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Notiziario Marketpress di
Giovedì 28 Maggio 2015 |
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MALATTIA DI PARKINSON: DA OGGI DISPONIBILI DISPOSITIVI PER LA STIMOLAZIONE CEREBRALE PROFONDA COMPATIBILI CON LA RISONANZA MAGNETICA FULL BODY |
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Milano, 28 maggio 2015 – Approvati dall’Unione Europea e disponibili anche in Italia i primi e unici dispositivi per la Neurostimolazione Cerebrale Profonda (Dbs), compatibili con la risonanza magnetica (Rmn) full body. Da oggi, infatti, i dispositivi Activa di Medtronic per la Dbs hanno ricevuto dalle Autorità regolatorie europee l’estensione dell’indicazione che consente l’accesso alla Risonanza Magnetica di tutto il corpo, sia per i nuovi pazienti, sia per la maggior parte degli oltre 130.000 soggetti che, si stima, siano già stati impiantati in Europa, di cui 2.500 in Italia. I dispositivi Dbs Medtronic erano già stati approvati come compatibili con la Risonanza Magnetica ma solo per l’encefalo e in situazioni limitate. La Dbs è anche approvata per altre indicazioni quali distonia, Ocd – disturbo ossessivo compulsivo, epilessia, tremore essenziale, per le quali i pazienti con Dbs possono trarre vantaggio dalle nuove linee guida per la risonanza. Per ottenere l’approvazione di compatibilità con la Risonanza Magnetica, per i suoi dispositivi Dbs, Medtronic ha sviluppato sistemi di indagine e rilevazione con strumenti avanzati di modellazione elettromagnetica. I dispositivi Dbs Activa esistenti sono stati sottoposti a test rigorosi e valutati su scansioni simulate di pazienti in oltre 38.000 condizioni uniche di impianto, per dimostrarne la sicurezza per i pazienti. Visti i numeri delle procedure di Risonanza Magnetica eseguite in tutto il mondo (circa 60 milioni ogni anno), la disponibilità di un dispositivo per la Dbs, compatibile con questo esame di imaging, amplia la possibilità dei pazienti di avvicinarsi alla Stimolazione Cerebrale Profonda, senza dover più rinunciare ad un esame diagnostico così importante per la diagnosi precoce di diverse patologie. La Dbs è una terapia, indicata nella Malattia di Parkinson, che prevede l’inserimento chirurgico di un sottile elettrocatetere all’interno del cervello, che viene poi collegato tramite un’estensione a un piccolo dispositivo chiamato neurostimolatore (simile a un pacemaker) solitamente impiantato sotto la cute nella zona toracica o addominale. Quando è acceso il neurostimolatore genera impulsi elettrici che vengono inviati al cervello, per interrompere o ridurre i segnali elettrici che causano i sintomi della Malattia di Parkinson. Un programmatore consente al paziente di regolare gli impulsi. “La Malattia di Parkinson, disturbo del sistema nervoso centrale caratterizzato dalla degenerazione di alcune cellule nervose situate in una zona profonda del cervello denominata sostanza nera – dichiara il Professor Alfredo Berardelli del Dipartimento di Neurologia e Psichiatria dell’Università La Sapienza di Roma - é caratterizzata da alcuni sintomi classici: rigidità e lentezza dei movimenti (bradicinesia) ai quali si associano disturbi di equilibrio, atteggiamento curvo, impaccio nell’andatura, tremore a riposo (assente in circa il 30% dei casi) e molti altri sintomi definiti non motori come la perdita della capacità di percepire gli odori, stanchezza, senso di irrequietezza, insonnia, depressione, ecc.” “Durante l’impianto il paziente è sveglio. Questo permette di registrare l’attività elettrica delle diverse strutture che andiamo a incontrare – afferma il Dottor Domenico Servello, Responsabile del Reparto di Neurochirurgia dell’Irccs Istituto Galeazzi di Milano - ma, soprattutto, di eseguire un test di stimolazione intraoperatoria, che permette di vedere gli effetti sul sintomo e verificare che la stimolazione non dia effetti collaterali fastidiosi”. “Stiamo parlando di una tecnica ‘matura’ – aggiunge il Professor Gianni Pezzoli, Direttore del Centro Parkinson di Milano - e al tempo stesso straordinaria, praticata da anni in molti tra i più accreditati Centri del nostro Paese, indirizzata ad un 5% circa della popolazione dei pazienti, nei quali la terapia farmacologica non è più in grado di controllare i sintomi, oppure induce gravi effetti collaterali”. In Europa la Malattia di Parkinson riguarda una percentuale della popolazione compresa tra lo 0,13 – 0,15% e tra questi, pazienti, il 50% circa soffre di uno stadio avanzato della patologia. “Anche se non si prevede un aumento esponenziale dei malati di Parkinson, soprattutto grazie agli approcci terapeutici a cui oggi può fare ricorso il paziente anziano (terapie antiaggreganti, anticoagulanti, antipertensive o antidislipidemiche), che migliorano la prognosi delle patologie neurodegenerative che subiscono un concorso anche di origine vascolare, negli anni a venire – aggiunge il Professor Pezzoli - ci troveremo, comunque, a dover affrontare gli effetti di questa patologia. Il problema a cui assistiamo è che ora il paziente viene trattato, con successo, con terapie farmacologiche nei primi 10-12 anni della malattia, poi, successivamente subentrano effetti collaterali difficilmente controllabili. In questi casi il paziente può essere ritenuto idoneo alla Dbs”. Nella maggior parte dei casi la terapia farmacologica a lungo termine, infatti, provoca complicanze motorie (discinesie e fluttuazioni), che influiscono negativamente sull’aderenza alla terapia medica, con conseguente peggioramento dei sintomi. “La Stimolazione Cerebrale Profonda si combina