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LUNEDI
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Notiziario Marketpress di
Lunedì 03 Febbraio 2014 |
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NELLE MALATTIE MUSCOLARI CRONICHE L’AUTORIPARAZIONE DEL TESSUTO GENERA FIBROSI |
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Milano, 3 febbraio 2014 – Durante il processo di riparazione muscolare, se il danno è persistente, le cellule staminali vascolari subiscono un cortocircuito e iniziano a depositare materiale fibroso sul tessuto muscolare, danneggiandolo. È la conclusione alla quale è arrivato lo studio (Macrophages commit postnatal endothelium-derived Q1 progenitors to angiogenesis and restrict endothelial to mesenchymal transition during muscle regeneration doi:10.1038/cddis.2013.558) coordinato da Silvia Brunelli, docente di Biologia applicata presso il Dipartimento di Scienza della Salute dell’Università di Milano-bicocca in collaborazione con l’Irccs dell’Ospedale San Raffaele di Milano e pubblicato oggi su Cell Death and Disease. In condizioni normali, in risposta al danno del muscolo scheletrico vengono attivati diversi meccanismi per riparare il tessuto danneggiato. Questi processi devono essere finemente regolati, e il sistema infiammatorio gioca un ruolo chiave. Se il danno tissutale persiste e si cronicizza, come nel caso delle distrofie muscolari o nel processo di invecchiamento, la riparazione diventa incontrollata e porta alla sostituzione delle fibre muscolari con una massa fibrotica non funzionale. Il muscolo viene “attaccato” dalle cellule staminali vascolari che contribuiscono a generare una “cicatrice fibrosa” che si sovrappone al tessuto muscolare. «La natura delle cellule che portano alla deposizione anomala della massa fibrotica non è chiara – spiega Silvia Brunelli -. Siamo riusciti a dimostrare che cellule staminali vascolari, che normalmente darebbero origine a cellule endoteliali necessarie alla corretta rivascolarizzazione del tessuto scheletrico a seguito di un danno, possono cambiare il loro destino e generare cellule che depositano matrice e fibra, subendo un processo chiamato transizione endotelio-mesenchimale (Endotelial to Mesenchymal transition, Endomt)». Questo processo, identificato in altri tessuti come causa di patologie fibrotiche, per esempio la fibrosi renale e polmonare, non era mai stato osservato nel muscolo scheletrico. Inoltre, è stato dimostrato che nel tessuto muscolare una delle cause di questa trasformazione è la non corretta risposta infiammatoria. «I nostri risultati – conclude Brunelli – aprono la strada a nuovi interventi terapeutici nel caso di malattie come la distrofia e altre miopatie genetiche, intervenendo sulle cellule endoteliali del muscolo, e sulle cellule del sistema infiammatorio». |
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DIABETE: DA AMD-ASSOCIAZIONE MEDICI DIABETOLOGI IL PROGETTO NICE PER APPROPRIATEZZA NELLE CURE. “APPROPRIATEZZA È NON SOLO CURA ADEGUATA, MA SOPRATTUTTO CURA GIUSTA” |
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Milano, 3 febbraio 2014 - Prescrizione corretta e cura adeguata: potrebbero sembrare due sinonimi, ma in realtà definiscono aspetti ben diversi tra loro dell’intervento medico, secondo appropriatezza. Non sempre, infatti, tutto si risolve nella scelta del farmaco giusto per la malattia e i suoi sintomi; soprattutto nel malato cronico, come la persona con diabete, questa scelta deve fare i conti con i reali bisogni dell’individuo e la sua capacità di adeguare il proprio stile di vita, affinché la cura proposta sia adeguata al singolo. Sono questi i presupposti sui quali si basa il Progetto ‘Nice’ (Need is core of effectiveness), il nuovo programma organico di formazione, educazione e comunicazione volto al miglioramento delle competenze dei professionisti, dell’organizzazione dell’assistenza, della gestione della malattia, in linea con i bisogni della persona con diabete, messo a punto da Amd-associazione Medici Diabetologi e presentato il 30 gennaio a Milano. Nice il progetto per la qualità e l’appropriatezza della cura in diabetologia. “Pochi anni fa sono chiaramente emersi, da alcuni dei maggiori studi scientifici sul diabete – Ukpds, Accord, Advance e altri –, gli enormi vantaggi di una cura precoce, e intensa, della malattia. Intervenendo adeguatamente sin dal suo primo manifestarsi è possibile ridurre l’insorgenza delle complicanze a lungo termine, specialmente cardiovascolari; trattare in maniera rigorosa il diabete con almeno 5 anni di anticipo può diminuire queste ultime di oltre il 40%, secondo i dati dello studio Steno-2”, ha detto Antonio Ceriello, Presidente Amd. Che ha poi spiegato come Amd abbia dato il via nel 2009 al Progetto ‘Subito!’, con lo scopo di promuovere un cambiamento culturale oltre che clinico nell’approccio alla cura del diabete, fondato sul principio che la strada giusta non è far scendere la glicemia quando si è già assestata su valori scadenti, ma migliorare il compenso metabolico della persona con diabete, cioè riportarne i valori della glicemia alla normalità, intervenendo intensivamente sin dall’esordio della malattia o comunque alla sua diagnosi. “Tuttavia - ha quindi ricordato Ceriello - trattare subito è utile, ma insufficiente, se non fatto in modo appropriato. Nice, il progetto Amd per l’appropriatezza in diabetologia, è la naturale prosecuzione di Subito!. Ma è anche un progetto che potremmo definire pilota nei modelli di cura delle malattie croniche, delle quali il diabete rappresenta un chiaro paradigma, come riconosciuto anche dall’Unione Europea che lo ha scelto ad esempio di come affrontare altre malattie come quelle cardiovascolari o la broncopneumopatia cronica ostruttiva", ha aggiunto. “Il diabete è caratterizzato da numeri grandi e crescenti, è necessario agire secondo equità e sostenibilità in modo da garantire l’accesso a cure di qualità per tutti” ha sintetizzato Nicoletta Musacchio, Vicepresidente Amd. Secondo la Federazione internazionale del diabete (Idf) nel 