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Notiziario Marketpress di Lunedì 27 Settembre 2010
 
   
  CONGO, IMPUNITÀ E SPOLIAZIONE DELLE RISORSE. DOV´È L´ONU?

 
   
  Bruxelles, 27 settembre 2010 - La cultura dell´impunità, le atrocità e la violenza che non accenna a finire si combinano con il saccheggio delle risorse di un paese ricco ma dove la popolazione fatica a sopravvivere. Nel dibattito di mercoledì pomeriggio i deputati hanno denunciato la situazione sempre più drammatica della Repubblica Democratica del Congo, e hanno chiesto all´Onu di agire con più decisione. Le Nazioni Unite pubblicheranno il primo ottobre un rapporto che documenta le peggiori violenze perpetrate fra il 1993 e il 2003. La Repubblica Democratica del Congo resta uno dei paesi più poveri del mondo, nonostante le sue grandi ricchezze naturali, compresi minerali e foreste. Il destino dell´ex-colonia belga è segnato da una delle guerre più atroci del nostro secolo, la "guerra mondiale africana", che ha visto ben sei paesi affrontarsi sul territorio congolese dal 1998 al 2003, con un bilancio di oltre 5, 4 milioni di morti dal 1993 a oggi. Purtroppo le violenze sono continuate anche dopo la fine del conflitto, in particolare nell´est del paese, dove milizie armate, ex-militari e ribelli continuano a destabilizzare la regione. Gli stupri sono un´arma di lotta usata sia dai ribelli che dall´esercito congolese, e l´Onu stima che oltre 200.000 donne siano state violentate dall´inizio della guerra, dodici anni fa. La cultura dell´impunità deve finire - La risoluzione del Parlamento condanna l´impunità vigente, per cui gli autori dei crimini restano in libertà. I deputati nel dibattito hanno anche messo in evidenza il ruolo passivo delle truppe Onu: "Il 55% degli stupri al mondo avvengono nel Congo orientale. Un problema di questa scala, che cosa sta facendo l´Onu per risolverlo? Non c´è volontà di combatterlo. La cultura dell´impunità deve finire, e per sempre!", ha invocato il popolare polacco Filip Kaczmarek. "Il genocidio sessuale continua a bassa voce...Perché non abbiamo più parole", ha detto Veronique De Keyser, socialista belga, constatando che "tutti gli strumenti: testi legislativi, progetti di riforma delle forze armate, missioni internazionali, sostegno finanziario e mobilizzazione della comunità internazionale, c´è tutto. Eppure l´impunità continua". Ha dato ragione ai deputati il rappresentante del Consiglio, intervenuto al posto di Catherine Ashton: "se c´è un problema generale, è in effetti l´impunità. Non sono solo i ribelli a commettere crimini. Dal lato delle forze dell´ordine, abbiamo potuto constatare comportamenti altrettanto condannabili". Spoliazione dei giacimenti - "Il saccheggio delle risorse naturali resta impunito", ha denunciato la verde belga Isabelle Durant, mentre il conservatore britannico Charles Tannock ha spiegato come "le violazioni dei diritti umani, che sono sciaguratamente troppo comuni, sono spesso legate alla competizione per il controllo delle risorse minerarie. Il processo Kimberley ha funzionato bene per ridurre il traffico dei diamanti insanguinati. Dovrebbe essere esteso a altre materie prime". L´idea che "i crimini avvengono nelle zone più ricche di risorse" è condivisa dal deputato dell´Efd Bastiaan Belder, che riferisce che "il potenziale valore delle miniere del paese è di 24 miliardi". Il Parlamento voterà la risoluzione durante la sessione di Bruxelles, il 6-7 ottobre. Dal 2 al 5 dicembre il summit Ue-acp si terrà a Kinshasa.  
   
 

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