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Notiziario Marketpress di Lunedì 22 Maggio 2006
 
   
  AL PALAZZO DELLA RAGIONE KOUROS DI LUDOVICA RIPA DI MEANA

 
   
  Milano, 22 maggio 2006 - Statue funerarie della Grecia arcaica, i «kouroi» (ragazzi) marciano nel museo di Atene. Dove vanno, verso dove, con quel lieve passo di pietra, con quei sorrisi enigmatici e definitivi? Liberi e potenti d´una giovinezza perpe­tua, incedono senza meta nel labirinto della morte. E Kouros è il titolo di questa inaudita tragedia in versi di Ludovica Ripa di Meana. Unico erede maschio di due grandi dinastie finanziarie del Nordi­talia, Ludovico nel college americano dove studia, scopre di essere omoses­suale, e non se lo perdona, perché sa che non sarà perdonato. Rientrato in famiglia, tenta il suicidio, e sanziona nel buio della coscienza la propria ine­vitabile destituzione battendo in giardini e cessi pubblici. Quando si confessa al padre, quello, umiliato dalla disperazione, si rassegna a «pazzificarlo», affidandolo ai maghi degli psicofarmaci. E mentre la madre, da sempre mor­tificata dal disamore del marito, lo attrae nell´ orbita di una femminilità ven­dicativa e gregaria, Ludovico sprofonda nelle bianche acque della depres­sione. Finché il fato non irrompe sulla scena, e colpisce. Non lui. Nella sua indecente «scorrettezza», nella sua esibita classicità (i cori, i dia­loghi verso contro verso, l´irruenza torrenziale dei monologhi), la tragedia di questo «kouros» contemporaneo, che incede senza meta nel labirinto del­l´omosessualità, pronuncia forte, con la temerarietà della poesia, ciò che da sempre il fato ha pronunciato: la colpa di essere nati (che si paga con la mor­te), l´imperdonabilità di non essere altro che quelli che siamo (che si sconta vivendo). Endecasillabi di indecente, impenetrabile bellezza. Mitragliate di versi che annientano, che tolgono il fiato, che ritmano l’indicibile scandendo l’impronunciabile, che cantano il mistero dell’Amore, sapientemente strutturati in forma di tragedia classica. Ludovico, giovane e bellissimo kouros che non si perdona la propria omosessualità perchè sa che non sarà perdonata dal padre. La colpa lo ossessiona, quella di essere ciò che è e di non essere quello che il padre vuole. Www. Teatrofrancoparenti. Com .  
   
 

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