bene anche con le terapie farmacologiche che possono essere utilizzate, così, a dosaggi ridotti, con una maggiore tollerabilità – afferma il Professor Alberto Albanese, Coordinatore dell’Area Neurologica dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano - I benefici della Dbs sono maggiori in pazienti con età non superiore a 70-75 anni: questa procedura, infatti, non dovrebbe essere considerata come una ‘extrema ratio’, in quanto i maggiori benefici sono stati osservati in soggetti che vi hanno fatto ricorso in una fase precoce della malattia, rispetto a coloro che sono giunti all’esaurimento di tutte le alternative possibili – aggiunge il Professor Albanese - E’ una terapia che migliora la qualità della vita che sta registrando un grande sviluppo, anche per ulteriori indicazioni come distonia, tremori o disturbi dell’umore, come le sindromi depressive. Per questo motivo è necessario poterla utilizzare al meglio. Il limite della Rnm era un ostacolo rilevante, che ora è stato superato”. “Nel caso di un paziente portatore di un dispositivo Dbs è importante poter eseguire un esame di Risonanza Magnetica dell’encefalo, sia per avere una migliore localizzazione dell’elettrodo e capire se c’è un malfunzionamento dell’impianto, sia a scopo diagnostico nel caso il paziente ne avesse bisogno- ha dichiarato la Dottoressa Luisa Chiapparini, Neuroradiologa dell’Irccs Neurologico Besta di Milano - Prima di questa approvazione, i portatori di elettrodi non potevano entrare in un campo magnetico a causa del potenziale rischio dovuto alle interazioni tra l’apparato elettronico posizionato e il campo magnetico stesso. Per questo motivo – aggiunge la Dottoressa Chiapparini – il paziente doveva optare per altre indagini come esami radiografici o Tac, non altrettanto precise. Progressivamente, con alcuni neuro stimolatori e con le dovute precauzioni, è stato possibile sottoporre alcuni pazienti impiantati alla Risonanza Magnetica all’encefalo. Ma la vera novità attuale è che l’esame diagnostico può essere eseguito a tutto il corpo”. La Risonanza Magnetica è un esame che dal 2005 al 2012 ha visto un trend costante di crescita e lo sarà sempre di più. In termini percentuali, poi, questa procedura viene utilizzata in un terzo dei casi per lo studio dell’encefalo e negli altri 2/3 per l’esame degli altri organi del corpo. Gli indiscussi progressi nel campo tecnologico e l’entrata in uso di dispositivi sempre più innovativi contribuiscono a dar vita a dibattiti sulle modalità e sulla scelta di un determinato trattamento, soprattutto in un’ottica di sostenibilità. Le tecnologie all’avanguardia comportano sì costi iniziali maggiori, ma il percorso va, poi, visto in una prospettiva di lungo periodo, dove il risparmio in termini di costi diretti ed indiretti è evidente. “La Dbs è una terapia che ha costi inizialmente apparentemente elevati – dichiara il dottor Paolo Rampini – Direttore dell’Unità di Neurochirurgia dell’Irccs Maggiore Policlinico di Milano - ma che si attenuano rapidamente in seguito alla sua applicazione. Con la terapia tradizionale, oltre al costo dei farmaci c’è anche quello del mancato miglioramento successivo alla terapia farmacologica e alla conseguente necessità di assistenza per i pazienti. Gli studi che hanno preso in considerazione questo aspetto – continua Rampini - hanno dimostrato che il trattamento con la Dbs è economicamente più vantaggioso rispetto a quello tradizionale, sia per quanto riguarda i costi diretti, che quelli indiretti. Per quanto riguarda la nostra casistica (più di 140 pazienti impiantati), i dati dimostrano che dopo l’impianto c’è una riduzione dell’utilizzo dei farmaci del 70%, il che comporta anche una diminuzione delle complicanze correlate alla terapia. Ma quello che è sorprendente è notare il miglioramento della qualità di vita e della capacità di svolgere le attività quotidiane. Affrontando in modo puntuale il discorso dei costi – conclude Rampini – si calcola che quelli precedenti all’intervento sono di circa 8.500 euro all’anno per paziente, nel primo anno successivo all’intervento scendono a 4.398 euro e dal secondo anno in poi, calano ulteriormente, arrivando a 1.824 euro l’anno.” A seconda del modello utilizzato e della quantità di stimolazione elettrica necessaria per il controllo dei sintomi, la batteria che alimenta il neuro stimolatore può durare da tre a nove anni (mediamente 5 anni). Quando si deve sostituire la batteria, si riapre l’incisione in anestesia locale e viene sostituita soltanto la batteria, collegando quella nuova ai fili già esistenti. |
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ALLARME OTORINO: “UN ITALIANO SU 5 COLPITO DA PROBLEMI DI SORDITA’ CON LE NUOVE TECNICHE POSSIAMO RIDARE L’UDITO ANCHE AI PAZIENTI PIU’ GRAVI” |
