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Notiziario Marketpress di Mercoledì 02 Marzo 2011
 
   
  AMBIENTE: LINEE FVG A SALVAGUARDIA ACQUE SOTTERRANEE

 
   
  Udine, 2 marzo 2011 - ´´Il Friuli Venezia Giulia è per sua natura una terra d´acqua ed è per questo che spesso siamo abituati a considerare questa risorsa come illimitatamente disponibile. Compito di cittadini e pubblica amministrazione, invece, è prestare continua attenzione alla quantità e alla sua qualità: proprio per questo ieri sono state illustrate le Linee guida che la Regione dovrà adottare assieme ai Comuni per una gestione più efficacie e meno costosa delle risorse acquifere, in particolare quelle sotterranee´´. Lo ha affermato il vicepresidente e assessore regionale all´Ambiente Luca Ciriani aprendo, nell´auditorium della Regione a Udine, i lavori del convegno ´´Risorse idriche sotterranee del Friuli Venezia Giulia: sostenibilità dell´attuale utilizzo´´, organizzato per presentare il percorso di collaborazione iniziato nel 2007 tra il servizio Idraulica della direzione centrale Ambiente, l´Osmer Arpa e i dipartimenti di Geoscienze e di Ingegneria civile e ambientale dell´Università di Trieste. Il progetto, incentrato sullo studio degli acquiferi sotterranei e delle risorse idriche presenti in particolare nella Bassa pianura friulana, vuole dare un quadro scientifico di riferimento ed essere uno strumento per la valutazione della sostenibilità dell´uso attuale delle acque sotterranee e per la programmazione del loro utilizzo futuro. ´´La necessità di un approfondimento - ha fatto presente Ciriani - nasce dall´osservazione di numerosi segnali di criticità: la perdita di pressione degli acquiferi nei sistemi confinati e l´abbassamento dei livelli idrici in quelli freatici. Si tratta di fenomeni - ha spiegato l´assessore - che si verificano a causa dell´incremento della densità abitativa e delle sempre crescenti richieste di acqua che devono soddisfare necessità industriali, idroelettriche, irrigue e potabili´´. Proprio a tal proposito sono state elaborate le Linee guida per la programmazione dell´utilizzo dell´acqua che costituiscono uno strumento a disposizione dell´Amministrazione regionale per la valutazione della sostenibilità dell´uso attuale. In particolare, le Linee contengono direttive per incrementare la ricarica, ridurre i consumi, conservare la qualità, controllare la sostenibilità e il progresso delle conoscenze. I risultati sono stati sintetizzati in un volume che sarà possibile anche scaricare da internet a disposizione di enti locali e cittadini. ´´I risultati di questo lavoro, che ha messo insieme più competenze specifiche, sono un tassello per la predisposizione del più generale Piano di tutela delle Acque che è alla fase conclusiva e per il quale si aprirà a breve - ha anticipato Ciriani - il processo di adozione che prevederà un´ampia consultazione pubblica´´. A fronte di un fabbisogno medio giornaliero d´acqua pro capite generalmente stimato in Europa pari a 250 litri, risulta che ogni abitante che nel Friuli Venezia Giulia fa ricorso ad un pozzo domestico artesiano consuma ben 17.937 litri al giorno, cioè 72 volte le reali necessità. Il dato è pubblicato nelle ´´Linee guida per la programmazione degli utilizzi della risorsa acqua´´ presentate oggi a Udine alla presenza dell´assessore regionale all´Ambiente Luca Ciriani, nel corso del convegno ´´Risorse idriche sotterranee del Friuli Venezia Giulia: sostenibilità dell´attuale utilizzo´´, organizzato per presentare il percorso di studio iniziato nel 2007 a cura del servizio Idraulica della direzione centrale Ambiente della Regione, l´Osmer Arpa e i dipartimenti di Geoscienze e di Ingegneria civile e ambientale dell´Università di Trieste. L´aggiornamento del bilancio idrogeologico del Friuli Venezia Giulia, che gode nella sua interezza di un relativo equilibrio, il calcolo della risorsa idrica disponibile e una accurata analisi che per la prima volta analizza la natura e la quantità dei prelievi da pozzo, zona per zona, ha permesso agli studiosi dell´ateneo giuliano di stilare una fotografia dello stato di fatto sull´uso delle acque sotterranee in regione. Il censimento conta 7.594 pozzi