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Notiziario Marketpress di Mercoledì 02 Marzo 2011
 
   
  «RIGOLETTO», UNA DISPUTA TRA FATO E VOLONTA’

 
   
   Busto Arsizio (Varese), 2 marzo 2011 – Fato e volontà si incontrano e si scontrano sul palco del teatro Sociale di Busto Arsizio. Giovedì 10 marzo, alle 21.00, la sala di piazza Plebiscito ospita, nell’ambito della stagione cittadina «Ba Teatro», il melodramma «Rigoletto» di Giuseppe Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave. L’allestimento, a firma di Mario Riccardo Migliara, vedrà in scena il Teatro dell’Opera di Milano, con l’Orchestra filarmonica europea e la Corale lirica ambrosiana, dirette rispettivamente da Francesco Attardi e Roberto Ardigò. A dare corpo e voce al deforme Rigoletto sarà il baritono Mauro Augustini; la dolce Gilda sarà interpretata dalla soprano Yudith Pezoa; mentre nei panni del libertino duca di Mantova ci sarà il tenore Fabio Buonocore. Passione, tradimento, amore filiale e vendetta sono i temi che innervano quest’opera, avvincente storia dell’eterna diatriba tra fato e volontà. La trama è mutuata da «Le Roi s’amuse» («Il re si diverte») del drammaturgo e poeta Victor Hugo: Rigoletto, deforme e pungente buffone alla corte rinascimentale di Mantova, ha una figlia «segreta», Gilda, che tiene lontana dal mondo corrotto di Palazzo ducale. Duro e cattivo con tutti, sempre pronto a scherzi e vendette crudeli, l´uomo si dimostra, invece, con la ragazza un padre tenero e premuroso. Per uno scherzo del destino, la giovane diventa oggetto delle attenzioni del duca di Mantova, libertino impenitente. Nel frattempo, le reazioni dei cortigiani alle malefatte del buffone daranno il via a una serie di delitti: Gilda sarà rapita e violata dal nobiluomo; Rigoletto, per vendicare l´offesa, pagherà Sparafucile, un bandito, perché uccida il suo padrone, ma a morire, per mano del sicario sarà l´amata figlia. Musicalmente, il dramma verdiano dimostra una perfetta combinazione di ricchezza melodica e potenza drammatica, come ben documentano le due arie più celebri: «La donna è mobile» e «Cortigiani, vil razza dannata», con la quale viene sancita la nascita di una nuova voce per il melodramma italiano, quella “spinta” del baritono verdiano, dal potente declamato. L’allestimento del Teatro dell’Opera di Milano, che si avvale per le scenografie del prezioso lavoro di «Arti in Scena» s’ispira agli studi sulla magia degli Arcani e dei Tarocchi, con tutte le loro raffigurazioni e simbologie provenienti dal passato. «Rigoletto –spiega il regista Mario Riccardo Migliara- s’incarna nella carta numero 0, simbolo dell’inconscio e della follia e, come «Il Matto» dei Tarocchi, cammina con un fardello leggero e non utilizza l’esperienza. Il principe è «Il Diavolo», la carta numero 15, con tutta la sua capacità di sedurre e di trasformare la materia a suo favore. Gilda è rappresentata dalla carta numero 6, quella de «Gli innamorati», dove la passione e il sentimento predominano su tutto». «Gli arcani maggiori –racconta ancora il regista- non solo sono dentro inconsapevolmente ai personaggi dell’opera, ma sono anche fatale scenografia delle azioni sceniche, spada di Damocle pendente sulla testa dei personaggi e del pubblico che, con mistero, guarda il finale, dove il Trionfo della morte è illuminato insieme a Rigoletto, pazzo di dolore».  
   
 

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