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Notiziario Marketpress di Lunedì 18 Ottobre 2010
 
   
  AL TEATRO CARCANO LA NUOVA PRODUZIONE SERATA D’ONORE CON ANTONIO SALINES

 
   
  Milano, 18 ottobre 2010 - Presentato in anteprima a novembre 2009 sotto forma di trailer con il titolo provvisorio di Serata Cechov nell’ambito della terza edizione di “Next - Laboratorio di idee” (iniziativa organizzata da Regione Lombardia e Agis Lombarda per promuovere e sostenere la produzione teatrale regionale), lo spettacolo, prima produzione 2010/2011 della Compagnia del Teatro Carcano diretta da Marina Bonfigli, debutta ora nella sua forma definitiva. Da un’ipotesi iniziale di allestimento di tre atti unici di Cechov, si è optato per una suddivisione in due parti, facendo precedere il segmento dedicato a Cechov da una significativo titolo di Gogol’, uniti da un poetico “filo notturno”. Come nell’atto unico di Anton Cechov Il canto del cigno, un vecchio attore rivive nel sogno la sua trionfale “serata d’onore”. Sotto forma di delirante monologo, egli recita il racconto Le memorie di un pazzo di Nikolaj Gogol’, sempre in bilico fra sogno e realtà. Quando si sveglierà, si accorgerà di essersi addormentato nel camerino di un teatro vuoto. Il posto più adatto per evocare fantasmi … Antonio Salines, sotto la direzione di Giuseppe Emiliani e affiancato da Elio Aldrighetti, mette la sua arte d’attore al servizio dei due giganti della letteratura russa, disegnando due figure di uomini, un impiegato e un anziano divo del palcoscenico, tra follia e commozione, ironia e rimpianto. Le memorie di un pazzo (1835) fu pubblicato dapprima nella raccolta di racconti Arabeschi (insieme a La Prospettiva Nevskij e Il ritratto) e successivamente, alla morte di Gogol’, in una nuova raccolta dal titolo I racconti di Pietroburgo comprendente anche tre opere scritte tra il 1836 e il 1842: Il naso, Il calesse e Il cappotto. Nelle Memorie, l’autore indugia minuziosamente, al limite della morbosità, sull’evoluzione della perdita di lucidità di un impiegato ministeriale, miserrimo e frustrato. Attraverso una narrazione insieme ironica e deprimente, caratteristica di tutta la sua opera, Gogol’ ci parla con forza, senso dell’umorismo e straordinaria modernità della tragedia della condizione umana, dei suoi nonsense, delle alienanti convenzioni sociali, della sua povertà. Il canto del cigno fa parte del gruppo di otto atti unici o vaudevilles scritti da Cechov tra il 1884 e il 1891 comprendente, fra gli altri, Il tabacco fa male, L’orso, La domanda di matrimonio. Protagonisti di questo piccolo capolavoro di poche pagine sono Vasilij Vasil’iĉ Svetlovidov, un vecchio attore con un’importante carriera alle spalle, e il suo anziano suggeritore. Una notte l’attore, dopo lo spettacolo, si addormenta ubriaco in camerino, e, dimenticato da tutti, si risveglia spaventato e solo. Le porte sono sbarrate dall’esterno, così Svetlovidov, vagando smarrito, scopre che il suo suggeritore abita in uno dei camerini del teatro. Questo incontro inatteso sarà l’occasione per i due veterani del palcoscenico di rievocare la gloriosa carriera dell’attore che, ormai vecchio e malato, reciterà i suoi “cavalli di battaglia” in una struggente e appassionata interpretazione che sembra essere il suo doloroso “canto del cigno”. Il personaggio di Svetlovidov è considerato in tutto il mondo una “prova d’attore” per un anziano mattatore. Celebri sono le grandi interpretazioni di John Gielgud (nell’omonimo film di Kenneth Branagh) e, in Italia, quelle di Memo Benassi, Glauco Mauri, Mario Scaccia.  
   
 

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