2000 in Italia c’erano 3,125 milioni di persone con diabete, stimate oggi in 3,626 milioni e nel 2035 in 4,354 milioni, con un crescita in 35 anni di quasi il 40%. La spesa per la cura del diabete nel nostro Paese, calcolata in circa 11 miliardi di euro, deriva per il 57% dai ricoveri ospedalieri legati alle complicanze della malattia, per il 29% dai farmaci antidiabetici e per la cura di condizioni concomitanti come ipertensione o ipercolesterolemia e per il 14% dalle prestazioni specialistiche (fonte: Osservatorio Arno Diabete, Rapporto 2011). “Ma ciò che preoccupa già oggi - ha ricordato Musacchio -, se prendiamo ad esempio i dati dei consumi sanitari di Regione Lombardia, è che il 27,5% della popolazione costituita da malati cronici, 1 su 5 dei quali con diabete, assorbe da solo circa il 70% dei costi della sanità.” Nel nostro Paese il livello dell’assistenza alle persone con diabete è buono, probabilmente sopra la media: lo dimostrano i dati del Rapporto Annali Amd, che valuta la qualità delle cure prestate nei centri di diabetologia nel nostro Paese basandosi su un campione che ha raggiunto nel 2012 i 320 centri (il 50% di quelli presenti sul territorio nazionale) e 550.000 persone con diabete (1 su 5 del totale nazionale). “E’ stato creato, da Amd in collaborazione con la Fondazione Mario Negri Sud, e validato internazionalmente, un indice oggettivo per misurare la performance dei centri di diabetologia: lo ‘score Q’ (Q per qualità, Ndr). Valuta l’efficienza delle cure e dell’assistenza prestate, e conseguentemente l’efficacia nel prevenire le complicanze tipiche del diabete, dall’infarto, all’ictus, ai disturbi della vascolarizzazione, alla mortalità”, ha spiegato Ceriello. “Tra il 2004 e il 2011 lo score Q per la cura del diabete tipo 2 nei centri italiani è cresciuto dal 21,4 al 24,7, considerando che 25 è la soglia che identifica la qualità delle cure attese, oltre 25 indica una situazione migliore dello standard, tra 25 e 15 cresce il rischio di complicanze della malattia sino a +20%, a meno di 15 il rischio cresce all’80%” ha aggiunto. “Gli stessi Annali Amd ci dicono tuttavia che molto si può e si deve ancora fare per una maggiore appropriatezza delle cure - ha proseguito Ceriello. Ad esempio, dagli Annali Amd emerge che oltre il 55% delle persone con diabete in cura nel nostro Paese ha ancora valori di emoglobina glicosilata (Hba1c, il parametro che determina il livello di controllo del diabete) superiori a quanto indicato dalle principali linee guida, cioè 7%. E questo non possiamo dire sia appropriato, ancorché molto migliore di quanto accada in Paesi come gli Usa in cui Nih (l’Istituto di sanità del governo americano) e Ncqa (National Committee for Quality Assurance) riportano come le persone con diabete abbiano Hba1c superiore all’8% in percentuali tra il 40 e il 50%, cosa che in Italia accade nel 27,2% dei casi, e addirittura oltre al 9,5% in percentuali dal 20 al 30%. Non è appropriato, ad esempio, che 1 anziano di oltre 75 anni con diabete su 3, nonostante valori di Hba1c a target, sia in cura con farmaci come le sulfaniluree, che riducono sì i valori glicemici, ma con elevato rischio di ipoglicemia e delle sue conseguenze”, ha detto ancora Ceriello. “Le crisi ipoglicemiche influiscono in maniera significativa sulla qualità di vita degli anziani e si sospetta che una percentuale elevata di fratture del femore in queste persone sia riconducibile a episodi di ipoglicemia. La cura per il diabete destinata a queste persone deve tenere conto dell’età e della loro fragilità, garantendo insieme all’efficacia, la tollerabilità e la compliance ossia il fatto che la persona prenda o sia in grado di prendere i farmaci e di seguire i consigli dietetici e di stile di vita. In buona sostanza, non solo una cura adeguata, ma una cura giusta” ha detto Musacchio. E la cura giusta, secondo il modello di appropriatezza d’intervento Amd, che attraverso il progetto Nice si vuole implementare e condividere con tutte le parti coinvolte, dalle Direzioni sanitarie, agli altri specialisti e operatori sanitari, ai medici di medicina generale e alle persone con diabete e loro associazioni, si fonda su alcuni imprescindibili caposaldi, che sono stati ricordati da Roberta Assaloni, Coordinatrice del neonato Gruppo Appropriatezza Amd, costituito per dare consistenza e coerenza ai diversi interventi formativi e informativi e al lavoro di tutta la struttura associativa. “Innazitutto, fenotipizzazione ossia tracciare il profilo della persona, identificando bisogni reali e fragilità complessive, quindi personalizzazione degli obiettivi di compenso glicemico, valutando età, presenza di complicanze, comorbilità e appunto di fragilità – ha detto Assaloni. Infine personalizzazione della terapia tenendo conto di profilo metabolico, stile di vita, caratteristiche individuali e contesto assistenziale, tollerabilità dei farmaci e ottimizzando il rapporto rischi/benefici, l’utilizzo delle risorse e dei farmaci, dei presidi e degli strumenti tecnologicamente innovativi, con occhio attento a sostenibilità, relazione in termini di partecipazione attiva e responsabile con la persona, relazione con il medico di medicina generale.” “Per gestione appropriata del diabete Amd intende gestione personalizzata del diabete, in cui grande importanza hanno i percorsi di prescrizione strutturata. A partire dal consolidato algoritmo Amd per la terapia personalizzata del diabete sviluppato nel 2011, e che ha dato origine all’analogo sviluppato lo scorso anno dall’Idf, saranno realizzati strumenti che facilitino la cura appropriata e giusta, da condividere con chiunque sia coinvolto nel processo di assistenza e trattamento della persona con diabete,” ha concluso Ceriello. |
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RICERCA BIOMEDICA, LOMBARDIA: SIAMO AL TOP IN CLASSIFICA MONDIALE |