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Roma, 28 maggio 2015 - Il 20% degli italiani soffre di qualche forma di sordità. Si tratta di un disturbo frequente, soprattutto tra gli uomini, ma che oggi si può affrontare con successo. Lo sviluppo della chirurgia dell’orecchio, infatti, ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, permettendo di raggiungere ottimi risultati. “Siamo ormai in grado di restituire l’udito anche ai sordi totali - afferma il prof. Giuseppe Spriano, Presidente nazionale della Società Italiana di Otorinolaringologia e Chirurgia Cervico-facciale (Sioechcf) e Direttore dell’Otorinolaringoiatria all’Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” di Roma, e presidente del Congresso -. Grazie all’elettronica e all’informatica, possiamo sostituire anche la chiocciola, organo nervoso della percezione uditiva, con un impianto cocleare. Questo non è ancora possibile con gli altri organi di senso”. I progressi dell’otorinolaringologia sono al centro del 102° congresso nazionale che, da ieri fino a sabato, riunisce a Roma oltre 1.000 specialisti provenienti da tutta Italia. “L’otorino non è più solo il medico che toglie le tonsille - prosegue Spriano - ma un chirurgo cervico-cefalico che utilizza tecnologie ultra moderne per operare una zona del corpo molto delicata. Possiamo oggi asportare tumori della laringe e faringe passando dalla bocca, usando il Laser e il Robot. Il viso è una parte ben visibile e che ha un’estrema importanza estetica. E’ nostro dovere preservarla perché non operiamo sull’addome, dove basta una maglietta per coprire vistose cicatrici. Con la chirurgia ricostruttiva è possibile sostituire i tessuti rimossi trasferendo, con veri trapianti, porzioni di pelle, muscoli e ossa da altre sedi del corpo. Per il naso invece utilizziamo molto l’endoscopia con la quale si possono rimuovere tumori localizzati fino alla base cranica, entrando dalla fossa nasale”. Uno specialista rivolto al futuro, dunque, che vuole unire l’aspetto sociale a quello scientifico. “Nel congresso ci sarà una sessione molto particolare - afferma la dott.Ssa Barbara Pichi dell’ Otorinolaringoiatria dell’Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” di Roma -. Abbiamo scelto di organizzare in piscina, con un istruttore d’eccezione, Enzo Maiorca che vanta 23 record del mondo di apnea, un corso sub per non vedenti e i sordo muti. Ma durante il congresso sono previste altre immersioni: sarà possibile studiare le modifiche che avvengono nell’orecchio sott’acqua. Sappiamo che la pressione dell’acqua può portare a danni, infezioni all’apparato uditivo, rottura del timpano, problemi che lo specialista ritrova poi nella pratica clinica”. “Gli otorino nel nostro Paese sono circa 5.000 e rappresentano la quarta branca della chirurgia italiana - sottolinea il dott. Felice Scasso Segretario Nazionale Sioechcf e Direttore dell’Otorinolaringoiatria dell’Ospedale P.a.micone di Genova -. Tra le varie patologie che affrontiamo ci sono anche i tumori della testa e collo. Sono neoplasie in forte aumento soprattutto quelle dell’orofaringe, più che raddoppiati negli ultimi anni per colpa del virus dell’Hpv. Per questo c’è una integrazione terapeutica molto forte dell’otorino con il radioterapista e l’oncologo medico”. “Nel congresso di Roma molte sessioni e lezioni sono svolte da colleghi provenienti da altri Paesi - prosegue Spriano -. Il confronto tra specialisti di diverse nazioni è un presupposto indispensabile per l’arricchimento culturale reciproco. Oggi la otorinolaringoiatria italiana può essere considerata allo stesso livello di quella nord europea o statunitense. Una grande differenza che costatiamo con l’estero è l’uso didattico dei cadaveri. In Italia esiste un problema oggettivo sull’utilizzo delle salme perché la legislazione a riguardo è molto restrittiva. Il loro uso a scopo didattico, è indispensabile e, come accade in molti altri Paesi, i giovani medici devono avere questo training. Lo specializzando dovrebbe fare prima interventi sul cadavere e poi sul vivente. Per colmare questa lacuna al congresso abbiamo organizzato un corso pre-congressuale di chirurgia su cadavere della durata di 2 giorni per 60 giovani specialisti, e durante il congresso ci sarà per tre giorni un collegamento in diretta dall´ospedale San Camillo di Roma" dove verranno eseguiti tutti gli interventi della nostra specialità. |
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CANCRO MAMMELLA: INDIVIDUATO MARCATORE DI RESISTENZA A TERAPIE PROTEINA HMENA11A: INDICATORE DI SUCCESSO O FALLIMENTO DI TERAPIE MIRATE |
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Roma, 28 maggio 2015 – Un nuovo biomarcatore permette di predire, nel tumore mammario Her2 positivo, la resistenza a terapie mirate di recente sviluppo. La proteina detective è hMena11a, una variante del gene Mena. Lo studio pubblicato su Oncogene dal team di Paola Nisticò del Laboratorio di Immunologia dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena in collaborazione con l’Anatomia Patologica dell’Istituto, dimostra che hMena11a sostiene l’attivazione di oncogeni importanti, quali Her2 ed Her3, e la proliferazione e la resistenza alla morte cellulare. I ricercatori hanno provato che la riduzione della quantità della proteina nelle cellule tumorali le rende suscettibili a nuovi farmaci, in grado di bloccare la via di segnale di Pi3k, la cui attivazione è un evento frequente nei tumori e favorisce la progressione tumorale, oltre alla resistenza alla chemio- e alla radioterapia. Lo studio ha importanti implicazioni cliniche e suggerisce che l’espressione di hMena11a può rappresentare un biomarcatore di risposta a terapie mirate, grazie anche alla disponibilità di un anticorpo monoclonale che permette di riconoscere nei tessuti tumorali l’espressione della proteina. Lo studio è finanziato da Airc - Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. Le terapie mirate ai recettori Her2-her3 hanno migliorato in maniera significativa la sopravvivenza delle pazienti affette da carcinoma mammario. A volte tuttavia i tumori di queste pazienti diventano resistenti alle terapie. Ecco perché molti ricercatori studiano i meccanismi della resistenza e provano strategie per aggirarli. E. Il lavoro di ricercatori dell’Istituto Regina Elena dimostra che una forma particolare della proteina Mena, hMena11a, può collaborare con