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Notiziario Marketpress di Venerdì 24 Gennaio 2003
 
   
  DA ORTOMAC LE PROSPETTIVE PER L´ORTICOLTURA ITALIANA

 
   
  Cesena, 24 gennaio 2003 - Organizzazione e qualità le armi vincenti del settore ortivcolo, secondo De Castro, Presidente Nomisma, che ha inaugurato la rassegna di Cesena - Le famiglie italiane hanno speso di più in ortaggi - A Ortomac (che prosegue fino a sabato 25), venerdì 24 i Premi Qualità e Innovazione "L´orticoltura italiana si deve muovere su due prospettive: organizzazione e qualità". Così Paolo De Castro, presidente di Nomisma ed ex Ministro dell´Agricoltura, ha delineato la situazione del settore, inaugurando, a Cesena, Ortomac. "Organizzazione -ha spiegato De Castro- nel senso di mettere sul mercato un´offerta più compatta. Fatta 100 la produzione di ortaggi italiana, possiamo dire che solo il 25% viene commercializzata in maniera organizzata da gruppi di produttori o cooperative e un buon 70% possiamo definirla sporadica, perché la sua immissione avviene da parte del singolo produttore o tramite intermediari, rendendo difficile il rapporto con chi cerca grosse quantità". In una parola, De Castro ritiene necessario che la nostra produzione debba "fare massa". Ma anche affrontare problemi di logistica. Inoltre, aggiunge, "non possiamo competere sul piano dei prezzi, perché alcuni nostri concorrenti hanno costi inferiori. Di qui la scelta di puntare sulla qualità e tipicità delle produzioni italiane. Sono sicuro -conclude De Castro- che in Europa il consumatore possa ed abbia voglia di pagare qualcosa in più per consumare ortaggi tipici italiani". "L´orticoltura -come tutto il settore agricolo- con l´ingresso dei Peco (Paesi Europei Centro Orientali) nella Unione Europea) -ha sottolineato De Castro- dovrà fare i conti con il restringimento dei sostegni perché se prima i finanziamenti si dividevano fra 15 Paesi, dopo, saranno da dividere per 25 e questo comporterà dei sacrifici, però direi che sotto l´aspetto di mercato e commerciale non avremo niente da temere". La partecipazione del presidente di Nomisma ad Ortomac non è casuale, perché la rassegna è l´unica in Italia specializzata sull´orticoltura e si tiene a Cesena, un Distretto dove l´intera filiera di ortaggi e frutta (dalla ricerca al trasporto, dalla frigoconservazione alla produzione dalle attrezzature alle sementi) è all´avanguardia. A Ortomac sono stati diffusi i dati dell´Osservatorio dei consumi ortofrutticoli delle famiglie italiane di Agri Cesena, curato da Iha Italia. Nel 2002 le famiglie italiane hanno acquistato meno ortaggi freschi e speso di più. Nei primi 11 mesi del 2002, le verdure fresche hanno segnato un calo nei volumi del -3,7% sul 2001 (da 4,9 a 4,7 milioni di tons), mentre il valore ha avuto un incremento del +6,6% passando da 6.047.119 Euro del 2001 ai 6.447.446 Euro del 2002. Cala anche l´acquisto medio annuo per nucleo, passato dai 240,4 chilogrammi del 2001 ai 231,6 kg del 2002. Nei primi 11 mesi del 2002, le famiglie italiane, hanno acquistato più ortaggi surgelati: a fronte di un incremento del +5,7% in quantità, c´è una crescita di spesa del +8,4%, superando i 600mila Euro. La patata (circa 20 milioni di quintali prodotti e un fatturato di 900 milioni di euro) è al secondo posto in Italia dopo il pomodoro. Il suo rilancio della patata è stato al centro del convegno di apertura di Ortomac (Cesena, 23-25 gennaio). Forte di una produzione di alta qualità che interessa tutto il Belpaese (dalla Lombardia alla Sicilia) per buona parte dell´anno (nella nostra penisola si raccolgono tuberi 8 mesi all´anno) e di 20 diverse varietà, la patata italiana "soffre" di scarsa organizzazione sul piano commerciale e di una valorizzazione ancora insufficiente. "E´ necessario creare una logica di sistema -ha sottolineato Roberto Piazza, del Consorzio "Buone Idee" di Bologna- che garantisca una commercializzazione controllata della patata "made in Italy". Dobbiamo puntare sulla tipicità delle produzioni -come nel caso della Patata tipica di Bologna- abbandonando la logica del prodotto sfuso per passare alla piccola confezione, che può esercitare maggior attrazione sul consumatore". "La patata -ha sostenuto De Castro intervenendo al Convegno- tende facilmente a diventare "commodity" (prodotto senza marchio) e per questo va valorizzata attraverso un´adeguata politica di marca. L´esperienza di "Selenella" è esemplare". Altro importante "plus" della patata made in Italy su cui l´incontro ha richiamato l´attenzione, è il suo valore nutrizionale-salutistico. La rintracciabilità si sta sempre più delineando come l´avanguardia dei Sistemi Qualità del settore agroalimentare. La Regione Emilia-romagna, prima in Italia, ha approvato nel dicembre 2002 la L. R. 33/2002. Grazie a questa Legge si potranno presentare progetti relativi a Sistemi di Rintracciabilità certificati e accedere a finanziamenti per la loro realizzazione (15 milioni di euro). La Regione intende così valorizzare ulteriormente la qualità delle sue produzioni, dando ai consumatori la possibilità di conoscere l´origine dei prodotti che arrivano sulle loro tavole. E´ quanto è emerso al Convegno sulla Rintracciabilità tenuto nel pomeriggio di giovedì ad Ortomac. Sono stati presentati i risultati di due importanti progetti promossi e cofinanziati dalla stessa Regione. Il primo riguarda la definizione di Standard informativi per sistemi di rintracciabilità nel settore ortofrutta fresca, presentato e coordinato da Teta (Centro Servizi dalla Terra alla Tavola) di Parma, e che ha coinvolto Crpv di Cesena, Crpa di Reggio Emilia, Cso di Ferrara e Cise di Forlì. Il secondo è relativo all´implementazione di un sistema di rintracciabilità nel settore del pomodoro da industria. Presentato dal Cio (Consorzio Interregionale Ortofrutticoli) di Parma, che ha coinvolto Agridoro di Piacenza, Crpv e Net-agree di Cesena. Negli ultimi 15 anni le colture ortive protette hanno registrato in italia un rapido sviluppo, che ha portato le superfici a 22.440 ettari, nel segno di una sempre maggiore destagionalizzazione. A "fotografare" in dettaglio questa evoluzione è stato il Convegno della prima giornata di Ortomac. Nel Belpaese si è assistito a una "meridionalizzazione" delle colture protette, come confermano 12.776 ettari di superfici (Meridione e Isole). Dal punto di vista dell´´innovazione, da modelli di serra abbastanza semplici si è passati a modelli evoluti, come le serre multiple, che consentono una cubatura più ampia, e ai film termici, che offrono temperature interne più elevate, il tutto a vantaggio della qualità finale del prodotto. Oggi quindi i produttori possono scegliere le serre in base al prodotto realizzato. L´evoluzione delle colture protette è costituito dalle colture fuori suolo, che offrono un minor impatto sull´ambiente. E venerdì 24, alle ore 12.30, verranno assegnati i premi "Qualità e Innovazione", organizzato da Agri Cesena e Informatore Agrario.  
   
 

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