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Notiziario Marketpress di
Lunedì 22 Maggio 2006 |
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STRATEGIE TERAPEUTICHE E TRATTAMENTI `GOLD STANDARD-PROSTATA ´ PER LA CURA
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Milano, 22 maggio 2006 - "Il trattamento del carcinoma prostatico", dice Laura Catena dell´Int," ha obiettivi differenti, a seconda dell´estensione e dell´aggressività della malattia, ma anche della speranza di vita del paziente e della presenza di patologie non oncologiche di accompagnamento, che possono costituire un rischio di morte superiore a quello rappresentato dalla neoplasia prostatica stessa". Nei pazienti con malattia confinata alla prostata l´obiettivo è la guarigione. Tale obiettivo viene perseguito attraverso la prostatectomia radicale o la radioterapia con intento curativo. Per i pazienti che hanno una bassa probabilità di morire "per" il loro tumore prostatico a causa di una bassa aggressività della neoplasia oggi viene anche proposta una politica di "sorveglianza attiva" che permette di effettuare un trattamento solo, se e quando, sarà necessario. In virtù dell´elevata ormonodipendenza delle neoplasie prostatiche la riduzione dei livelli circolanti di testosterone, ottenibile mediante differenti manipolazioni ormonali, rappresenta il trattamento utile in diverse fasi della malattia. Attualmente viene utilizzata la deprivazione androgenica farmacologia anche se in passato era in uso l´orchiectomia. Le indicazioni alla deprivazione androgenica sono: Trattamento neoadiuvante prima della radioterapia per neoplasie localmente estese. Trattamento adiuvante dopo radioterapia o chirurgia per neoplasie ad alto rischio di recidiva. Trattamento della recidiva di malattia. Trattamento della malattia non operabile o non valutabile per radioterapia. Quando la malattia progredisce nonostante un adeguato trattamento ormonale (deprivazione androgenica), si definisce ormonorefrattaria. "I più recenti dati di letteratura", spiega Laura Catena dell´Int ,"hanno indicato nel Taxotere a somministrazione trisettimanale, un chemioterapico in grado di indurre un beneficio in termini di sopravvivenza se confrontato con mitoxantrone, in pazienti con diagnosi di carcinoma prostatico ormonorefrattario. Pertanto ad oggi questo trattamento deve essere considerato il `gold standard´ per la malattia ormonorefrattaria". I bisfosfonati rivestono un importante ruolo terapeutico nelle fasi avanzate di malattia con metastasi ossee dove vengono somministrati allo scopo di controllare il dolore e prevenire le complicanze scheletriche. Il bisfosfonato più potente è l´acido zoledronico. Le Novita´ Sul Carcinoma Della Prostata - "In Italia", dice il dott Giuseppe Procopio, Istituto Nazionale dei Tumori di Milano,"vi sono 21. 000 nuovi casi/anno di carcinoma prostatico, mentre si prospetta che il 30 per cento degli uomini italiani di età superiore ai 50 anni svilupperà tale neoplasia nei prossimi 15 anni . Il carcinoma della prostata sarà la neoplasia a maggiore incidenza. Attualmente rappresenta la neoplasia maligna con l´incidenza più elevata nella popolazione di sesso maschile, degli Emisferi Occidentali". "Il rischio cumulativo di ammalarsi di carcinoma prostatico, considerato fino all´età massima di 74 anni," dice la dott. Ssa Laura Catena, Istituto Nazionale dei Tumori," è del 3,9 per cento, e quello di morire per questa malattia è del 1,2 per cento. Una adeguata stratificazione per categorie di rischio, consente una ottimizzazione del piano terapeutico nel carcinoma della prostata in fase avanzata. All´istituto Nazionale Tumori di Milano nel 2005 sono afferiti 257 pazienti con nuova diagnosi di carcinoma prostatico". I pazienti sono stati sottoposti a visita multidisciplinare (presenza simultanea dell´ Urologo, Radioterapista, Oncologo Medico e Psicologo) per ottimizzare l´approccio terapeutico. "L´invecchiamento" dice Laura Catena dell´Int," si associa a un aumento della frequenza delle affezioni benigne e maligne della prostata: le autopsie di soggetti maschi deceduti all´ottava decade di vita dimostrano alterazioni iperplastiche in più del 90 per cento dei casi e alterazioni maligne in più del 70 per cento". I fattori di rischio, oltre ali´ età, sono la razza (superiore nella razza nera), elevati livelli di testosterone circolante, storia famigliare, eccessivo apporto calorico e di grassi. Per contro sono anche noti dei fattori protettivi quali l´apporto di vitamine A e D, oligoelementi ed antiossidanti. È attualmente in studio la possibilità di attuare una chemioprevenzione attraverso l´assunzione alimentare di sostanze naturali come i fitoestrogeni, la vitamina E, i licopeni, i polifenoli del the e minerali come il selenio e lo zinco. . |
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