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Milano, 3 febbraio 2014 - "C´è una buona notizia che arriva per Regione Lombardia dalla classifica dei ´400 cervelli della ricerca biomedica mondiale´ pubblicata dalla rivista ´European Journal of Clinical Investigation´. Di questi 400 scienziati al mondo, ritenuti il top della ricerca biomedica mondiale, 6 sono italiani e, di questi, 5 lavorano nelle strutture sanitarie della Lombardia". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, che ha espresso "soddisfazione, perché la ricerca, la ricerca applicata e l´innovazione sono i terreni su cui abbiamo deciso di investire, perché hanno capacità di attrazione di investimenti esteri come si è visto anche nel caso della Whirlpool". Sistema In Grado Di Attirare Cervelli - "Questo articolo dimostra - ha aggiunto Maroni - che in Lombardia ci sono le condizioni per attrarre non solo gli investimenti ma anche i cervelli". Il presidente lombardo ha sottolineato come il secondo posto della classifica sia occupato da Carlo Maria Croce, che è vice presidente del Centro di ricerca regionale di Nerviano (Nerviano Medical Sciences): "Questo è per noi motivo di enorme soddisfazione". Gli Scienziati - Gli altri scienziati sono: Alberto Mantovani, immunologo e direttore scientifico direttore scientifico dell´Irccs Humanitas di Rozzano e docente dell´Università degli Studi di Milano; Giuseppe Remuzzi, nefrologo, direttore del Dipartimento trapianti dell´Azienda ospedaliera Papa Giovannni Xxiii e coordinatore delle ricerche presso l´Istituto Mario Negri di Bergamo; Alberto Zanchetti, dell´Università degli Studi di Milano e Giuseppe Mancia, dell´Università di Milano Bicocca, padri mondiali della ricerca sull´ipertensione; Antonio Colombo, cardiologo dell´Università Vita-salute San Raffaele di Milano. Eccellenza Lombarda - La notizia della presenza di questi ricercatori in una prestigiosissima graduatoria "ci conferma - ha concluso Maroni - che, nell´ambito della ricerca scientifica, la Lombardia è un´eccellenza". La Ricerca In Lombardia, Alcuni Dati - Gli addetti in Ricerca e sviluppo in Lombardia sono 48.033 e rappresentano il 21 per cento del totale italiano (228.000). Le spese in ricerca e Sviluppo in Lombardia sono pari a 4,4 miliardi (22 per cento del totale nazionale 19,8 miliardi). |
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EMILIA ROMAGNA: LE STRUTTURE SANITARIE PUBBLICHE E PRIVATE CONVENZIONATE ESCLUDONO ATTIVITA’ TERAPEUTICHE LEGATE AL METODO STAMINA |
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Bologna, 3 febbraio 2014 - A seguito di notizie apparse oggi sulla stampa, relative ad attività terapeutiche legate al metodo Stamina, l’Assessorato Politiche per la salute della Regione Emilia-romagna ha immediatamente chiesto una verifica nel merito alle Aziende sanitarie e alle strutture private convenzionate. Le risposte fornite alla Regione, da parte delle Aziende sanitarie e delle strutture private convenzionate, indicano che nessuna struttura sanitaria pubblica o privata in Emilia-romagna ha svolto o sta svolgendo attività collegate al metodo Stamina. Su questo tema, la Regione Emilia-romagna è naturalmente pronta a collaborare in modo pieno con le Autorità preposte. |
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STAMINA: NESSUN ATTO DALLA REGIONE LOMBARDIA |
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Milano, 3 febbraio 2014 - "Sul caso Stamina non ci sono atti che impegnino la Regione". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, durante la conferenza stampa al termine della seduta di Giunta. Il presidente, riferendosi all´indagine conoscitiva promossa dalla Giunta regionale per fare luce su quanto successo agli Spedali civili di Brescia, ha spiegato che la norma nazionale che ha consentito il ricorso alla terapia cellulare somatica "non prevede alcun passaggio autorizzativo formale in capo alla Regione e nessuna autorizzazione risulta essere stata chiesta dalla Regione, così come nessun provvedimento autorizzativo risulta essere stato emanato dalla Regione Lombardia". Tutelare Nostra Eccellenza - "La Lombardia - ha osservato Maroni - è un´eccellenza nell´ambito della ricerca scientifica e della ricerca applicata ed è anche per questo, per garantire, conservare e valorizzare la reputazione della nostra regione anche sotto questo punto di vita, che abbiamo deciso di effettuare una verifica su quanto è successo a proposito del caso Stamina agli Spedali civili di Brescia". Stamina, Maroni: nessun atto dalla Regione 30 gennaio 2014 (Ln - Milano, 3 febbraio 2014 - "Sul caso Stamina non ci sono atti che impegnino la Regione". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, durante la conferenza stampa al termine della seduta di Giunta. Il presidente, riferendosi all´indagine conoscitiva promossa dalla Giunta regionale per fare luce su quanto successo agli Spedali civili di Brescia, ha spiegato che la norma nazionale che ha consentito il ricorso alla terapia cellulare somatica "non prevede alcun passaggio autorizzativo formale in capo alla Regione e nessuna autorizzazione risulta essere stata chiesta dalla Regione, così come nessun provvedimento autorizzativo risulta essere stato emanato dalla Regione Lombardia". Tutelare Nostra Eccellenza - "La Lombardia - ha osservato Maroni - è un´eccellenza nell´ambito della ricerca scientifica e della ricerca applicata ed è anche per questo, per garantire, conservare e valorizzare la reputazione della nostra regione anche sotto questo punto di vita, che abbiamo deciso di effettuare una verifica su quanto è successo a proposito del caso Stamina agli Spedali civili di Brescia". |
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TUMORI, SERVONO TEMPI CERTI PER I FARMACI SALVAVITA “ANCORA TROPPI RITARDI E LA LEGGE SUI 100 GIORNI NON È APPLICATA” |
