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Notiziario Marketpress di Giovedì 24 Febbraio 2011
 
   
  MUSICAMENTE: GLI EFFETTI SUL CERVELLO DI SUONI, NOTE E MELODIE

 
   
  Trieste, 24 febbraio 2011 - Quali effetti ha la musica sul nostro cervello? È vero che l´ascolto di un bel brano musicale favorisce il rilascio di dopamina, proprio come l´assunzione di droghe, mangiare del buon cibo e fare attività sessuale? E che Mozart, se ascoltato durante la vita intrauterina, stimola l´intelligenza dei bebè? Prosegue alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste la rassegna di incontri di divulgazione scientifica organizzati dal Master in comunicazione della scienza. Giovedì 24 febbraio, alle ore 14.30, è la volta di musicaMente: dialogo scientifico su un’umana passione, in aula 5, in via Bonomea 265. Pier Paolo Battaglini, professore ordinario di fisiologia e responsabile del centro Brain per le neuroscienze dell’Università di Trieste, e Franco Calabretto, direttore del Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine, si confronteranno sul modo in cui suoni, ritmi, melodie influenzano il nostro comportamento e illustreranno le basi evolutive della passione umana per la musica. A “dirigerli” Silvia Bencivelli, giornalista scientifica di Radio3 Scienza e autrice del libro Perché ci piace la musica (Sironi Editore). Degli effetti della musica sul cervello si parla già dai primi anni Novanta, quando esplose il caso, scientifico e mediatico, del cosiddetto “effetto Mozart”. “Nel 1993 – spiega Battaglini – sono stati pubblicati i risultati di una ricerca, condotta su un gruppo di 36 studenti liceali, che dimostrerebbero un aumento delle abilità spazio-temporali dopo l´ascolto per dieci minuti di una sonata di Mozart, la K448 in Fa maggiore per due pianoforti”. Ma davvero Mozart ci rende più intelligenti? E i bambini prematuri acquisterebbero peso più facilmente, i vigneti produrrebbero più vino e addirittura i ladri desisterebbero dal taccheggio nei centri commerciali per effetto dei suoi brani? La comunità scientifica è scettica e non ritiene sia sufficiente ascoltare la musica del compositore austriaco per raggiungere migliori prestazioni intellettuali. Però l’impatto della musica sul cervello continua a esercitare un notevole fascino, per la capacità che hanno i suoni di emozionare e di curare, di alterare in modo percettibile il battito cardiaco e il tono muscolare. “Oggi, grazie alle cosiddette neuroimmagini, si riesce a vedere l´attività del cervello durante l´ascolto – commenta Silvia Bencivelli –. In questo modo si stanno studiando le relazioni tra musica e linguaggio, per esempio, o quello che succede nel cervello dei bambini piccoli quando sentono una melodia. Tutto questo, un giorno, ci aiuterà a capire perché la nostra specie, e solo la nostra specie, produce e ascolta musica” Ma che cos’è l’esperienza musicale? Perché ci procura piacere? E l’emozione che suscita ha un’utilità biologica? Il dialogo a più voci, tra lo scienziato, il musicista e la giornalista, passerà in rassegna gli studi scientifici dedicati al rapporto tra musica, mente e cervello e sarà l´occasione per fare il punto sull’evidente interesse umano per l´arte delle sette note: tra orecchio, emozione ed evoluzione. “L’attività artistica e quella musicale in particolare – conclude Franco Calabretto – interessa a livello cerebrale vaste aree come nessun´altra disciplina o attività umana. Basterebbe solo questo per dimostrare al mondo degli scettici l’utilità, per tutti, dello studio della musica e di uno strumento musicale”.  
   
 

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