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Notiziario Marketpress di Mercoledì 19 Aprile 2000
 
   
  CGIL E MODA : GIULIANA CELLA SFILA ALLA CAMERA DEL LAVORO

 
   
  Milano, 19 aprile 2000 - Lunedi´ 17 aprile Giuliana Cella ha presentato la sua collezione donna autunno inverno 2000/2001 alla Camera del Lavoro: nello storico salone Di Vittorio dove hanno tenuto assemblee tutti i leader della Cgil, da Lama a Cofferati e nel quale si sono svolti gli spettacoli teatrali di Dario Fo. Per la prima volta, la struttura preposta alla tutela del lavoro e dei lavoratori ospita la moda. Scelta coerente nel caso di Giuliana Cella. Infatti, l´originale creatrice ha fatto della perizia manuale una delle sue carte vincenti, dando fogge occidentali e contemporanee a tessuti da collezione delle etnie più lontane. In un sistema della moda serializzato e globalizzato, dove l´abito è un multiplo industriale sempre più estraneo alla mano dell´uomo, Giuliana Cella procede, dunque, in senso inverso. Dando una nuova vita a materiali d´epoca, recupera e salvaguarda culture tessili, "scampoli" di storia del lavoro e frammenti di civiltà a rischio di oblio. Come le bacheche di una mostra, gli abiti di Giuliana Cella custodiscono e reinseriscono nella società, attraverso il guardaroba, testimonianze di abilità manuali penalizzate, per non dire incompatibili, con la logica del profitto e dei grandi numeri. Simmetrica al culto dell´artigianato con cui Giuliana Cella ricerca nel mondo e con passione antiquaria i manufatti, è la sartorialità con cui le stoffe vengono assemblate. Tagliate, cucite e montate su pezzi unici interamente fatti a mano. Nei quali persino l´etichetta è un nastro di organza con l´autografo della creatrice. Non una griffe o una firma, dunque. Semmai, la sottoscrizione di un´opera unica. Come il lavoro delle tante mani che l´hanno prodotta. Con gesti irripetibili. "Dietro la creazione di un capo e di una collezione - dichiara Antonio Panzeri - c´è lavoro, fantasia, manualità, impegno, professionalità. Per il sindacato e la Cgil questa iniziativa è un´occasione non solo di incontro ma anche un formidabile stimolo per entrare in un mondo rappresentato da lavoratori e lavoratrici che hanno bisogni, aspettative e diritti ai quali è doveroso corrispondere". "Sarò eternamente grata alla Camera del Lavoro e ad Antonio Panzeri. Ospitando i miei lavori e le mie collaboratrici nella casa del lavoro mi hanno dato l´opportunità di sottolineare il culto della manualità che guida il mio stile. In tal senso, ho pensato ad un allestimento che portasse alla luce tutto il lavoro che sta dietro un abito E che spesso viene occultato come una cosa inopportuna dietro il backstage. Mi sarebbe piaciuto portare in palcoscenico anche i tessitori Ashanti. Ma non avendo la macchina del tempo mi sono affidata alle doti di interpretazione di Franca Rame, altrettanto evocative, per narrare la storia di questa straordinaria civiltà. Nella quale il lavoro della tessitura era un´arte sacra e il telaio un oggetto di culto al quale si offrivano veri e propri sacrifici. La voce di Franca leggerà un breve testo: una colonna verbale, più che sonora, scandita da ´note´ storiche. Tra le notizie che ho recuperato mi piace sottolineare che gli Ashanti ignari di molte tecniche per ottenere il colore, dipanassero le sete di importazione per ritesserle nelle loro strisce. All´insegna di una contaminazione intelligente, perchè rispettosa delle tradizioni e della cultura autoctona. Con questa filosofia, lavoro da sempre. E mi auguro che possa essere da esempio per la società del villaggio globale. A rischio di omologazione, in un pericoloso pensiero unico". Gli Ashanti sono una Popolazione africana dalle antichissime origini. Si stanziò nella zona occidentale del continente, gettando le basi dell´attuale stato del Ghana. Divenuti sempre più ricchi e potenti grazie alle loro attività agricole e commerciali, in particolare la tessitura, nel Xvii secolo, sotto la guida di Osei Tutu, si unirono in una federazione. E la lealtà dei diversi gruppi si strinse intorno al mitico Trono d´Oro sul quale i sovrani si sedevano, con l´aiuto di due valletti che reggevano le braccia del re cariche d´oro. Nel 1826 in seguito alla colonizzazione britannica, persero il controllo della regione. Ma proprio gli inglesi, nel 1935, ricostituirono una confederazione Ashanti. A tutt´oggi, l´antico popolo, mantiene una spiccata individualità nel Ghana indipendente. .  
   
 

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