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Notiziario Marketpress di
Lunedì 04 Dicembre 2006 |
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UN NUOVO PROGRAMMA DI RICERCA PER LA CRESCITA DELL´UE: DI 54 MILIARDI DI EURO PER PROMUOVERE L´INNOVAZIONE
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Bruxelles, 4 dicembre 2006 - Il Parlamento ha approvato il nuovo Programma quadro di ricerca che, per i prossimi sette anni a partire dal 2007, disporrà di 54 miliardi di euro per promuovere l´innovazione e consentire all´Ue una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. Sui principi etici - in particolare clonazione e cellule staminali - è stato confermato il compromesso raggiunto dal Parlamento in prima lettura e ripreso poi dal Consiglio dei Ministri. Approvando la relazione di Jerzy Buzek (Ppe/de, Pl), i deputati hanno introdotto una serie di emendamenti di compromesso (concordati con la Presidenza) alla posizione comune del Consiglio che, a sua volta, era già largamente ispirata alla posizione espressa dal Parlamento in prima lettura. Il Settimo Progamma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico potrà quindi essere avviato sin dal prossimo anno e durerà fino al 2013. I deputati, inoltre, hanno adottato la relazione di Philippe Busquin (Pse, Be) che, introducendo delle modifiche negoziate con la Presidenza, approva in prima lettura il regolamento sulle regole di partecipazione al Programma stesso nonché altre otto relazioni - in consultazione - sui programmi specifici. Per tre di questi i relatori sono italiani: Umberto Pirilli (Uen, It), Vittorio Prodi (Alde/adle, It) e Umberto Guidoni (Gue/ngl, It). Tramite il sostegno del Programma alla ricerca alle frontiere della conoscenza, alla ricerca applicata e all´innovazione, la Comunità intende favorire le sinergie nella ricerca europea e consolidare quindi le basi dello Spazio europeo della ricerca. Il Programma dovrà soprattutto contribuire a far diventare l’Ue l´economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. A tal fine, potrà contare su 50,521 miliardi di euro per sette anni, cui occorre sommare poco più 2,7 miliardi per le attività svolte in ambito Euratom fino al 2011 (per il periodo fino al 2013 è previsto, a titolo indicativo, un ulteriore stanziamento di 1,3 miliardi). Struttura del 7° Programma Quadro: quattro programmi specifici Il programma Cooperazione promuoverà la collaborazione tra l’industria e la ricerca accademica in tutta Europa per conseguire la leadership nei settori chiave della tecnologia. E´ suddiviso in dieci temi prioritari: Salute; Prodotti alimentari, agricoltura e pesca, biotecnologie; Tecnologie dell´informazione e della comunicazione; Nanoscienze e nanotecnologie; Energia; Ambiente; Trasporti; Scienze socioeconomiche; Sicurezza; Spazio. Per ciascun tema sono state individuate una serie di attività che corrispondono alle grandi linee del sostegno comunitario. Il programma Idee, da realizzare sotto la guida del Consiglio europeo per la ricerca (Cer), è inteso «a incentivare il dinamismo, la creatività e l´eccellenza della ricerca europea alle frontiere della conoscenza». I progetti saranno finanziati sulla base di proposte presentate dai ricercatori, sia del settore privato che di quello pubblico, su temi di loro scelta e valutati in base all´unico criterio della qualità scientifica di eccellenza accertata da valutazioni inter pares. Un emendamento precisa che le spese amministrative e per il personale del Cer (consiglio scientifico e struttura esecutiva) non potranno essere superiori al 5% dello stanziamento totale per il Cer. Il programma Persone offrirà un sostegno significativo alla mobilità e allo sviluppo di carriera dei ricercatori, sia in Europa sia su scala mondiale. Più in generale si tratta di rafforzare, quantitativamente e qualitativamente, il potenziale umano della ricerca e della tecnologia in Europa, promuovendo l’ingresso nella professione di ricercatore, incoraggiando i ricercatori europei a rimanere in Europa e attirandovi ricercatori provenienti dal mondo intero, «rendendo