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Notiziario Marketpress di Martedì 21 Dicembre 2010
 
   
  IL CATALOGO AIDE MEMOIRE DI JEAN CLAUDE CARRIÈRE INTERPRETATO DA ENNIO FANTASTICHINI E ISABELLA FERRARI SUL PALCOSCENICO DEL TEATRO MANZONI

 
   
  Il Catalogo di Jean Claude Carriére con la traduzione e regia di Valerio Binasco approda in Italia prodotto da Angelo Tumminelli per la Star Dust International, vede come protagonisti Ennio Fantastichini ed Isabella Ferrari. Lo spettacolo ha debuttato il 21 dicembre nella città di Fermo, nelle Marche, al “Teatro Dell’aquila” per poi toccare i principali teatri italiani. Dopo la tappa al Teatro Manzoni sarà a Forlì, Mestre, Treviso, Pistoia, Imola, Crotone, Reggio di Calabria, Ancona, Salerno, Civitavecchia. Questa storia, interpretata in Francia nel 1994 da Fanny Ardant e Bernard Giraudeau, ottenne grande successo di pubblico e di critica: Jean-jacques (Ennio Fantastichini), giovane avvocato in carriera, noto Don Giovanni della Parigi bene, conduce una vita da scapolo esemplare, perfettamente organizzata tra ufficio, serate mondane e nottate con donne sempre diverse. Ha però un difetto: non ha memoria, ed è perciò costretto a catalogare in un album tutte le sue conquiste. Un giorno piomba a casa sua Suzanne (Isabella Ferrari), una giovane donna alla ricerca di un certo Philippe Ferrand. La donna è stanca e senza troppi preamboli decide di installarsi a casa di Jean-jacques sconvolgendo così l’ordine maniacale del suo monolocale e della sua vita. Si tratta di un tragicomico incontro-scontro di universi paralleli e apparentemente estranei. L’incomunicabilità, e dunque la solitudine, sono le due dimensioni in cui vivono i personaggi. “La coppia Fantastichini-ferrari rappresenta un binomio davvero perfetto - spiega il produttore Tumminelli - artisticamente in grado di abbinare capacità, classe ed originalità. Sono due attori completi, una grande risorsa per il teatro italiano. Come del resto lo è Valerio Binasco, che firma la regia dello spettacolo”. “Il Catalogo è una commedia delicata e divertente – scrive nelle note di regia Binasco. Il titolo (almeno in italiano) si ispira al Don Giovanni di Mozart, e la ragione è tematica e musicale insieme: il dialogo scorre leggero e brioso come le ‘note bambine’ delle partiture settecentesche e il personaggio maschile si ispira - o almeno vorrebbe – al celebre seduttore. Questa commedia gioca con l’impossibile e con l’assurdo e l’autore sembra divertirsi molto a mandare a gambe all’aria le nostre pretese di vivere in una realtà ‘normale’. Il tema narrativo è di quelli molto cari al teatro e al romanzo tardo novecentesco: l’impossibile incontro tra un uomo e una donna. Tanto più fatale, quanto più imprevedibile. Per salvarsi dall’impossibile amore, i personaggi si aggrappano in modo quasi ossessivo alla verosimiglianza dei dialoghi e delle situazioni, ma solo per approdare a un’atmosfera di intimità senza scampo, e tuttavia leggera e primordiale, dove la realtà si rivela per quella che è: una specie di prigione dell’anima. Da quel momento in poi, Il Catalogo, sembra un sogno. Sembra uno di quei film meravigliosi di certa Nouvelle Vague, che si accanivano a scoprire l’assurdo delle storie d’amore , e di quell’assurdo finivano per innamorarsi e farci innamorare. Tutto si gioca nel dialogo tra un solo uomo e una sola donna. C’è un mondo segreto, meraviglioso e senza colpe dentro di noi e solo l’amore e il coraggio che l’amore sa donare possono liberarlo. Sembra solo un gioco crudele, ma è un gioco divino. Perché l’amore è un Dio. Un Dio che si nutre delle nostre storie, dei nostri giochi, delle nostre fughe inutili e ci da in cambio l’unica vera bellezza della vita. Il terribile dio-bambino dell’amore si è certo molto divertito leggendo Il Catalogo”. Note di regia di Valerio Binasco Il Catalogo è una commedia delicata e divertente. Il suo titolo (almeno in Italiano) si ispira al Don Giovanni di Mozart, e la ragione è tematica e musicale insieme: il dialogo scorre leggero e brioso come le ‘note bambine’ delle partiture settecentesche e il personaggio maschile si ispira - o almeno vorrebbe – al celebre seduttore. Questa commedia gioca con l’impossibile e con l’assurdo, e l’autore sembra divertirsi molto a mandare a gambe all’aria le nostre pretese di vivere in una realtà ‘normale’. Il tema narrativo è di quelli molto cari al teatro e al romanzo tardo novecentesco: l’impossibile incontro tra un