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Notiziario Marketpress di
Martedì 10 Maggio 2011 |
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L´AUTOREVOLEZZA? QUALITÀ DA LEADER CHE SI IMPARA. ECCO COME NEL SEMINARIO DI TRENTINO SVILUPPO UN METODO DEI PAESI TEDESCHI
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Trento, 10 maggio 2011 - Autorevoli si nasce ma anche si diventa. L’autorevolezza è una competenza che si acquisisce giorno dopo giorno, nel modo di porsi verso gli altri. Un bravo manager deve valorizzare i propri collaboratori per il meglio che ciascuno può dare. Un’abilità che non si improvvisa, ma si basa su tecniche che si possono imparare. Una di queste, un metodo nato in Austria e da noi ancora poco conosciuto, è stata al centro di un seminario organizzato da Trentino Sviluppo dal titolo “Il potere dell’autorevolezza. Come valorizzare le risorse umane e gestire i conflitti”. L’incontro si è svolto presso il Polo Tecnologico di Rovereto ed era indirizzato in particolare ad un pubblico di imprenditori e manager locali. Un centinaio le persone presenti in Sala Piave, tra cui numerosi titolari di azienda, direttori e dirigenti di settore, ma anche sindacalisti e amministratori pubblici, interessati ad approfondire il tema del “come imporsi creando consenso”. «Un incontro formativo ed informativo – ha spiegato Patrizia Ballardini, consigliere delegato di Trentino Sviluppo – che ha l’obiettivo di far comprendere come l’autorevolezza sia una competenza, oltre che un’attitudine, che si può costruire. Un’attitudine, tra l’altro, sempre più fondamentale nel bagaglio di ogni persona, e a maggior ragione di un imprenditore o di un manager chiamato a coordinare risorse umane. Questo seminario fa parte di percorso che Trentino Sviluppo sta portando avanti da cinque anni su diversi temi legati alla cultura d’impresa, con obiettivo di portare dentro le piccole e medie aziende locali degli strumenti evoluti, innovativi e poco conosciuti che possano immediatamente essere applicati dentro la realtà aziendale portando dei benefici, in definitiva, sulla sua capacità di raggiungere gli obiettivi di business e quindi sulla sua competitività». Nel corso della serata informativa è stato presentato un approccio nuovo, proveniente dai paesi di lingua tedesca, che consente di sviluppare competenze e capacità utili per raggiungere i propri obiettivi professionali e di carriera. «Affermarsi significa esercitare in modo consapevole il potere inteso come autorevolezza, capacità di agire, di comunicare e di ottenere il consenso», ha spiegato Gisella Novelli D’incà, che dopo un’esperienza aziendale a livello internazionale come internal auditor e central controller, da dieci anni è impegnata come consulente, formatrice e project manager. «Solo con l’esercizio del potere in senso positivo - ha sottolineato Novelli - possiamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati anche di fronte a resistenze in linea e nel pieno rispetto dei nostri valori e della nostra etica e nel contempo riconoscere e accettare i valori dell’organizzazione in cui ci troviamo». I punti chiave di questo approccio: legittimazione degli obiettivi, migliore capacità di negoziazione, trattativa e gestione dei conflitti attraverso gli strumenti di esercizio dell’autorevolezza conducono a un comportamento di management e leadership più professionale e a ottenere migliori risultati. Il punto di forza del metodo illustrato da Gisella Novelli sta nel fare in modo che i collaboratori “segnino” l’azienda seguendola nel suo sviluppo storico e nella sua cultura, ampliandone la capacità di innovare. Un approccio che è stato esemplificato grazie alla testimonianza di Erica Furini, 37 anni, da sette mesi direttrice del Centro di guida sicura Safety Park di Vadena. «Un’azienda nata nel 2008, di proprietà pubblica, della Provincia di Bolzano – ha spiegato Furini – dove mi sono da subito dovuta confrontare con la difficoltà di essere donna in un mondo prettamente maschile, trovandomi inoltre a coordinare il lavoro di 18 collaboratori tutt’altro che convinti del fatto che io, alla prima esperienza del genere, potessi essere in grado di guidare l’azienda. Così ho cambiato da subito le regole aziendali mettendo sul piatto i miei valori. Qualche esempio? Ho tagliato alcuni diritti considerati ormai privilegi acquisiti, non ho accettato che si rinunci in partenza all’obiettivo della redditività aziendale, nel nome del “tanto il deficit lo copre la Provincia”, e poi tanto ma tanto lavoro speso anzitutto in prima persona. Così quel giorno in cui si è ammalata all’improvviso la cameriera e al ristorante avevamo 60 ospiti, mi sono messa il grembiule e per due ore ho servito ai tavoli. I miei collaboratori mi guardavano increduli e stupiti, ma vi posso assicurare che da quel giorno nessuno si è più lamentato se doveva fare qualcosa fuori dal proprio mansionario o fermarsi qualche minuto in più se c’era bisogno di dare una mano. E’ lo spirito di squadra impresso su quel pallone da football, fatto firmare a tutti il primo giorno di lavoro». |
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