l’Europa più attraente per i migliori ricercatori». Il programma Capacità si pone l´obiettivo di ottimizzare l´uso e lo sviluppo delle migliori infrastrutture di ricerca esistenti in Europa e anche di contribuire alla creazione di nuove infrastrutture di ricerca di interesse paneuropeo, necessarie alla comunità scientifica europea per rimanere all´avanguardia nella ricerca e tali da aiutare le imprese a rafforzare la loro base di conoscenze e il loro know-how tecnologico. E´ così suddiviso: Infrastrutture di ricerca; Ricerca a favore delle Pmi, Regioni della conoscenza; Potenziale di ricerca, Scienza nella società; Sostenere lo sviluppo coerente delle politiche in materia di Ricerca; Attività di cooperazione internazionale. Il Settimo Programma Quadro sosterrà anche le azioni dirette scientifiche e tecnologiche non nucleari svolte dal Centro comune di ricerca ("Ccr"). Le priorità del Parlamento Gli emendamenti di compromesso, pur mantenendo inalterato lo stanziamento globale, accolgono l’idea avanzata in prima lettura dal Parlamento di ridistribuire gli importi indicativi tra i singoli programmi e, nel loro ambito, tra i diversi temi e azioni prioritarie, avallando così le priorità individuate dai deputati. E’ pertanto assegnata una quota maggiore di fondi al programma "Cooperazione" ed è stato accolto il principio di destinare più fondi al programma Persone rispetto a quello "Capacità". Gli importi stabiliti corrispondono a una via di mezzo tra quanto richiesto dal Parlamento in prima lettura e quanto stabilito dal Consiglio nella posizione comune. Più in particolare, per il programma Cooperazione si prevede il 64% degli stanziamenti (32,413 miliardi di euro), a Idee è assegnato circa il 15% (7,510 miliardi), a Persone il 9,4% (4,750 miliardi) ed a Capacità poco più dell’8% (4,097 miliardi). Alle azioni non nucleari del Centro comune di ricerca, invece, è destinato circa il 3,5% delle risorse (1,751 miliardi). Rispetto alla posizione comune del Consiglio, all´interno del programma Cooperazione, saranno quindi assegnate maggiori risorse ai temi della Salute, dell’Energia, delle Scienze socioeconomiche e umanistiche e della Sicurezza. Lievi riduzioni sono invece applicate ai temi delle Tecnologie dell’informazione, delle nanoscienze, dell’Ambiente e dei Trasporti. Nel programma Capacità, invece, sono stati “sacrificati” i campi delle infrastrutture di ricerca, del potenziale di ricerca e delle attività internazionali a favore della Scienza nella società. Come richiesto dal Parlamento, inoltre, all´interno del programma "Cooperazione" saranno adottate misure concrete, che includano azioni di sostegno per facilitare la partecipazione delle Pmi, nel quadro di una strategia che sarà elaborata nell´ambito di ciascun tema. Lo scopo è fare in modo che almeno il 15% del finanziamento disponibile nell´ambito della parte "Cooperazione" del programma vada alle Pmi. Occorre poi precisare che è per volere dei deputati che anche le questioni relative alla pesca sono state introdotte in questo programma e che si è proceduto alla scissione del tema Sicurezza e spazio in due rubriche distinte. Inoltre, in materia di energia, degli emendamenti precisano che particolare attenzione sarà rivolta al coordinamento degli aspetti legati a un suo uso razionale e efficiente. Al riguardo, è anche sottolineato che tali due aspetti, unitamente allo sviluppo delle energie rinnovabili, «costituiranno la parte fondamentale di questo tema». Un altro emendamento prevede che sarà attribuita un´attenzione specifica a questioni strategiche quali la salute dei bambini e le malattie pediatriche, nonché la salute degli anziani. Questioni etiche: il nodo delle cellule staminali Per quanto riguarda le questioni etiche e, in particolare, la spinosa questione delle cellule staminali, il testo finale del Programma segue la linea di condotta proposta dal Parlamento europeo nel suo parere in prima lettura. L’articolo 6, dedicato ai “Principi etici”, infatti, stabilisce che «tutte le attività di ricerca svolte nell’ambito del settimo programma quadro sono realizzate