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Roma, 3 febbraio 2014 – I farmaci anticancro salvavita devono essere subito disponibili su tutto il territorio. Oggi non è così. In alcune Regioni si registrano ancora ritardi di 50 mesi prima dell’inserimento nei prontuari locali delle terapie innovative che hanno già ottenuto il giudizio positivo dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco). La grave situazione, già denunciata due anni fa, non è migliorata. Inoltre l’esame da parte dell’agenzia regolatoria per la registrazione dei nuovi farmaci deve avvenire in tempi certi, senza dilazioni: la legge che stabilisce il termine dei 100 giorni non è applicata. Per questo l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), la Società Italiana di Ematologia (Sie) e la Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo) hanno presentato alla Commissione Igiene e Sanità del Senato e alla Commissione Affari Sociali della Camera un documento programmatico con due proposte da attuare in tempi brevi, illustrate oggi al convegno nazionale “Farmaco e sostenibilità nella cura del paziente oncologico”, che si svolge alla Camera dei Deputati (Palazzo Marini). Da un lato, clinici e pazienti chiedono che possa essere considerata la rimodulazione del “Decreto Balduzzi”, per consentire l’accesso immediato a tutti i farmaci salvavita e non solo a quelli considerati innovativi. Dall’altro, è necessario attivare uno stretto monitoraggio sul rispetto del termine dei 100 giorni per l’esame delle terapie innovative da parte dell’Aifa. Nel nostro Paese 2 milioni e 800mila persone vivono con una diagnosi di tumore (erano quasi 1.500.000 nel 1993 e 2.250.000 nel 2006). I nuovi casi registrati nel 2013 sono stati 366mila. “Siamo consapevoli - afferma il prof. Stefano Cascinu, presidente Aiom – che il contenimento dei costi rappresenti una priorità e noi siamo pronti a fare la nostra parte. Per garantire la sostenibilità del sistema sanitario, messo a dura prova dai tagli determinati dalla spending review, la parola d’ordine è appropriatezza: vi sono cure di non comprovata efficacia che costano ogni anno circa 350 milioni di euro. Anche nel settore oncologico si deve procedere all’eliminazione di spese improprie, per rendere più efficiente l’organizzazione dei servizi e più efficace l’utilizzo delle risorse. Non possiamo però accettare l’idea di porre la spesa farmaceutica oncologica come l’origine di tutti i problemi. L’impatto economico per le terapie antitumorali è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi anni. Le varie commissioni regionali spesso non sono altro che inutili duplicati dell’agenzia regolatoria europea (Ema) e di quella italiana (Aifa). Il terzo livello di approvazione deve essere eliminato”. L’ostacolo pareva risolto con il cosiddetto “Decreto Balduzzi” (D.l. 13 settembre 2012, n. 158, convertito con modificazione dalla Legge 8 novembre 2012, n. 189). “Questo provvedimento – spiega il prof. Francesco De Lorenzo, presidente Favo - avrebbe dovuto eliminare le precedenti, inaccettabili disparità di trattamento nelle varie Regioni e assicurare ovunque la disponibilità dei farmaci innovativi, riducendo la mobilità interregionale. Ma, a oggi, tutte le diseguaglianze denunciate negli anni precedenti non sono state risolte. La battaglia è stata vinta solo sulla carta, con la conseguenza che le Regioni continuano a limitare l’accesso alle terapie salvavita, indipendentemente dall’approvazione dell’Aifa. La mancata applicazione del ‘Decreto Balduzzi’ dipende da un’interpretazione limitativa del concetto di innovatività. Di fatto l’agenzia regolatoria non attribuisce questo requisito ai farmaci salvavita già in commercio. Ma va sottolineato che si tratta di cure erogate sotto stretto monitoraggio dell’Aifa ed è quindi esclusa ogni forma di inappropriatezza”. Oggi anche i cosiddetti big killer (tumore del polmone, colon retto, seno, prostata e stomaco) fanno meno paura grazie alla diagnosi precoce e a terapie sempre più efficaci: basti pensare che il 63% delle donne e il 57% degli uomini è vivo a cinque anni dalla diagnosi. “La non disponibilità di cure adeguate – sottolinea il prof. Fabrizio Pane, presidente Sie - implica costi ingenti, che per i pazienti oncologici sono stati stimati in decine di miliardi di euro. Va ricordato che proprio l’ematologia ha aperto più di 10 anni fa la strada ai cosiddetti farmaci intelligenti, che sono stati applicati con successo anche nel trattamento di altre neoplasie. Le terapie mirate hanno rivoluzionato la cura delle leucemie, colpendo in modo selettivo il difetto molecolare”. Un altro punto critico è rappresentato dai tempi di approvazione dell’Aifa, ancora troppo lunghi. Dopo il giudizio positivo da parte dell’Ema (European Medicines Agency), trascorrono in media 12-15 mesi perché un nuovo farmaco riceva l’ok dall’agenzia regolatoria italiana. “Per superare questi ritardi – continua il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione Insieme contro il cancro -, a seguito delle sollecitazioni avanzate da Favo e Aiom e fatte proprie dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il Governo Letta lo scorso luglio ha approvato un emendamento al ‘Decreto del Fare’. È stato stabilito l’obbligo per l’Aifa di valutare, ai fini della classificazione e della rimborsabilità da parte del servizio sanitario, le domande dei farmaci innovativi entro un periodo massimo di 100 giorni. Ma questa legge, allo stato attuale, non sembra sia applicata né applicabile. Chiediamo che il Parlamento si attivi per monitorare, anche attraverso un Sindacato Ispettivo, il rispetto di questa legge. Altrimenti vanno fissati termini diversi, ma certi”. La spesa farmaceutica ospedaliera dovrebbe rispettare il tetto del 2,4% del finanziamento al sistema sanitario cui concorre lo Stato. Ogni anno, invece, si registrano sforamenti che comportano il superamento del 5% del finanziamento a programma, con importi vicini ai 3 miliardi di euro che poi devono essere ripianati. Va ricordato che le terapie oncologiche rappresentano il 25% della spesa ospedaliera per i medicinali, ma incidono solo sul 4% del totale di quella ospedaliera. “I vincoli sempre più stringenti dettati dalla spending review impongono nuove forme organizzative – sottolinea il prof. Cascinu -. A differenza dei decenni precedenti, in cui la maggioranza degli antitumorali erano chemioterapici da somministrare periodicamente per via endovenosa, molti trattamenti recentemente approvati sono a bersaglio molecolare, spesso caratterizzati dall’assunzione quotidiana e dalla via di somministrazione orale. Queste terapie rappresentano un’importante sfida per gli oncologi, anche a livello organizzativo”. “Come azienda farmaceutica il nostro impegno non si esaurisce nell’investire in ricerca e sviluppo per rendere disponibili i nuovi farmaci – conclude il dott. Luigi Boano, General Manager Novartis Oncology Italia -. Concentriamo i nostri sforzi nell’individuazione di marcatori biologici che permettano di sapere in anticipo quali pazienti trarranno giovamento dai nuovi trattamenti. Lavoriamo a fianco della comunità oncologica ed ematologica per assicurare insieme l’impiego appropriato dei nostri farmaci, coscienti che la sostenibilità del sistema sia anche nostra responsabilità”. |
