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Notiziario Marketpress di
Martedì 23 Maggio 2006 |
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INCONTINENZA URINARIA: POSITIVI SEGNALI DAL FISCO MA E’ NECESSARIO INDAGARE PIU’ A FONDO L’IMPATTO ECONOMICO DELL’INCONTINENZA
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Milano, 23 maggio 2006 – La Fondazione italiana continenza, ente senza fini di lucro nata con l’obiettivo di contribuire a sensibilizzare e ad informare l’opinione pubblica circa le tematiche dell’incontinenza, commenta la notizia diffusa nei giorni scorsi relativa alla possibilità della deduzione Irpef per i cosiddetti “pannoloni” necessari come ausilio dei contribuenti incontinenti e recentemente inseriti in un elenco di mezzi ausiliari stilato dal Ministero della Sanità. “L’incontinenza – ha detto Walter Artibani, Direttore della clinica urologia di Padova e Presidente della Fondazione italiana continenza – rappresenta un fardello rilevante per la società in generale ed in particolare per le famiglie dei pazienti (oltre tre milioni sono le persone in Italia che soffrono di incontinenza), che molto spesso si ritrovano ad affrontare da sole i costi per la gestione della malattia nel loro complesso. La possibilità di dedurre dall’Irpef parte della spesa per gli ausili per l’incontinenza rappresenta un buon passo avanti in direzione di un concreto supporto a chi combatte quotidianamente con una malattia che interessa già il 7% della popolazione italiana di età compresa tra i 18 e i 70 anni, il 10% della popolazione più matura (55-70 anni) e il 12% delle donne. Tuttavia, il costo degli ausili rappresenta solamente la punta dell’iceberg di un problema il cui reale impatto sociale ed economico rimane in gran parte sconosciuto”. Un’indagine condotta lo scorso anno dalla Fondazione italiana continenza su un campione di 3000 italiani ha contribuito ad una più approfondita conoscenza degli atteggiamenti e del vissuto degli italiani relativamente al problema incontinenza, rivelando – tra le altre cose - un vissuto disastroso della malattia, una generale mancanza di informazioni ed una scarsissima propensione a parlarne con il medico. A questi fatti – che da soli contribuisco a disegnare un quadro preoccupante - bisogna aggiungere la scarsezza di dati oggettivi ed affidabili relativi ai costi complessivi dell’incontinenza. Con il crescere della vita media delle popolazioni – in particolare, nei paesi avanzati – la percentuale dei malati di incontinenza è destinata a crescere sempre più e, di conseguenza, crescerà anche la domanda di servizi dedicati agli incontinenti. Sfortunatamente, è molto probabile che i livelli di budget dedicati alla spesa sanitaria non siano destinati a crescere parallelamente. Emerge, dunque, la necessità di condurre rigorosi studi economici che contribuiscano a fornire dati oggettivi sui costi sociali dell’incontinenza. “Il mondo scientifico internazionale – ha continuato Artibani – ha già fornito contributi notevoli in direzione di una migliore comprensione dei costi sociali legati all’incontinenza. Tuttavia, esistono ancora numerose lacune che devono essere colmate e che riguardano, ad esempio, l’assenza di dati oggettivi relativi all’impatto economico della malattia, gli studi sulle forme di finanziamento e il rimborso dei trattamenti; e ancora, una maggiore disponibilità di informazioni sugli ausili stessi, sui trattamenti per la prevenzione e la cura della malattia, sull’evoluzione e i mutamenti dell’incontinenza nel corso della vita del paziente”. . . |
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