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Notiziario Marketpress di Giovedì 21 Luglio 2011
 
   
  UNO STUDIO MOSTRA CHE LA CULTURA DELLA VALUTAZIONE È IN AUMENTO

 
   
   Bruxelles, 21 luglio 2011 - Uno studio europeo fornisce nuove informazioni sulla catalogazione sistematica delle tendenze emergenti della valutazione politica in Europa. I risultati sono un risultato del progetto Adam ("Adaptation and mitigation strategies: support European climate policy") che è stato finanziato nell´ambito dell´Area tematica "Sviluppo sostenibile, cambiamenti globali ed ecosistemi" del Sesto programma quadro (6° Pq) dell´Ue con ben 12,9 Mio Eur. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Policy Sciences. La politica che circonda lo sviluppo di nuove politiche suscita l´interesse degli europei fin dall´inizio degli anni 2000. In particolare, gli europei hanno individuato e attuato diverse politiche durante questo periodo. Nonostante l´aumento, però, esistono poche informazioni su cosa si fa per assicurare il successo delle politiche conseguenti. Coordinati dall´Università dell´East Anglia (Uea) nel Regno Unito e dalla Vrije Universiteit (Vu), Università di Amsterdam nei Paesi Bassi, i ricercatori hanno condotto una meta-analisi e hanno scoperto che sta emergendo una cultura della valutazione. Negli ultimi anni si sono materializzate sempre più valutazioni. Le informazioni ottenute per sei Stati Membri dell´Ue, e per l´Ue in generale, mostrano che ci sono stati otto volte più relazioni stilate tra il 2000 e il 2005. È necessario precisare però che un aumento più profondo è stato rilevato in alcuni Stati Membri rispetto ad altri. Gli effetti della politica basata in Gran Bretagna erano generalmente più valutati rispetto a quelli di Polonia e Portogallo, secondo i ricercatori, ma esistono altre differenze nella cultura della valutazione. Per esempio, la maggior parte delle 259 valutazioni identificate ed esaminate adottano anche una selezione di strumenti di valutazione relativamente ristretti e un coinvolgimento dei partecipanti non abbastanza intenso. I dati mostrano che oltre l´80% non sono critici; prendono gli obiettivi politici esistenti come dati di fatto. I ricercatori dicono che la maggior parte hanno anche confini piuttosto ristretti e si occupano principalmente di efficienza ambientale e/o efficienza economica delle politiche esistenti. "Che si assuma la regolazione climatica attraverso le Nazioni Unite o - cosa che adesso sembra più probabile - attraverso processi meno formali tipo "pledge and review", le pratiche di valutazione sono assolutamente fondamentali per regolare gli interventi politici e costruire e sostenere la fiducia pubblica," dice uno degli autori principali dell´articolo, il professor Andrew Jordan del Centro Tyndall per la ricerca sui cambiamenti climatici dell´Università dell´East Anglia. "Il risultato più sorprendente della nostra analisi è quanto è sottosviluppata e non sistematica la maggior parte delle attuali pratiche di valutazione," aggiunge. "Sono stati fatti grandi sforzi per informare e capire le procedure politiche in Europa, ma la maggior parte della valutazione politica rimane frammentaria e non consultativa." Gli inviti a effettuare le valutazioni in modo più trasparente aumenteranno man mano che la pressione politica sui politici per chiarire le attività svolte per affrontare i cambiamenti climatici si intensificherà. Il professor Jordan però dice che gli attuali sistemi politici in Europa non sono pronti per raccogliere la sfida. Da parte sua il co-autore, il dott. Dave Huitema dell´Istituto di Studi ambientali dell´Università di Amsterdam spiega che c´è stata una "grande distanza tra la teoria e la pratica della valutazione, il che suggerisce che le attuali valutazioni sottovalutano la complessità delle questioni dei cambiamenti climatici." I risultati rivelano che i ricercatori universitari sono i valutatori politici più attivi in Europa e il 58% delle valutazioni non sono commissionate. I politici hanno la capacità di dare alle attività generali di valutazione una spinta commissionando più valutazioni da più organizzazioni. Ma osservano che questo potrebbe non portare a una cultura di valutazione più attiva e indagatrice. Da una parte, c´è una maggiore probabilità di valutazioni non-commissionate che mettono in dubbio gli obiettivi politici come quelle commissionate. Dall´altra, gli enti parlamentari hanno prodotto un numero relativamente grande di valutazioni critiche. Quindi migliorare la qualità e la quantità di valutazioni è una responsabilità comune, dicono i ricercatori. Per maggiori informazioni, visitare: Adam: http://www.Adamproject.eu/  Policy Sciences: http://www.Springer.com/social+sciences/political+science/journal/11077    
   
 

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