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BERNABEI, ITALIA LONGEVA: “UN’OTTIMA NOTIZIA LE LINEE D’INDIRIZZO SULLA TELEMEDICINA ALL’ESAME DELLA CONFERENZA STATO-REGIONI” |
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Roma, 3 febbraio 2014 – “Un’ottima notizia, per i pazienti e per il Servizio Sanitario Nazionale. Ora non ci resta che augurarci tempi celeri e il concreto perseguimento degli obiettivi individuati nel documento, che è all’esame della Conferenza Stato-regioni”. Così il presidente di Italia Longeva, professor Roberto Bernabei, Direttore del Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, commenta l’arrivo, sul tavolo della Conferenza Stato-regioni, della bozza di Intesa sulle linee di indirizzo nazionali per la Telemedicina. Ispirata al fine ultimo di promuovere l’utilizzo della Telemedicina anche in ambito europeo, la bozza di Intesa mira ad armonizzazione, a livello italiano, tutte le iniziative e le azioni inerenti l’implementazione e la messa a punto di questo importante strumento. Il documento individua quindi alcuni obiettivi prioritari: fornire un modello di governance condivisa delle iniziative di Telemedicina – una governance che sia fondata sulle conoscenze specifiche del settore – e armonizzare gli indirizzi e i modelli di applicazione della Telemedicina, come presupposto per l’interoperabilità dei servizi e come requisito per il passaggio da una logica sperimentale a un utilizzo diffuso. “La buona notizia – ha aggiunto il professor Bernabei –risiede anzitutto nella opportunità di una più ampia e strutturata diffusione della Telemedicina, segno che i vantaggi offerti da questa tecnologia sono ormai all’attenzione dei decisori pubblici. Ricordo alcune di queste ‘opportunità’, giustamente elencate anche nel documento giunto in Stato-regioni, perché corrispondono esattamente ai benefici che gli esperti in materia e la stessa Italia Longeva auspicano di poter portare quanto prima ai pazienti: equità di accesso all’assistenza sanitaria anche in aree geografiche remote; migliore qualità dell’assistenza grazie a una più efficace continuità delle cure; efficacia, efficienza e appropriatezza maggiori, grazie a un più diffuso e strutturato utilizzo delle tecnologie informatiche”. La bozza di linee d’indirizzo non trascura, poi, i grandi vantaggi della Telemedicina, e della Tecnoassistenza più in generale, per il Servizio sanitario e per l’economia, “ulteriori chance di efficientamento – conclude Bernabei – delle quali Italia Longeva spera che il Paese possa giovarsi al più presto: contenimento della spesa sanitaria, diretta e indiretta, e contributo all’economia italiana, poiché la Telemedicina è uno dei settori a maggior tasso d’innovazione e può quindi rappresentare un driver importante per la ripresa della produzione industriale”. |
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NUOVO OSPEDALE PEDIATRICO-MICROCITEMICO PUNTO DI RIFERIMENTO PER SARDEGNA E MEDITERRANEO |
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Cagliari, 3 febbraio 2014 - "Con l´ulteriore trasferimento di nuovi reparti dalla storica clinica Macciotta al nuovo ospedale Pediatrico Microcitemico continuiamo a rispondere in modo concreto alla domanda di buona sanità e di salute che i bambini, le madri e le famiglie ci hanno chiesto in questi anni. Grazie all´impegno quotidiano di Asl 8, Aou, università e Azienda Brotzu, dei medici degli operatori e delle associazioni oggi si realizza un sogno, al quale ho lavorato non solo da assessore ma anche da donna e madre". Lo ha sottolineato oggi l’assessore regionale della Sanità Simona De Francisci intervenendo alla inaugurazione dei nuovi reparti che da questo pomeriggio cominceranno a ospitare la clinica pediatrica 1 e Neuropsichiatria infantile, fino a oggi operative nella struttura di via Porcell. L’assessore ha poi chiarito che il Pediatrico-microcitemico non perderà la sua peculiarità di centro per la ricerca e cura delle malattie legate alla talassemia, anzi l´annessione di nuove specialità sarà l’occasione affinché il nuovo ospedale diventi "un punto di riferimento non solo per la Sardegna, ma anche per i Paesi del Nord Africa che si affacciano sul Mediterraneo, realtà a noi sempre più vicine". De Francisci ha espresso apprezzamento per il lavoro corale di Regione, aziende sanitarie e Università che in poco tempo ha permesso di attivare il trasloco di varie specialità sia dalla Macciotta (iniziato la notte 14 giugno scorso) sia, recentemente, anche dall’ospedale civile. "Una dimostrazione concreta di come la Giunta Cappellacci - sottolinea l’assessore - abbia profuso ogni sforzo non solo per non chiudere gli ospedali, piccoli o grandi, anzi si sia impegnata per valorizzare specialità e competenze sanitarie, avviando un processo di riqualificazione e ammodernamento di reparti e tecnologie che ha interessato presidi ospedalieri di tutta la Sardegna". |
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EMILIA ROMAGNA: BANDO RICERCA, OLTRE 10,8 MILIONI AL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE |
