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Notiziario Marketpress di
Martedì 06 Luglio 2010 |
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"ARCHEOLOGIA DEGLI AMBIENTI ESTREMI": L´INCONTRO A COGOLO DI PEIO “L’ARCHEOLOGIA TRENTINA MODELLO PER I COLLEGHI STRANIERI”
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Trento, 6 luglio 2010 - Si è tenuto a Cogolo di Peio, presso la sala congressi del Parco Nazionale dello Stelvio, settore Trentino, l’incontro “Archeologia degli ambienti estremi. Confronto tra ricerca scientifica e contesti naturali”, promosso dal Parco, dalla Soprintendenza per i beni librari archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento, dal Museo “Pejo 1914 1918. La guerra sulla porta” e dal Centro studi della Val di Sole. L’assessore provinciale alla cultura, rapporti europei e cooperazione, Franco Panizza, intervenuto in apertura, ha ricordato come, a partire da alcuni anni, l’archeologia stia svolgendo un ruolo sempre più importante in questa parte del territorio trentino, soprattutto in considerazione del suo coinvolgimento nella raccolta e nella documentazione del patrimonio materiale della Prima Guerra mondiale. L’assessore Panizza ha inoltre affermato che: “Un recente incontro con archeologi dell’Università di Innsbruck ha dimostrato ancora una volta il prestigio di cui gode l’istituzione provinciale preposta alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio archeologico trentino, le cui esperienze vengono prese a modello per ricerche e progetti che l’università austriaca vuole portare avanti, anche in collaborazione con la Soprintendenza”. L’incontro è stato introdotto dal professor Udalrico Fantelli, presidente del Museo di Peio, che ha sottolineato il ruolo del Museo nella ricerca e nella valorizzazione della storia della Valle e ha ricordato che l’Istituto Geografico Militare ha recentemente donato al Museo un fondo fotografico di grandissima importanza relativo alle operazioni della Grande Guerra. Il dottor Franco Nicolis della Soprintendenza per i beni librari archivistici e archeologici ha presentato il tema dell’incontro, ne ha spiegato le motivazioni e ha presentato il relatori. Il dottor Stefano Vanin, entomologo dell’Università di Padova, ha esposto l’importanza dello studio degli insetti rinvenuti in contesti archeologici, portando alcuni esempi da siti della prima guerra mondiale dove sono stati raccolti resti di pidocchi. Il professor Carlo Baroni, geologo dell’Università di Pisa e presidente del Comitato glaciologico nazionale, ha portato il racconto delle proprie esperienze maturate in diverse missioni in Antartide. Non solo ricerca scientifica a largo spettro finalizzata a ricostruire la storia del continente bianco, ma anche una testimonianza di come l’archeologia possa portare un contributo di fondamentale importanza nella ricerca, nel recupero e nella valorizzazione delle evidenze lasciate dai grandi esploratori che per primi hanno affrontato quegli ambienti estremi (Scott, Amundsen, Shackelton). Di tutt’altro tenore la relazione del dottor Stefano Furlani dell’Università di Padova che ha descritto il progetto in atto per raccogliere la documentazione ancora esistente sul sito della grande battaglia di El Alamein nel deserto egiziano. Un contesto trentino ha fatto da sfondo alla relazione del dottor Nicola Cappellozza, archeologo della Sap di Mantova, e del dottor Daniel Gaudio, antropologo dell’Università di Milano. Sono state infatti portate le prime informazioni relative ai resti di due soldati dell’esercito austriaco rinvenuti sulla Vedretta di Valpiana e probabilmente caduti durante la battaglia per la conquista del San Matteo. Infine, il professor Armando De Guio e il dottor Andrea Betto hanno mostrato come in Europa l’archeologia della guerra, e in particolare della Prima Guerra mondiale, stia ormai acquisendo uno statuto di disciplina quasi autonoma. |
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