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Notiziario Marketpress di
Lunedì 22 Maggio 2006 |
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UE, LEGIFERARE MEGLIO: MENO NORME MA PIÙ CONTROLLI SULLA LORO APPLICAZIONE
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Bruxelles, 22 maggio 2006 - Il Parlamento ha approvato un pacchetto di relazioni sull´iniziativa "legiferare meglio". I deputati chiedono maggiore severità e celerità da parte della Commissione nel verificare la corretta applicazione delle norme comunitarie nonché maggiori diritti per i cittadini. E´ poi sostenuta la semplificazione della legislazione e l´abrogazione delle norme obsolete, se contribuiscono allo sviluppo economico e sociale e vedono protagonista anche il Parlamento. Con la relazione di Monica Frassoni (Verdi/ale, It) sul controllo dell´applicazione del diritto comunitario, i deputati si dicono persuasi della reale necessità che tutte le Istituzioni europee analizzino «in modo serio e visibile» e privilegino «con maggiore convinzione» la questione del controllo dell´applicazione. E ciò soprattutto alla luce dell´urgenza di ridurre il volume della legislazione Ue e delle iniziative legislative. Al riguardo, inoltre, insistono sul fatto che ogni riduzione sulla quantità di legislazione prodotta «deve trovare riscontro in una maggiore enfasi sull´attuazione». Il Parlamento nota in seguito che i principali problemi della procedura di infrazione (articoli 226 e 228 Tce) sono costituiti dalle lungaggini (in media occorrono 54 mesi fra la registrazione della denuncia e il deferimento alla Corte) e dal limitato uso fatto dell´articolo 228, che permette il ricorso alla Corte di giustizia e la definizione di penalità in caso di non esecuzione delle sue sentenze. D´altra parte, nota l´insufficiente livello di cooperazione da parte dei tribunali della maggior parte degli Stati membri, «che mostrano tuttora una certa riluttanza ad applicare il principio del primato del diritto comunitario». I deputati invitano quindi la Commissione a «riconsiderare seriamente il suo atteggiamento di indulgenza» nei confronti degli Stati membri per quanto riguarda i termini di trasmissione delle informazioni richieste dalla Commissione, l´adozione e la notifica dei provvedimenti nazionali di attuazione e la corretta applicazione della legislazione comunitaria a livello nazionale, regionale e locale. Sottolineano poi che l’enfasi posta sulle questioni organizzative e sui flussi di comunicazione non deve dissimulare il fatto che molti casi di attuazione non corretta derivano dalla cattiva qualità della legislazione e «riflettono il tentativo deliberato da parte degli Stati membri di vanificare la legislazione comunitaria per motivi politici ed economici». Pertanto, sollecitano la Commissione a richiedere agli Stati membri di garantire un’applicazione retroattiva della regola comunitaria al fine di sanare tutti gli effetti della violazione. Il Parlamento, inoltre, nota che l’attuale procedura non dà ai cittadini altro diritto se non quello di presentare una denuncia, mentre la Commissione, nella sua veste di custode dei Trattati, ha larga discrezionalità decisionale quanto all’opportunità di registrare la denuncia e di avviare un procedimento. Ritenendo che niente vieti di attribuire, con appositi strumenti normativi, ulteriori diritti ai denuncianti, i deputati chiedono quindi alla Commissione di adoperarsi per adottare tali strumenti. A loro parere, infatti, a tale importante ed esclusiva prerogativa deve corrispondere un dovere di trasparenza e rendicontabilità quanto ai motivi che hanno giustificato le decisioni, in particolare quelle di non dar seguito alle denunce. Andrebbe poi esaminata la possibilità di creare mezzi extragiudiziari di impugnazione più efficaci per i cittadini europei, come corollario del diritto di petizione. Il Parlamento, infine, ritiene essenziale che le disposizioni legislative vengano formulate in modo tale da renderne più agevole l´applicazione. Altrettanto importante è migliorare la comprensione del diritto Ue da parte dei cittadini e, di conseguenza, propone che un compendio del cittadino sia incluso, sotto forma di motivazione non legalistica, in tutti gli atti legislativi. Adottando la relazione di Giuseppe Gargani (Ppe/de, It) con 546 voti favorevoli, 10 contrari e 21 astensioni, i