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Notiziario Marketpress di Lunedì 06 Settembre 2010
 
   
  SANITA’: PRESIDENTE MARINI E ASSESSORE RIOMMI: “REGIONE UMBRIA TRA LE PIÙ VIRTUOSE D’ITALIA, I DATI LO DIMOSTRANO”

 
   
  Perugia, 6 settembre 2010 – È più virtuosa una Regione che ha ridotto il numero dei posti letto, riorganizzando e razionalizzando la propria rete ospedaliera, già nei primi anni del 2000, o una Regione che, costretta da un deficit ormai fuori controllo – e per tale ragione addirittura posta sotto Commissariamento da parte del Governo – lo ha dovuto fare negli ultimi sei mesi? Sembrerebbe scontata la risposta a questo interrogativo, anche se così non è dalla lettura dei dati del recente studio pubblicato dal “Sole 24 Ore” ed effettuato dal “Centro studi Sintesi” che colloca la Regione Umbria al sedicesimo posto, discostandosi quindi in maniera significativa dai risultati rilevati con altri sistemi di valutazione analoghi, quelli dell’indicatore multidimensionale elaborato all’interno del resoconto di legislatura presentato in Consiglio regionale nello scorso marzo, sulla base della “performance” delle Regioni italiane in oltre 40 indicatori statistici, nel quale l’Umbria si posiziona al sesto posto, evidenziando un significativo progresso rispetto al 2000 dove superava diverse Regioni, tra cui Toscana e Lazio. “La valutazione che emerge dallo studio di ‘Sintesi’ risulta largamente condizionata dall’errato utilizzo di alcuni indicatori, che seppure corretti nella loro individuazione, vengono considerati con una logica opposta a quella in cui andrebbero intesi, non solo in base ai riferimenti teorici di settore, ma agli indirizzi normativi e gestionali che caratterizzano le politiche sanitarie degli ultimi anni”. È quanto affermano congiuntamente la presidente della Regione, Catiuscia Marini, e l’assessore regionale alla Sanità, Vincenzo Riommi. E per rafforzare tale tesi la presidente Marini e l’assessore Riommi citano, ad esempio, il più recente studio del “Cerm” (Competitività Regolazione Mercati) che colloca l’Umbria non solo tra le sole cinque Regioni “virtuose”, assieme a Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana, ma la pone assieme alla Toscana in una posizione superiore al resto delle altre “virtuose” per quanto riguarda la “qualità” complessiva del sistema sanitario, tanto da poter affrontare senza alcuna necessità di ulteriori manovre correttive, riduzioni o ricorso a nuove tasse, il passaggio al “federalismo fiscale”. Tornando allo studio di “Sintesi”, per meglio comprendere la differente e negativa posizione nella classifica attribuita alla Regione Umbria, va detto che a livello metodologico generale – secondo gli uffici regionali che si occupano sia di sanità che di programmazione strategica - l’osservazione più rilevante risiede nel diverso “peso” adottato dallo studio di “Sintesi” nel misurare la dimensione “progresso” o “arretramento” dei diversi fenomeni. Mentre infatti le valutazioni multidimensionali di norma sono basate su indicatori “neutrali”, ovvero che si limitano a misurare separatamente il posizionamento nel singolo anno e la variazione nel tempo, l’indicatore elaborato dal “Centro studi Sintesi” accoppia la valutazione, dando un premio più significativo al “progresso nel tempo” piuttosto che al posizionamento. Questo spiega bene il fatto che una Regione con un migliore posizionamento complessivo nelle diverse aree, come l’Umbria, riceva un punteggio inferiore di una Regione posizionata più in basso, ma nel quale si sono registrati più avanzamenti (Campania). Questo modo di procedere – non sembri speciosa la puntualizzazione – può generare dei problemi di valutazione, perché “nasconde” dietro al giudizio di valore (che può essere condivisibile o meno) delle “distorsioni” statistiche. Ad esempio: una Regione meglio posizionata nel fenomeno “Demografia” ma che registra una variazione anche solo lievemente negativa (ad esempio, un calo dello 0,1 per cento) viene penalizzata in modo notevole rispetto ad una regione messa anche molto peggio nello stesso fenomeno, ma che registra una variazione anche solo lievemente positiva (+0,1 per cento). Ad esempio, l’indicatore della dotazione di medici per 100mila abitanti viene considerato in positivo laddove sia più alto della media nazionale e in crescita rispetto al 2000; ciò contrasta sia con le scelte attuate in materia nell’ultimo decennio dalle Regioni cosiddette “virtuose” sia con le indicazioni della letteratura di settore e non ultimo anche dagli indirizzi normativi nazionali, da tempo orientati al contenimento delle spese per il personale. Nel caso della Regione Umbria, si rileva un posizionamento al di sopra alla media nazionale (peraltro, posto che siano presi in esame i medici dipendenti pubblici, il dato non tiene conto dell’incidenza del personale delle strutture convenzionate, che in alcune regioni forniscono quote di attività rilevanti), ma si evidenzia una positiva tendenza alla riduzione. L’indicatore spesa/sanitaria su “Pil” (Prodotto interno lordo), oltre a non essere appunto indicativo del “livello di salute”, è costruito abbastanza inappropriatamente sul rapporto tra una spesa per una materia costituzionalmente rilevante che deriva da trasferimenti su base capitaria e una grandezza, appunto il “Pil”, che è la risultante del sistema economico complessivo della regione. L’indicatore ha senso solo in una logica di valutazione dell’impatto di forme di “federalismo fiscale” di tipo competitivo. Anche il numero dei posti letto per 1000 abitanti, in contrasto con tutti gli obiettivi e standard fissati negli ultimi “Patti della salute” e ripresi dalla normativa di settore, viene erroneamente considerato positivamente in funzione della sua maggiore entità. Anche in questo caso vengono solo considerati i posti letto pubblici; il dato rilevato per l’Umbria evidenzia comunque un allineamento con la media nazionale (comunque sottostimata per non includere la quota di posti letto privati accreditati) e una significativa tendenza alla riduzione rispetto al dato del 2002. Il risultato della non corretta costruzione dell’indicatore è che il Molise e il Lazio conseguono la migliore valutazione prevista pur essendo, proprio a causa anche dell’eccessiva offerta di attività di ricovero e delle dotazioni di medici ridondante, due delle Regioni commissariate dal Governo e con piano di rientro. “Se soltanto i ranking del primo e terzo indicatore fossero rovesciati, come appare corretto, il risultato dell’area “Salute” sarebbe “sopra la media e in miglioramento”, con un punteggio di 3 in luogo di 1 e uno “score” totale di 8,5, che garantirebbe un posizionamento più rispondente alla realtà dei valori in campo.  
   
 

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