà e si rivolge l’attenzione all’interno di se stessi. La mostra, Metropolis, a cura di Stefania Valente, propone sei “visioni urbane” di grande formato, dominate da ricorrenti elementi verticali, in cui si muove una moltitudine anonima e silenziosa: uomini e donne che camminano come dei fantasmi, ignorandosi a vicenda, in una dimensione che appare quasi onirica. Lavori mai esposti al pubblico, concepiti con coerenza concettuale da Di Bonito che, cresciuto in un contesto provinciale e tranquillo, si è trasferito prima a Napoli e poi a Roma ed ha quindi sperimentato di persona le inquietudini che nascono in un mondo metropolitano sempre più globalizzato. Ogni tela di questa serie - che ha come titolo il nome di una grande metropoli – affronta le tematiche esistenziali tipiche di una società post-moderna come l’incomunicabilità, l’angoscia, la solitudine (le stesse in fondo dell’Espressionismo degli esordi con cui l’artista ha del resto molti punti di contatto) con un stile immediato e istintivo, fortemente contaminato, che riassume in sé diverse correnti, dal Divisionismo e Futurismo alla Scuola romana. Dino Di Bonito, inizialmente interessato a una ricerca figurativa che strizzava l’occhio alla tradizionale veduta urbana, prende successivamente una direzione opposta, che sconfina verso l’astrazione. Pur partendo sempre dal dato oggettivo – il panorama urbano - in questa seconda fase artistica produce lavori utilizzando una tecnica personale, dipingendo di getto coi colori direttamente sulla tela, prassi artistica simile a quella dell’Action painting, in cui è il lato inconscio, irrazionale, a dettare all’artista il contenuto dell’opera. Cenni biografici Amante delle arti e della cultura, Dino Di Bonito - avvocato, pittore, musicista - sin da giovane si appassiona all’arte frequentando l’atelier dello zio pittore. Durante gli anni della formazione, mentre frequenta il liceo classico e si dedica allo studio del pianoforte presso il Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli, apprende da autodidatta i rudimenti dell’arte e inizia a produrre i suoi primi dipinti. Nonostante le forti inclinazioni artistiche, dopo la licenza liceale procede in tutt’altra direzione. Si laurea in legge e successivamente intraprende la carriera forense. Tuttavia, non mette mai da parte l’espressione artistica. Nel corso del tempo continua a dipingere in un contesto ideale, ispirato anche dalla bellezza della natura circostante: il suo studio di Pozzuoli con vista sul mare. Nato a Pozzuoli, vive e lavora tra Roma e Napoli. |
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CICLISMO DONNE, IL 24 MARZO A VARESE IL TROFEO BINDA |
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Milano, 18 febbraio 2013 - Un percorso di 120 chilometri, con 1.800 metri di dislivello, in cui si sfideranno 28 team, di cui 6 italiani. È questo, in sintesi, il trofeo ´Alfredo Binda´, in programma domenica 24 marzo nel territorio varesino. La manifestazione, l´unica prova italiana di Coppa del Mondo donne di ciclismo, è stata presentata il 13 febbraio a Milano, dagli assessori regionali allo Sport e Giovani e all´Ambiente. Alla presentazione sono intervenuti, tra gli altri, la campionessa Noemi Cantele, i sindaci di Cittiglio e Laveno Mombello, il presidente del Cycling Sport Promotion, i rappresentanti della Fci (Federazione ciclistica italiana) e i bambini della quinta classe della scuola primaria di Cittiglio (Va). Manifestazione Fulcro Di Eventi Che Valorizzano Territorio - L´assessore allo Sport e Giovani ha voluto complimentarsi con gli organizzatori che "ogni anno riescono a tramutare questo evento in benefici per il territorio". "Questa competizione - ha detto - non va avanti per conto proprio, ma fa parte di un corollario di iniziative legate alla tutela dell´ambiente e della salute, all´educazione alimentare e alla solidarietà. Credo sia importante creare sinergie e l´iniziativa ecologica legata al riciclo dei rifiuti è la più bella risposta che si possa dare alle brutture del ciclismo che comunque non riescono a farci disinnamorare da questa straordinaria disciplina". Il Programma Della Gara - La manifestazione partirà da Laveno Mombello per concludersi, dopo 120 chilometri, a Cittiglio. Il primo giro, di 52 km, toccherà le due sponde del Lago Maggiore, da Laveno a Luino, passando per la collina di Cunardo, per poi arrivare a Cittiglio. Da Cittiglio ci saranno 4 giri, di 17 km ognuno, che passeranno da Brenta, Casalzuigno, Cuveglio, Orino, Azzio, Gemonio e Cittiglio. Affiancheranno la manifestazione diverse iniziative collaterali come ´Recycling´, dedicata alla tutela ambientale dei luoghi dove si svolge la manifestazione, con il coinvolgimento delle scuole e l´obiettivo di ripristinare, al termine della gara, gli spazi così come li si erano trovati. Tutela Ambientale - "Questo evento - ha detto l´assessore all´Ambiente - ha un altissimo richiamo ambientalista e mira a trasmettere un forte messaggio di tutela e rispetto delle risorse naturali che ci circondano. Un messaggio che diventa grande responsabilità, soprattutto nei confronti dei più piccoli. Questa gara permette di tutelare l´ambiente anche facendo sport e con il progetto ´Recycling´ il Trofeo Binda si impegna a restituire i luoghi delle manifestazioni puliti, applicando così il principio di sostenibilità che ci permette di limitare l´impatto sull´ambiente". |
