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Notiziario Marketpress di Mercoledì 10 Marzo 2010
 
   
  PRESENTATO IL RAPPORTO CFI: L’INDUSTRIA ITALIANA DELLE FIERE REAGISCE ALLA CRISI

 
   
  Milano 10 marzo 2010 - L’industria italiana delle fiere ha meglio reagito alla crisi economica rispetto a quanto fatto dall’industria del paese. Questo è quanto emerge dal rapporto redatto da Cfi -Agenzia di Confindustria per le fiere, e presentato questa mattina al Circolo della stampa di Milano. All’incontro, presenziato da Gian Domenico Auricchio, presidente Cfi, e Franco Bianchi, segretario generale, sono intervenuti organizzatori di manifestazioni espositive in rappresentanza dei principali quartieri fieristici e settori che costituiscono il tessuto industriale del paese: dalla moda all’arredamento, dall’agroalimentare alla meccanica, dal bene strumentale al ciclo e motociclo alla nautica. Accanto ai vertici di Cfi: Anton Francesco Albertoni, presidente Ucina-confindustria Nautica, Guido Corbella, amministratore delegato Centrexpo/ipack-ima, Guglielmo Gandino, presidente Unacoma Service, Antonio Gavazzeni, presidente Emi, Carlo Guglielmi, presidente Cosmit, Giovanni Mantovani, direttore generale Veronafiere, Alfredo Mariotti, segretario generale Federmacchine, Massimo Martinoli, consigliere Anci Servizi, Raffaello Napoleone, amministratore delegato Pitti Immagine, Costantino Ruggiero, direttore generale Eicma, Enrico Pazzali, amministratore delegato Fiera Milano. “Quarta nella graduatoria mondiale e seconda in quella europea per metri quadrati espositivi venduti, l’industria italiana delle fiere – ha affermato Gian Domenico Auricchio, presidente Cfi- è in grado di assicurare alle imprese, italiane e straniere, il palcoscenico adeguato per presentare la propria produzione, garantendo ai visitatori ampia e eccellente offerta”. “D’altra parte - ha aggiunto il presidente Auricchio - in Italia, ove il tessuto connettivo industriale è costituito principalmente da realtà di piccola-media dimensione, le fiere rappresentano ancora lo strumento principale per svolgere attività di marketing e contatto con il pubblico internazionale. Il valore dell’attività fieristica per le aziende, indipendentemente dal settore industriale di appartenenza, è talmente elevato che, anche in un anno di profonda crisi come il 2009, l’industria fieristica italiana ha saputo contenere le perdite. Infatti, a fronte di una riduzione della produzione industriale del paese pari a 18,1% rispetto all’anno precedente, nel 2009, le fiere associate a Cfi hanno visto calare lo spazio espositivo netto assegnato del 9,7%, rispetto alle corrispondenti precedenti edizioni. “Sebbene i due indicatori considerati non siano esattamente confrontabili - ha affermato Gian Domenico Auricchio - appare evidente che l’industria fieristica ha espresso una performance migliore rispetto all’andamento dell’economia del paese. Tale considerazione è confermata, d’altra parte, dall’analisi degli altri due parametri utili a valutare lo stato di salute dell’industria fieristica quali, il numero di espositori e di visitatori”. Nonostante il segno negativo, in linea con il contesto generale, il sistema fiere aggregato da Cfi ha visto ridurre il numero di espositori di ‘appena’ il 5,6%. Risulta invece ancora più attenuato il decremento nel numero dei visitatori, scesi del 5% rispetto ai risultati messi a segno nelle edizioni precedenti delle medesime manifestazioni Con particolare riferimento agli operatori stranieri, i dati rilevati indicano una sostanziale conferma della loro presenza, nonostante la crisi. Nel 2009 le fiere Cfi hanno registrato sostanziale stabilità nel numero dei visitatori (-0,5%) e incremento in quello degli espositori (+3%) Dall’analisi dei dati riferiti all’industria fieristica italiana considerata nel complesso, nel quadriennio 2007-2010, emerge la tendenza alla trasformazione del carattere degli eventi presentati sul territorio: da nazionale a internazionale*. Nel 2007, il numero delle manifestazioni espositive internazionali tenute in Italia è stato pari a 182; nel 2010 il valore crescerà a 210 unità. D’altro canto nel periodo di riferimento si evidenzia un calo marcato nel numero delle fiere a carattere nazionale, che scendono da 386 a 310. “L’incremento nel numero delle manifestazioni internazionali in Italia - ha affermato Franco Bianchi, segretario generale Cfi - dimostra l’interesse e l’attrattività del paese confermando dunque il territorio come interessante area di consumo di beni. Occorre però considerare che il passaggio della competenza in materia fieristica alle regioni, così come previsto dalla modifica dell’articolo 117 della Costituzione, ha favorito l’attribuzione della qualifica in modo difforme, creando disomogeneità di valutazione”. “In ragione di ciò – ha sottolineato Gian Domenico Auricchio – ribadiamo la necessità di una cabina di regia centralizzata, sotto il coordinamento del ministero dello Sviluppo economico, in grado di regolare i comportamenti dei soggetti della filiera fieristica, in una logica reale di sistema, con l’obiettivo di razionalizzare il calendario degli eventi espositivi svolti sul territorio”. “D’altra parte proprio la centralità dell’interesse dell’utenza fieristica deve guidare tutti i progetti di sviluppo di eventi espositivi. In particolare, Cfi ribadisce la necessità di un progetto Fiere d’Italia che stabilisca linee di azione strategica, di medio lungo periodo, con l’obiettivo di proporre un servizio completo che comprenda oltre all’evento espositivo di contenuto elevato, servizi di trasporto, ospitalità, soggiorno e servizi collaterali di alto standard a costo accessibile.” Considerando solamente le mostre a carattere internazionale , come emerge dai dati elaborati da Cermes Bocconi, nel quadriennio di riferimento (2007-2010), a fronte di un incremento del numero di eventi espositivi si è manifestata una riduzione degli spazi acquistati. Sceso da 4,7 milioni di metri quadrati (2007) a 4 milioni (stima 2010), lo spazio allestito a fiera è calato del 14,9% risentendo della crisi economica mondiale. Nettamente più contenuto, invece, il calo del numero di espositori coinvolti nelle mostre (passati da 89.846 nel 2007 a 82.000 stimati del 2010), risultato pari all’8,7%.Dall’incrocio dei valori espressi dai due parametri, emerge chiaramente la scelta strategica condotta dalle aziende che, nella maggior parte dei casi, hanno presenziato agli eventi riducendo lo spazio allestito. Relativamente ai visitatori, l’indicatore registra un calo pari al 18,8% nel periodo di riferimento. Sul risultato pesa certamente il calo dei visitatori richiamati alle fiere aperte al pubblico che hanno patito maggiormente la crisi. Nel caso delle mostre per operatori di settore, la riduzione dell’afflusso di pubblico va comunque inquadrata in una situazione di riorganizzazione delle modalità delle imprese di fare business. “In ragione di ciò – ha concluso Franco Bianchi - è ragionevole ipotizzare che d’ora in poi il conteggio dei visitatori per unità verrà sostituito dal conteggio delle aziende presenti in visita, così come già fanno alcuni organizzatori”.  
   
 

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