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Notiziario Marketpress di
Lunedì 02 Novembre 2009 |
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LO ZOO DI VETRO DI TENNESSEE WILLIAMS AL TEATRO LITTA DI MILANO
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Milano, 2 novembre 2009 - Prima ospitalità della stagione 2009/2010 è lo spettacolo realizzato dalla Compagnia di Jurij Ferrini che porta in scena dal 3 al 15 novembre 2009 Lo zoo di vetro di Tennessee Williams, autore classico della letteratura americana del Novecento. La storia di una famiglia degli anni ‘30 che poggia sull’assenza del padre: Amanda, Tom e Laura hanno assorbito questa assenza e ognuno di loro ne porta un tratto. Laura in particolare, claudicante per una malattia, è una creatura cristallina e profondamente emotiva chiusa nel suo mondo immaginario fatto di insetti di cristallo, il suo Zoo Di Vetro appunto. Incerta nel suo equilibrio, Laura è il personaggio che incarna la struttura stessa della sua famiglia. Nel mondo di Laura le figure di vetro sostituiscono le persone reali, con le quali non riesce ad avere un rapporto. Quando alla fine Jim, un amico del fratello, di cui Laura era innamorata fin dal liceo, viene a far visita alla famiglia, lei tenta di vincere con ogni forza la sua ritrosìa e si appoggerà a questo bel giovane, al sogno di diventarne la fidanzata e lo zoo di vetro crollerà rovinosamente infrangendosi e spezzando il fragile equilibrio su cui poggiava l’intera famiglia. “Sono arrivato a interessarmi a Lo zoo di Vetro appassionandomi alle storie e ai personaggi di Tennessee Williams: un autore così straordinariamente semplice nel tratteggiare l’animo umano - soprattutto quello femminile che amava fino all’inverosimile e per il quale provava anche una intelligente simpatia. Lo zoo di vetro è una storia così nitida e appassionante che necessita solo di attori “di vetro”, questa è l’unica chiave che mi sento di inserire nel pentagramma di questo spartito composto da una mano sensibile e sapiente come quella di Williams. Gli attori “di vetro” sono attori capaci di far vibrare i loro corpi di emozioni sottili e di renderle visibili in modo inequivocabile al pubblico, pur mantenendo la complessità dell’animo umano. Il teatro di Williams necessita, a mio parere, di un teatro di attori e la regia deve sapientemente esserci e negarsi. Esserci nella conduzione degli interpreti, e io sono prima di tutto un attore e amo questo mestiere, e negarsi nelle forzature deformanti che si riferiscono e/o si discostano dalle messe in scena precedenti della stessa opera. ” . |
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