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Notiziario Marketpress di
Martedì 11 Marzo 2003 |
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MORTE IMPROVVISA: A ROMA PRIMO STUDIO EUROPEO SULLA DEFIBRILLAZIONE DOMICILIARE DEFIBRILLATORI AUTOMATICI IN CASA PER CARDIOPATICI AD ALTO RISCHIO DI ARRESTO CARDIACO
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Roma, 11 marzo 2003 - E´ stato presentato ieri a Roma il Primo Studio Europeo sulla defibrillazione domiciliare, che valuterà la fattibilità di un innovativo sistema di prevenzione del rischio di Morte Cardiaca Improvvisa dovuta ad arresto cardiaco tachiaritmico, che si verifica quando il cuore, battendo troppo velocemente, non riesce a pompare il sangue necessario all´organismo. Oltre alle Cardiologie e al 118, gli stessi familiari dei pazienti gestiranno il rischio e l´emergenza attraverso l´utilizzo di un defibrillatore automatico fornito dalle Aziende Ospedaliere e con una adeguata formazione. I coordinatori del progetto, il primo di questo genere in Europa, sono il professor Michele Pistolese, Past President del Giec (Gruppo Italiano per le Emergenze Cardiologiche) e il professor Fulvio Bellocci, Primario di Cardiologia del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari dell´Università Cattolica del S. Cuore. "Partita su iniziativa del Giec e del nostro Dipartimento, la sperimentazione coinvolge anche il Dipartimento di Scienze Cardiovascolari e Respiratorie della Sapienza, l´Ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli, l´Ospedale San Giacomo e il Servizio di Emergenza 118" spiega il professor Bellocci. L´arresto cardiaco è un evento molto pericoloso: nel 95% dei casi il decesso avviene perché l´intervento di defibrillazione, in grado di ripristinare il corretto ritmo cardiaco del paziente, non viene effettuato entro 5-6 minuti dalla perdita di coscienza. "La Morte Cardiaca Improvvisa è definita come una morte naturale che avviene istantaneamente ed inaspettatamente, dovuta ad una patologia cardiaca non nota, o nota ma stabile al momento della comparsa dei sintomi" spiega il professor Francesco Fedele, Direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari e Respiratorie, Università La Sapienza e Presidente Giec "L´arresto cardiaco rappresenta oltre il 50% di tutti i decessi per malattie cardiovascolari; in Italia le percentuali di sopravvivenza si allineano con quelle più basse di altri Paesi europei e di alcune aree del Nord America" conclude il professor Fedele. Nello studio sulla Defibrillazione Domiciliare verranno arruolati pazienti che hanno avuto un infarto miocardico acuto e rispondono alle caratteristiche cliniche definite nel protocollo, che li collocano nel gruppo a rischio di morte improvvisa. Si stima che pazienti con caratteristiche simili in Italia siano oltre 200.000. In questa sperimentazione, la selezione oltre al paziente riguarda anche i familiari, attraverso un approccio psicologico "mirato" e con una valutazione delle capacità di intervento anche in rapporto alla loro età. "I familiari di pazienti a rischio si sentono investiti di una grave responsabilità che pesa quotidianamente su di loro" spiega il professor Bellocci. "Per questo, nell´ambito della Defibrillazione Domiciliare, è di fondamentale importanza l´esecuzione preliminare di test psicologici volti a saggiare la loro attitudine affettivo-comportamentale e il livello del loro automatismo operativo". Altrettanto importante sarà l´addestramento dei familiari alla rianimazione cardiopolmonare di base e all´uso dei defibrillatori semiautomatici, portatili e di facile utilizzo, che verranno usati nello studio. Questi defibrillatori sono stati studiati appositamente per essere utilizzati anche da soccorritori laici oltre che dal personale sanitario; analizzano automaticamente il ritmo cardiaco del paziente e determinano se è necessaria l´erogazione di uno shock. I comandi vocali guidano il soccorritore nelle varie fasi dell´intervento. L´addestramento dei familiari al soccorso si svolgerà in ambito ospedaliero a piccoli gruppi e avrà una durata di 4-6 ore teorico pratiche. "Il follow up dello studio durerà un anno, perché la maggior parte delle aritmie letali si verifica entro 6/12 mesi dall´evento acuto" spiega il dottor Andrea Puglisi, Primario di Cardiologia dell´Ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli "Durante questo periodo il paziente sarà sottoposto ad osservazione clinica e strumentale periodica e i suoi familiari a colloqui medico psicologici mensili e a riaddestramenti trimestrali. Al termine dello studio, il defibrillatore verrà restituito al Centro che lo ha fornito al paziente". I pazienti a rischio verranno inoltre inseriti nella rete del Servizio di emergenza sul territorio 118. "Solo un sistema integrato fra famiglie, Cardiologie e 118 può assicurare un intervento di soccorso mirato e tempestivo" assicura il dottor Mario Costa, Coordinatore Regionale S.e.s 118 Lazio "riducendo ulteriormente i margini di errore legati alla richiesta di soccorso dell´utente in situazione d´emergenza e assicurando l´invio di un equipaggio". "Se come speriamo i risultati dello studio saranno positivi" conclude il professor Giuliano Altamura, Primario di Cardiologia all´Ospedale San Giacomo "si aggiungerà un ulteriore strumento alla lotta contro la morte cardiaca improvvisa. Tuttavia la diffusione della defibrillazione extraospedaliera è condizionata da altri fattori: una maggiore sensibilizzazione dell´opinione pubblica e delle istituzioni sulle dimensioni del fenomeno e sugli strumenti a disposizione, lo stanziamento di risorse economiche e l´attuazione di interventi legislativi ad hoc. Solo a titolo di esempio: rendere obbligatoria l´installazione di defibrillatori in ambienti pubblici e aziende, modificando il Dlgs 626 sulla sicurezza o introdurre incentivi fiscali per pazienti che intendono acquistare un defibrillatore automatico". |
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