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Notiziario Marketpress di Mercoledì 02 Marzo 2011
 
   
  "SUPPORTARE LA GENITORIALITÀ PER PREVENIRE IL DISAGIO INFANTILE" DALLA PARTE DELLE MADRI PER PREVENIRE IL DISAGIO DEI FIGLI

 
   
  Rovereto, 2 marzo 2011 - Neanche un posto a sedere disponibile, il 26 febbraio, nell´aula magna della Facoltà di Scienze cognitive di Rovereto - e nelle due sale adiacenti collegate in video -, per l´ incontro "Supportare la genitorialità per prevenire il disagio infantile" dove è stato tracciato il bilancio di un anno di esperienza del progetto "Scommettiamo sui giovani", promosso dalla Provincia autonoma di Trento e realizzato dall´Azienda provinciale per i servizi sanitari e dall´Università degli Studi di Trento - Facoltà di Scienze cognitive. La risposta del pubblico è la dimostrazione dell´interesse suscitato dal progetto di prevenzione psico-sociale. Progetto che intende affrontare il disagio infantile intervenendo in quelle situazioni che la letteratura scientifica definisce più a rischio. L´obiettivo è quello di dimostrare come sia possibile prevenire nei bambini il disagio psichico attraverso un percorso di supporto alle madri alla prima esperienza come genitori, intervenendo durante la gravidanza e la prima infanzia (da 3 mesi prima del parto a 24 mesi dalla nascita del bambino). Ad Ugo Rossi, assessore provinciale alla salute e alle politiche sociali, il compito di chiudere una giornata ricca di interventi e di stimoli, a partire dalla lezione magistrale di Massimo Ammaniti dell´Università degli Studi La Sapienza di Roma. "Quello di Rovereto - ha detto l´assessore Rossi - è un momento importante perché traccia le coordinate di una esperienza che sottolineo e segnalo con forza. Certo, esperienza che nasce in un contesto favorevole, quello della nostra autonomia, che ci permette di sviluppare politiche di welfare in chiave innovativa. In questo senso siamo all´interno di quella rete di sostegno alla famiglia e alle persone in difficoltà che trova espressione ad esempio nel reddito di garanzia. E che, pochi giorni fa, ha vissuto un´altra tappa importante con l´approvazione della legge sul benessere della famiglia. Un provvedimento che non a caso si sviluppa attorno a quelle politiche, cui noi affidiamo il compito di rafforzare la coesione sociale e il contesto entro il quale ci si trova oggi a vivere ed operare". "Sono tutti segnali - ha proseguito l´assessore Rossi - di un sistema che ha dentro di sè la propensione al cambiamento. Mi piace chiamare questo nostro operare come un lavorare assieme mettendo sempre la persona al centro. In questo contesto la genitorialità è fattore decisivo e dunque sarà sempre più forte il nostro supporto allo sviluppo di politiche che vadano in questa direzione. Certo, c´è ancora molto da fare ma sono altresì certo che territorio e identità si rafforzano anche con lo sviluppo di tutti questi servizi. E in questo segnalo come centrale e decisiva la scelta di puntare con forza sulla domiciliarità, sul fatto cioè di saper intervenire direttamente nelle case delle famiglie". In precedenza, detto della applaudita lezione magistrale di Massimo Ammaniti, "Sostegno della genitorialità a rischio e prevenzione del disadattamento infantile" - gli interventi del convegno di oggi verranno resi disponibili nelle prossime settimane sui siti internet della Provincia e dell´Università - , era stata Livia Ferrario, del Dipartimento Politiche sanitarie della Provincia autonoma di Trento, a tracciare il bilancio dell´esperienza "Scommettiamo sui giovani", partito un anno fa. Esperienza che trova le sue premesse nei numerosi studi in psicologia dello sviluppo che hanno dimostrato come la qualità della relazione madre-bambino sia di fondamentale importanza per un sano sviluppo psicologico del bambino e come alcune condizioni materne di rischio psico-sociali possano minare la qualità di questa relazione e, conseguentemente, dar luogo a forme di disagio psichico più o meno grave nel bambino. L’obiettivo è quello di sperimentare un intervento di prevenzione innovativo rivolto a madri in condizioni di rischio psico-sociale che supporti le loro capacità genitoriali e riduca così le probabilità di disagio psichico nel bambino. E´ realizzato dall´Apss (attraverso gli operatori sanitari, ostetriche, e sociali, educatrici professionali, già operatrici delle cooperative sociali impegnate sul territorio nell’ambito dell’età evolutiva) in coordinamento con l´Università di Trento, che garantisce la supervisione scientifica e metodologica nonché la valutazione degli interventi che si stanno realizzando (sia in termini di appropriatezza problematica/intervento sia di esiti). Il progetto di ricerca-intervento, che si sta attuando in Alta e Bassa Valsugana, Tesino, Primiero e Alto Garda e Ledro (e nei prossimi mesi a Trento), prevede l´accompagnamento con visite domiciliari (negli ultimi due mesi di gravidanza e nei successivi tre dopo la nascita del bimbo da parte di personale sanitario, ostetriche; dopo i tre mesi di vita del bimbo da parte di educatrici professionali) di mamme (primipare che si trovino in almeno una di queste situazioni/fattori di rischio, individuati dalla letteratura: giovane età, bassa scolarizzazione, assenza di partner, fragilità