Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Martedì 07 Luglio 2009
 
   
  IL MADE IN ITALY NON ARRETRA DI FRONTE ALLA CRISI NEL 74% DEI CASI SI CONSOLIDA E SVILUPPA IL BUSINESS DELLE IMPRESE ITALIANE SUI MERCATI ESTERI NEL PRIMO SEMESTRE DEL 2009

 
   
  Caserta, 7 luglio 2009 – La crisi non spaventa le imprese del Made in Italy, anzi, le spinge a consolidare e sviluppare la propria attività all’estero con modalità più innovative. Rispondendo ad un’indagine sull’andamento dei prodotti italiani all’estero alla luce della crisi mondiale – condotta da Assocamerestero e Unioncamere con il contributo di 62 Camere di Commercio Italiane presenti in 42 Paesi e presentata oggi a Caserta durante il X Meeting dei Segretari Generali delle Camere di Commercio Italiane all’Estero (Ccie) – i rappresentanti degli oltre 24mila imprenditori collegati alle Ccie indicano il consolidamento e la crescita delle attività come le principali strategie di risposta alla crisi dei mercati adottate dagli imprenditori italiani nel primo semestre del 2009 (indicate rispettivamente dal 44% e dal 30% degli intervistati, mentre solo per il 26% si registra una riduzione della presenza sui mercati esteri). “L’economia italiana – ha detto il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello - esiste in quanto le nostre imprese riescono a internazionalizzarsi. Non abbiamo alternativa per far crescere il Paese. Il Sistema camerale lo sa bene e risponde in modo molto concreto, sostenendo la vocazione all’internazionalizzazione di tante piccole imprese che, da sole, non riuscirebbero a raggiungere i mercati esteri. Lo scorso anno abbiamo coinvolto oltre 4mila imprese in 14mila incontri B2b attraverso missioni, fiere e interventi personalizzati, mettendo a disposizione quasi 70 milioni di euro, il 40% dei quali destinati alla formazione degli imprenditori italiani e di manager stranieri. E’ anche grazie a questo impegno che l’immagine del brand Italia nel mondo non conosce crisi. Certo, il nostro modello promozionale deve fare un salto di qualità in termini di coordinamento e di efficacia delle azioni. Al Governo, all’Ice e a tutti gli altri attori istituzionali rinnoviamo la disponibilità di tutto il Sistema a collaborare ancora più strettamente, nel rispetto delle specializzazioni di ciascuno”. “I risultati dell’indagine mostrano che l’imprenditoria italiana ha saputo rispondere alla crisi meglio degli altri Paesi, scegliendo i mercati e i prodotti che in questa congiuntura sono più promettenti – afferma il Presidente di Assocamerestero, Edoardo Pollastri – per il 70% dei nostri osservatori all’estero, infatti, la posizione dell’Italia come partner d’affari è rimasta invariata nel primo semestre del 2009 e addirittura per un 15% è migliorata. Un segnale però emerge chiaramente: la partita sui mercati esteri si può vincere solo attraverso un gioco di squadra, con tutti i soggetti della promozione, impegnati a livello nazionale e locale, e una buona strategia d’attacco, fatta di maggior credito alle aziende, di una promozione mirata del nostro Paese e, soprattutto, di una profonda conoscenza dei mercati internazionali che in questo momento offrono le maggiori opportunità di investimento, da poter veicolare alle imprese. E proprio su questo aspetto le Ccie, in qualità di soggetti binazionali radicati sui territori esteri, possono dare un contributo strategico e qualificato”. Per mantenere le posizioni già acquisite sui mercati esteri, le imprese italiane fanno ricorso a modalità di presenza più innovative, come investimenti in catene distributive e servizi post-vendita al cliente (come dichiara oltre un terzo degli intervistati) nonchè partnership con i soggetti locali (per il 30% delle risposte). Secondo il 60% degli intervistati gli imprenditori che “cavalcano” meglio la crisi sono quelli che puntano sui mercati esteri, ritagliandosi nuove nicchie di mercato ancora poco esplorate, dove la qualità dei prodotti italiani risulta fortemente competitiva. Per sostenere il Made in Italy, affermano i rappresentanti delle business communities collegate alle Ccie, occorre aumentare la promozione, garantendo un miglior coordinamento tra i soggetti che la realizzano (21% delle risposte). Ambiti prioritari d’intervento sono le missioni commerciali (24%) e le campagne di comunicazione dell’immagine dell’Italia all’estero (16%). A seguire, il 20% degli intervistati indica la necessità di garantire maggiori flussi di credito alle imprese. Chiudono la serie delle azioni giudicate utili dagli imprenditori, il miglioramento della rete distributiva sui mercati internazionali (con il 12% delle preferenze) e la tutela dei marchi (per il 7% degli intervistati). Per il 20% degli intervistati, nel secondo trimestre del 2009 gli ordinativi industriali esteri verso l’Italia hanno subito un calo compreso tra il 6% e il 10%. Si dimezza, rispetto al primo trimestre, la percentuale di coloro che indicano una riduzione delle importazioni dall’Italia inferiore al 5% e si attesta al 29% delle risposte. Salgono invece al 18% (dall’11% del primo trimestre) gli imprenditori che ritengono vi sia stato un calo degli ordini esteri superiore al 20%. L’agroalimentare, per la metà degli intervistati, è il settore che mostra la maggiore capacità di tenuta sui mercati esteri, seguito dalla meccanica, che ottiene un terzo delle preferenze e si conferma inoltre, nell’opinione di ben il 45% degli intervistati, il settore che meglio riesce a reggere gli urti della crisi e che ha buone possibilità di superare più in fretta nei prossimi mesi la congiuntura negativa, recuperando le posizioni perse nella prima parte dell’anno. . .  
   
 

<<BACK