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Notiziario Marketpress di Giovedì 30 Novembre 2006
 
   
  DALLA COMUNITA’ SCIENTIFICA ANCORA NOTIZIE POSITIVE SUL CONSUMO DI CAFFE’

 
   
  Domani convegno a Massafra (Taranto) con l’Istituto Mario Negri e l’Aimef. Per sfatare falsi miti e leggende e scoprire le virtù di una delle bevande più studiate dalla comunità scientifica Ancora buone notizie sul rapporto caffé e salute. La scorsa settimana, in occasione del congresso Sinu, la metanalisi presentata da Andrea Alberto Conti (Ricercatore Universitario in Storia della Medicina e Bioetica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Firenze) ha evidenziato come un consumo di caffè da lieve a moderato (riferendosi al caffè all’italiana può intendersi “moderato” un consumo di 3-4 tazzine di espresso moka al giorno, pari a circa 280-300 mg di caffeina in toto) non è associato ad un aumento significativo del rischio di cardiopatia ischemica (infarto miocardico o coronaropatia) Nella meta-analisi sono stati valutati 9. 487 casi di cardiopatia ischemica e 27. 747 “ casi controllo”, oltre a 403. 631 partecipanti seguiti per un periodo compreso fra i 3 e i 44 anni di studi di coorte. Nel convegno che ha visto la partecipazione di oltre 200 nutrizionisti, Claudio Borghi (Direttore della Unità Operativa di Medicina Interna del Policlinico S. Orsola-malpighi di Bologna) ha anche evidenziato che la caffeina ingerita attraverso il caffè ha un effetto sulla pressione molto modesto ed accompagnato, talora, allo sviluppo di una condizione di tolleranza; inoltre il consumo abituale di caffè non sembra associato ad un incremento del rischio di comparsa di ipertensione arteriosa anche se è difficile, in questo ambito, giudicare gli effetti del consumo di caffè, perché possono influire altri fattori confondenti come fumo o alcool. Queste nuove informazioni scientifiche e ulteriori approfondimenti su caffé e patologie dell’apparato digerente saranno oggetto del Convengo organizzato a Massafra (Taranto) dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” e dall’Aimef (Associazione Italiana Medici di Famiglia) di Taranto. L’incontro avrà luogo domani, sabato 18 novembre e sarà inaugurato da Giacomo Tritto, presidente Nazionale Aimef, con la moderazione di Antonio Aiello, dirigente del Dipartimento di Diabetologia del Presidio Ospedaliero della Valle d’Itria. Da sempre il caffé è stato associato a sintomi e disturbi del tratto gastrointestinale e, di conseguenza, il suo consumo è stato talvolta sconsigliato a chi ne soffre. Ma recentemente, una serie di studi epidemiologici, condotti a livello internazionale, hanno ribaltato questa convinzione, mettendo in evidenza come il caffé, oltre a non avere effetti nocivi, possa giocare un ruolo positivo nella prevenzione di alcune patologie epatiche, quali cirrosi, neoplasie epatiche, tumori dell’intestino ed anche di altre patologie dell’apparato digerente. Il convegno vedrà come relatori Carlo La Vecchia, capo del Laboratorio di Epidemiologia Generale dell’Istituto Ricerche Farmacologiche Mario Negri che ha condotto diversi studi sul caffè, Amleto D’amicis dell’Inran (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) che fornirà un overview sul tema “Caffé e salute”, Vincenzo Bagnardi ricercatore dell’Università degli Studi di Milano che parlerà nel dettaglio di “Caffè e cirrosi epatica”, Giovanni Di Dio, Responsabile Nazionale del Dipartimento di Gastroenterologia dell’Aimef di Taranto che approfondirà il tema del “Caffè e funzione gastrointestinale” e Alessandra Tavani, capo dell’Unità di Epidemiologia delle Malattie Croniche del Laboratorio di Epidemiologia Generale dell’Istituto Mario Negri che concluderà i lavori parlando di “Caffè e rischio di tumori del fegato e del colon retto”. Caffe’ E Patologie Epatiche “Alcuni studi internazionali – dice Amleto D’amicis, direttore dell’Unità Documentazione e Informazione Nutrizionale dell’Inran – hanno messo in evidenza l’importanza del caffé nel prevenire alcune patologie epatiche, in particolare la cirrosi epatica e la calcolosi biliare, grazie all’effetto protettivo di due sostanze, i diterpeni kawehol e cafestol. Sfatiamo anche il mito della correlazione caffé – colesterolo. Un altro recente studio ha dimostrato come il caffé, consumato durante un pasto a base di alimenti ad alto potenziale ossidante, come i cibi fritti ricchi di radicali liberi, protegga le lipoproteine a bassa densità (Ldl) dall’ossidazione, reazione che sta alla base del processo di aterosclerosi. Al contrario lo stesso pasto, consumato senza il caffé, o altri elementi antiossidanti, provoca una forte ossidazione delle Ldl”. “Per quanto riguarda la cirrosi epatica – aggiunge Vincenzo Bagnardi– uno studio italiano, concluso da poco, ha messo in evidenza che la caffeina non solo non è imputabile di effetti nocivi sui pazienti, ma che addirittura è in grado di contrastare i danni che l’alcol provoca al fegato”. Altra convinzione da rivedere è quella relativa agli effetti gastrointestinali del caffè. “E’ documentato che il caffé rilascia il fondo gastrico – osserva Giovanni Di Dio– ma non riduce il tempo di svuotamento dello stomaco e non si correla con manifestazioni come nausea, dolore e senso di pienezza, che sono soggettive”. Caffe’ E Tumori Dell’apparato Digerente Anche per quanto riguarda la correlazione di incidenza di patologie digerenti e tumori del colon retto con l’assunzione di caffè, le notizie che arrivano dai più recenti studi internazionali sono confortanti. “In uno studio giapponese basato su 344 casi – aggiunge Carlo La Vecchia, - i soggetti che consumavano caffé quotidianamente erano caratterizzati da un rischio inferiore di carcinoma epatocellulare rispetto a coloro che non lo assumevano quasi mai. Il rischio di carcinoma diminuiva con l’aumentare della quantità di caffé consumato”. “Anche per quanto riguarda i tumori del colon – conclude Alessandra Tavani, – la maggioranza degli studi ha mostrato rischio relativi inferiori all’unità nei bevitori di caffè. Una meta-analisi ha indicato un rischio relativo globale pari allo 0. 76 per chi assume questa bevanda”. .  
   
 

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