psico-sociale) e dei loro bambini. L’intervento prevede un accompagnamento fino ai due anni di vita ma viene consigliato/facilitato l´inserimento al nido in modo da proporre un buon setting, diminuendo gli interventi domiciliari che andranno a coordinarsi con quanto di fatto operato nella struttura educativa. La grande novità di questo progetto è la centralità dell´aspetto preventivo sia nei termini di individuazione dei fattori di rischio, sociali e non, sia di intervento educativo concreto (attualmente si interviene purtroppo ancora troppo tardi e anche gli interventi di educativa domiciliare raramente sono approntati in fasce di età così “giovani”). In questo senso la lezione magistrale del prof. Massimo Ammaniti (tra i massimi esperti in Italia di interventi di prevenzione precoce anche su problematiche di cui ancora si fatica a parlare quali l´abuso e il maltrattamento) ha voluto essere l´occasione per rimarcare che investire nella tutela e nella crescita dei bambini fin dalla loro primissima infanzia, rappresenta non solamente una scelta doverosa ma è stato dimostrato un efficace strumento finanziario a cui il sistema pubblico, con le sue attuali criticità, non può rimanere insensibile. “Contro la crisi investire sui bimbi” ci dice non a caso il professor James J. Heckman della University of Chicago, insignito del premio Nobel per l’economia nel 2000; ed ideatore di un modello teorico che, mettendo insieme i risultati di ricerche condotte in economia e in psicologia, fornisce nuove interessanti prospettive per l’azione politica nei programmi di formazione, nella legislazione sui salari minimi, nelle politiche di sostegno sociale e in quelle relative ai diritti civili. Primi risultati del Progetto - Le analisi preliminari dei dati raccolti fino ad oggi sono perfettamente in linea con la letteratura. Infatti, le madri reclutate in base ai criteri di rischio stabiliti (giovane età e/o monogenitorialità e/o basso livello di istruzione e/o fragilità psichica) hanno subito evidenziato segni più o meno marcati di disagio psichico e difficoltà nella sfera della genitorialità. Inoltre, le analisi dei primissimi dati sul bambino sembrano mostrare in alcuni casi la presenza di un lieve rallentamento dello sviluppo psicomotorio, probabilmente riconducibile alla condizione di disagio della madre. Infatti, in base ai test standardizzati, è emerso che quasi metà delle mamme coinvolte mostra segni di depressione postpartum e un quarto del campione mostra sintomi psicopatologici di varia natura. Inoltre, in base ai colloqui psicologici con le valutatrici e alle osservazioni delle operatrici, è emerso che la maggioranza delle madri presenta significative difficoltà nelle capacità genitoriali nonché situazioni familiari conflittuali e/o reti sociali scarsamente supportive, e necessita quindi di un intervento di supporto alla genitorialità. Occorre sottolineare, che molte delle donne incluse nella ricerca-intervento non hanno disturbi psichiatrici o psicologici conclamati e non sono quindi seguite dai servizi sociali e sanitari, se non in modo sporadico. Si tratta in altre parole di donne che non sarebbero state prese in carico dai servizi, pur avendo serie difficoltà che, se non affrontate attraverso un intervento precoce di supporto, potrebbero ripercuotersi sulla salute del bambino. Le necessità e l’appropriatezza dell’intervento preventivo non è emersa solo dalla valutazione delle psicologhe e delle operatrici ma anche dalle stesse mamme partecipanti, sia a livello esplicito che implicito. Da una parte, le madri hanno più volte espresso apertamente un’elevata soddisfazione e giudizi positivi sull’utilità e la validità dell’intervento in un momento delicato e difficile della loro vita e, dall’altra, la bassa percentuale di abbandono dopo molti mesi di inclusione dimostra effettivamente il loro positivo coinvolgimento. Punti di forza e criticità emerse Le ostetriche dei consultori si sono dimostrate di fondamentale importanza per il delicato lavoro di reclutamento e, nel campione target, per l’intervento domiciliare. In particolare le ostetriche operanti nell’area target hanno applicato l’intervento domiciliare con professionalità limitando il numero di abbandoni delle mamme partecipanti. Gli interventi condotti in questi mesi hanno visto fortemente impegnati operatori sociali e sanitari – dell’Apss dei servizi sociali del territorio del privato sociale operante nell’ambito socio-educativo con minori d’età – dando prova di quanto sia determinante in situazioni multiproblematiche, il lavoro integrato di competenze professionali con funzioni e compiti diversi. L’intenso lavoro di questi mesi inoltre ha testimoniato la strategicità dell’intervento domiciliare (sanitario, di educazione alla salute e socio-educativo) per un efficace lavoro di cura che abbia come obiettivo la prevenzione del disagio e la promozione del benessere. Infine di non poco conto la valenza di un lavoro che come questo risponde pienamente agli obiettivi di un sistema integrato di sicurezza delle diverse politiche pubbliche improntate alla prevenzione e fortemente legato alle comunità locali sempre più investite di competenze alla luce della riforma istituzionale in corso.  
   
 

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