deputati sostengono «con fermezza» il processo di semplificazione del contesto normativo dell´Unione europea, come pure l´obiettivo di assicurare un contesto normativo «necessario, semplice ed efficace». Tuttavia, sottolineano che tale processo deve fondarsi sulla piena partecipazione del Parlamento europeo al dibattito interistituzionale, sulla consultazione ampia e trasparente di tutte le parti interessate (Stati membri, imprese e organizzazioni non governative) e sul miglioramento della generale trasparenza del processo normativo, in particolare aprendo al pubblico le discussioni del Consiglio quando esso esercita la funzione legislativa. Il Parlamento incoraggia quindi la Commissione ad adottare, nel quadro dell´Accordo interistituzionale "Legiferare meglio", una normativa mirata e accuratamente studiata il cui impatto sia prevedibile. Dovrà inoltre contribuire all´instaurazione di condizioni favorevoli al potenziamento della crescita e dell´occupazione, riducendo le spese e le procedure amministrative superflue, sopprimendo gli ostacoli all´adattabilità e all´innovazione e garantendo la certezza del diritto. A tale proposito, peraltro, i deputati si compiacciono dell´intenzione della Commissione di ridurre gli oneri inutili per le Pmi e di rafforzare l´uso delle tecnologie dell´informazione. Ritengono infatti che la semplificazione del contesto normativo dell´Unione europea dovrebbe mirare, tra l´altro, a rendere la legislazione più semplice e più efficace e pertanto maggiormente «orientata all´utente». La priorità, è precisato, andrebbe attribuita alla semplificazione dei regolamenti, mentre le direttive dovrebbero essere semplificate «solo in casi eccezionali e debitamente motivati» quando non disciplinano materie estremamente delicate o non sono il risultato di un difficile compromesso, «come nel caso della legislazione comunitaria sulle società». Pur riconoscendo che l´abrogazione degli atti irrilevanti ed obsoleti «sia un´esigenza prioritaria» che deve essere attuata dalla Commissione senza indugio, i deputati chiedono tuttavia che sia accompagnata da un atto giuridico comunitario, «impedendo agli Stati membri di disciplinare le materie che siano state deregolamentate a livello comunitario». In proposito, infatti, sottolineano che l´eccesso di regolamentazione in taluni settori è dovuto in gran parte all´attività legislativa degli Stati membri e che, di conseguenza, «all´abrogazione di norme comunitarie deve seguire un´abrogazione delle corrispondenti disposizioni nazionali». E´ quindi proposto alla Commissione di realizzare un monitoraggio costante delle normative nazionali che dovessero restare in vigore dopo l´abrogazione della normativa comunitaria originaria. Per i deputati, infine, la codificazione e la rifusione «sono gli strumenti più importanti di semplificazione dell´acquis comunitario» e incoraggiano quindi un più esteso ricorso a tali strumenti. Si dicono però scettici sulla totale rifusione dell´acquis comunitario poiché «potrebbe generare interpretazioni divergenti nell´ambito delle istituzioni europee». Il Parlamento, inoltre, avverte che la semplificazione «non deve portare alla riscrittura dell´acquis al di fuori del controllo democratico». E´ poi espresso l´auspicio che le diverse proposte di rifusione e di revisione della Commissione contribuiranno a migliorare il livello di sviluppo economico e sociale nell´Unione nel contesto della politica di sviluppo sostenibile, nonché il livello di protezione della salute dei consumatori e della qualità del loro ambiente. Ritiene altresì che le Istituzioni debbono valutare l’opportunità di stabilire una terza categoria di interventi tale da prevedere le facilitazioni più opportune per la semplificazione degli atti giuridici comunitari. Pur sostenendo le pratiche di coregolamentazione e di autoregolamentazione, infine, il Parlamento sottolinea che gli strumenti legislativi tradizionali devono continuare ad essere utilizzati per raggiungere gli obiettivi fissati dal trattato. Anche perché, escludendo dal processo decisionale i rappresentanti eletti, il ricorso alla standardizzazione «comporta il rischio di minore trasparenza e responsabilità». Questa pratica deve quindi essere circoscritta rigorosamente alle misure di armonizzazione di tipo meramente tecnico. . |
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