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Notiziario Marketpress di
Martedì 10 Maggio 2011 |
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PIANO CASA DEL GOVERNO: “È UN ALTRO CONDONO” SECONDO L’ASSESSORE REGIONALE UMBRO ALLA CASA “ULTIMO CONDONO PER SUPER RICCHI”.
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Perugia, 10 maggio 2011 - “L’ennesima edizione del Piano Casa del governo Berlusconi dovrebbe avere un altro titolo: “Ultimo condono per super ricchi”. Perché si tratta proprio di questo, afferma l’Assessore regionale alle politiche per la casa. “La riedizione del Piano Casa, all’interno del decreto sullo sviluppo, appena varato dall’esecutivo, non è altro che un regalo a chi la casa ce l’ha già. La casa per gli italiani ha da sempre rappresentato un elemento fondante dell’esistenza. Cosa che rende ancora più drammatica la situazione attuale e la tendenza che andiamo registrando. Aumento ed invecchiamento della popolazione, precarizzazione del mercato del lavoro, con conseguente aumento delle cosiddette nuove povertà, più consistenti flussi migratori, in una parola “disagio” che non riguarda tanto l’offerta abitativa in generale, quanto piuttosto una carenza del mercato della locazione”. Secondo una indagine di Federconsumatori e Adusbef “per comprare un’abitazione media di 90 mq, in zona semicentrale di aree metropolitane, bisogna mettere da parte 18 anni di stipendio. Dal 2001 ad oggi i costi per la casa sono aumentati di 241 euro al mese per le case di proprietà e 707 euro al mese per gli affitti”. In sostanza, stimano le associazioni, si tratta dell’83% di aumento per gli affitti e del 33% per le proprietà. “Va considerato, inoltre - continua l’Assessore regionale - che le spese per l’abitazione sono tra le prime del bilancio familiare e che sempre più spesso non si riesce a stare al passo coi pagamenti. Per affrontare in modo serio la questione “casa” è quindi necessaria un’analisi a tutto campo: dalla mutata tipologia familiare, interessata da fortissimi cambiamenti (diminuzione crescente dei componenti del nucleo familiare e aumento del numero dei nuclei), alla presenza di migranti, alla situazione di crescente difficoltà economica per un numero sempre maggiore di famiglie. Sta esplodendo, infatti, una fascia di reddito che non trova risposte nel mercato. Si tratta delle famiglie monoparentali con minori a carico, le coppie giovani, i pensionati, i precari, gli immigrati, posizionati subito sopra la soglia di povertà ma il cui reddito non è sufficiente ad assicurare una vita decorosa”. “La tradizionale aspirazione degli italiani alla casa di proprietà ha lasciato il posto ad un’affannosa ricerca di casa in affitto. Ed è sempre più elevata la domanda di alloggi: l’Ance quantifica nel nostro paese un fabbisogno abitativo potenziale insoddisfatto di 350.000 abitazioni. Mentre l’edilizia residenziale pubblica non viene finanziata e sono sempre meno i fondi disponibili per il sostegno agli affitti, il 7 aprile è diventata operativa la norma del decreto legislativo sul federalismo municipale che introduce l’imposta sostitutiva sui redditi di locazione. Questo provvedimento, secondo l’Assessore, si conferma a vantaggio dei soli ceti più abbienti, in particolare la lobby dei grandi proprietari immobiliari e non produrrà certo una diminuzione dei canoni. Il rischio invece è proprio che la convenienza ad optare per il canale libero, possa causare un ulteriore innalzamento del livello dei canoni. All’interno di questo quadro arriva l’ennesimo Piano Casa, riedizione, rivista e corretta, dei due precedenti. Erano stati varati due programmi tra il 2008 ed il 2009. Il Piano nazionale di edilizia abitativa, all’interno della manovra finanziaria 2008 ed il Piano casa, lanciato dal Presidente del Consiglio il 6 marzo 2009, con l’obiettivo di rilanciare il settore dell’edilizia in tempi di crisi. Secondo gli intenti del Governo, questo Piano avrebbe dovuto muovere 59 miliardi di investimenti ed invece si è rivelato un flop. “Un fallimento – rileva l’Assessore - che non ha fatto altro che