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Notiziario Marketpress di
Giovedì 22 Aprile 2010 |
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RICERCATORI STUDIANO L´ANDATURA DEGLI ELEFANTI
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Bruxelles, 22 aprile 2010 - Uno studio condotto dall´Università di Manchester (Regno Unito) ha dimostrato che, a differenza della maggior parte dei quadrupedi, gli elefanti si muovono secondo uno schema definibile "4x4". La ricerca, pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), rivela inoltre che le ginocchia degli elefanti sono più flessibili di quanto finora ritenuto. Queste scoperte potrebbero consentire di mettere a punto farmaci più efficaci per la cura di alcune malattie che colpiscono gli animali, come l´artrite, e di comprendere il modo in cui si muovevano i dinosauri. Mentre la maggior parte dei quadrupedi utilizza le zampe anteriori per "frenare" e le zampe posteriori per "accelerare", gli elefanti si muovono secondo uno schema più uniforme. "Non c´è una suddivisione ovvia del carico di lavoro sulle zampe", afferma il primo autore dello studio, il dott. Lei Ren dell´Università di Manchester "Le zampe lavorano tutte insieme per lo stesso obiettivo". I ricercatori hanno scoperto che sebbene le zampe di questi pachidermi sembrino pesanti e rigide, sono in realtà più flessibili di quelle di un cavallo. Il dott. John Hutchinson del Royal Veterinary College di Londra (Regno Unito) ha spiegato che la rigidità delle zampe di un animale è inversamente proporzionale al lavoro richiesto a livello muscolare. "Se il ginocchio è bloccato, la gamba diventa una sorta di colonna: pertanto non è necessario che i muscoli esercitino grande forza. Quando invece si piega la gamba, i muscoli esercitano una quantità di forza maggiore". Le ricerche condotte in passato avevano dimostrato che la rigidità e la pesantezza degli arti dei quadrupedi era proporzionale alla stazza dell´animale. Con l´aiuto di alcuni addestratori, il team ha condotto vari test su alcuni esemplari di Elefante asiatico ospitati presso il Thai Elephant Conservation Center di Lampang, in Tailandia. L´obiettivo dello studio era scoprire se gli animali si muovono e si reggono in piedi piegando le zampe oppure no. Fino ad oggi le dimensioni degli animali avevano reso impossibile l´effettuazione di questo tipo di ricerca. I ricercatori hanno posizionato 16 piattaforme di forza appositamente costruite (simili a bilance) sul terreno dell´area del Conservation Center. Il team ha poi applicato speciali dischi riflettenti in alcuni punti chiavi del corpo dell´animale e sistemato telecamere ad infrarossi che potessero registrarne i movimenti sulle piattaforme. I dati raccolti sono poi stati utilizzati per analizzare i movimenti degli elefanti e per capire il ruolo dei muscoli nel movimento di propulsione. I risultati hanno evidenziato che i muscoli di questi quadrupedi esercitano appena un terzo della forza stimata dalle previsioni elaborate mediante le simulazioni al computer. Questo risultato dimostra che le zampe degli elefanti hanno un´agilità e una flessibilità tali da consentire di spingerli avanti. Gli scienziati hanno poi notato che i muscoli delle gambe degli elefanti sono sottoposti a un maggiore carico di lavoro quando da un´andatura normale passano alla corsa. Proprio questo potrebbe almeno in parte spiegare perché questi animali preferiscono camminare piuttosto che correre. L´analisi tridimensionale dei movimenti degli animali ha evidenziato che gli elefanti utilizzano tutte e quattro le zampe sia per fermarsi che per muoversi: questa peculiarità della loro andatura li distingue dalla maggior parte dei quadrupedi che tendono, invece, a utilizzare le zampe anteriori per accelerare e quelle posteriori per frenare. Il team è ora al lavoro per sviluppare modelli computerizzati specifici sul contributo al movimento apportato dai singoli muscoli, dai tendini e dalle ossa, nella speranza di poter arrivare a curare alcune malattie che affliggono questi animali, come per esempio l´artrite. "Riteniamo ci sia un´articolazione debole negli arti degli elefanti e che sia questa la causa che li porta a non muoversi con maggiore velocità. Riuscire ad individuarla, si rivelerebbe utile anche per altre specie". Per maggiori informazioni, visitare: Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas): http://www.Pnas.org/ University of Manchester: http://www.Manchester.ac.uk/ Royal Veterinary College, University of London: http://www.Rvc.ac.uk/ |
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