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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 13 Aprile 2011 |
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LUCE E NON BISTURI. ARRIVA DAL MADE IN ITALY LIGHT LIFT, IL PRIMO LASER INTRATISSUTALE CHE RIMODELLA CON MICRO FIBRE LASER DI UN DECIMO DI MILLIMETRO VISO E CORPO
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L’invecchiamento cutaneo e le adiposità localizzate si possono ora combattere con l’energia della luce del primo laser intratissutale made in Italy. Senza bisturi, segni e senza sofferenza. Risultato della più avanzata ricerca della tecnologia medica, l’innovativa tecnica che si chiama light lift agisce dall’interno, direttamente nei tessuti, con una fibra ottica sottilissima - un decimo di millimetro - che inserita sottopelle eroga l’energia laser rimodellando senza traumi viso e corpo. “La nuova metodica che si avvale di un laser a diodi” spiega Daniel Cassuto, professore di Chirurgia Plastica all’Università di Modena e Reggio Emilia e Consigliere dell’Associazione Europea di Chirurgia Estetica, “rappresenta un’importante svolta della chirurgia plastica perché permette di agire con sonde microscopiche sottili come un capello - quelle tradizionali hanno un diametro superiore a 0,3 millimetri- mai utilizzate prima di ora in questo campo, che consente di inserirle con la massima precisione evitando incisioni e danni ai tessuti”. Light lift vanta un´altra novità assoluta e un importante progresso della microchirurgia estetica: è infatti il primo trattamento intra-lesionale (Ilt) che risolve in modo soft, efficace e definitivo i granulomi del volto causati da infiltrazioni di fillers permanenti, evitando interventi chirurgici demolitivi su pazienti con lesioni antiestetiche e problemi psicologici conseguenti. “Tutti i fillers permanenti”, precisa Cassuto, “sono sensibili alle alte temperature, quindi, con il calore trasmesso dal laser si liquefanno e fuoriescono dai microfori praticati sulla zona. Light lift rimodella tutto il volto: corregge i piccoli cedimenti della cute e gli accumuli di grasso del terzo inferiore del viso (quindi, del sottomento, delle guance, della bocca) e del collo. Nel corpo elimina le adiposità di addome, fianchi e cosce. Permette di trattare perfino le aree più difficili, come glutei, interno braccia e interno coscia, che se corrette con la lipoaspirazione tradizionale sono soggette a cedimenti della cute. L’utilizzo contro le adiposità localizzate è stato recentemente approvato anche dalla severissima Fda - Food and Drug Administration. “Questa metodica”, continua l’esperto, “sfrutta il potere dell’energia termica emessa da un laser a diodi con lunghezze d’onda assorbite in modo selettivo dal grasso e dall’acqua dei tessuti: il calore scioglie l’adipe, che fuoriesce dalle microfori praticati nell’area trattata e contemporaneamente determina un’immediata retrazione cutanea. Non solo: nel lungo termine, favorisce la sintesi di nuovo collagene che rende la pelle più tonica ed elastica. In una stessa seduta e con lo stesso strumento si ottiene un’azione combinata. Rispetto alle tecniche di correzione tradizionali, come il lifting, le liposuzioni, il light lift comporta una serie di vantaggi: è meno invasivo e più preciso. Con la fibra ottica sottilissima, infatti, agisce in maniera mirata solo sul “bersaglio”. In secondo luogo, stimola selettivamente il grasso e l’acqua, eliminando le adiposità che, nel tempo, appesantiscono i tessuti, invecchiando molte zone di viso e corpo. Inoltre, non provoca sanguinamenti: il calore emesso coagula all’istante i vasi della zona, prevenendo ematomi. Promuove inoltre una tonificazione e una distensione della pelle dall’interno senza cicatrici e stiramenti. Infine, consente di migliorare aree che fino a oggi erano difficili da trattare con risultati soddisfacenti. Il light lift è effettuato principalmente con due tipi di laser a diodi: laser a diodi 1470 nm, che combatte le adiposità localizzate e produce anche un resurfacing frazionale della pelle mediante un apposito scanner per trattare dall’esterno rughe superficiali, cicatrici da acne e altre imperfezioni cutanee e laser a diodi 810 nm (nanometri), che stimola grasso, acqua ed emoglobina per correggere i granulomi da filler permanente”. Con la nuova metodica laser si possono cancellare , in modo atraumatico e non invasivo perfino i difetti delle palpebre inferiori come le borse e l’eccesso di pelle. “Il calore emesso dal laser”, spiega Cassuto, “scioglie il grasso sottocutaneo e provoca una retrazione e distensione della pelle e del muscolo sottostante. Il risultato è che le borse palpebrali e l’eccesso di pelle