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Notiziario Marketpress di Mercoledì 09 Dicembre 2009
 
   
  DANUTA HüBNER SULLA POLITICA REGIONALE: "ORA LA PAROLA AL PARLAMENTO"

 
   
   Bruxelles, 9 dicembre 2009 - Politica regionale, un altro tema su cui il Parlamento avrà più voce in capitolo grazie al Trattato di Lisbona. Al via la discussione su come investire e distribuire i fondi strutturali per il periodo post-2013. E gli eurodeputati sono pronti a dire la loro. Parola di Danuta Hübner, Ppe, polacca, ex-commissaria per lo Sviluppo regionale, oggi a capo della commissione per lo sviluppo regionale. Il Trattato di Lisbona dà nuovi poteri al Parlamento nel campo della politica regionale. E´ molto importante. Ora che il Parlamento è sullo stesso piano del Consiglio nelle decisioni sui fondi strutturali, la sua voce si farà sentire nel dibattito sul quadro finanziario pluriennale post-2013. Ma più potere significa anche più responsabilità: abbiamo intenzione di rafforzare le relazioni con le altre commissioni, perché i temi di cui ci occupiamo sono trasversali. L´approccio settoriale su questioni come l´energia, l´ambiente, l´industria, ha fatto il suo tempo. Ora dobbiamo pensare in termini di interdipendenza. In pratica che cosa cambierà? Il Trattato attribuisce nuove responsabilità alle regioni e gli enti locali. "Sussidiarietà" non vuol dire più soltanto livello europeo o nazionale, gli attori locali entrano in campo. Poi c´è il nuovo concetto della "coesione territoriale". Prima l´unica coesione riconosciuta era quella "sociale". Con questa novità, la dimensione territoriale dovrà essere presa in conto trasversalmente da tutte le politiche comunitarie. Questa situazione ci spinge a interloquire con nuovi attori: dal mondo accademico, alle rappresentanze locali e regionali, all´industria e le Ong. Sempre avendo in mente le priorità, che sono il cambiamento climatico e l´innovazione. Vogliamo coinvolgere i cittadini, per costruire un´Europa multi-livello e sub-nazionale. La distribuzione dei fondi strutturali è anche indispensabile per uscire dalla crisi. Dopo l´allargamento, una quantità mai vista di fondi europei è affluita verso i Paesi dell´Europa centrale e orientale, e i risultati si sono visti. Cosa ne pensa lei? Mi sento molto soddisfatta. Dicevano che i nuovi Stati membri non avrebbero saputo usare i fondi, che molti sarebbero rimasti inutilizzati. Si prevedeva una spesa al 50%. E invece nel periodo 2000-2006 i fondi sono stati usati al 100%, tranne in un singolo Paese dove il Fondo Sociale non è stato speso interamente. Siamo andati molto oltre le aspettative. I fondi strutturali sono anche una chiave di accesso al mercato interno. Prima dell´allargamento c´era un gap di undici a uno fra i Paesi più ricchi dell´Ue e quelli più poveri. I Paesi sottosviluppati non possono accedere al mercato unico in condizioni di parità, e non sono interessanti per gli investitori. Per questo la politica regionale è anche una questione di profitto, non solo di solidarietà. Sono lieta di vedere che abbiamo stimolato la crescita, e che ora la famiglia di regioni europee che coopera, impara dalle altre, punta alla competitività e investe sulle nuove tecnologie è cresciuta. .  
   
 

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