nel rispetto dei principi etici fondamentali». Riprendendo integralmente il testo di un emendamento proposto a suo tempo dal Parlamento, è quindi chiaramente precisato che il Programma non finanzierà le attività di ricerca volte alla clonazione umana a fini riproduttivi e le attività di ricerca volte a modificare il patrimonio genetico degli esseri umani che potrebbero rendere ereditabili tali modifiche. Le ricerche concernenti il trattamento del tumore delle gonadi potranno invece beneficiare di finanziamenti. Non potranno inoltre beneficiare del contributo comunitario le attività di ricerca «volte a creare embrioni umani esclusivamente a fini di ricerca o per l´approvvigionamento di cellule staminali, anche mediante il trasferimento di nuclei di cellule somatiche». E’ poi indicato che «qualsiasi ricerca sulle cellule staminali umane, sia allo stato adulto che embrionale, può essere finanziata, in funzione sia dei contenuti della proposta scientifica che del contesto giuridico esistente nello Stato membro o negli Stati membri interessati». Tuttavia, è anche precisato che «un´eventuale richiesta di finanziamento di ricerche sulle cellule staminali embrionali umane comprende, ove appropriato, i particolari delle misure da adottare in materia di licenze e di controllo da parte delle autorità competenti degli Stati membri, nonché i particolari concernenti le autorizzazioni etiche che saranno concesse». Per quanto concerne la derivazione di cellule staminali embrionali umane, inoltre, le istituzioni, gli organismi e i ricercatori «sono soggetti a un regime rigoroso in materia di licenze e di controllo, conformemente al quadro giuridico dello Stato membro o degli Stati membri interessati». D’altra parte, è precisato che tali campi di ricerca (quelli esclusi e quelli relativi alle cellule staminali) dovranno essere riesaminati nella seconda fase del programma, «alla luce del progresso scientifico». Quest´ultima disposizione è stata reintrodotta nel testo del Consiglio per riprendere la formulazione originaria proposta in prima lettura dal Parlamento, rendendo inutile procedere al voto dell´emendamento in questo senso proposto da Carlo Casini (Ppe/de, It) e altri deputati italiani di tutti gli schieramenti. Non è stato votato neanche un altro emendamento proposto dagli stessi deputati che chiedeva di limitare «l´uso» (al posto della "derivazione") di cellule staminali embrionali umane «derivate prima dell´approvazione» del Programma. Infatti, i proponenti sono rimasti soddisfatti della dichiarazione della Commissione riguardo alla sostituzione dei termini, mentre la limitazione temporale era stata giudicata inammissibile. Inoltre, come richiesto da Vittorio Prodi (Alde/adle, It), l´Aula ha respinto un emendamento da lui stesso sostenuto che approvava la dichiarazione della Commissione del 24 luglio 2006 secondo la quale essa «non finanzierà attività di ricerca che prevedono la distruzione di embrioni umani, anche se ciò avviene per la produzione di cellule staminali». Il deputato, infatti, si è ritenuto soddisfatto delle rassicurazioni ottenute dalla Commissione nel corso del dibattito su tale questione. A tale proposito, peraltro, la Commissione, nella sua valutazione della posizione comune, ha precisato che «non sarà finanziata alcuna attività che risulti vietata in tutti gli Stati membri» e che «non saranno finanziate in uno Stato membro attività proibite in tale paese». Negli inviti a presentare proposte, inoltre, la Commissione non richiederà esplicitamente l’uso di cellule staminali embrionali umane e, pertanto, la decisione di utilizzare cellule staminali umane, adulte o embrionali, spetterà ai ricercatori in funzione dell’obiettivo che intendono conseguire. D´altra parte, nel ricordare che gran parte dei fondi comunitari per la ricerca sulle cellule staminali è destinata a cellule staminali adulte e sostenendo che «non vi è motivo che la situazione cambi nell’ambito del 7° Pq», la Commissione sottolinea che i progetti che prevedono l’utilizzazione di cellule staminali embrionali umane «devono superare una valutazione