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Notiziario Marketpress di Martedì 21 Dicembre 2010
 
   
  AL TEATRO CARCANO I GIGANTI DELLA MONTAGNA CON ENZO VETRANO E STEFANO RANDISI

 
   
  Da diversi anni Enzo Vetrano e Stefano Randisi sono impegnati in un percorso di rilettura di classici del teatro. Nel giugno 2010 è stato loro attribuito il Premio Hystrio – Associazione Nazionale Critici Teatrali 2010 a riconoscimento in particolare “dell’approfondimento dell’opera pirandelliana … Vetrano e Randisi non sono solo straordinari “restauratori” in grado di far affiorare parole terse e limpide, ma anche interpreti capaci di restituirle al pubblico con potente problematicità e indiscussa bravura …”. I Giganti Della Montagna – una coproduzione Teatro de gli Incamminati, Teatro Stabile di Sardegna e Teatro Carcano - ha debuttato a Bari (Teatro Piccinni) nel febbraio 2010. Vetrano e Randisi hanno allestito uno spettacolo di grande chiarezza, che permette al pubblico di comprendere ogni più piccola sfumatura del magico e travolgente capolavoro pirandelliano, uno dei testi più complessi e misteriosi di tutto il teatro del Novecento. L’arrivo della “Compagnia della Contessa” alla Villa dove il Mago Cotrone e i suoi “Scalognati” hanno scelto di vivere per isolarsi dalla “civiltà”, è l’incontro fra due universi uguali e contrari. La Compagnia, fedele all’idea di Poesia assoluta, si è ormai ridotta in miseria: nessuno, nel mondo, sembra più disposto ad ascoltare e comprendere. Ma ecco che arrivati alla Villa, come in un sogno, ciò che i teatranti cercano strenuamente sembra manifestarsi in quel luogo prodigioso: in un gioco fantastico di apparizioni e trasfigurazioni, di doppi e di identità rubate, la Villa e i suoi abitanti evocano e materializzano i personaggi, le scene, le atmosfere de La favola del figlio cambiato, l’opera che i poveri attori cercano di rappresentare senza più riuscirci. Cotrone invita i suoi ospiti a rimanere, per creare insieme nuovi e favolosi incanti dei quali potranno godere lì dentro, solo per loro, ma la Contessa Ilse non può accettare di chiudersi tra quelle mura. La sua missione è di portare e far vivere la Poesia tra la gente, e decide quindi di affrontare il confronto con la realtà, a costo della sua stessa vita. Il finale dell’opera – mai scritto – fu sognato e raccontato da Pirandello al figlio Stefano dopo una notte molto agitata, e vede soccombere Ilse nel suo estremo sacrificio. Nel nostro allestimento il personaggio di Ilse, che incarna l’idea di purezza e necessità del Teatro, ha un volto che continuamente si sdoppia. Sparisce e riappare inaspettatamente, cambia timbro e intonazione della voce. E’ forse Cotrone, detto il Mago – che ha conoscenza e pratica di virtù esoteriche – a ispirarne l’umore, a governare il suo essere, a decidere il suo apparire? E’ lui che evoca il suo doppio e la fa rispecchiare in se stessa? O è la forza della nostra immaginazione? Ilse è il Teatro. Deve vivere tra la gente, rischiare, offrirsi, inerme e vulnerabile, anche a un pubblico che forse non capirà il suo messaggio e che – come accade alla fine di questa storia – in un furore di violenza e di ignoranza, la annienterà. Vogliamo che la nostra Ilse ci lasci in dono il Teatro che non muore, come l’olivo saraceno che Pirandello sognò e descrisse al figlio prima di morire, quell’olivo che alla fine del terzo atto doveva rimanere al centro della scena, a rappresentare e contenere il passato, il presente e il futuro. Al Teatro Carcano di Milano da mercoledì 12 a domenica 23 gennaio 2011 www.Teatrocarcano.com    
   
 

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