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Notiziario Marketpress di Venerdì 25 Marzo 2011
 
   
  UN DIPINTO PROVENIENTE DALLA COLLEZIONE DI OPERE D’ARTE DELLA CITTA’ DI LUGANO È L’IMMAGINE GUIDA DELLA MOSTRA LO STUPORE NELLO SGUARDO IN PROGRAMMA ALLA FONDAZIONE STELLINE DI MILANO, FINO AL 1° GIUGNO 2011

 
   
  Si tratta della Veduta della Passerella di Passy, dipinta nel 1890-91 da Rousseau il Doganiere. Un dipinto di Henri Rousseau, detto il Doganiere - Veduta della Passerella di Passy - proveniente dalla collezione di opere d’arte della città di Lugano è stato scelto come immagine guida della mostra Lo stupore dello sguardo. La fortuna di Rousseau in Italia da Soffici e Carrà a Breveglieri, in programma alla Fondazione Stelline di Milano, dal 24 marzo al 1° giugno 2011. Nel dipinto, un olio su tela del 1890-91, definito dalla critica Dora Vallier “d’un’eleganza eccezionale”, Rousseau ritrae la Senna, a Parigi, sullo sfondo della passerella di Passy: un ponte metallico che attraversa l’Ile des Cygnes, eretto vent’anni prima, nel 1878, per l’Esposizione Universale (poi ricostruito nel 1905). Come afferma Elena Pontiggia, curatrice dell’esposizione, nella scheda in catalogo, “Il dipinto è un esempio tra i più emblematici di quella visione stupefatta, dagli accenti trasognati, che rende unica l’arte del Doganiere. Al di là della sua dimensione lirica, però, Rousseau agita istintivamente alcuni problemi stilistici. Abbandona la pennellata approssimativa dell’impressionismo, ritrovando un disegno preciso, nonostante gli errori di prospettiva (o, altrove, di anatomia); sostituisce alla visione en plein air una composizione meditata in studio, anche se venata di incongruenze; riacquista un senso del tempo immobile e sospeso, che non si misura in attimi. Una distanza profonda, insomma, separa questa Passerella dai paesaggi impressionisti, anche se il tema è apparentemente lo stesso: una veduta della Parigi moderna. Alla metà degli anni dieci, comunque, opere come questa, con la semplicità del disegno e i dettagli infantili (qui il filo di fumo troppo lungo, le figure troppo piccole sullo sfondo), agli artisti italiani insegnano soprattutto una dimensione elementare, non intellettualistica, della pittura. “Tutta l’arte che scaturisce da ragioni intellettualistiche e cerebrali non può aver durata”, scrive Carrà nel 1914, subito dopo il viaggio a Parigi in cui vede da vicino molti quadri di Rousseau”. La mostra Lo stupore dello sguardo comprende sessanta opere ed esamina per la prima volta organicamente l’influsso che il Doganiere Rousseau ha esercitato negli anni Dieci su artisti come Soffici, Carrà, Rosai, Garbari, Morandi; negli anni Venti e Trenta su Donghi, Usellini, Birolli, Tomea, Breveglieri e molti altri. Scoperto già nel 1910 da Soffici che lo fa conoscere in Italia, il Doganiere Rousseau (1844-1910) diventa in tempo di guerra, per tanti nostri artisti d’avanguardia, l’esempio di una pittura carica di stupore, tra il sogno e la fiaba. Il suo sguardo da bambino ispira loro un’arte apparentemente “ingenua”, ma in realtà raffinatissima, che sostituisce al dinamismo futurista immagini incantate e senza tempo, in anticipo sul realismo magico europeo.  
   
 

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