l’attività oncogenica dei recettori della famiglia Egfr, rendendo le cellule tumorali resistenti alla morte cellulare e attivando quindi i meccanismi di resistenza che il tumore adotta per sopravvivere. “Il gene hMena - spiega Paola Trono, primo autore dello studio - è presente nel corso della trasformazione da cellula normale a cellula tumorale e produce diverse forme proteiche durante la progressione del carcinoma della mammella, utilizzando un meccanismo biologico chiamato splicing alternativo. Lo splicing alternativo è un meccanismo altamente complesso che consente di produrre varianti di una stessa proteina, con funzioni anche opposte, a partire dallo stesso gene. L’espressione di hMena11a, nei tumori Her2 positivi, è correlata con l’espressione dell’oncogene Her3 e soprattutto con il suo stato di attivazione che è considerato determinante nei meccanismi di resistenza a terapie mirate nel carcinoma della mammella.” Lo studio è stato realizzato grazie a una nuova piattaforma tecnologica (Reverse Phase Protein Array, Rppa), disponibile presso l’Istituto Superiore di Sanità, che permette di valutare l’attività di una proteina nel complesso network delle vie di segnale associate al tumore. “Una volta validato su grandi casistiche – evidenzia Paola Nisticò - l’impiego di hMena11a potrà essere indicativo di successo o fallimento di terapie antitumorali dirette verso Pi3k. Pertanto l’analisi della sua espressione guiderà gli oncologi verso una scelta terapeutica con il massimo beneficio per i pazienti”. “Pi3k è il gene più frequentemente alterato nei tumori della mammella - conclude Ruggero De Maria, Direttore Scientifico Ire – Pertanto aver scoperto che questa proteina hMena11a conferisce resistenza agli inibitori di Pi3k apre delle nuove prospettive terapeutiche molto importanti. In futuro speriamo di identificare farmaci in grado di inibire l’espressione e l’attività di questa proteina in modo da poter aumentare l’efficacia delle terapie attualmente in sperimentazione clinica”. |
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TUMORE AL SENO, TAPPA A BOLOGNA, GIOVEDÌ 28 MAGGIO, PER IL NETWORK "EUROPA DONNA": IN REGIONE IL PUNTO SULLA PREVENZIONE E LE CURE IN EMILIA-ROMAGNA (ANCHE IN DIRETTA STREAMING). I DATI: PROGRESSIVA DIMINUZIONE DELLA MORTALITÀ, PROBABILITÀ DI SOPRAVVIVENZA SOPRA LA MEDIA NAZIONALE, FORTE PARTECIPAZIONE AI PROGRAMMI DI SCREENING, LA PIÙ ALTA COPERTURA DI MAMMOGRAFIE IN ITALIA |
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Bologna, 28 maggio 2015 - In Emilia-romagna si riduce costantemente la mortalità per tumore al seno (circa il 2% all’anno) ed è più alta che altrove, in Italia, la probabilità di sopravvivere: quasi del 90% a cinque anni dalla diagnosi (89,7% contro una media nazionale dell’85%) e dell’82,3% a dieci anni (contro il 78%). A questi dati si affianca da sempre un’adesione al programma di screening mammografico tra le più alte del Paese (76% per le donne tra i 50 e i 69 anni, contro il 62% della media nazionale nel 2013) e la più alta copertura in assoluto di mammografie (87% nel biennio 2011-2013 su tutta la popolazione femminile 50-69 anni). Inoltre, lo Studio nazionale “Impatto”, alcuni anni fa, ha dimostrato che in Emilia-romagna partecipare regolarmente allo screening mammografico riduce il rischio di morte del 56% (50% a livello nazionale). Domani, giovedì 28 maggio, a Bologna c’è il network “Europa Donna”, movimento che rappresenta i diritti delle donne nella prevenzione e cura del tumore al seno, nato vent’anni fa su impulso dell’oncologo Umberto Veronesi. Per l’occasione è in programma un convegno, dalle 9 alle 14, nella sala polivalente “Guido Fanti”, viale Aldo Moro 50, organizzato con la Regione (potrà essere seguito anche in streaming). Si tratta di una tappa del percorso che “Europa Donna” sta portando avanti in Italia per fare il punto sulla prevenzione, le cure e il processo di sviluppo della rete regionale delle “Breast Unit” (i Centri di senologia), come previsto dalla Conferenza Stato-regioni con le linee di indirizzo approvate lo scorso dicembre. “Il nostro è un sistema di eccellenza, strutturato, solido, integrato – è il commento dell’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi – . Lo dicono tutti i dati e gli studi regionali e nazionali sull’assistenza per il tumore al seno. Un sistema composto da professionisti di altissimo livello, dove i processi sono costantemente controllati grazie a programmi di sorveglianza e flussi informativi consolidati: una garanzia della qualità dell’assistenza. Ma si può fare ancora meglio e di più, per esempio sull’integrazione tra i servizi e tra le strutture. Stiamo predisponendo il documento che va in questa direzione, recependo le linee di indirizzo della Conferenza Stato-regioni”. Per Rosanna D’antona, presidente di “Europa Donna Italia”, “la tappa del 28 maggio a Bologna è particolarmente significativa perché l´Emilia-romagna rappresenta una regione d’eccellenza, anche se resta ancora molto da fare. Il nostro movimento propone infatti di discutere, durante il convegno di domani, che venga al più presto predisposto un piano politico-sanitario regionale per implementare le Breast Unit, integrato con tutti i servizi già esistenti sul territorio, che siano definiti al più presto i criteri di certificazione dei Centri e che i medici di famiglia ricevano un’adeguata formazione per orientare la donna, soprattutto quella più a rischio”. L’emilia-romagna può contare da anni su una rete strutturata di assistenza alle persone con tumore al seno, articolata in 13 Centri di senologia, luogo