scientifica nell’ambito della quale degli esperti indipendenti del settore esaminano la necessità di utilizzare questo tipo di cellule per conseguire gli obiettivi scientifici perseguiti». Le proposte che superano la valutazione scientifica, inoltre, saranno successivamente oggetto di «un esame etico rigoroso» organizzato dalla Commissione europea che, tenendo conto della Carta Ue dei diritti fondamentali e delle convenzioni internazionali in materia, sarà anche utile per accertare che le proposte rispettino la normativa dei paesi in cui saranno effettuate le ricerche in questione. Ma non solo, tutti i progetti che comportano l’utilizzo di cellule staminali embrionali umane dovranno anche «ottenere l’approvazione dei comitati etici nazionali o locali responsabili, prima dell’avvio dei lavori». E’ anche precisato che «tutte le regole e le procedure nazionali devono essere rispettate, anche in materia di consenso parentale e assenza di incentivi finanziari ecc». Infine, la Commissione puntualizza che manterrà le pratiche attuali e non presenterà proposte di progetti comprendenti attività di ricerca che prevedono la distruzione di embrioni umani, anche se ciò avviene per la produzione di cellule staminali. Il mancato finanziamento di questa fase della ricerca, è d’altra parte precisato, «non impedirà alla Comunità di finanziare fasi successive che comportano l’uso di cellule staminali embrionali umane». Istituto europeo di tecnologia Con una dichiarazione introdotta nel testo della risoluzione il Parlamento europeo «sottolinea il suo forte convincimento che nessuno dei fondi previsti dal presente programma contribuirà ai costi per la creazione e la gestione del previsto Istituto europeo di tecnologia». La dichiarazione precisa inoltre che «solo i costi di gestione direttamente associati a progetti di ricerca possono essere coperti secondo le norme di partecipazione». Regole di partecipazione Come detto in precedenza, anche per la proposta di regolamento che definisce le modalità d’applicazione riguardo alla partecipazione di imprese, centri di ricerca e università alle attività del 7Pq, la relazione Philippe Busquin (Pse, Be) introduce emendamenti frutto di un compromesso informale con il Consiglio. Questi emendamenti hanno come principale scopo di semplificare le regole. Sono quindi precisati taluni concetti e definizioni e si introducono i principali criteri per la valutazione delle proposte e per l’assegnazione delle sovvenzioni. Inoltre, eleva dal 50 al 75% il contributo finanziario massimo della Comunità per le attività di ricerca e sviluppo tecnologico nel campo dello spazio e della sicurezza. Un emendamento, inoltre, introduce il principio secondo cui i partecipanti alle azioni indirette a titolo del Settimo programma quadro debbono contribuire a un fondo di garanzia gestito dalla Commissione e destinato a coprire eventuali rischi finanziari dovuti a inadempienze tecniche e/o finanziarie da parte di taluni partecipanti. Sono anche chiariti i concetti relativi ai costi diretti e indiretti ammissibili. Programmi specifici Il Parlamento è si è anche pronunciato in merito alle decisioni relative ai singoli programmi specifici. Per tre di esse sono relatori dei deputati italiani. La relazione di Umberto Pirilli (Uen, It), che riguarda il programma "Persone", suggerisce una serie di emendamenti tesi a sviluppare un vero e proprio Spazio europeo della ricerca, ad agevolare la mobilità dei ricercatori e a garantire una partecipazione adeguata delle donne. Propone anche una migliore definizione dei principi di selezione dei progetti. Più in particolare, invita gli Stati membri a applicare la Carta europea dei ricercatori e il codice di condotta per la loro assunzione. Inoltre, chiede di compiere un particolare sforzo per accelerare il reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali acquisite nei paesi terzi e di prevedere azioni volte all´armonizzazione dei regimi fiscali per i ricercatori. Per eliminare gli ostacoli alla mobilità e consentire ai ricercatori di trovare un giusto equilibrio tra l´attività