uomo e una donna. Tanto più fatale, quanto più imprevedibile. Per salvarsi dall’impossibile amore, i personaggi si aggrappano in modo quasi ossessivo alla verosimiglianza dei dialoghi e delle situazioni, ma solo per approdare a un’atmosfera di intimità senza scampo, e tuttavia leggera e primordiale, dove la realtà si rivela per quella che è: una specie di prigione dell’anima. Da quel momento in poi sembra un sogno, Il Catalogo. Sembra uno di quei film meravigliosi di certa Nouvelle Vague, che si accanivano a scoprire l’assurdo delle storie d’amore, e di quell’assurdo finivano per innamorarsi e farci innamorare. Tutto si gioca nel dialogo tra un solo uomo e una sola donna. Potremmo anche, forse, posporre l’aggettivo, e sono sicuro che non sbaglieremmo: Carrière ha scelto due persone tremendamente sole. Sole senza neppure essersene accorte. Le fa incontrare nel momento in cui la loro vita sembra ormai assuefatta a tanta solitudine. Personaggi tanto distanti – lei è una disordinata ed evanescente ‘ragazza con la valigia’ alla Prévert, tenera e folle – lui , come si diceva, un Don Giovanni che nella vita ‘diurna’ fa il consulente legale, mimetizzandosi con l’umanità più normo-razionale che ci sia - potevano incontrarsi solo in forza di un equivoco. E così sarà. Luogo dell’equivoco : la casa di lui. Ma la sua casa è qualcosa di più di un semplice luogo – spazio scenico. E’ come se fosse un altro personaggio vero e proprio pure lei, anche se – ovvio – non parla. E’ ‘La Casa’, con le virgolette. E’ l’idea tutto sommato inquietante e pericolosa (nel senso di infida) che nell’immaginario collettivo specialmente femminile rappresenta La Casa Di Un Uomo. E lei – la protagonista- come in un sogno ci entra, se ne appropria, e con destrezza la ruba. E ‘ come se rubasse all’uomo l’idea stessa dell’intimità : così tranquilla, così disgustosamente maschile. E’ un po’ una nemesi: il mito di Don Giovanni vuole l’aria aperta. L’avventura non è mai pericolosa per lui, lo è - al contrario - solo la sua casa: se ci fate caso è proprio quando don Giovanni sta nella sua casa che si spalancano per lui le porte dell’inferno. Il vero Don Giovanni odia stare al chiuso. I Piccoli e nevrotici Don Giovanni moderni hanno invece belle casette che li salvano dall’avventura. E infatti in questa commedia - sto di nuovo parlando de Il Catalogo – l’Avventura è la donna. Lei rischia. Lei gioca il tutto e per tutto con la vita, anche quella degli altri. Lei è magicamente attratta dalla casa di lui, ci capita dentro per sbaglio (ma chissà?) mentre cerca qualcun altro. Nelle case degli altri c’è qualcosa di magico ed oscuro che ci attira senza un perché. (Coloro che amano e cercano il ‘perché’ delle cose, dovranno imparare a farne a meno, nel corso di questa dolce e assurda commedia). Ma lei non si accontenta di rubare l’intimità della casa di lui : trova anche il suo ‘segreto nascosto’, un semplice taccuino, su cui è scritto un catalogo. Scopriamo però qualcosa di tutt’altro che semplice: questo piccolo segreto è la prova che nel cuore di tutti noi c’è qualcosa di magico ed oscuro. C’è un segreto - bello o brutto non importa - che ci protegge dalla vita. Questo segreto è al sicuro dentro di noi, come noi dentro alle nostre case. L’uomo di questa commedia è come noi, ha la sua vita normale e il suo segreto che lo protegge. Nessuno si stupirà se aggiungo: lo protegge dall’amore. E da cosa ci proteggiamo tutti, sempre, sennò? Come invece ‘sia’ la Donna di questa commedia, non si sa. Sembra immersa in qualcosa di segreto e tuttavia è forse la persona più limpida del mondo. Di lei sappiamo solo che ha scelto di vivere in modo opposto al ‘normale’. E’ un personaggio magico che emana insieme luce e oscurità, qualcosa di infantile e insieme di già morto. Sembra davvero, come si diceva, una delle ragazze ‘con la valigia, le ‘ragazze sotto la pioggia’, disperate e mai tristi, che cantava Prévert, negli anni ribelli e floreali della nostra vita. C’è un mondo segreto, meraviglioso e senza colpe, dentro di noi e solo l’amore e il coraggio che l’amore sa donare possono liberarlo. Sembra solo un gioco crudele, ma è un gioco divino. Perché l’amore è un Dio. Un Dio che si nutre delle nostre storie, dei nostri giochi, delle nostre fughe inutili e ci da in cambio l’unica vera bellezza della vita. Il terribile dio-bambino dell’amore si è certo molto divertito leggendo Il Catalogo  
   
 

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