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Bologna, 3 febbraio 2014 - Con 10,82 milioni di euro sono 33 le iniziative di ricerca sanitaria complessivamente finanziate dal Ministero della Salute alle Aziende sanitarie e agli Irccs del Servizio sanitario regionale dell’Emilia-romagna - in qualità di destinatario istituzionale - con il bando per la "Ricerca finalizzata 2011-2012", che prevedeva una sezione generale e una riservata a giovani ricercatori con meno di 40 anni. “E’ un risultato di eccellenza, acquisito in un bando nazionale competitivo dove la selezione dei progetti è stata condotta da esperti indipendenti di livello internazionale, che conferma la qualità del corpo professionale del Servizio sanitario regionale e delle politiche di sostegno allo sviluppo della ricerca in sanità che abbiamo da tempo avviato”, commenta l’assessore alle Politiche per la salute Carlo Lusenti. “Questo risultato - sottolinea - dimostra che le risorse investite in ricerca sanitaria non sono necessariamente un ‘costo’ per il sistema ma possono essere un investimento che, come in questo caso, è in grado di attirare risorse ulteriori a sostegno dello sviluppo dei servizi sanitari e a sostegno quindi del miglioramento continuo nell’interesse di operatori e cittadini”. Si tratta di 23 progetti elaborati da Aziende sanitarie dell’Emilia-romagna e dall’Agenzia sanitaria e sociale regionale nei campi oncologico, dismetabolico, infettivologico, per citare solo alcuni dei temi affrontati, che riguardano sia l´area clinico assistenziale (la ricerca orientata al miglioramento delle diagnosi e delle cure) sia quella biomedica (orientata alla scoperta di innovazioni). In questo ambito il finanziamento assegnato è di 7,57 milioni di euro. I progetti finanziati sono stati presentati da ricercatori delle Aziende Ospedaliero-universitarie di Bologna, Ferrara, Modena e Parma, delle Aziende Usl di Bologna e di Modena e dell’Agenzia Sanitaria e Sociale Regionale. Nell’ambito dello stesso bando con 3,25 milioni di euro sono state finanziate anche 10 proposte agli Irccs della regione: 3 all’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, 3 all’Istituto in oncologia per tecnologie avanzate e modelli assistenziali di Reggio Emilia, 2 all’Istituto delle scienze neurologiche di Bologna, 2 all’Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori (Irst) di Meldola. Il totale dei finanziamenti, tra i progetti delle Aziende sanitarie e quelli degli Irccs, è di 10,82 milioni di euro. |
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DIABETE: DA AMD-ASSOCIAZIONE MEDICI DIABETOLOGI IL PROGETTO NICE PER APPROPRIATEZZA NELLE CURE. “APPROPRIATEZZA È NON SOLO CURA ADEGUATA, MA SOPRATTUTTO CURA GIUSTA” |
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Milano, 3 febbraio 2014 - Prescrizione corretta e cura adeguata: potrebbero sembrare due sinonimi, ma in realtà definiscono aspetti ben diversi tra loro dell’intervento medico, secondo appropriatezza. Non sempre, infatti, tutto si risolve nella scelta del farmaco giusto per la malattia e i suoi sintomi; soprattutto nel malato cronico, come la persona con diabete, questa scelta deve fare i conti con i reali bisogni dell’individuo e la sua capacità di adeguare il proprio stile di vita, affinché la cura proposta sia adeguata al singolo. Sono questi i presupposti sui quali si basa il Progetto ‘Nice’ (Need is core of effectiveness), il nuovo programma organico di formazione, educazione e comunicazione volto al miglioramento delle competenze dei professionisti, dell’organizzazione dell’assistenza, della gestione della malattia, in linea con i bisogni della persona con diabete, messo a punto da Amd-associazione Medici Diabetologi e presentato oggi a Milano. Nice il progetto per la qualità e l’appropriatezza della cura in diabetologia. “Pochi anni fa sono chiaramente emersi, da alcuni dei maggiori studi scientifici sul diabete – Ukpds, Accord, Advance e altri –, gli enormi vantaggi di una cura precoce, e intensa, della malattia. Intervenendo adeguatamente sin dal suo primo manifestarsi è possibile ridurre l’insorgenza delle complicanze a lungo termine, specialmente cardiovascolari; trattare in maniera rigorosa il diabete con almeno 5 anni di anticipo può diminuire queste ultime di oltre il 40%, secondo i dati dello studio Steno-2”, ha detto Antonio Ceriello, Presidente Amd. Che ha poi spiegato come Amd abbia dato il via nel 2009 al Progetto ‘Subito!’, con lo scopo di promuovere un cambiamento culturale oltre che clinico nell’approccio alla cura del diabete, fondato sul principio che la strada giusta non è far scendere la glicemia quando si è già assestata su valori scadenti, ma migliorare il compenso metabolico della persona con diabete, cioè riportarne i valori della glicemia alla normalità, intervenendo intensivamente sin dall’esordio della malattia o comunque alla sua diagnosi. “Tuttavia - ha quindi ricordato Ceriello - trattare subito è utile, ma insufficiente, se non fatto in modo appropriato. Nice, il progetto Amd per l’appropriatezza in diabetologia, è la naturale prosecuzione di Subito!. Ma è anche un progetto che potremmo definire pilota nei modelli di cura delle malattie croniche, delle quali il diabete rappresenta un chiaro paradigma, come riconosciuto anche dall’Unione Europea che lo ha scelto ad esempio di come affrontare altre malattie come quelle cardiovascolari o la broncopneumopatia cronica ostruttiva", ha aggiunto. “Il diabete è caratterizzato da numeri grandi e crescenti, è necessario agire secondo equità e sostenibilità in modo da garantire l’accesso a cure di qualità per tutti” ha sintetizzato Nicoletta Musacchio, Vicepresidente Amd. Secondo la Federazione internazionale del diabete (Idf) nel 2000 in Italia c’erano 3,125 milioni di persone con diabete, stimate oggi in 3,626 milioni e nel 2035 in 4,354 milioni, con un crescita in 35 anni di quasi il 40%. La spesa per la cura del diabete nel nostro Paese, calcolata in circa 11 miliardi di euro, deriva per il 57% dai ricoveri ospedalieri legati alle complicanze della malattia, per il 29% dai farmaci antidiabetici e per la cura di condizioni concomitanti come ipertensione o ipercolesterolemia e per il 14% dalle prestazioni specialistiche (fonte: