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Notiziario Marketpress di
Lunedì 06 Settembre 2010 |
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COMMISSIONE EUROPEA: DIRITTO ALL’INFORMAZIONE NEI PROCEDIMENTI PENALI
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La Commissione europea ha proposto nuove regole per garantire che chiunque sia indagato o imputato per un reato nei paesi dell’Ue venga informato dei diritti di cui gode in una lingua a lui comprensibile. Le persone arrestate o colpite da mandato d’arresto europeo dovranno essere informate per iscritto, con una comunicazione dei diritti, dei loro diritti fondamentali nei procedimenti penali. Anche se la formulazione esatta della comunicazione è a discrezione degli Stati membri, la proposta della Commissione contiene un modello in 22 lingue dell´Unione. L’obiettivo è garantire la coerenza a beneficio di chi attraversa le frontiere e ridurre le spese di traduzione. La proposta è fondamentale per aumentare la fiducia nello spazio europeo di giustizia, soprattutto perché sono sempre più numerosi i cittadini dell’Ue che viaggiano: il 47% dei tedeschi, il 34% dei cittadini del Regno Unito e il 16% degli italiani vanno in vacanza in altri paesi dell’Ue. Per diventare legge la proposta odierna dovrà essere approvata dal Parlamento europeo e dai ministri della Giustizia dell´Unione. “Abbiamo tutti presente il poliziotto delle fiction televisive che legge i suoi diritti all´indagato. L’effetto televisivo è buono, la finalità importante: dare a ciascuno la possibilità di conoscere e far valere i propri diritti, creare fiducia in una giustizia che seguirà il suo corso in tutta Europa”, ha dichiarato la Vicepresidente Viviane Reding, Commissaria Ue per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza. “Per esercitare pienamente i diritti della difesa bisogna conoscerli. Sapere quali sono i propri diritti e di che cosa si è accusati è fondamentale per un processo equo. Avere a che fare con la giustizia può far paura, e non si può pretendere da nessuno che esiga il rispetto dei suoi diritti processuali se nemmeno li conosce. Con la proposta della Commissione questi diritti saranno resi noti a tutti e ovunque nell’Unione.” Ogni anno sono più di 8 milioni i procedimenti penali nell’Unione. Ora come ora, le probabilità che i cittadini siano informati correttamente dei propri diritti al momento dell´arresto o quando sono formulate accuse a loro carico variano da uno Stato membro all’altro, sebbene tutti e 27 abbiano sottoscritto il diritto a un processo equo sancito dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. In alcuni Stati membri, gli indagati ricevono solo informazioni orali sui propri diritti processuali, mentre in altri le informazioni scritte sono tecniche, complesse e vengono fornite solo se richieste. La proposta, se adottata dal Parlamento europeo e dai ministri della Giustizia degli Stati membri, contribuirà a evitare errori giudiziari e a ridurre il numero degli appelli. Spetterà allo Stato membro che istruisce il procedimento garantire che gli indagati siano informati dei propri diritti. Al momento dell’arresto, questi riceveranno informazioni per iscritto, in una comunicazione dei diritti redatta con linguaggio semplice e comune. Gli indagati riceveranno sistematicamente la comunicazione anche se non la chiedono e, se necessario, potranno ottenerne la traduzione. Nel 2004, quando per la prima volta la Commissione ha contemplato l’idea di una comunicazione dei diritti, questa esisteva solo in un paese. Ora è disponibile in 12 Stati. La Germania e i Paesi Bassi l´hanno introdotta rispettivamente in gennaio e in aprile. Secondo uno studio svolto l´anno scorso dall´Università di Maastricht, nove degli altri paesi garantiscono alcune informazioni per iscritto ma in un´altra forma (ad esempio, sul retro dei capi d’imputazione) e sei solo oralmente (vedi elenco). La proposta odierna accentuerà l’effetto moltiplicatore, inducendo un maggior numero di paesi a utilizzare la comunicazione dei diritti e ad offrire la certezza della parola scritta. Sarà questo un modo efficace di informare gli indagati dei loro diritti, che dovranno però essere usati effettivamente, non rimanere pura teoria. In una causa recente, i giudici del Regno Unito hanno dato esecuzione al mandato d’arresto europeo contro un cittadino britannico condannato a tre anni di reclusione in Portogallo. Il processo di esecuzione è durato oltre 14 mesi e ha richiesto ben sei decisioni giudiziarie. I tempi e i costi della giustizia sarebbero stati di gran lunga inferiori se l’indagato avesse ricevuto informazioni sull’accusa a suo carico sin dall’inizio del procedimento penale. Si sarebbero poi evitati inutili ricorsi in appello. Il trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, autorizza l’Ue a prendere provvedimenti per rafforzare i diritti dei suoi cittadini in linea con la Carta dei diritti fondamentali dell´Ue, in particolare i diritti della persona nella procedura penale. Il diritto a un processo equo e i diritti della difesa sono sanciti dagli articoli 47 e 48 della Carta dei diritti fondamentali dell´Ue ma anche dall’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La proposta di direttiva sul diritto all’informazione nei procedimenti penali presentata dalla Commissione è la seconda di una serie di misure volte a fissare norme comuni all’Unione in materia penale. Il 30 novembre 2009 il Consiglio ha invitato la Commissione a presentare proposte "per tappe”, con l’intento di rafforzare gradualmente la fiducia reciproca tra le autorità giudiziarie nazionali. Questo pacchetto legislativo, che verrà presentato nel corso dei prossimi anni, è inteso a garantire un insieme minimo di diritti processuali nei procedimenti penali nell´Unione europea. Sulla prima misura, che riguarda il diritto alla traduzione e all’interpretazione nei procedimenti penali, vi è già accordo politico tra il Parlamento europeo e il Consiglio (Ip/10/746). Le prossime misure, previste dalla Commissione per il 2011, riguarderanno il diritto alla consulenza e assistenza legale e il diritto di comunicare con familiari, datori di lavoro e autorità consolari. Per ulteriori informazioni: http://ec.Europa.eu/justice_home/news/intro/news_intro_en.htm |
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