sovrapporre la competenza normativa tra Stato e Regione, rallentando la normativa invece di semplificarla e renderla più snella” per dirla con le parole di Buzzetti, Presidente Ance. Nonostante tutto il Governo ci riprova e torna all’attacco. Ecco quindi il terzo Piano Casa che tutto è meno che l’espressione di una politica della casa. Stiamo infatti parlando di una disciplina che costringe le regioni a far sì che si possano realizzare ampliamenti fino al 20% per gli immobili che vengono ristrutturati con riqualificazione energetica, e ampliamenti fino al 10% di edifici non residenziali. Aggiungiamo la semplificazione delle procedure, usando il silenzio-assenso e la semplice Scia (segnalazione certificata di inizio attività), ed il gioco è fatto. Un bel regalo ai proprietari di casa ed un bel permesso per una nuova cementificazione selvaggia”. “E nelle regioni? In alcune, sostiene l’Assessore, per incentivare operazioni edilizie, sono state varate nuove disposizioni che garantiscono maggiori opportunità a chi intende usufruire dei premi di volumetria riconosciuti in deroga agli strumenti urbanistici esistenti. Ma le organizzazioni ambientaliste ci mettono in guardia. Attraverso le deroghe si rischia, infatti, un arretramento sul fronte delle normative che tutelano il rispetto del paesaggio. E sicuramente non è così che si assicura il diritto alla casa. L’ulteriore cementificazione servirebbe solo a dequalificare il nostro territorio e certamente non soddisfano la necessità di sviluppo sostenibile di cui oggi si parla tanto. Vent’anni di fortissima attività edilizia, per lo più di costruzioni destinate al mercato, non hanno risolto il problema casa, hanno in cambio modificato le periferie delle nostre città, cancellando paesaggi, biodiversità, colture tradizionali”. “Anche in Umbria, afferma l’Assessore regionale, dove si registra un disagio sociale crescente, il problema casa diventa centrale. A caratterizzarlo sono gli stessi elementi citati sul piano nazionale. Cresce quindi la domanda per alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale concordato. Ma nonostante la Regione metta a disposizione 1 milione di euro di proprie risorse resta un problema di offerta abitativa e di messa a disposizione di alloggi sociali. Attualmente la Regione sta intervenendo secondo le linee stabilite nel secondo piano triennale per l’edilizia residenziale pubblica (2008/2010). Ma come si riuscirà a far fronte all’azzeramento dei trasferimenti statali relativi alle politiche di attuazione degli interventi previsti dalla L.r. 23/2003 oppure alla cancellazione del Fondo di sostegno agli affitti ex L.431/98 (meno 1 milione e 800 mila euro)? In materia di housing sociale è stata istituita, lo scorso anno l’Ater regionale con la Legge 19/2010 e si è avviata una riflessione sulla legge 23/2003. Legge questa che sebbene giudicata positivamente va comunque adeguata alle nuove esigenze. A tal fine la Regione dell’Umbria ha costituito un apposito gruppo di lavoro che è impegnato nell’elaborazione di una proposta organica di modifica. “Un elemento che può risultare secondario, a giudizio dell’Assessore regionale alle politiche per la casa,ma che invece va tenuto in debito conto, è il fatto che tutti gli edifici realizzati nell’ ambito del piano triennale 2008/2010, a prescindere dalla categoria d’intervento, devono ottenere la “certificazione di sostenibilità ambientale” rilasciata dall’Arpa Umbria. Ciò conferma l’impegno dell’Umbria verso la salvaguardia delle risorse ambientali e naturali nonché del risparmio energetico. Ed è proprio un impegno decisivo che si contrappone alle citate deroghe”. “Nonostante questi sforzi messi in atto a livello locale, conclude l’Assessore regionale, rimane alta la preoccupazione per la totale assenza sul piano nazionale di una politica organica e di grande respiro. Che altro si aspetta per iniziare a pensare a provvedimenti urgenti per ridurre i costi e per mettere finalmente a punto un serio piano per l’edilizia residenziale pubblica?”. |
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