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Notiziario Marketpress di Martedì 15 Marzo 2011
 
   
  “CONIUGARE PROGRAMMAZIONE DELLE POLITICHE AGRICOLE E PIANIFICAZIONE PAESAGGISTICA”

 
   
  Firenze – “Saper coniugare programmazione delle politiche agricole e pianificazione paesaggistica. Questo il compito che abbiamo davanti, già formulato nel programma di legislatura che parla esplicitamente di riconoscimento del ruolo di riproduzione del paesaggio tipico toscano svolto dall’agricoltura e della capacità di declinare nel mondo moderno il patrimonio culturale e paesaggistico affinché rappresenti un fattore di crescita economica e sociale. Ma va verificato come le politiche agricole trasformino il paesaggio. E’ qui la chiave di volta per capire come coniugare il bello e l’utile. Per questo abbiamo avviato un lavoro di confronto con le associazioni di categoria”. Lo ha affermato l’ 11 marzo l’assessore al governo del territorio Anna Marson chiudendo il confronto a più voci che si è sviluppato in occasione della presentazione in Regione del volume “Paesaggi rurali storici”( ed.Laterza, curatore Mauro Agnoletti della facoltà di Agraria dell’Università di Firenze), inizio di catalogazione di un patrimonio come il paesaggio rurale che viene riconosciuto come uno dei valori costitutivi dell’identità nazionale. In apertura era intervenuto l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Salvadori, seguito dall’olandese Bas Pedroli, Presidente di Uniscape, la rete di università europee per l’attuazione della Convenzione europea del paesaggio, Andrea Carandini, Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, il sindaco di Greve Alberto Bencistà, Leonardo Marras, presidente della Provincia di Grosseto, Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana e i rappresentanti di associazioni di categoria, dell’Ordine dottori agronomi e forestali e della Fondazione per la tutela del territorio del Chianti Classico. “E’ necessario – ha proseguito Marson – superare il rischio di ridurre le politiche per il paesaggio a politiche di conservazione passiva, operanti nelle aree già vincolate oppure attraverso la sola apposizione di nuovi vincoli. Il richiamo ai legami stretti ma troppo spesso ignorati tra attività agricola e paesaggio rurale cambia la prospettiva analitica e al tempo stesso il terreno di confronto. Alle politiche per il paesaggio è richiesta una nuova e maggiore attenzione nel venire incontro anche al punto di vista e agli interessi degli agricoltori, attori essenziali nella produzione e riproduzione del territorio rurale. Le politiche agricole devono tuttavia anch’esse porsi il problema di come intervengono sui diversi paesaggi, verificando la loro declinazione in rapporto ai caratteri peculiari dei diversi luoghi, e sviluppando adeguatamente il tema (e dunque gli incentivi) per la multifunzionalità”. Raccogliendo una sollecitazione avanzata da più interventi Marson ha affermato che quello che nella legge 1/2005 veniva definito territorio “aperto”sarà cambiato in territorio “agricolo” nelle aree destinate speficamente all’agricoltura. “Una significativa ridenominazione – ha proseguito Marson – che vale anche per le aree della Piana messe in salvaguardia temporanea dalla variante al Pit. Parlare di territorio ‘aperto’ e non ‘agricolo’ implica una concezione dell’agricoltura tradizionale come non produttiva, in cui solo l’industria manifatturiera viene considerata tale. Il parco agricolo della Piana dovrà essere invece un incubatore di nuovi processi produttivi in agricoltura”. L’assessore al territorio ha insistito sull’esigenza di “rivalutare, come in altri paesi europei, a differenza dell’italia, è già avvenuto, il ruolo del contadino e delle sue conoscenze complesse che sapevano coniugare il bello e l’utile, come nei paesaggi rurali storici, punto di equilibrio tra cicli antropici e naturali”. Quelli scelti per la Toscana nel catalogo curato da Agnoletti sono otto: le abetine dei monaci di Vallombrosa, le biancane della Val d’orcia, i castagneti dello Scesta a Bagni di Lucca, la collina fiesolana, la montagnola senese di Spannocchia, il mosaico paesistico del Montalbano, i paesaggi silvopastorali di Moscheta e i vigneti di Lamole. Marson ha poi riassunto le tappe del percorso di revisione e completamento del Piano paesaggistico, parte statutaria del Pit. A breve sarà sottoscritto un protocollo di intesa rivisto e aggiornato con Ministero per i beni e le attività culturali, Anci, Uncem, Upi Toscana. Una delle azioni qualificanti la nuova redazione del piano dovrà consistere nella predisposizione di una cartografia in grado di evidenziare e articolare le caratteristiche paesaggistiche.Un’altra integrazione rilevante dovrà essere finalizzata a individuare le misure necessarie per il corretto inserimento, nel contesto paesaggistico, degli interventi di trasformazione del territorio. “Un lavoro complesso – ha detto Marson – in cui la Regione intergirà oltre che con i soggetti firmatari del protocollo di intesa, anche con il sistema universitario toscano nel suo insieme, con le associazioni professionali e di categoria e con la cittadinanza nelle sue forme associative. Il nostro obiettivo è arrivare a un piano paesaggistico adeguato al valore del paesaggio toscano al fine di mantenere e promuovere la sua competitività”.  
   
 

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