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A FIEMME 2013 LA MEDAGLIA D’ORO VA ALL’INNOVAZIONE DEL SISTEMA TRENTINO
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Trento, 18 febbraio 2013 - Ai mondiali di sci nordici di Fiemme 2013, in programma dal 20 febbraio al 3 marzo 2013, è già stata assegnata la prima medaglia d’oro: non è una medaglia sportiva ma all’innovazione e questa è andata al sistema trentino perché ha saputo garantire, assieme al Comitato organizzatore e agli oltre 1300 volontari, il meglio della tecnologia e dell’innovazione. La Provincia autonoma di Trento e decine tra aziende pubbliche e private hanno garantito il supporto e la conoscenza per rendere l’edizione 2013 dei mondiali di sci nordico davvero “full digital”. Riprese televisive, telecomunicazioni e servizi di nuova generazione correranno lunga i chilometri di fibra ottica e la rete wifi allestita da Trentino Network. Informatica Trentina e Trento Rise, con l’assessorato alla salute e alle politiche sociali hanno presentato due app mobile, per telefoni di ultima generazione, in grado di far vivere in presa diretta le competizioni e mettere in connessione il territorio con i 250 mila spettatori attesi durante i 10 giorni di gare, persone disabili comprese. Le strutture degli stadi del fondo di Lago di Tesero, lo Stadio del ghiaccio di Predazzo e il Palafiemme sono state realizzate con il legno della val di Fiemme e certificate Pefc, lo standard mondiale per la certificazione forestale sostenibile. Spostarsi tra una competizione e l’altra sarà altrettanto facile, grazie al servizio di trasporto pubblico che a Fiemme ha presentato un parco macchine a bassissimo impatto ambientale per una mobilità davvero sostenibile. Il tutto con un solo, grande obiettivo: rendere grandi i mondiali di Fiemme 2013 e fornire a cittadini e sportivi servizi di qualità. I mondiali di Fiemme 2013 sono già il laboratorio per innovare l’offerta turistica e sportiva trentina e valorizzare le più avanzate aziende trentine. Fiemme 2013 è la dimostrazione sul campo del ruolo positivo che l’ente pubblico, la Provincia autonoma di Trento, con le aziende di sistema, Informatica Trentina e Trentino Network, oltre al sistema ricerca rappresentato da Trento Rise, può svolgere per riqualificare la domanda pubblica. Si tratta della domanda di servizi e soluzioni meno ordinaria e più innovativa, in grado di stimolare l’innovazione di servizi abilitati dall’innovazione tecnologica. Il ruolo innovativo del pubblico è di stimolare la domanda di servizi di nuova generazione e facilitare così il trasferimento tecnologico dai centri di ricerca alle imprese. La risposta del sistema (pubblico e privato) Trentino è stata positiva con la creazione di infrastrutture e servizi innovativi ai cittadini, e una ricaduta concreta su imprese e sistema economico. Il turismo, legato allo sport e all’ambiente, rappresenta la risorsa fondamentale per l’economia del Trentino: la scelta quindi è stata di sostenere un settore strategico, contando su settori altrettanto strategici, quali le imprese più innovative e la ricerca applicata. Un ruolo di primo piano è stato svolto dalle società di sistema della Provincia autonoma di Trento. Trentino Network ha sfruttato le potenzialità della fibra ottica per collegare tutti i siti coinvolti nella manifestazione, trasmettere le immagini in alta definizione e garantire la sicurezza, con il supporto della rete radiomobile. Trentino Trasporti, con i servizi della Provincia e il distretto tecnologico, ha messo a disposizione mezzi elettrici ad idrogeno e ridisegnato l´intero orario dei trasporti pubblici in val di Fiemme, così da favorire durante i mondiali una mobilità sostenibile. Informatica Trentina, nel suo ruolo di gestione della domanda pubblica Ict, si è dedicata allo sviluppo di servizi innovativi e applicazioni a favore dei turisti che voglio seguire in modo nuovo l’evento con Vivifiemme, sviluppata in stretta collaborazione con Trento Rise, e all’iniziativa Trentino Accessibile, un’app che fornisce alle persone disabili la lista e la localizzazione delle strutture e dei luoghi senza barriere, realizzata con la cooperativa Handicrea. Iniziative, queste, che sono state pensate e costruite coinvolgendo anche Trentino Marketing/trentino Sviluppo, l’Azienda per il Turismo, le imprese, diverse anime della Provincia (dall’innovazione al turismo, dai trasporti alle politiche sociali), dal territorio con gli operatori economici e gli studenti dell’Istituto Rosa Bianca di Cavalese. La certificazione Pefc - il sistema di certificazione forestale sostenibile più diffuso al mondo - emerge con tutta la sua forza nell´intento dei Mondiali Fiemme 2013, della Valle e del Trentino di approcciarsi all´ambiente con una filosofia meno impattante possibile. E su questi principi sono state realizzate le strutture dei Mondiali: Stadio del Fondo, del Salto e Palafiemme. Gli investimenti importanti non vivranno il periodo abbagliante dei mondiali di sci nordico, ma sono stati pensati e realizzati per garantire qualità all’offerta turistica e sportiva trentina. Le strutture e i servizi saranno impiegati già quest’anno per la 26° edizione delle Universiadi invernali, in programma proprio in Trentino, e in prospettiva saranno teatro di manifestazioni internazionali e accessibili a turisti ed appassionati di sport. Grazie a Fiemme 2013, il territorio trentino sarà più attrattivo e competitivo. |
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