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Notiziario Marketpress di
Martedì 23 Novembre 2010 |
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LA NUOVA CASA SOSTENIBILE: COHOUSING E AUTOCOSTRUZIONE OFFRIRE ALTERNATIVE AI MODELLI TRADIZIONALI»
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Firenze, 23 novemrbe 2010 - Un nuovo modo di concepire e costruire la casa, seguendo criteri di sostenibilità non soltanto ambientale ma anche, e soprattutto, sociale. Casa quindi come luogo più facilmente accessibile, come centro di aggregazione e come strumento primario nella lotta agli sprechi energetici. Sono stati principalmente questi i temi al centro del convegno ´L´altro abitare: dal cohousing all´autocostruzione´, organizzato il 18 novembre dall´assessorato alle politiche abitative della Regione nell´ambito di Dire e Fare, alla Fortezza da Basso a Firenze. Cohousing, autocostruzione, edilizia sostenbile ed autorecupero analizzati attraverso uno sguardo a ricerche ed esperienze condotte non solo in Toscana ma anche nel resto del paese e fuori dai confini nazionali. «Nella nostra esperienza – ha detto l´assessore al welfare e alle politiche abitative Salvatore Allocca – la casa è stata finora intesa nella sua accezione standard, tesa cioè a soddisfare le esigenze della famiglia come unico modello relazionale. Oggi invece la famiglia tradizionale si sta disgregando, così come la società, e nonostante questo non siamo stati capaci di offrire alternative ai nuovi modelli abitativi. Riuscire invece a costruire un´offerta diversificata in base a queste nuove esigenze, può contribuire a creare una domanda più consapevole». Proprio la disgregazione sociale può, in un certo senso, contribuire all´innovazione in questo settore. «Il cohousing – ha aggiunto Allocca – con un intreccio tra pubblico e privato può rappresentare uno strumento importante in questo senso. Così come l´autocostruzione: alcune esperienze italiane confermano che i legami sociali che si vengono a creare sono il vero valore aggiunto. La Regione intende ad esempio includere il cohousing anche nell´esperienza pubblica, come nell´edilizia popolare. Abbiamo emanato un bando da 13 milioni di euro proprio con questo scopo, per trasfondere nel pubblico quello che finora è stato fatto soltanto nel privato». Migliorare la gestione climatica del patrimonio edilizio, responsabile di oltre un terzo dei consumi energetici complessivi. Questo un altro punto su cui è stato posto l´accento. «Sul versante della costruzione – ha spiegato l´architetto Pietro Novelli - e della ristrutturazione del patrimonio abitativo esistente c´è tantissimo da fare. L´edilizia consuma, in termini di gestione climatica, più di industria e trasporti, è la mentalità di chi costruisce e di chi usufruisce degli edifici a mutare radicalmente. L´italia ha il peggior patrimonio edilizio in Europa: 270 miliardi di euro ogni anno sono dispersi da pareti e tetti dei nostri edifici». In Toscana si sta muovendo qualcosa grazie ad una legislazione in materia piuttosto innovativa. «Ben 85 Comuni – ha detto ancora Novelli - dove vive il 42% della popolazione, stanno modificando i propri regolamenti edilizi introducendo criteri di qualità ed incentivi per realizzare edifici ecoefficienti. Si stanno portando avanti interessanti esperienze in linea con il progetto ´Abitare Mediterraneo´ (che la Regione ha affidato all´Università di Firenze e alla Scuola Sant´anna di Pisa, ndr) come le costruzioni in legno realizzate a Capannori, con intervento pubblico, a Scarperia, a Firenze. L´auspicio – conclude Novelli – è che tutti i Comuni toscani comprendano l´importanza di intervenire su questi aspettie e che la loro azione consenta una larga diffusione di edifici ecoefficienti nuovi o riqualificati, così da rendere le tecniche costruttive la normalità in un settore che è oggi sicuramente il più energivoro e ambientalmente impattante della nostra società». A proposito di ´Abitare Mediterraneo´, nel pomeriggio interessante l´intervento dell´ex assessore regionale Eugenio Baronti che quasi un anno fa lanciò il progetto, sostenuto con 3,5 milioni di euro dalla Regione. «Il modello di bioedilizia finora importato da noi è pensato e realizzato con tecniche valide per il nord Europa. C´è invece l´esigenza di crearne uno che che si inserisce nel nostro stile di vita e non solo dal punto di vista dell´efficienza energetica ma anche da quello sociale. Oggi da noi c´è bisogno di recuperare qualità dell´abitare perchè l´uomo, nella fase di progettazione, non è al centro delle attenzioni ma al margine. Ormai si costruisce soltanto per fini speculativi. Il legame tra sostenbilità sociale e ambientale – ha concluso - è fondamentale. Non dobbiamo soltanto costruire abitazioni bellissime e che consumano zero energia per trasformarle poi in bunker dove ciascuno di noi vive in solitudine. Vanno create invece anche quelle condizioni di vita in comune che sono esigenze primarie e fondamentali per l´uomo». L´autocostruzione è stato un altro tema molto dibattuto. Oltre all´esperienza di San Piero a Sieve, Nicola Solimano della Fondazione Michelucci ha presentato i risultati di una ricerca nazionale, ´L´autocostruzione: innovare facendo´. «In Italia le esperienze che abbiamo monitorato sono in tutto 48, 2 soltanto in Toscana, una conclusa a San Piero a Sieve alla fine degli anni ´80, e una a Monteriggioni, che però adesso è sospesa. Il dato interessante però è il fermento di tanti Comuni che promuovono iniziative e convegni e che in generale promuovono questo modo di realizzare una casa. L´autocostruzione è la risposta alla crisi degli alloggi e all´insufficienza delle politiche tradizionali. C´è bisogno di innovazione anche se, ripeto, per ora in Italia le esperienze sono ancora po che, quasi di nicchia e tendono a concentrarsi soprattutto in Lombardia ed Emilia Romagna. Finora si è trattato principalmente di iniziative private. Con la Regione – ha chiuso il suo intervento - vorremmo che nei prossimi piani venissero individuati dei fondi e che fosse potenziata la normativa, soprattutto per la qualificazione professionale delle persone che hanno intenzione di farvi ricorso». |
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