|
|
|
|
|
|
|
Notiziario Marketpress di
Lunedì 20 Settembre 2010 |
|
|
|
|
|
AL TEATRO CIAK – FABBRICA DEL VAPORE BIAGIO IZZO IN UN TÈ PER TRE
|
|
|
|
|
|
Milano, 20 settembre 2010 - Una storia di amicizia e sentimenti, ma anche di tradimenti e ripensamenti. Accadde tutto trent’anni fa. Due amici avevano giocato una schedina al totocalcio, in società; una cosa alla buona, come si faceva una volta, per il gusto di stare insieme la domenica davanti alla radio ascoltando i risultati del campionato di calcio. Mai avrebbero messo in conto, i due, l’ipotesi d’indovinare tredici risultati tutti di fila sulla stessa colonna. Quella volta però accadde l’inverosimile. Con un montepremi record di trentaquattromiliardi, quattrocentosettantacinque milioni, ottocentocinquantaduemila e quattrocentonovantadue lire, venne registrata anche la vincita più alta in assoluto nella storia del Totocalcio. Una schedina con un 13 e cinque 12 regalava ai suoi possessori 5.549.756.245 lire. Una cifra spaventosa! Uno dei due amici non resse all’emozione: colto da infarto ci rimase sul colpo. L’occasione fa l’uomo ladro, si dice; così il superstite incassò l’intera vincita per una somma spropositata a quei tempi (anche oggi mica male) che lo iscrisse a pieno titolo nel club dei miliardari, precipitandolo senza scampo nel girone dei dannati a vita. Se il totocalcio gli aveva regalato fortuna e successo, il rimorso, verme roditore della coscienza, lo aveva trascinato nell’abisso dei sensi di colpa. In preda alla disperazione, "La pena più grande è portare sul cuore, giorno e notte, il testimone delle proprie colpe" [Giovenale] il miliardario, (oggi milionario) decide dopo trent’anni di restituire la somma sottratta, calcolando chiaramente gl’interessi maturati negli anni. In cambio dell’ammontare di un milione di euro, all’unico erede dell’amico tragicamente scomparso, non chiede altro che il perdono. Il perdono per 1 milione di euro? Si potrebbe anche fare, se non ci fossero una serie di colpi di scena che complicano la storia. Bruno Tabacchini. Note di regia:. Questa volta Biagio Izzo si fa in due per divertirci. Ed esattamente due fratelli, due gemelli, i fratelli Ferdinando e Michele Scapece. Ma la farsa nasce dal fatto che nessuno dei due sa dell´esistenza dell´altro. Due fratelli che scatenano equivoci senza fine, cinismo ironico, continui travestimenti e scambi di persona. Lo spettacolo è pieno di personaggi e la storia vuole che anche questi siano persone simili, ma diverse! Due avvocati: uno finge di esserlo e l´altro vorrebbe non esserlo. Due donne: una tirchia in cerca di risparmio e l´altra avida in cerca di un continuo guadagno. Due ragazze: una cresciuta in una famiglia per bene innamorata del gemello più educato e l´altra arrabbiata e ignorante innamorata del gemello più volgare. Quindi, il numero due torna più volte in questa commedia per mettere in moto un meccanismo che, per certi versi, al di là della trama, ricorda "I Due Gemelli Veneziani", per altri "Rumori Fuori Scena", senza dimenticare Plauto e Feydeau. Una piece divertentissima, una macchina infernale di comicità´ , un ingranaggio studiato in ogni particolare. E´ talmente piena di situazioni, battute, personaggi, entrate ed uscite che, quando lo spettatore la vede, non può non pensare alla fatica che fanno tutti gli attori per interpretarla. I due gemelli entrano ed escono talmente tante volte, che lo spettatore stesso si ritroverà a chiedersi che cosa potrà accadere più di quello che sta vedendo. E quindi, dirigendo questo testo, ho cercato di spiazzare più volte chi guarda lo spettacolo, facendolo ridere per la situazione che si viene a creare. E la cosa vincente dello spettacolo è che, questa farsa, pur avendo un grande protagonista, permette anche agli altri interpreti di portare ciascuno la propria pietra, senza la quale il meccanismo comico si fermerebbe e la storia crollerebbe. Insomma, per creare una perfetta scansione comica, Biagio Izzo moltiplica la sua comicità, interpretando una farsa classica. |
|
|
|
|
|
<<BACK |
|
|
|
|
|
|
|