spariscono e la cute diventa più tesa e liscia. L’unica soluzione contro le borse palpebrali e l’eccesso di pelle della palpebra inferiore è sempre stata la blefaroplastica, che però comporta alcuni rischi, anche quando eseguita per via transcongiuntivale, ovvero dall’interno. Le “iniezioni” di luce con il laser, invece, risolvono questi inestetismi in maniera non invasiva e precisa e senza rischi della blefaroplastica come l’ematoma retro bulbare, un versamento di sangue interno all’occhio, che può provocare conseguenze anche serie (fino alla cecità). Il calore emesso dal laser, invece, coagula in modo istantaneo i piccoli vasi sanguigni della zona; l’effetto “occhio a palla”: la blefaroplastica prevede spesso una rimozione minima della cute in eccesso. Se si esagera c’è il rischio di “scoprire” l’occhio. Con il laser non c’è rimozione della pelle, ma solo distensione, quindi, non si ha questo problema; complicazioni cardiovascolari: nella blefaroplastica, il chirurgo apre la pelle e il muscolo e tira letteralmente i cuscinetti di grasso, tagliandoli alla base. Questa manovra, specialmente quando compiuta in anestesia locale, può rallentare il battito cardiaco, un fenomeno che nelle persone predisposte può creare complicazioni. Con il laser non succede nulla di tutto ciò”. I granulomi da fillers permanenti. “Si tratta” dice il professor Cassuto, “di rigonfiamenti e indurimenti che si possono creare attorno alla zona nella quale sono stati iniettati i filler, a causa di un rigetto verso le sostanze utilizzate, che possono non integrarsi perfettamente con i tessuti. Fino a oggi i granulomi sono sempre stati trattati con iniezioni locali di corticosteroidi o di farmaci antitumorali oppure con la chirurgia. I risultati, però, non sono mai soddisfacenti: nella maggior parte dei casi si ottiene un miglioramento solo temporaneo con il rischio di creare cicatrici evidenti, atrofia e depressioni tissutali. Ligth lift con laser 810 nm invece, evacua gran parte del filler e interrompe il processo infiammatorio in modo definitivo, senza lasciare tracce. La luce laser veicolata nel granuloma attraverso la fibra ottica agisce a tre livelli: il primo riscalda la zona, liquefacendo il filler. Infatti, tutti i filler permanenti sono sensibili al calore: di conseguenza, con il calore trasmesso dal laser, si liquefanno e fuoriescono dai microforellini usati per l’inserimento della fibra ottica , l’aumento della temperatura provocato dal laser necrotizza il tessuto infiammatorio che si origina sempre attorno al granuloma. Si forma così del pus sterile, che fuoriesce anch’esso dai forellini. In alcuni casi (soprattutto quando il granuloma è di grandi dimensioni), a distanza di un mese si può praticare una nuova piccola incisione che non lascia segni per l’eliminazione completa del materiale. Si ipotizza poi che il laser agisca sul cosiddetto “biofilm”, un fenomeno la cui esistenza non è stata ancora dimostrata, ma è sempre più accettata fra gli esperti del settore. In pratica, secondo molti esperti, quando si forma un granuloma, entrano in azione alcuni batteri che colonizzano la superficie di contatto fra le sostanze iniettate e il tessuto, facendo nascere una reazione infiammatoria protettiva (le molecole infiammatorie distruggono i batteri). In realtà, questa reazione non ha successo: i batteri, infatti, creano una membrana che li avvolge e li protegge. Il risultato è che l’infiammazione non si spegne più e diventa cronica. Questo spiegherebbe l’altissima percentuale di recidive dopo i trattamenti a base di cortisone e altri agenti immunosoppressivi: passato il loro effetto, la reazione si “riaccende”. Nel caso della chirurgia, la spiegazione della scarsa efficacia è un’altra: utilizzando il bisturi, il chirurgo diffonde i batteri del biofilm nella zona. Dopo poco tempo essi si riattivano ampliando l’infiammazione. L’aumento della temperatura causato dal laser, invece, elimina i batteri, curando in modo definitivo l’infiammazione”. Nel 2009 è stato pubblicato uno studio sulla rivista Dermatology Surgery, che ha confermato la sicurezza e la validità della tecnica per questa applicazione. Light lift effettuata con successo già su centinaia di pazienti in tutto il mondo e la sua efficacia e la sicurezza sono state ampiamente dimostrate da studi clinici. Il trattamento si effettua in ambulatorio in anestesia locale, al termine non è necessario applicare punti di sutura. Possono residuare dei gonfiori, destinati a scomparire spontaneamente nell’arco di pochi giorni. Per trattare un’area è sufficiente una sola seduta: i risultati sono immediati e continuano a perfezionarsi nel tempo |
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