|
|
|
 |
  |
 |
|
Notiziario Marketpress di
Mercoledì 20 Dicembre 2006 |
|
|
  |
|
|
INDAGINE MEDIOBANCA-UNIONCAMERE SULLE MEDIE IMPRESE INDUSTRIALI : NESSUN TIMORE DA BASILEA 2 E NEL 2006, L’EXPORT HA RIPRESO A CRESCERE: +10% PER LE AZIENDE LEADER DEL MADE IN ITALY
|
|
|
 |
|
|
Roma, 20 dicembre 2006 – Basilea 2 è alle porte ma le medie imprese manifatturiere italiane non hanno niente da temere dalle norme più stringenti che le banche dovranno adottare nel valutare il rischio connesso alla concessione del credito. Il 60,7% di queste imprese, infatti, ha una elevata solidità finanziaria, tanto da ricadere nelle classi di valutazione migliori, mentre solo il 3,9% presenta una situazione problematica. Le meno rischiose in assoluto sono le 1. 483 medie imprese del Nord-est (il 67,3% delle quali rientra nelle classi di minor rischiosità), seguite da quelle del Nord-ovest (58,4%), del Sud e Isole (54%) e del Centro (53%). La percentuale relativamente più elevata di medie imprese manifatturiere a maggior rischio, invece, si trova al Centro (6,5%). Questo uno degli spunti contenuti nella sesta indagine di Mediobanca e Unioncamere, presentata questa mattina a Roma, sulle 3. 887 medie imprese industriali italiane. Un universo numericamente ancora poco consistente, ma in crescita costante, come dimostrano tutti gli indicatori di redditività: tra il 1996 ed il 2003, le medie imprese industriali hanno registrato un incremento del 42,8% del fatturato (contro il +26,4% delle grandi imprese), del 51,7% delle esportazioni (+31,2% delle grandi), del 33,3% del valore aggiunto (+11,9% delle grandi), del 18% dei dipendenti (-10,2% il corrispondente indicatore per le grandi). Performance notevoli, destinate ad un ulteriore positivo sviluppo: dopo l’annus horribilis 2003 (il peggiore degli ultimi 8 anni), il 2004 e il 2005 segnalano un consistente miglioramento dei risultati, mentre i primi sei mesi del 2006 si caratterizzano per una significativa ripresa delle vendite all’estero. Malgrado tante connotazioni positive, continuano a tenersi a distanza dalla Borsa: a fine 2003 erano quotate a Piazza Affari appena 18 società (come nel 2002), 13 delle quali del Nord-ovest e 5 del Nord-est. Esse costituivano solo lo 0,2% della capitalizzazione dell’intero listino. La distribuzione: Nord in testa, si diffondono al Sud - Tra il 1998 ed il 2003 il numero delle medie imprese è aumentato di 517 unità. La grande vitalità di queste imprese ha subito in realtà nel 2003 una battuta d’arresto. In quest’anno, infatti, l’universo delle medie imprese ha avuto una lieve contrazione. Nel 2003, 1. 015 delle 3. 887 medie imprese individuate da Unioncamere e Mediobanca avevano sede in distretti e 386 in sistemi produttivi locali, mentre i gruppi erano 313. L’indagine mostra la notevole diffusione delle medie imprese industriali nel Nord-ovest, nel Nord-est e nella fascia adriatica (Marche e Abruzzo), oltre che in alcune province toscane. Al contrario, decisamente meno rilevante è l’incidenza di queste società nel Centro-sud, sia in valore assoluto (l’area ospita meno di un decimo del totale delle medie imprese), sia in confronto al totale delle aziende manifatturiere (2 ogni 1. 