di integrazione tra professionisti e servizi delle Aziende sanitarie. Sul territorio, inoltre, fin dal 1996 sono attivi i programmi di screening per la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori della mammella, con adesioni alla mammografia tra i più alti d’Italia. Tutto il percorso di assistenza, organizzato in rete dal servizio sanitario pubblico, a partire dalla prima mammografia, è gestito e monitorato nel tempo e garantisce alla donna una presa in carico complessiva e attiva che significa un’attenzione continua alla sua salute. La Regione si è impegnata a raggiungere più donne possibili con lo screening, per favorire interventi più appropriati e ridurre le liste d’attesa per mammografia. Con l’estensione dei programmi di screening mammografico (prima rivolto alle donne dai 50-69 anni, dal 2010 a tutte le donne 45-74 anni, sia residenti che domiciliate) il numero delle donne che effettuano nell’anno la mammografia è raddoppiato: erano 175.000 nel 2009, sono state 345.000 nel 2014. La rete di assistenza: il programma di screening, il percorso per le donne con rischio ereditario - Il programma di screening dei tumori della mammella è rivolto alle donne dai 45 ai 74 anni (oltre 900.000 in tutta la regione). Il percorso di assistenza coinvolge molti professionisti impegnati nella diagnosi e nella cura: medici di famiglia, ginecologi, radiologi, senologi, oncologi, genetisti, psicologi. Le donne dai 45 ai 49 anni sono invitate, con una lettera a domicilio dell’Azienda Usl, a eseguire la mammografia ogni anno, mentre le donne dai 50 ai 74 anni sono invitate a farla ogni due anni. Alla mammografia possono seguire, se necessario, approfondimenti diagnostici o terapeutici. Tutto il percorso, fino al monitoraggio nel tempo (follow-up), è gratuito. Dal 2012 è stato attivato inoltre un percorso gratuito per valutare uno dei fattori di rischio più rilevanti, anche se raro, di sviluppare tumori al seno: la familiarità, o meglio la trasmissione ereditaria, la presenza quindi all’interno della stessa famiglia di casi di tumore della mammella o dell’ovaio o di entrambi. Questo rischio viene indagato nei 13 Centri di senologia e, quando necessario, approfondito nei 4 Centri di genetica. Finora sono state individuate 754 donne ad elevato rischio che sono state prese in carico. Obiettivo del nuovo percorso è offrire alla donna la possibilità di valutare e scegliere attentamente, con i medici coinvolti, gli interventi più vicini ai propri bisogni e più adeguati alla situazione. Inoltre, per le donne che presentano sintomi significativi, è previsto un percorso con accesso urgente agli esami diagnostici (entro le 24/72 ore per gli esami urgenti, entro 7 giorni per gli esami “urgenti differibili”). Tumori al seno, dati epidemiologi - In Emilia-romagna nel 2014 sono stati circa 4.400 i nuovi casi di tumori al seno (dato non ancora consolidato), con un’incidenza (pressoché uniforme nella regione) di 180 nuovi casi all’anno. Complessivamente oggi sono 41.000 le donne viventi che hanno avuto un tumore al seno, patologia che si colloca al primo posto nella mortalità femminile per tumori (14% di tutti i decessi per tumore nelle donne). Il programma del convegno di oggi e la diretta streaming all’indirizzo http://salute.Regione.emilia-romagna.it/events/regione/convegno-tumore-al-seno-breast-unit-in-emilia-romagna |
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PRESENTATI PROGRAMMI FONDAZIONE BASILICATA RICERCA BIOMEDICA NEL CORSO DEL PRIMO MEETING SCIENTIFICO, CHE SI È SVOLTO A RIONERO IN VULTURE, SONO STATE ILLUSTRATE LE LINEE STRATEGICHE. SECONDO APPUNTAMENTO A ROMA IL PROSSIMO 1° LUGLIO |
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Potenza, 28 maggio 2015 - Integrazione tra ricerca e sociale, visione sistemica, metodo, valore internazionale del Comitato tecnico scientifico. Sono questi i caratteri distintivi della Fondazione Basilicata ricerca biomedica, le cui linee strategiche sono state presentate questa mattina nell’Auditorium dell’Irccs Crob di Rionero in Vulture, nell’ambito del primo meeting scientifico della Fondazione, che vivrà un secondo appuntamento, tutto di carattere internazionale, il 1° luglio a Roma. I lavori si sono sviluppati in due sessioni tematiche, la prima dedicata alla ricerca scientifica in Basilicata e al ruolo dell’Università e del sistema sanitario regionale e l’altra alle collaborazioni per la ricerca e al confronto scientifico nei campi dell’oncologia e dell’epidemiologia, con gli interventi di personalità di alto profilo, provenienti dall’Istituto superiore di sanità e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dall’Università Bicocca di Milano e dalle aziende sanitarie lucane. Nel corso del meeting sono stati presentati i primi progetti di ricerca su cui è impegnata la Fondazione, tra questi uno dedicato alla patologia diabetica, che è stato approvato dal Comitato etico unico regionale nel corso della sua ultima seduta. Nelle sue conclusioni il presidente della Regione ha rimarcato le caratteristiche della Fondazione quale luogo di scambio dei saperi e di contaminazioni positive ed esercizio virtuoso dello stare insieme orientato alla concretezza. Una fondazione che nasce con la precipua ambizione di esportare l’eccellenza lucana in Europa, rivendicando per la Basilicata un ruolo di primo piano a livello nazionale e internazionale. Sulla stessa lunghezza d’onda gli interventi degli assessori regionali alle Politiche della Persona e alle Politiche di Sviluppo, i quali hanno posto l’accento, rispettivamente, sul carattere distintivo della Fondazione, che collega la ricerca biomedica al sociale (da qui la necessità di creare un fascicolo elettronico contenente dati sanitari e sociali) e l’importanza di una connessione tra ricerca, industria e innovazione tecnologica quali motori fondamentali per la sostenibilità del Paese. Al termine del convegno, si è svolta una visita guidata nei laboratori di ricerca dell’Irccs Crob. |