lavorativa e la vita privata, la relazione chiede che le azioni siano concepite in modo da fornire opportunità e incentivi di sostegno alle loro famiglie e da contribuire sia all´inserimento stabile del ricercatore nel mondo del lavoro sia al suo reinserimento nel mondo della ricerca dopo un´interruzione. E´ anche chiesto un rafforzamento del legame fra la ricerca e i processi di riforma e convergenza dei cicli universitari. I deputati, infine, chiedono che, nell´ambito delle azioni Marie Curie, sia posta un´attenzione particolare alla protezione e alla condivisione della proprietà intellettuale prodotta, tramite adeguate clausole contrattuali che tutelino il ricercatore individuale, quando dall´opera di ingegno derivi un brevetto produttivo di beni immessi sul mercato. La relazione di Vittorio Prodi (Alde/adle, It) sul programma "Capacità" chiede anzitutto di rivolgere un´attenzione particolare alle sinergie nello sviluppo del potenziale di ricerca in combinazione con i programmi per l´innovazione e i programmi nel quadro dei fondi strutturali. Ma anche alla riduzione degli ostacoli amministrativi e fisici che impediscono un´efficace cooperazione transfrontaliera tra le regioni dei vari Stati membri e allo sviluppo della ricerca combinata e della capacità innovativa. E´ poi chiesto di rafforzare l´insegnamento delle discipline scientifiche nelle scuole di ogni ordine e grado dell´Ue. Diversi emendamenti, inoltre, intendono promuovere il protagonismo delle Pmi nel programma ed agevolarne la partecipazione. I deputati chiedono infatti di snellire le procedure amministrative e di ridurre i costi a carico delle Pmi che beneficiano del programma quadro. Per quanto riguarda il finanziamento dei progetti che interessano le Pmi, precisano che è necessario cercare di ottenere i massimi contributi da tutte le istituzioni comunitarie, comprese la Bei e il Fei. E´ poi sollecitata l´introduzione di meccanismi di cooperazione con i programmi nazionali e regionali di sostegno alla R&s delle Pmi, allo scopo di fornire un servizio più vicino e adeguato alle necessità di queste ultime, nonché di potenziare la massa critica e la dimensione europea dei vari regimi di sostegno nazionali. La relazione di Umberto Guidoni (Gue/ngl, It), sulle attività di ricerca e formazione nel settore nucleare (programma Euratom), afferma anzitutto che, senza nulla togliere agli sforzi che l´Unione europea compie e deve continuare a compiere nella ricerca sulle energie rinnovabili, «l´energia nucleare può dare un contributo importante per ottenere un approvvigionamento energetico sicuro e sostenibile dell´Ue». Inoltre afferma che, in tutte le attività di ricerca comunitarie sulla fissione nucleare, la sicurezza deve essere l´obiettivo fondamentale. In particolare, si tratta, da un lato, di garantire una maggiore sicurezza degli impianti di produzione dell´energia (safety) e, dall´altro, di evitare abusi per fini militari e terroristici (security). I deputati chiedono poi di incoraggiare i giovani con eccellenti capacità a considerare l´industria dell´energia nucleare come un settore attraente in cui svolgere la propria futura attività professionale. Infine, sottolineano la necessità di divulgare l´informazione sull´energia nucleare fra i cittadini e i loro rappresentanti, lanciando campagne pluriennali di informazione sull´energia nucleare con l´obiettivo di stimolare il dibattito e agevolare il processo decisionale. Un emendamento sostenuto dall´Alde/adle e dai Verdi, approvato di misura dall´Aula, precisa peraltro che, nel campo della ricerca in materia di energia da fusione, è costituita un’impresa comune con l’incarico di gestire ed amministrare il contributo europeo all´Organizzazione Iter e di svolgere attività che contribuiscano alla costruzione di Iter. Tutte le altre attività nel campo della energia da fusione dovranno essere svolte e gestite in modo distinto dall´impresa comune Iter, mantenendo un approccio integrato e la piena e totale partecipazione delle associazioni Euratom per la fusione. . |
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