000, contro la media di 8 nelle aree del Nec). La regione italiana più densamente popolata di aziende industriali è la Lombardia, che ospita il 19,8% delle imprese manifatturiere italiane, ma ben il 31,7% di quelle di media dimensione (la sola provincia di Milano ne conta 414); le altre due regioni dove la numerosità di medie imprese è più elevata sono Veneto ed Emilia Romagna. Bassa, invece, la presenza in Toscana (ospita il 5,4% delle medie imprese italiane contro il 9% di tutte le imprese), Campania (rispettivamente, il 2,3% contro il 6,6%), Lazio (1,8% contro il 5,8%) e Puglia (1,5% contro il 5,6%), oltre che nell’insieme residuale delle “altre regioni meridionali e isole” (2,1% contro 11,2%). Rispetto al 1998, la diffusione della media impresa è aumentata: l’incremento del numero delle società censite è stato pari al 15,3%, espressione del +9,5% nel Nord Ovest, del +17,2% nel Nord Est e Centro e del +36,6% nel Centro Sud e Isole. Quest’ultimo incremento è particolarmente significativo e risulta da variazioni costantemente positive registrate sino al 2002; solo nel 2003 lo stock delle imprese è rimasto praticamente invariato. Le regioni meridionali che hanno registrato il maggior numero di nuove medie imprese sono state la Campania (soprattutto nelle province di Napoli e Salerno), la Puglia (soprattutto Bari) e l’Abruzzo (soprattutto Teramo). I settori di attività - Le 3. 887 medie imprese industriali sono in grado di generare circa il 14% del valore aggiunto dell’industria manifatturiera italiana, percentuale che sale al 22% considerando anche l’indotto. Inoltre, il volume dei loro acquisti di beni porta a stimare un indotto pari all’8% del prodotto nazionale. Il 47% del valore aggiunto delle medie imprese ha origine nelle aree del Nord-est e del Centro, il 44% in quelle del Nord-ovest ed il rimanente 9% nelle regioni meridionali. Le produzioni prevalenti nel Nord-ovest e del Nord-est sono la meccanica ed i beni per la persona e la casa (che rappresentano il 58,4% ed il 64,9% del prodotto complessivo); Nord Est e Centro si caratterizzano per l’alta quota di valore aggiunto nel comparto dei beni per la persona e per la casa (41,4%); nelle regioni del Centro Sud e Isole prevale invece l’alimentare (25,6%), mentre l’insieme degli altri settori (esclusi alimentare, meccanica e beni per la persona e la casa) raggiunge oltre il 30% del totale; nel Nord Ovest, dove sono molto importanti chimica e metal-siderurgia, la quota degli “altri settori” è pari a circa un terzo del totale. La presenza delle medie imprese industriali nei settori high-tech è scarsa. Utilizzando la metodologia Ocse (basata sull’intensità delle spese di ricerca), l’alta tecnologia copre meno del 4% del fatturato. Tendono insomma a prevalere le produzioni tradizionali, dove i punti di forza non sono fondamentalmente tecnologici, quanto di natura commerciale (tecniche e reti di vendita, pubblicità, design) e immateriali (marchi e brevetti). Tra le medie imprese, le attività più avanzate dei settori basati sulla scienza riguardano principalmente le produzioni farmaceutiche (51 società), elettroniche (34), degli strumenti e apparecchi di misurazione e controllo dei processi industriali (21), le apparecchiature medicali e chirurgiche (17) e le apparecchiature radiotelevisive e di telecomunicazione (9). La ricerca, fondata sull’analisi dei bilanci depositati dal 1996 al 2003 dalle medie imprese industriali con fatturato di 13-290 milioni di euro, con un numero di dipendenti compreso tra 50 e 499 e con un assetto proprietario autonomo è stata avviata nel 1999 dai Centri studi di Mediobanca e Unioncamere ed ha preso il via nel 2001 dalle regioni del Nord-est, nel 2002 si è estesa al Centro- Sud e dal 2003 copre l’intero territorio nazionale. Grazie alle procedure informatizzate già sperimentate dai due Centri studi, quest’anno sono state esaminate circa 10. 200 società (delle quali 3. 887 sono risultate effettivamente medie imprese rispondenti ai parametri stabiliti). . |
|
|
|
|
|
<<BACK |
|
|
|
|
|
|
|