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Notiziario Marketpress di Lunedì 14 Giugno 2010
 
   
  CONFERENZA SUL DEPOPOLAMENTO E SULLE STRATEGIE DI RIQUALIFICAZIONE URBANA A GENOVA

 
   
  Genova, 14 giugno 2010 - Il depopolamento e le strategie di riqualificazione urbana a Genova sono state le tematiche al centro della conferenza che si è tenuta il 9 giugno nel salone di rappresentanza di Palazzo Tursi. L’evento, promosso dall’Università Sapienza di Roma con il patrocinio del Comune di Genova e la collaborazione dell’Università di Genova, presentava i risultati della prima fase della ricerca “Shrink Smart.” Governance del depopolamento in un contesto europeo” (Vii Programma Quadro-eu). Il processo di depopolamento urbano è solitamente connesso a forti cambiamenti nella composizione socio demografica della popolazione con conseguenze sull´ambiente urbano, sullo stock immobiliare e sullo sviluppo economico della città. Tali processi hanno interessato diverse regioni urbane dell´Europa occidentale, tra cui è possibile annovera appunto Genova e Liverpool. Genova è stata scelta come caso di studio perché presenta delle peculiarità storiche nel suo modello demografico (saldo naturale negativo, bassa fertilità, saldi migratori extra-urbani alti) e nelle dinamiche socio-economiche (da anello forte del triangolo industriale negli anni ’60, alla fase di deindustrializzazione e riconversione delle proprie funzioni produttive), di cui la letteratura genovese ha ampiamente discusso negli ultimi trent’anni. I risultati che presentati mettevano in evidenza la ricostruzione fatta intorno al fenomeno del depopolamento attraverso la quale sono state individuate sia le premesse, che hanno concorso al suo manifestarsi, sia gli impatti che esso ha generato sui modelli produttivi e riproduttivi della città. L’analisi incrociata degli andamenti del saldo naturale e del saldo migratorio, hanno reso manifesta la storica attitudine genovese verso la bassa natalità, dimostrando come il declino industriale sia stata solo una causa indiretta del decremento demografico. La città ha infatti mantenuto un’economia relativamente forte con un Pil pro-capite che supera la media italiana e con un mercato del lavoro, che nonostante il profondo processo di deindustrializzazione con conseguente perdita nel settore dell’industria di circa 40mila addetti dal 1981 al 2001, mantiene buoni livelli occupazionali con incrementi registrati soprattutto nel settore dei servizi (dai servizi alle imprese, al lavoro autonomo e alle attività di commercio al dettaglio). Il depopolamento non ha quindi avuto impatti significativi sul mercato del lavoro locale ce ha seguito dinamiche proprie derivate da una riconversione della struttura produttiva. Se quindi, come si evince dall’ analisi, lo shrinkage può presentarsi come variabile normale dello sviluppo urbano, quali impatti ha prodotto nella vita socio-economica della città? Le conseguenze sono sinteticamente suddivise in conseguenze di tipo socio-demografico e di tipo socio-urbanistico. Tra le prime vi sono il progressivo invecchiamento della popolazione, la presenza della nuova componente straniera (con relativa analisi sul cambiamento nella domanda sociale di servizi e sulla funzione di care giver svolta dalle donne immigrate) e il cambiamento quali-quantitativo della popolazione scolastica. Tra gli impatti di secondo tipo, i più interessanti sono la distribuzione spaziale del depopolamento sulle diverse zone urbane (con relativa analisi sulle questioni abitative e segregazione sociale) e la dedensificazione di alcune aree urbane. Lo shrinkage può essere letto, dunque, sia come variabile dipendente da alcune caratteristiche demografiche storiche, sia come variabile indipendente che a sua volta agisce sui diversi ambiti della vita sociale ed economica della città. L’analisi lascia interrogativi che richiedono certamente ulteriori approfondimenti agli studiosi e, allo stesso tempo, più attenzione da parte dei policy makers per l’individuazione di strategie che sappiano “gestire lo shrinkage”.  
   
 

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