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RIFUGIATI: FVG, NESSUNA CORSIA SANITARIA PREFERENZIALE CASI SCABBIA MOLTO LIMITATI, NO CONSEGUENZE PER COLLETTIVITÀ |
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Trieste, 28 maggio 2015 - Non risultano comportamenti inappropriati in termini di attribuzione di priorità e di attivazione di percorsi diagnostici o terapeutici non motivati da oggettivi criteri clinici in favore di cittadini extracomunitari nell´ambito del sistema dell´emergenza-urgenza (118, Pronto Soccorso, Medicina d´Urgenza). Lo ha affermato l´assessore alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Maria Sandra Telesca, rispondendo in Consiglio regionale all´Iri (interrogazione a risposta immediata) formulata dal consigliere Elio De Anna. Nessuna preoccupazione, ha assicurato Telesca, anche per quanto riguarda la questione scabbia e malaria posta dal consigliere Giuseppe Sibau. "La maggior parte dei profughi giunti in Italia - ha assicurato l´assessore - è in buone condizioni di salute e, a seconda del tipo di accoglienza, entrano in ogni caso a fare parte di un programma sanitario mirato a tutelare la salute pubblica". "I casi di scabbia realmente accertati - ha quindi minimizzato l´assessore - sono molto limitati, prontamente individuati e trattati senza conseguenze per il resto della popolazione". "L´accesso al sistema 118 ed al Pronto Soccorso - ha evidenziato Telesca, riferendosi ancora alle presunte quanto smentite corsie preferenziali che sarebbero state riservate agli extracomunitari - è regolato da precisi e codificati criteri di Triage finalizzati alla corretta individuazione delle situazioni di rischio clinico ed all´attribuzione delle priorità. L´operatore sanitario - ha ricordato l´assessore - è chiamato a rispondere di tali procedure indipendentemente dall´iscrizione o meno della persona al servizio sanitario regionale". "Nel 2014 - ha precisato Telesca - sono stati registrati 433.789 accessi ai Pronti Soccorsi della regione. Di questi solo 30.177 hanno riguardato cittadini extracomunitari senza permesso di soggiorno". Secondo le normative vigenti, ha comunque spiegato l´assessore a De Anna che si informava in merito, esistono due linee di rimborso delle prestazioni sanitarie erogate a pazienti senza permesso di soggiorno. Una è basata sulla stima dei presenti ed è ricompresa nei decimi, l´altra riguarda le prestazioni urgenti e passa da uno specifico fondo del ministero degli Interni che, a quanto risulta, sta liquidando le fatture presentate dalle aziende sanitarie. |
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TRENTO: INTERVENTI PER PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI |
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Trento, 28 maggio 2015 - Approvata i dalla Giunta provinciale, su proposta dell´assessore alla salute e solidarietà sociale, Donata Borgonovo Re, la proposta di riparto fra le Comunità delle risorse messe a disposizione dalla Regione per la non autosufficienza, che ammontano a 30 milioni di euro. "Si tratta di risorse - ha chiarito l´assessora Borgonovo Re - che andranno a finanziare servizi residenziali e semiresidenziali a favore di soggetti portatori di handicap, ma anche iniziative a sostegno della domiciliarità che rappresenta ormai una risposta privilegiata ai bisogni socio assistenziali sempre più complessi. Rientrano in questo ambito l´assistenza domiciliare, i pasti a domicilio, nonché un sussidio economico per l´assistenza di persone non autosufficienti in ambito familiare, servizi indispensabili per sostenere le famiglie e aiutarle a mantenere le persone nel proprio ambiente di vita ma in modo tutelato". L´importo di 30 milioni di euro sarà erogato direttamente agli enti locali secondo questa ripartizione: Comunità Valsugana e Tesino: 2.800.000 euro; Territorio Val d´Adige: 12.300.000 euro; Comunità delle Giudicarie: 3.300.000 euro; Comunità Alto Garda e Ledro: 3.900.000 euro; Comunità della Vallagarina: 7.700.000 euro. La spesa è finanziata dalla Regione Trentino-alto Adige sul fondo unico per le funzioni delegate. Successivamente l´amministrazione provinciale provvederà ad approvare l´atto di indirizzo per il finanziamento delle attività socio-assistenziali per il 2015 e a ripartire fra tutte le comunità il fondo complessivo che, oltre ai 30 milioni di euro assegnati dalla Regione, comprende anche il Fondo famiglia, per far fronte alle spese per interventi di assistenza domiciliare e agli oneri connessi all’erogazione di prestiti sull´onore, e le altre risorse destinate alle Comunità per attività socio-assistenziale; l´importo complessivo sfiora i 100 milioni di euro. |
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SALUTE: FVG, BURLO SEMPRE SOTTO CONTROLLO MA NO RADIAZIONI |
