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Notiziario Marketpress di Lunedì 04 Aprile 2011
 
   
  TOSCANA, AREA METROPOLITANA: RIFORMA NECESSARIA. PARTIRE DALL’UNIONE DI PROVINCE E DALL’ASSOCIAZIONE DI FUNZIONI

 
   
  Firenze, 4 aprile 2011 – “Piccolo è bello, ma quando il piccolo diventa micro il discorso cambia. Per questo è necessaria una ‘rivoluzione’ degli assetti istituzionali ” sintetizza con una battuta l’assessore alle riforme della Toscana, on. Riccardo Nencini. Nella sala Giordano di Palazzo Medici Riccardi a Firenze, sede della provincia, si parla da stamani di governo delle aree metropolitana. Aleggia la proposta a suo tempo avanzata dal presidente fiorentino Andrea Barducci di un’unica provincia per Firenze, Prato e Pistoia. Sullo sfondo, raccontati da esperti e studiosi, si susseguono i numeri della grande Londra, di Lille e di Barcellona, che sono tra le esperienze europee più avanzate quanto ad aree metropolitane, ma anche modelli di cooperazione interprovinciale italiani come quelli di Pesaro-urbino, Venezia o Bologna. “Viviamo in un mondo globalizzato che ci imporrebbe città più grandi che in Toscana non abbiamo – chiarisce l’assessore Nencini nell’intervento che ha fatto stamani alla conferenza internazionale di Palazzo Medici Riccardi, richiamando la proposta di riforma già annunciata qualche settimana fa – Almeno per questa legislatura, fino a quando il federalismo fiscale non entrerà in funzione, pur ammettendo che viaggi come una palla di fucile, la pubblica amministrazione sconta anche un problema di costi, eccessivi, e di risorse, insufficienti. Se piccolo è bello, non lo è certo il micro. Sono più gli vantaggi che i vantaggi. Dobbiamo lavorare per un piccolo che tenda al medio. Per questo è necessaria una ‘rivoluzione’, anche se in Toscana una rivoluzione c’è già stata: è stata quella granducale, grazie alla quale oggi abbiamo un numero di comuni e piccoli comuni molto inferiore rispetto a molte altre regioni”. Ma quella rivoluzione per l’assessore oggi va ripetuta: soprattutto nell’area metropolitana della Toscana centrale, tra Firenze, Prato e Pistoia. Un’area, spiega, che conta il 45-46% di tutti gli abitanti della regione, il 50 per cento del Pil, la maggior parte della grandi infrastrutture (con poche eccezioni) e per cui, visto il ruolo trainante che ha, “non occorrerebbe neppure inventarsi niente di nuovo”. Una rivoluzione necessaria “non tanto e non solo per ridurre i costi della pubblica amministrazione, ma perchè la crescita economica ha bisogno anche di istituzioni autorevoli e credibili”. L’assessore non parla di una provincia unica per Prato, Firenze e Pistoia. “Non è quello che abbiamo proposto per ora – dice – Occorre però almeno una collaborazione più stretta. Un’unione di province ed associazioni di funzioni potrebbero essere gli strumenti”. “Un obiettivo non facile? Può darsi – confessa Nencini – Ma proprio questo dovrebbe spingerci a lavorare tutti insieme e con un impegno maggiore per realizzare questo obiettivo con i tempi della politica e non della storia”. Per esprimere anche al meglio le vocazioni dei territori. Come Pesaro-urbino, che – parole del suo presidente Matteo Ricci, anche lui oggi a Firenze – “ha deciso di pensare in grande e lavorare su grandi disegni strategici, con altre province ma anche con regioni diverse, confinanti, pur rimanendo piccolo” e combattendo campanilismo e neo-provincialismo, con il primo obiettivo di migliorare la qualità della vita dei propri cittadini. Oppure come Londra o Lille, con agenzie o enti che riportano al centro e rimettono a sistema territori amministrativamente divisi ma con una stessa comune identità.  
   
 

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