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Notiziario Marketpress di Giovedì 11 Giugno 2009
 
   
  I FUTURISTI E LE QUADRIENNALI UN NUOVO SGUARDO SUL FUTURISMO DEGLI ANNI ´30 E ´40 IN UN VOLUME ELECTA PROMOSSO DALLA QUADRIENNALE ROMA

 
   
   Roma, 11 giugno 2009 – Ieri a Villa Carpegna, la Quadriennale di Roma presenta il volume della collana editoriale "I Quaderni" (Electa) dedicato alla stagione futurista dai primi anni Trenta ai primi anni Quaranta. Ne parleranno il critico d´arte Laura Cherubini e il poeta Valerio Magrelli. Introdurrà Walter Pedullà. I futuristi e le Quadriennali è un´opera collettanea che tratta della partecipazione dei futuristi alle Quadriennali d´Arte del ´31, ´35, ´39, ´43, partecipazione intesa come chiave di lettura della fase finale di sviluppo dell´avanguardia marinettiana. Alle quattro mostre furono presenti tutti i principali protagonisti: Balla, Depero, Dottori, Fillìa, Prampolini, Tato, Thayaht, Crali. In tutto 80 artisti con 360 opere. Gli autori (Gino Agnese, Giovanna Bonasegale, Enrico Crispolti, Mariateresa Chirico, Matteo D´ambrosio, Anty Pansera) riescono a porre in risalto i caratteri distintivi della deuxième vague futurista e a dimostrare come non fu una singolarità chiusa, marginale, senza riscontri. Ben si situò nel tempo e provò a esprimere una poetica che di quel tempo rispecchiasse i tratti, proseguendo la vaccinazione di inedite diversità cominciata negli anni Dieci. Il volume raccoglie il più ampio catalogo di immagini esistenti del secondo Futurismo e costituisce una tappa obbligata per una conoscenza più approfondita di questa fase del movimento. Il contributo iniziale di Agnese inquadra storicamente il periodo nel quale si svolsero le prime quattro Quadriennali e pone in evidenza come lo sviluppo dell´avanguardia in quegli anni avvenne in sincrono con tutto il nuovo dell´epoca. Cambia progressivamente la percezione del reale: andando verso la fine degli anni Trenta l´immaginario futurista è affascinato, in particolare, dal "respiro dello spazio", dalle macchine volanti, che schiudono vertiginose prospettive cosmiche. Sono gli anni che segnano anche l´avvento della radio, alla quale Marinetti dedicò due manifesti (quello della Radio e del Teatro Aeroradiotelevisivo). Nel suo saggio Enrico Crispolti prende in esame i precedenti della partecipazione dei futuristi alla Biennale romana del 1925 e alle Biennali di Venezia e osserva l´evoluzione degli interessi pittorico-plastici che è possibile riscontrare nelle Quadriennali d´Arte. In particolare, si sofferma sul passaggio da un modello costruttivo e geometrico di ordine "meccanico" a una diversa dimensione "cosmica". Una particolare attenzione è inoltre rivolta alla varietà di posizioni personali che scorrono dalle punte più avanzate, al passo dell´innovazione prampoliniana, ad altre situazioni ancora legate al momento precedente. Il contributo di Mariateresa Chirico descrive in dettaglio le presenze futuriste alle quattro edizioni della Quadriennale offrendo un regesto completo ed esauriente degli artisti e delle opere in mostra, arricchito da rigorosi apparati con tavole sinottiche che consentono una consultazione sincrona delle presenze e delle assenze. Il saggio di Giovanna Bonasegale prende in esame il legame tra la seconda generazione dei futuristi e il regime. Fatto salvo il rapporto personale di Marinetti con Mussolini, che si mantenne franco e amichevole nell´arco della loro lunga conoscenza, la strada del movimento in quegli anni fu in salita. Dice molto, a questo riguardo, l´esiguo numero di opere acquistate dalle istituzioni nazionali o locali durante le quattro edizioni delle Quadriennali. Anty Pansera approfondisce la presenza delle artiste futuriste alle Quadriennali d´Arte del periodo. Vi parteciparono undici artiste, dalle esponenti di punta come Benedetta, Marisa Mori, Carla Prina, Regina, Leandra Angelucci Cominazzini senza trascurare i nomi meno noti. Sono per lo più pittrici, ma molte di loro possono essere considerate delle "protodesigner": lavorano a lungo all´insegna delle arti applicate, progettando e realizzando oggetti anche di uso quotidiano. Le artiste futuriste non formeranno mai un gruppo, per eterogeneità della loro formazione oltre che per età anagrafica. Le accomuna la disponibilità intellettuale e linguistica ad affrontare nuovi temi e materiali. Nel saggio conclusivo, Matteo D´ambrosio estende lo sguardo alle mostre retrospettive dedicate dalla Quadriennale al Futurismo dal 1948 in poi. Mostre che furono esemplari testimonianze dell´interpretazione che la cultura italiana del secondo Novecento ha saputo e voluto dare del movimento. Al di là della collettiva del 1948, che istituì la distinzione tra primo e secondo Futurismo, le mostre personali hanno permesso di riconoscere la carica innovativa e l´originalità dei percorsi di Balla e Boccioni, di Depero e Prampolini. Uno sguardo retrospettivo che ebbe uno dei momenti di più intensa vitalità con la pubblicazione degli "Archivi del Futurismo" nel 1958. .  
   
 

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