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Trieste, 28 maggio 2015 - Sono risultate completamente negative le verifiche effettuate all´Irccs Burlo Garofolo di Trieste in relazione a possibili presenze fuori norma di radiazioni ionizzanti, campi elettromagnetici ed amianto aerodisperso. "La relazione tecnica prodotta dall´Arpa nel giugno 2014 - ha infatti spiegato l´assessore alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Maria Sandra Telesca, rispondendo in Consiglio regionale ad un´Iri (interrogazione a risposta immediata) presentata dal consigliere Stefano Pustetto in merito ad una possibile incidenza anomala di tumori al Burlo - riporta valori ampiamente al di sotto dei limiti stabiliti ma - ha aggiunto - nei giorni scorsi ho comunque dato disposizione di svolgere un´ulteriore indagine conoscitiva volta a chiarire la sussistenza o meno del fenomeno". Nella sua replica a Pustetto, l´assessore ha specificato come l´apparecchiatura che si ipotizzava potesse avere provocato qualche dispersione è un irradiatore di sacche di sangue contenente una sorgente sigillata di isotopi radioattivi ed è sottoposta a continua sorveglianza, verifica e periodica manutenzione. "A fine 2014 - ha ricordato Telesca - erano stati registrati alcuni dati anomali, circoscritti nel tempo e non più verificatisi. In tale occasione, le direzioni aziendali avevano optato per un prudenziale e cautelativo fermo macchina al fine di dare spazio ad ulteriori controlli che, in ogni caso, hanno sempre fornito esito di funzionamento stabile e sicuro". "Il livello di attenzione è sempre stato elevato - ha concluso l´assessore - ed anche il dosimetro posizionato sul pavimento del Pronto Soccorso mai ha rilevato valori di irradiazione". |
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SANITÀ. TAVOLO TECNICO REGIONE-POSTE ITALIANE PER RINNOVO SERVIZI ASSISTENZIALI. ARRU: "MASSIMA ATTENZIONE PER LE ZONE INTERNE DELL´ISOLA" |
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Cagliari, 28 Maggio 2015 - Un tavolo tecnico tra Regione e Poste italiane per il rinnovo della convenzione dei servizi sanitari a favore del cittadino. Pagamento ticket nei punti Poste Italiane, possibilità di ritirare la refertazione cartacea o digitale con assoluta tutela della privacy, collaborazione per una comunicazione chiara e capillare dei servizi offerti. Sono questi gli obiettivi dell´assessorato della Sanità, come ha voluto precisare l´assessore Luigi Arru questa mattina, durante l´incontro con i rappresentanti di Poste Italiane, Stefano Lizza e Nicoletta Ferraris. "Il cittadino deve essere messo nelle condizioni di muoversi nella maniera più agevole possibile - ha detto il titolare della Sanità - e accedere all´offerta sanitaria anche attraverso i nuovi strumenti telematici disponibili. Per questo motivo vogliamo rinnovare la convenzione con Poste Italiane sia per il pagamento dei ticket, servizio già esistente e funzionante, che per tutta un´altra serie di prestazioni di cui si discuterà con l´istituzione del tavolo tecnico, al quale parteciperà anche Federfarma". Il paziente potrà pagare la prestazione medica recandosi agli sportelli ticket aziendali, ai totem casse automatiche di alcune aziende sanitarie o alle Poste, fornendo il codice fiscale e il numero di prenotazione, oppure on-line con carte prepagate e l’accreditamento sul portale "Postesalute" accedendo alla voce "Ticket". "La logica che guida questa operazione - ha proseguito l´esponente dell´Esecutivo - è quella di creare una rete multicanale che consenta al cittadino-paziente, ovunque si trovi sul territorio nazionale, di poter accedere al servizio sanitario. Questo significa, per fare un esempio pratico, che un sardo appartenente a una delle Aziende sanitarie locali dell’Isola potrà pagare alle Poste italiane di Roma, piuttosto che di Milano, il ticket che avrà la certificazione della Asl di riferimento”. I servizi sul territorio. "Il nostro proposito è riuscire a far funzionare un sistema integrato sull´intero territorio regionale, migliorandolo e potenziandolo, e cercando di far fronte a ogni criticità. Ricordo che esiste una app per Android e Apple - ha spiegato l’assessore Arru - che permette di visualizzare i tempi di attesa in tutti i pronto soccorso della Sardegna. Abbiamo a disposizione strumenti innovativi, dobbiamo metterli a sistema e fruibili per i cittadini". Strategia nazionale aree interne. Il Ministero della Salute, durante l’incontro dello scorso 22 aprile con gli assessori regionali della Sanità, ha individuato all’interno della “Strategia nazionale aree interne" tre zone per la Sardegna: Gennargentu, Mandrolisai e Alta Marmilla. "È fondamentale garantire servizi che diano un valore aggiunto in queste zone a rischio di spopolamento - ha concluso il rappresentante della giunta Pigliaru - aumentando il benessere, migliorando la qualità della vita e l´uso delle risorse, riducendo così i costi sociali, che per ciò che concerne la sanità sono elevatissimi". |
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DIABETE, APPROVATI E FINANZIATI 7 PROGETTI-OBIETTIVO REGIONALI DELLA TOSCANA |
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Firenze 28 maggio 2015 - Diabete, la giunta regionale ha approvato e destinato il finanziamento a 7 progetti-obiettivo, che costituiranno l´impalcatura della Rete diabetologica regionale. L´intento è quello di definire un modello di gestione integrata del diabete, basata sulla centralità della persona, individuando l´approccio multiprofessionale, adottando protocolli diagnostico-terapeutici condivisi su tutto il territorio regionale, attraverso progetti e percorsi esplicitati dal Piano nazionale. Questi i progetti regionali: implementazione dell´educazione terapeutica; piede diabetico; gestione integrata della persona con diabete ricoverata per altra patologia; diabete in età evolutiva; innovazione e prospettive in diabetologia; terapie e strumenti innovativi; telemedicina. A ciascun progetto è stata destinata una parte del finanziamento complessivo di 480.000 euro, stabilito da una delibera di giunta approvata nel settembre 2014. Il Piano sanitario e sociale 2012-2015, nel capitolo dedicato alla "Sanità d´iniziativa: dall´attesa alla ricerca attiva", prevede l´istituzione e l´implementazione di "Reti cliniche ospedaliere": reti cliniche per particolari patologie, con l´obiettivo di integrare i livelli ospedalieri tra di loro e con il territorio. Queste le reti individuate: infarto, ictus, traumatologica, materno-infantile, diabetologica, alte specialità. |