Osservatorio Arno Diabete, Rapporto 2011). “Ma ciò che preoccupa già oggi - ha ricordato Musacchio -, se prendiamo ad esempio i dati dei consumi sanitari di Regione Lombardia, è che il 27,5% della popolazione costituita da malati cronici, 1 su 5 dei quali con diabete, assorbe da solo circa il 70% dei costi della sanità.” Nel nostro Paese il livello dell’assistenza alle persone con diabete è buono, probabilmente sopra la media: lo dimostrano i dati del Rapporto Annali Amd, che valuta la qualità delle cure prestate nei centri di diabetologia nel nostro Paese basandosi su un campione che ha raggiunto nel 2012 i 320 centri (il 50% di quelli presenti sul territorio nazionale) e 550.000 persone con diabete (1 su 5 del totale nazionale). “E’ stato creato, da Amd in collaborazione con la Fondazione Mario Negri Sud, e validato internazionalmente, un indice oggettivo per misurare la performance dei centri di diabetologia: lo ‘score Q’ (Q per qualità, Ndr). Valuta l’efficienza delle cure e dell’assistenza prestate, e conseguentemente l’efficacia nel prevenire le complicanze tipiche del diabete, dall’infarto, all’ictus, ai disturbi della vascolarizzazione, alla mortalità”, ha spiegato Ceriello. “Tra il 2004 e il 2011 lo score Q per la cura del diabete tipo 2 nei centri italiani è cresciuto dal 21,4 al 24,7, considerando che 25 è la soglia che identifica la qualità delle cure attese, oltre 25 indica una situazione migliore dello standard, tra 25 e 15 cresce il rischio di complicanze della malattia sino a +20%, a meno di 15 il rischio cresce all’80%” ha aggiunto. “Gli stessi Annali Amd ci dicono tuttavia che molto si può e si deve ancora fare per una maggiore appropriatezza delle cure - ha proseguito Ceriello. Ad esempio, dagli Annali Amd emerge che oltre il 55% delle persone con diabete in cura nel nostro Paese ha ancora valori di emoglobina glicosilata (Hba1c, il parametro che determina il livello di controllo del diabete) superiori a quanto indicato dalle principali linee guida, cioè 7%. E questo non possiamo dire sia appropriato, ancorché molto migliore di quanto accada in Paesi come gli Usa in cui Nih (l’Istituto di sanità del governo americano) e Ncqa (National Committee for Quality Assurance) riportano come le persone con diabete abbiano Hba1c superiore all’8% in percentuali tra il 40 e il 50%, cosa che in Italia accade nel 27,2% dei casi, e addirittura oltre al 9,5% in percentuali dal 20 al 30%. Non è appropriato, ad esempio, che 1 anziano di oltre 75 anni con diabete su 3, nonostante valori di Hba1c a target, sia in cura con farmaci come le sulfaniluree, che riducono sì i valori glicemici, ma con elevato rischio di ipoglicemia e delle sue conseguenze”, ha detto ancora Ceriello. “Le crisi ipoglicemiche influiscono in maniera significativa sulla qualità di vita degli anziani e si sospetta che una percentuale elevata di fratture del femore in queste persone sia riconducibile a episodi di ipoglicemia. La cura per il diabete destinata a queste persone deve tenere conto dell’età e della loro fragilità, garantendo insieme all’efficacia, la tollerabilità e la compliance ossia il fatto che la persona prenda o sia in grado di prendere i farmaci e di seguire i consigli dietetici e di stile di vita. In buona sostanza, non solo una cura adeguata, ma una cura giusta” ha detto Musacchio. E la cura giusta, secondo il modello di appropriatezza d’intervento Amd, che attraverso il progetto Nice si vuole implementare e condividere con tutte le parti coinvolte, dalle Direzioni sanitarie, agli altri specialisti e operatori sanitari, ai medici di medicina generale e alle persone con diabete e loro associazioni, si fonda su alcuni imprescindibili caposaldi, che sono stati ricordati da Roberta Assaloni, Coordinatrice del neonato Gruppo Appropriatezza Amd, costituito per dare consistenza e coerenza ai diversi interventi formativi e informativi e al lavoro di tutta la struttura associativa. “Innazitutto, fenotipizzazione ossia tracciare il profilo della persona, identificando bisogni reali e fragilità complessive, quindi personalizzazione degli obiettivi di compenso glicemico, valutando età, presenza di complicanze, comorbilità e appunto di fragilità – ha detto Assaloni. Infine personalizzazione della terapia tenendo conto di profilo metabolico, stile di vita, caratteristiche individuali e contesto assistenziale, tollerabilità dei farmaci e ottimizzando il rapporto rischi/benefici, l’utilizzo delle risorse e dei farmaci, dei presidi e degli strumenti tecnologicamente innovativi, con occhio attento a sostenibilità, relazione in termini di partecipazione attiva e responsabile con la persona, relazione con il medico di medicina generale.” “Per gestione appropriata del diabete Amd intende gestione personalizzata del diabete, in cui grande importanza hanno i percorsi di prescrizione strutturata. A partire dal consolidato algoritmo Amd per la terapia personalizzata del diabete sviluppato nel 2011, e che ha dato origine all’analogo sviluppato lo scorso anno dall’Idf, saranno realizzati strumenti che facilitino la cura appropriata e giusta, da condividere con chiunque sia coinvolto nel processo di assistenza e trattamento della persona con diabete,” ha concluso Ceriello. |
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FIALS: COLLABORATE ALLA RIFORMA |