autorizzati per vario uso e 47.709 pozzi ad uso domestico in Friuli Venezia Giulia. Complessivamente sono 972 i milioni di metri cubi di acqua che vengono prelevati all´anno in tutte le falde della regione. Le analisi dei prelievi da pozzo, distinti per le sette tipologie esistenti sul totale dei 7.594 pozzi, ha permesso di calcolare che, in generale, la maggiore percentuale di prelievo è quella rappresentata dai pozzi per uso ittiogenico, ossia a servizio di impianti di pescicoltura, pesca sportiva e valli da pesca (41 per cento); la seconda è per uso irriguo (30,8 per cento); la terza quella per uso potabile (15,6 per cento). Seguono pozzi ad uso industriale (9,3 per cento); geotermico (1,6 per cento); per uso antincendio e igienico (1,4 per cento). I dati confermano inoltre che il prelievo maggiore si verifica nella bassa pianura del Pordenonese ove vengono prelevati 32 metri cubi al secondo nelle falde artesiane e ne vengono ricaricati solo 13. La zona dell´Udinese presenta dati vicini all´equilibrio (14,8 metri cubi al secondo il prelievo e 18 la ricarica), mentre l´Isontino ha dati ancora più confortanti. Gli usi prevalenti nei sistemi acquiferi artesiani nella Bassa pianura friulana sono, nell´ordine, l´uso domestico (30 metri cubi al secondo), ittiogenico (5), potabile del comparto acquedottistico (più di 1), industriale (quasi 1). E´ importante intervenire nel campo dell´uso domestico - è stato rilevato da parte degli studiosi - anche per mezzo di semplici interventi poco onerosi, al fine di ottenere il maggior risparmio con il minimo sforzo. Dai dati risulta evidente lo spreco di risorsa idrica imputabile all´incontrollata risalienza naturale delle acque artesiane perchè questo tipo di prelievo costituisce il 50 per cento del volume emunto dalle acque sotterranee e supera da 4 a 7 volte il quantitativo immesso nelle reti del solo comparto acquedottistico (4,5 metri cubi al secondo). ´´Se le fontane e i lavatoi della Bassa pianura fanno parte da sempre del paesaggio e della cultura del nostro territorio, si sente la necessità di una profonda riflessione sulla sostenibilità di questi usi e di come si siano evoluti nel tempo´´. Lo dichiarano i ricercatori Luca Zini, Chiara Calligaris, Francesco Treu, Daniela Iervolino, Federica Lippi nel volume ´´Risorse idriche sotterranee del Friuli Venezia Giulia: sostenibilità dell´attuale utilizzo´´, esito del progetto coordinato da Franco Cucchi dell´Università di Trieste assieme ad Alberto Deana e Roberto Schak del servizio Idraulica della Regione, presentato oggi a Udine nel convegno alla presenza dell´assessore regionale all´Ambiente Luca Ciriani. L´auspicio degli studiosi - riassunto nelle ´´Linee guida per la programmazione degli utilizzi della risorsa acqua´´ - è che ciascun pozzo artesiano venga dotato quanto prima di un qualsiasi dispositivo di regolazione per impedire il getto continuo, o perlomeno ridurne la portata. Il risparmio è stato calcolato: se ad esempio fosse applicata a tutti i pozzi domestici una riduzione di portata massima da 0.8 (attuale stimata) a 0.1 litri al secondo si potrebbe ottenere un risparmio di acqua di quasi 27 metri cubi al secondo, il che corrisponderebbe a risparmiare più della metà dei consumi complessivi attuali provenienti dai sistemi acquiferi della Bassa pianura, inclusa la laguna e la parte di pianura veneta del Portogruarese. Gli studiosi hanno anche voluto sfatare il luogo comune che vede nella presenza del rubinetto un possibile rischio di intasamento del pozzo. ´´I dispositivi di regolazione oggi in commercio non limitano la funzionalità del pozzo e non ne riducono l´efficienza, anzi portano ad un notevole risparmio della risorsa e ad un aumento di pressione all´interno dell´acquifero, a tutto vantaggio dell´utente´´. Razionalizzazione dei consumi, dunque, assieme alla riduzione del prelievo dai sistemi artesiani, sono la ricetta per mantenere in salute qualità e quantità delle acque, tenendo anche presente che occorre agire sulle ricariche nell´alta pianura tramite il rilascio di un congruo quantitativo di acqua dagli invasi montani, in particolare nella zona pordenonese.  
   
 

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