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Notiziario Marketpress di
Giovedì 04 Febbraio 2010 |
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SCOPERTO PUMILIO, IL "CONTROLLORE" DELLE CELLULE NERVOSE IL LAVORO DI PAOLO MACCHI DEL CIBIO PUBBLICATO SULLA PRESTIGIOSA RIVISTA PNAS
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Trento, 4 febbraio 2010 - Si chiama Pumilio ed è una proteina prodotta dalle cellule nervose (neuroni) già nelle prime fasi dello formazione del nostro cervello. Il suo compito è quello di regolare lo sviluppo dei neuroni, dando loro quelle forme e strutture che li rendono adatti a svolgere la loro funzione principale, vale a dire ricevere e trasmettere informazioni. Se viene prodotta in eccesso o in difetto, può dar luogo ad alterazioni della forma della cellula e quindi a gravi forme di ritardo mentale. A scoprire l´importante funzione della proteina Pumilio è stato un gruppo internazionale di ricercatori a cui partecipa anche Paolo Macchi del Centro interdipartimentale per la Biologia integrata dell´Università di Trento. Per capire meglio la portata di questa scoperta scientifica, resa nota alla comunità internazionale attraverso un articolo pubblicato ieri sulla prestigiosa rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America), occorre addentrarsi nei segreti della nostro cervello e della nostra storia evolutiva. La cellula nervosa assomiglia ad un albero, ricco di rami e foglie. Proprio alle foglie possono essere paragonate le sinapsi, i punti attraverso cui avviene il passaggio di informazioni tra i neuroni. Perche il cervello funzioni bene non è importante, entro certi limiti, il numero di neuroni ma quanti contatti essi riescono a stabilire con altri neuroni. Nelle persone affette da malattie degenerative o genetiche gravi - come l´autismo, la sindrome di Down o la sindrome di Rett (una malattia che colpisce soprattutto le bambine entro i quattro anni causando spesso gravi ritardi mentali) - le cellule nervose presentano una forma più semplice, che condiziona lo sviluppo e la funzionalità del cervello stesso con gravi deficit delle capacità cognitive. È come se il cervello fosse un albero spoglio, con pochi rami e foglie. D´altra parte, troppe ramificazioni possono anch´esse influire negativamente con il funzionamento della cellula nervosa. Ecco perché è importante l´azione di controllo dello sviluppo neuronale, un processo molto complesso e finemente regolato. Come questo controllo avvenga è un interrogativo che da tempo appassiona molti scienziati. Una nuova risposta, viene dal lavoro di ricerca condotto dalle università di Vienna (Center for Brain Research), Firenze (Dipartimento di medicina interna) e Trento (Cibio - Centro interdipartimentale per la Biologia integrata) e, soprattutto grazie alla combinazione di studi di biologia cellulare, molecolare e di elettrofisiologia. "La novità di questa scoperta - commenta Paolo Macchi del Laboratorio di neurobiologia cellulare e molecolare del Cibio - è la conoscenza del ruolo di questa proteina nello sviluppo del neurone. È un ulteriore passo avanti nella conoscenza dei fattori che regolano lo sviluppo delle cellule nervose e su come malattie genetiche e neurodegenerative potrebbero alterare la funzionalità di queste cellule". La scoperta Il neurone è caratterizzato una parte centrale (detta soma o corpo cellulare) e da una serie di prolungamenti più o meno ramificati (i dendriti e l´assone) che si allungano, con la crescita, fino a raggiungere altre cellule (altri neuroni, muscoli o ghiandole) con cui stabiliscono contatti. Grazie a questi prolungamenti, le cellule nervose ricevono e trasmettono informazioni, sotto forma di impulsi elettrici e chimici. A svolgere il lavoro di portare i segnali dall´esterno all´interno della cellula nervosa sono i dendriti (dal greco dendròn, "albero"). Sui dendriti vi sono numerose piccole ramificazioni chiamate spine dendridiche (chiamate anche sinapsi), paragonabili alle foglie di un albero, che sono i punti in cui il messaggio proveniente da una altro neurone viene ricevuto. "Si sa che le funzioni biologiche essenziali del sistema nervoso, come l´apprendimento o la memoria, sono strettamente legate alla formazione di nuove sinapsi o al perfetto funzionamento di quelle già esistenti - spiega Paolo Macchi - La cellula nervosa è in grado di formare nuove ramificazioni e sinapsi durante tutta la vita di un individuo. Ma questa capacità si riduce con gli anni e così pure la nostra memoria. La perdita eccessiva di neuroni e in particolare delle sinapsi è, invece, il primo segno dell´insorgenza di molte malattie neurodegerative". Il problema che gli scienziati si trovano ad affrontare è, dunque, quello di capire in che modo il neurone assuma e mantenga la sua forma caratteristica. "Lo sviluppo del sistema nervoso, nonché dell´intelligenza quale aspetto legato alla sua attività, è controllato dalla combinazione di fattori di tipo genetico, legati cioè alle informazioni contenute nel nostro Dna e di fattori esterni, come la presenza o l´assenza di stimoli durante la crescita e la vita adulta dell´individuo. In tutte le nostre cellule, il codice del Dna viene trascritto in una diversa molecola chiamata Rna messaggero, il quale produce le proteine che sono i mattoni costituenti e che fanno funzionare le nostre cellule. È indubbio che questo flusso di informazione genetica svolga il ruolo di artefice primario dello sviluppo e di regolatore del funzionamento delle cellule, neurone incluso. Il nostro gruppo si interessa proprio dello studio del trasporto degli Rna messaggeri nei neuroni e dei meccanismi che regolano la loro traduzione in proteine. È un processo biologico importante che permette alle cellule nervose di modificarsi creando nuovi rami e nuove foglie proprio là dove servono". Il progetto di ricerca, a cui partecipa anche l´ateneo trentino, è frutto della collaborazione con un gruppo di ricerca di Vienna, guidato da Michael Kiebler, con John Vessey attualmente all´Hospital for Sick Children di Toronto, Canada e con Ettore Luzi del Dipartimento di Medicina Interna dell´Università di Firenze. Paolo Macchi è responsabile del Laboratorio di neurobiologia cellulare e molecolare del Cibio, il Centro interdipartimentale per la Biologia integrata dell´Università di Trento, ed è anche coordinatore del Dottorato internazionale in Scienze biomolecolari attivato dall´ateneo. La sua carriera accademica è iniziata nel 1999 con una posizione di postdoc presso il Max-planck-insitute for Developmental Biology di Tuebingen in Germania. Nel 2005 è divenuto responsabile di un gruppo di ricerca al Center for Brain Research della Medical University di Vienna, presso la quale ha ottenuto l´abilitazione in neuroscienze. Si è trasferito poi all´Università di Trento dove è professore associato di Biologia molecolare. . |
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