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Milano, 3 febbraio 2014 - "Seicentomila anziani non autosufficienti e 3 milioni di lombardi con malattie croniche rappresentano un dato significativo per comprendere che, rispetto al passato, cambia tutto sul piano sia della medicina in generale, sia riguardo il ruolo del medico di base". Lo ha detto il vice presidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario Mantovani intervenendo all´assemblea della Fials Lombardia (Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità) riunita in congresso nella sala convegni di un hotel di Milano dove si dibatteva sul tema ´La sanità lombarda tra continuità e innovazioni´. Infermieri E Tecnici - L´assessore Mantovani ha parlato dell´importanza che rivestono tutte le figure professionali dei lavoratori della sanità (infermieri e tecnici), elementi indispensabili per il raggiungimento dei risultati che contribuiscono a far sì che la sanità lombarda sia tra le eccellenze d´Europa. "Vorrei che qualcuno, magari tra i futuri giovani medici, scegliesse di diventare dipendente di Regione Lombardia" ha detto il vice presidente della Giunta regionale, riferendosi ai medici di famiglia, contrattualizzati a livello nazionale,"perché la cronicità deve essere in carico alla medicina generale". Medici Di Famiglia - In risposta a problematiche poste dai rappresentanti degli operatori della sanità in merito al bisogno di riformare il sistema sanitario, l´assessore Mantovani ha posto l´accento anche sulla necessità di individuare il percorso migliore per coinvolgere, anche sul piano operativo, i medici di famiglia che, ha sottolineato, "rappresentano una componente indispensabile per rispondere alle esigenze dei nuovi bisogni sanitari della popolazione lombarda". Mantovani Al Policlinico - L´assessore Mantovani ha quindi invitato la Fials ad avanzare proposte per contribuire al varo della nuova riforma della sanità. Il vice presidente del Governo di Regione Lombardia si è dunque diretto all´Ospedale Humanitas di Rozzano dove ha effettuato la visita dei reparti assieme al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che alle 9 di questa mattina aveva già accolto al Policlinico di Milano. |
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ETICA, SPORT E RAZZISMO: IL 10 FEBBRAIO UN CONVEGNO A SPAZIO REALE DI SAN DONNINO |
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Firenze, 3 febbraio 2014 - ´L´etica dello sport tra competizione, solidarietà e razzismo´. E´ questo il titolo del convegno, organizzato da Regione e Ussi Gruppo Toscano Giornalisti Sportivi, che si terrà il prossimo 10 febbraio a partire dalle ore 10 presso la Fondazione Spazio Reale di San Donnino (via di San Donnino 4/6, Firenze). L´incontro, che è realizzato anche grazie alla collaborazione di Coni Toscana, Cip (Comitato italiano paralimpico) Toscana e Fondazione Spazio Reale, si inserisce nell´ambito del Pegaso per lo sport 2014 che si concluderà nel pomeriggio dello stesso 10 febbraio, sempre allo Spazio Reale, con la cerimonia di premiazione. La Toscana è stata la prima in Italia, tre anni fa, a varare la ´Carta etica dello sport´ che richiama ai valori fondanti dell´attività sportiva praticata in qualsiasi ambito, e non solo a livello agonistico. La Carta è divenuta il centro e motore dell´azione amministrativa in materia di sport, un progetto che è stato poi ripreso da altre Istituzioni, in Italia e all´estero. Oltre all´assessore al welfare e allo sport Salvatore Allocca, che farà un saluto ad inizio convegno, sono previsti gli interventi di Felice Accame, docente di Teoria della comunicazione e coordinatore del Centro Studi e Ricerche del Settore Tecnico della Figc, Fulvio Carbone, psicologo e psicoterapeuta, Izzedin Elzir, Imam di Firenze e presidente dell´Unione delle Comunità Islamiche d´Italia, don Giovanni Momigli, direttore dell´Ufficio Diocesano di Firenze per la Pastorale Sociale e del Lavoro e presidente della Fondazione Spazio Reale, Alessandra Papa, referente presso l´Ufficio scolastico regionale per le attività progettuali nell´ambito dell´Intercultura a scuola, Pippo Russo, docente di sociologia all´Università degli studi di Firenze ed autore di numerosi saggi, e Mauro Valeri, responsabile dell´Osservatorio sul razzismo e l´antirazzismo nel calcio e docente di Sociologia delle Relazioni etniche all´Università "La Sapienza" di Roma. Franco Morabito, presidente Ussi Gruppo Toscano Giornalisti Sportivi, modererà l´incontro. |
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FIRENZE, ETICA, SPORT E RAZZISMO: IL 10 FEBBRAIO CONVEGNO A SPAZIO REALE |
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Firenze, 3 febbraio 2014 - ´L´etica dello sport tra competizione, solidarietà e razzismo´. E´ questo il titolo del convegno, organizzato da Regione e Ussi Gruppo Toscano Giornalisti Sportivi, che si terrà il prossimo 10 febbraio a partire dalle ore 10 presso la Fondazione Spazio Reale di San Donnino (via di San Donnino 4/6, Firenze). L´incontro, che è realizzato anche grazie alla collaborazione di Coni Toscana, Cip (Comitato italiano paralimpico) Toscana e Fondazione Spazio Reale, si inserisce nell´ambito del Pegaso per lo sport 2014 che si concluderà nel pomeriggio dello stesso 10 febbraio, sempre allo Spazio Reale, con la cerimonia di premiazione. La Toscana è stata la prima in Italia, tre anni fa, a varare la ´Carta etica dello sport´ che richiama ai valori fondanti dell´attività sportiva praticata in qualsiasi ambito, e non solo a livello agonistico. La Carta è divenuta il centro e motore dell´azione amministrativa in materia di sport, un progetto che è stato poi ripreso da altre Istituzioni, in Italia e all´estero. Oltre all´assessore al welfare e allo sport Salvatore Allocca, che farà un saluto ad inizio convegno, sono previsti gli interventi di Felice Accame, docente di Teoria della comunicazione e coordinatore del Centro Studi e Ricerche del Settore Tecnico della Figc, Fulvio Carbone, psicologo e psicoterapeuta, Izzedin Elzir, Imam di Firenze e presidente dell´Unione delle Comunità Islamiche d´Italia, don Giovanni Momigli, direttore dell´Ufficio Diocesano di Firenze per la Pastorale Sociale e del Lavoro e presidente della Fondazione Spazio Reale, Alessandra Papa, referente presso l´Ufficio scolastico regionale per le attività progettuali nell´ambito dell´Intercultura a scuola, Pippo Russo, docente di sociologia all´Università degli studi di Firenze ed autore di numerosi saggi, e Mauro Valeri, responsabile dell´Osservatorio sul razzismo e l´antirazzismo nel calcio e docente di Sociologia delle Relazioni etniche all´Università "La Sapienza" di Roma. Franco Morabito, presidente Ussi Gruppo Toscano Giornalisti Sportivi, modererà l´incontro. |
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