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SARDEGNA: SERVIZI DI ASSISTENZA EDUCATIVA AI DISABILI, LINEE DI INDIRIZZO REGIONALI, VICINE ALLE ESIGENZE DEI RAGAZZI |
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Cagliari, 28 Maggio 2015 - "Servizi vicini alle esigenze dei ragazzi che coinvolgano le famiglie, garantiscano al meglio l’inclusione scolastica e le pari opportunità permettendo ai ragazzi disabili di fruire a pieno dell´offerta scolastica. I tempi sono maturi perché il tema dell´assistenza agli alunni disabili venga affrontato in maniera organica, prevedendo linee d´indirizzo regionali". È il cuore dell´intervento dell´assessore regionale Claudia Firino invitata, questa mattina, all´assemblea delle educatrici e degli educatori del Servizio di assistenza educativa specialistica della Provincia di Cagliari, alla Cgil di viale Monastir a Cagliari. Riconoscimenti, per l´impegno con cui l´assessore ha garantito l´assistenza agli alunni disabili per tutto l´anno scolastico, sono stati espressi da chi l’ha preceduta, nel sottolineare il ruolo e le difficoltà degli educatori. La titolare della Pubblica Istruzione ha ricordato che la Giunta regionale, quest´anno, ha stanziato, per i servizi per l´assistenza agli alunni disabili, un milione in più rispetto all´anno passato, raggiungendo la cifra di 6 milioni di euro e ha previsto, dove siano state manifestate difficoltà a garantire il servizio per tutto l´anno scolastico, risorse aggiuntive attraverso il fondo per gli imprevisti. Specificando l’importanza della continuità educativa, e non solo didattica, assicurata dal dialogo di tutti i soggetti che a vario titolo forniscono assistenza ai ragazzi, ha poi preso un impegno concreto: “Apriremo a breve un tavolo di lavoro, a partire dalle riflessioni espresse in questo incontro, il cui obiettivo sarà, a livello regionale, migliorare la qualità dei servizi affinché corrispondano al meglio ai bisogni dei ragazzi e garantire la professionalità dei lavoratori. Serve che ognuno si assuma la responsabilità che gli spetta. Come ho già annunciato, la Regione si assumerà la responsabilità politica di emanare linee di indirizzo condivise, coerenti e uniformi in tutto il territorio". |
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RALLY MONDIALE: GRANDE PROMOZIONE DELLA SARDEGNA NEL MONDO |
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Cagliari, 28 Maggio 2015 - "Un importante evento di spettacolo che rilancerà la Sardegna in tutto il mondo, raccontando un´immagine vincente e contemporanea: le potenzialità della regione su turismo attivo e sportivo saranno valorizzate con modalità straordinarie nelle giornate del Rally mondiale". Lo ha detto l´assessore del Turismo, Artigianato e Commercio Francesco Morandi, ieri, alla conferenza stampa di presentazione della dodicesima edizione del campionato del mondo di rally, rimarcando: "Sarà una vera opportunità di promozione dell´isola su un network globale". La gara attraverso la Sardegna. Dall´11 al 14 giugno, da Cagliari ad Alghero, passando per gli sterrati dell´Oristanese, del Monte Acuto, del Sassarese e della Nurra: la gara attraverserà nord, centro e sud della Sardegna, coinvolgendo numerose comunità locali. Sono 150 i paesi che hanno aderito all´invito del Comitato organizzatore dando vita a una sinergia tra sport, cultura e tradizioni. Oltre alle 23 prove speciali nei territori, tra le quali quella a Is Arutas nel Sinis "all´ombra" dei giganti di Mont´e Prama, saranno diverse le attività in campo: il villaggio Sardegna, un centro espositivo della storia e delle eccellenze isolane nel parco assistenza di Alghero. Qui i protagonisti del Mondiale incontreranno pubblico e turisti da tutto il mondo. Investimento in promozione. "Vorremmo che il binomio Sardegna-sport motori avesse una prospettiva di durata - ha continuato Francesco Morandi - la Regione ha fatto un investimento importante sul rally, non soltanto dal punto di vista economico, ma soprattutto sotto il profilo della promozione: siamo convinti che rappresentare la Sardegna attraverso la corsa, una sfida che si articola da Cagliari ad Alghero, passando per l´interno e le coste, sia per noi in termini di comunicazione un messaggio molto incisivo”. Isola palcoscenico per grandi eventi. Oltre all´appuntamento mondiale l’assessorato lavora per costruire un cartellone regionale di manifestazioni rallistiche: “In proposito ci daremo una dimensione organizzata che struttureremo ancor meglio il prossimo anno, dando continuità alla grande iniziativa di giugno”, ha spiegato l’assessore. Il rally procurerà naturalmente un ritorno immediato dell’investimento riguardo alle presenze turistiche e al consumo di servizi: "Anche per questo possiamo e dobbiamo richiamare l’attenzione sulla nostra capacità di organizzare e accogliere manifestazioni internazionali e di presentarci come un palcoscenico ideale per gli appuntamenti sportivi di questa portata”, ha ribadito l’esponente della Giunta Pigliaru. |
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