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Notiziario Marketpress di
Martedì 10 Maggio 2011 |
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MINIERE PREISTORICHE E ARCHEOMETALLURGIA IN TRENTINO
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Trento, 10 maggio 2011 - E’ dedicato alla lavorazione dei metalli nell’antichità in Trentino il terzo e ultimo appuntamento del ciclo “Rame. Alla ricerche delle miniere perdute”, che si terrà mercoledì 11 maggio alle ore 17.30 al S.a.s.s., lo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas, a Trento, sotto piazza Cesare Battisti. Interverranno Marco Gramola, presidente del Comitato Storico della Sat, e Paolo Bellintani, archeologo della Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento. Marco Gramola, profondo conoscitore delle montagne trentine, parlerà di “Miniere preistoriche in Trentino? Indizi e problemi aperti”, ossia delle tracce di sfruttamento dei giacimenti prossimi a Vetriolo. Paolo Bellintani, coordinatore scientifico degli incontri, presenterà “Archeometallurgia preistorica: ricerche e scavi in corso” e illustrerà i risultati preliminari delle ricerche sul campo e in laboratorio delle aree fusorie preistoriche del Trentino orientale. In Trentino il minerale di rame era utilizzato a partire dal Iii millennio a.C. Tonnellate di scorie restano a testimonianza della sua lavorazione in centinaia di siti archeometallurgici diffusi in tutto il Trentino orientale. Ma molte sono le domande aperte: dove sono le tracce archeologiche delle miniere? Come venivano coltivate? Come si estraeva il rame dal minerale? E infine: il metallo prodotto era destinato all´uso interno o anche per l´esportazione? In cambio di cosa? Cosa ha a che fare tutto ciò con quella sorta di primitiva "globalizzazione" tra Europa del nord e Mediterraneo creatasi proprio nell´arco di tempo in cui maggiormente furono attivi i metallurghi preistorici trentini, ossia la tarda età del Bronzo? Di particolare rilevanza a questo proposito è il sito di Acqua Fredda (Xiii-xi sec.A.c.), al passo del Redebus. Le ricerche, condotte in collaborazione con il Bergbau-museum di Bochum, hanno permesso di mettere in luce una batteria di forni fusori utilizzati per l’estrazione del rame dal più diffuso minerale cuprifero della regione: la calcopirite. I principali risultati sono oggi visibili grazie all´allestimento dell’area archeologica aperta al pubblico. Nel contempo sono state mappate circa un centinaio di simili aree, di cui circa il 90% databili alla stessa fase della fonderia di Redebus, ossia alla tarda età del Bronzo. Recentemente l´azione di tutela archeologica ha permesso di intraprendere nuovi scavi nelle aree fusorie di Luserna, Segonzano e Transacqua, di condurre indagini archeometriche con l’Università di Padova e il Museo di Bochum, e di aprire un nuovo capitolo della ricerca: l´archeometallurgia sperimentale condotta presso l´area archeologica di Fiavè anche grazie all´apporto di gruppi di ricerca di vari paesi europei. Www.trentinocultura.net/archeologia.asp |
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